• Non ci sono risultati.

NELLA CONQUISTA ARAGONESE DELLA SARDEGNA

3. Le prime operazioni militari arborensi ed aragonesi a Cagliari.

L'impresa militare di conquista della Sardegna fu guidata dall'infante Alfonso cui il padre Giacomo II affidò la completa gestione amministrativa dell'isola, compreso il poter di infeudarne le terre. Alla spedizione parteciparono importanti esponenti della nobiltà dei territori della Corona e del consell dello stesso infante, mercati ed artigiani210. La flotta, allestita con non poche difficoltà, partì da Portfangos (la stessa località da cui era partito Pietro III, nel 1282, per la Sicilia) il 1° giugno 1323, e dopo aver sostato a Mahón, nell'isola di Maiorca, giunse in Sardegna, toccando prima capo San Marco, presso Oristano, e giunse, il 12 giugno davanti a Palma di Sulcis, vicino ad Iglesias, presso la piana di Canyelles, dove l'infante sbarcò il giorno dopo: da lì sarebbe iniziata l'impresa sarda del figlio del re aragonese211. Diversamente da quanto era stato consigliato dal vescovo di Torres quattordici anni prima, di cominciare la

208 )

Diplomatario aragonés de Ugone II de Arborea, cit., doc.46 ([1323], giugno 12), Il giudice segnalava

all’infante Aldobrando de Serra e Gomita de Asene «qui sunt de melioribus et potentioribus sulcitanarum partium», da tempo sostenitori della causa aragonese, e il medico Riccardo, l’ebreo Bernardo e suo fratello «qui sunt per pisanos

expulsi de Villa Ecclesie et in banno», come utili informatori sulle condizioni di Iglesias. Sulla presenza di ebrei ad

Iglesias, anche in epoca pisana, v. C. TASCA, Gli ebrei in Sardegna nel XIV secolo. Società, cultura, istituzioni,

Deputazione di Storia Patria per la Sardegna, Cagliari 1992, pp. 112-116.

209 ) TANGHERONI, La città dell’argento, cit., p. 88. La stessa Memoria de las cosas, cit., pp. 29-30 ricorda il

tentativo del giudice di far ribellare Iglesias a suo favore, senza successo, mentre riuscì a portare dalla sua parte il contado della città mineraria.

210 ) Sull'organizzazione dell'impresa sarda, la flotta, il reclutamento attraverso le taules d'acordament, la

partecipazione della nobiltà dei territori della Corona aragonese, v. A.ARRIBAS PALAU, La conquista de Cerdeña por

Jaime II de Aragón, Horta, Barcelona, 1952, pp. 141-207, e Apéndice documental, docc. XIX, XX. Sui problemi

finanziari dell'impresa, v. M.SÁNCHEZ, Contribuiti finanziari di città e ville della Catalogna alla conquista del regno di

Sardegna e Corsica (1321-1326), in «Medioevo. Saggi e Rassegne», 20 (1995), pp. 317-352; M.SÁNCHEZ-P.ORTÍ, La

Corona en la génesis del sistema fiscal municipal en Catalunya, in Actes del Colloqui Corona, municipis, fiscalitat a la Baixa Edat Mitjana, Lleida, 1997, pp. 242-246.

211 ) Sull'arrivo a Palma, la domenica 11 giugno e lo sbarco, il lunedì successivo, vedi J. MIRET Y SANS, Itinerario

del rey Alfonso III de Cataluña, IV en Aragón, el conquistador de Cerdeña, in «Boletín de la Real Academia de Buenas Letras de Barcelona», V (1909-1910), pp. 59-60; G. MELONI, Canyelles: problemi di toponomastica e medievale

iglesiente, in «Medioevo. Saggi e rassegne», 9 (1984), pp. 49-51; CADEDDU, Giacomo II d'Aragona e la conquista del regno di Sardegna e Corsica, cit., p. 252.

-87-

SANDRO PETRUCCI, Cagliari nel Trecento. Politica, istituzioni, economia e società. Dalla conquista aragonese alla guerra tra Arborea ed Aragona (1323-1365). Tesi di Dottorato in ‘Antropologia, Storia medievale, Filologia e Letterature del Mediterraneo Occidentale in relazione alla Sardegna’

(XX ciclo), Università degli Studi di Sassari a.a. 2005-2006

conquista da Sassari, o da Corrado Lancia de Castro Mainardo, di attaccare direttamente Cagliari, la località scelta per lo sbarco fu quella suggerita dal giudice d'Arborea il quale poteva contare nell'iglesiente su spie e contatti che avrebbero permesso di sperare in una condotta della guerra più favorevole: tra l'altri, quell'area era tradizionalmente considerata rifugio di elementi guelfi già legati ad Ugolino di Donoratico e ai suoi figli, e in attrito con il Comune pisano212. Non è improbabile che anche l'interesse per le miniere iglesienti e il progetto di battere una nuova moneta, abbiano contribuito a quella soluzione. L'assedio di Iglesias, invece, si dimostrò più difficoltoso di quanto probabilmente sia Ugone II che Alfonso avessero calcolato: durò, infatti, dal luglio 1323 fino al 7 febbraio dell'anno seguente, quando la città mineraria, presa dalla fame e stremata dall'epidemia, si arrese213.

Fu, comunque, lo stesso giudice, in una lettera, inviata il 12 giugno ad Alfonso, appena sbarcato a Palma di Sulcis, a riferire che, insieme ai Rocabertì, aveva invaso il cagliaritano ed era arrivato alla villa di Decimo, località dei conti di Donoratico, a circa dieci miglia da Cagliari, e ad annunciargli che l’indomani sarebbe avanzato fino a tre miglia dalla città sarda, con lo scopo di impedirne il rifornimento di cereali. Contro i pisani di Cagliari che, non potendo difendere le terre attorno alla città, avevano incendiato le ville e i terreni coltivabili, Ugone II si ergeva a garante della sottomissione della popolazione sarda di fronte all’infante, e a suo difensore214. Un'eco delle devastazioni pisane ricordate dal giudice, si trova nella Memoria de las

cosas: «De continente los de Caller quando esto vieron [l’arrivo del giudice vicino

212 ) Secondo F. C. CASULA, La Sardegna aragonese, Sassari, Chiarella, 1990, 2v, I, p. 149, «Il consiglio di Ugone

II d'Arborea era pessimo perché bloccò per sette anni l'armata catalano-aragonese sotto le mura di Iglesias, causando quasi il fallimento della spedizione militare». Alfonso vi aderì contro le direzioni del padre. Secondo lo storico, ad Ugone «non interessava tanto la riuscita della spedizione [...] quanto di liberarsi dei Pisani di Villa di Chiesa che da più di mezzo secolo rendevano insicuro il confine meridionale del suo «giudicato» dalle parti di Fluminimaggiore».

213 ) TANGHERONI, La città dell'argento, cit., pp. 87-92; CADEDDU, Giacomo II d'Aragona e la conquista del regno

di Sardegna e Corsica, cit., p. 280 definisce l'assedio di Iglesias «lungo ed estenuante».

214 )

Codex Diplomaticus Ecclesiensis, a cura di C. Baudi di Vesme, Regio Tipografo, Torino 1877 (ristampa

anastatica, Edizioni della Torre, Cagliari 1997), sec. XIV, doc. 23 (1323, giugno 12): il giudice ricordava che «quasi

omnes [sardi] ad vestram [dell'Infante] obedientiam et devotionem reduxi». Anche in questo caso il dato trova un'eco

nella Memoria de las cosas,cit., p. 31, laddove ricorda che il giudice aveva ricevuto l'omaggio della villa di Selargius - «los de la dicha villa luego juraron por él e fizieron su mandamiento» - dove, come si è visto, secondo la stessa cronaca, aveva posto il campo.

-88-

SANDRO PETRUCCI, Cagliari nel Trecento. Politica, istituzioni, economia e società. Dalla conquista aragonese alla guerra tra Arborea ed Aragona (1323-1365). Tesi di Dottorato in ‘Antropologia, Storia medievale, Filologia e Letterature del Mediterraneo Occidentale in relazione alla Sardegna’

(XX ciclo), Università degli Studi di Sassari a.a. 2005-2006

alla città], salieron et derribaron monesterios y iglesias, casas y vellos hedefiçios; de

huertos y viñas dentorno la çiutad todos alrededor una milia»215. Ebbero inizio così

le distruzioni delle località immediatamente fuori del castello, appendici comprese, che furono particolarmente segnate dalle vicende belliche.

Le operazioni militari nel Cagliaritano anticiparono lo sbarco dell'infante. Alfonso, infatti, ancor prima di lasciare il porto di Mahón, aveva annunciato al padre che, da parte del giudice arborense, insieme a Pere de Vilademany216, erano state aperte le ostilità contro i pisani, assediando Iglesias217. L'infante, inoltre, era stato preceduto nell’isola dal visconte di Rocabertì, Guerau, e da suo figlio Dalmau218, da Bertran de Castellet219 e da Uguet de Santa Pau220, al comando di tre navi che, partite dalla Catalogna, erano giunte, a maggio, ad Oristano dove si erano unite alle forze di Ugone II per occupare le località attorno a Cagliari221. Sul ruolo dei Rocabertì e del

215 )

Memoria de las cosas, cit., p. 32.

216 ) Questa rimane l'unica notizia su di lui in Sardegna. Più documentato è, invece, Berenguer de Vilamany che

seguì Alfonso nella conquista dell'isola: ARRIBAS PALAU, La conquista de Cerdeña, Apéndice documental, cit., doc. LX

(1324, agosto-settembre). Nel 1325 fu nominato castellano di Galtellì, in Gallura dove ottenne in feudo un certo numero di ville. ACA, Cancilleria, reg. 397, f. 2r-v (1325, luglio 1): concessione del castello con le sue vigne; ibidem, f. 29r (1325, luglio 7): conferma di Alfonso delle concessioni del podestà di Sassari al Vilamany delle ville di Posada, Locole, Ossio in Gallura; inoltre l'infante gli aggiunse le ville di Soripa e di Sola di Offida, sempre in Gallura. Insieme a Bonanat Sapera, giurisperito del seguito di Alfonso.

217 ) ARRIBAS PALAU, La conquista de Cerdeña, Apéndice documental, cit. doc. XXXV (1323, giugno 5).

L'infante aveva ricevuto le notizie che scriveva al padre da alcune navi maiorchine che provenivano da Napoli. Esse attestavano che il giudice e Pere de Vlilademany controllavano gran parte dell'isola, mentre i pisani controllavano Cagliari, Iglesias e Terranova. La città mineraria aveva chiesto aiuto a Pisa. Alfonso aveva inviato al giudice Bernat Ces-Pujades per annunciargli l'arrivo dell'armata aragonese. Bernat Ces-Pujades divenne in seguito vegeur di Cagliari.

218 )

Diplomatario aragonés de Ugone II de Arborea,cit., doc. 29 (1323, maggio 2): lettera di Giacomo II al

giudice d'Arborea in cui gli annunciava il ritardo di Alfonso e della flotta a causa del mal tempo, mentre sarebbero partiti nei prossimi giorni Guerau e Dalmau Rocabertì, i quali sarebbero sbarcati ad Oristano. Sui visconti di Rocabertì, Sobrequés, Els barons, pp. 29-32, 108-112; in particolare, su Guerau e Dalmau, pp. 111-112: entrambi morirono in Sardegna, il primo nell'assedio di Iglesias, nel 1323, il secondo dopo la battaglia di Lutocisterna, nel 1324. In seguito due figli di Dalmau si sposarono con altrettanti del giudice Ugone II: nel 1336, Timbora con Mariano, futuro giudice d'Arborea; nel 1345, Guillem con Maria. V. Genealogie medievali, cit., pp. 425-429.

219 ) Nell'assedio di Iglesias, insieme a Pere Queralt, comandò lo schieramento posto davanti alla porta di

Sant'Antonio della città mineraria: Crònica di Pietro IV (MELONI, L'Italia medioevale nella Cronaca di Pietro IV

d'Aragona, cit., p. 41). In seguito fu nominato capitano dell'esercito en Caller, mentre l'infante continuava l'assedio di

Iglesias: ACA, Cancilleria, reg. 396, f. 40r (1323, ottobre 30). Fu presente all'incoronazione di Alfonso, re d'Aragona: MUNTANER, Cronica, in Les quatre grans cròniques, prolegs i notes de F. Soldevila, Editorial Selecta, Barcelona 1971, pp. 664-1.000, cap. CCXCV. Tra il 1343 e il 1347, Bertran de Castellet fu veguer di Cagliari. Nel 1351 gli affidata un'ambasciata per concludere le trattative per un accordo con Venezia contro Genova.

220 ) È ricordato dalla Crònica di Pietro IV tra i nobili

catalani che non morirono nella campagna di Sardegna: MELONI, L'Italia medioevale nella Cronaca di Pietro IV

d'Aragona, cit., p. 60. cap. I, 35.

221 ) ACA,

-89-

SANDRO PETRUCCI, Cagliari nel Trecento. Politica, istituzioni, economia e società. Dalla conquista aragonese alla guerra tra Arborea ed Aragona (1323-1365). Tesi di Dottorato in ‘Antropologia, Storia medievale, Filologia e Letterature del Mediterraneo Occidentale in relazione alla Sardegna’

(XX ciclo), Università degli Studi di Sassari a.a. 2005-2006

giudice nell’invadere il cagliaritano prima dell’arrivo di Alfonso e mentre questi era all’assedio di Iglesias, concordano, pur con significative differenze, alcune cronache. Per Muntaner, che non fa cenno al giudice, quando l’infante arrivò nell’isola, Guerau de Rocabertì già assediava Cagliari - «ja lo tenia assetjat» – con 200 cavalieri e 2.000 fanti222. La Memoria de las cosas, coerentemente con il ruolo centrale da essa attribuito al giudice in queste vicende, fa iniziare ad Ugone II le operazioni militari attorno a Cagliari, mentre non menziona i Rocabertì: il giudice, secondo quella cronaca, avrebbe stabilito il suo campo a Selargius, una località non lontana da città, e in cui, in seguito, una volta presa Iglesias, si trasferì Alfonso223.

A sua volta, il 19 giugno, Alfonso comunicava al padre di aver ricevuto le lettere del giudice e dei visconti di Rocabertì, in cui lo avevano informato che «ipsi

cum eorum comitiva erant prope Castrum Callari», e che nell'area di tre miglia dalla

città – il dato coincide con quello della missiva del giudice - occupavano i terreni coltivati – era tempo di raccolta cerealicola – strappati ai pisani ed accettavano i giuramenti di sottomissione degli uomini delle ville, così come lo stesso infante, una volta sbarcato a Palma di Sulcis, riceveva quelli delle località limitrofe224. Infine, proprio a Palma si recarono il giudice e i Rocaberti per coordinare con Alfonso le future iniziative militari: «aquello que sera de fer»225.

Le iniziative di accerchiamento di Cagliari, da parte degli arborensi e delle truppe dei comandanti aragonesi, aiutate dai nuovi sbarchi nell’iglesiente, arrivarono ad occupare Quartu e le saline cagliaritane. Sono, infatti, del settembre del 1323 le prime concessioni per esportare sale a catalani patroni di navi, come il maiorchino Arnau ça Cassà, futuro amministratore dell'isola, che caricò il prodotto «en Caler», cit., doc. XXXV (1323, giugno 5).

222 ) MUNTANER, Cronica, cit., cap. CCLXXIII. La Crònica di Pietro IV ricorda le tre navi che partirono dalla

Catalogna prima dell'infante: MELONI, L'Italia medioevale nella Cronaca di Pietro IV d'Aragona, cit., p. 38.

223 )

Memoria de las cosas, cit., p. 32.

224 ) ARRIBAS PALAU, La conquista de Cerdeña, Apéndice documental, cit., doc. XXXVI, e Codex Diplomaticus Ecclesiensis,

cit., sec. XIV, doc. XXV (1323, giugno 19).

225 )

-90-

SANDRO PETRUCCI, Cagliari nel Trecento. Politica, istituzioni, economia e società. Dalla conquista aragonese alla guerra tra Arborea ed Aragona (1323-1365). Tesi di Dottorato in ‘Antropologia, Storia medievale, Filologia e Letterature del Mediterraneo Occidentale in relazione alla Sardegna’

(XX ciclo), Università degli Studi di Sassari a.a. 2005-2006

per trasportarlo a Napoli dove avrebbe acquistato vino necessario alle truppe226. Alla fine dello stesso anno furono presi importanti provvedimenti che confermano il controllo aragonese delle saline: fu nominato amministratore e scrivano Miquel des Eres, venne stabilito il prezzo di sei lire genovesi al centenario di sale, ritenuto favorevole ad incentivare l’acquisto da parte dei mercanti, e venne ordinato il divieto di esportazione a Pisa227. Cagliari aveva perduto, quindi, sia un’importante struttura economica, che garantiva ingressi nelle casse dell’amministrazione pisana, sia un attracco per le navi, corrispondente ai caricatori delle saline.

Dal campo dell'assedio di Iglesias, Alfonso organizzò la conquista e il controllo del territorio cagliaritano, attraverso la nomina dei capitani de Caller - Guerau de Rocabertí, Guillem de Cervelló228 e Bertran de Castellet229 - responsabili delle operazioni militari, comprendenti anche l'area sud-orientale dell'isola230, e dei

veguers, uno en Caller, nella persona di Pere de Libià, futuro amministratore231, altri

nelle altre curatorie, con il compito di raccogliere notizie sui redditi delle ville, tra

226 ) ACA,

Cancilleria, reg. 396, f. 17r (1323, settembre 27): lettera dell'infante all'amministratore delle saline

Miquel des Eres affinché fosse concesso ad Arnau ça Cassa mig carrech della nave, mentre il resto del sale sarebbe stato venduto a 6 lire genovesi il centenario. ARRIBAS PALAU, La conquista de Cerdeña, Apéndice documental, cit., doc.

XXXIX (1323, ottobre 30): lettera di Guillem Oulomar al re in cui lo informava anche della nave di Arnau ça Cassa che si sarebbe recata a Napoli per caricare vino.

227 ) Oltre i documenti citati nella nota precedente, si veda ACA, Cancilleria, reg. 396, f. 57v (1323, dicembre 4):

lettera dell'infante di risposta alla domanda dell'amministratore delle saline Miquel des Eres su quali fossero le località per le quali era vietata l'esportazione del sale. Alfonso indicò Pisa e le terre dei Saraceni. Inoltre gli ordinò di gestire le saline come facevano i pisani, in particolare nel certificare i luoghi di destinazione delle esportazioni, chiedendo l'albarà, mezzo che risultava più sicuro, anche se, secondo Guillem Sapera, consigliere di Alfonso, tale richiesta scoraggiava i mercanti. Sul prezzo del sale, che si conservò a 6 lire il centenario, fino al 1359, vedi MANCA, Aspetti

dell'espansione economica catalano-aragonese nel Mediterraneo occidentale, cit., p. 86. Il primo saliniere esercitò il

suo incarico nel luglio-novembre 1324: ibidem, p. 41.

228 ) L'invio di Guillem de Cervelló, con alcune compagnie a cavallo, affinché si stringesse con più energia

l'assedio attorno a Cagliari, è ricordata da ZURITA, Anales, cit., l. VI, cap. XLVIII. 229 ) ACA,

Cancilleria, reg. 396, f. 40r (1323, ottobre 30). Bertran de Castellet era già stato nominato castellano

del castello di Ogliastra, la curatoria della costa sud-orientale i cui uomini, probabilmente anche per la pressione dell'ammiraglio Francesc Carrós, che aveva agito in quei mari, avevano chiesto di passare all'obbedienza aragonese.

Ibidem, f. 4r (1323, settembre 16): lettera di Alfonso agli uomini della curatoria.

230 ) Oltre quanto citato nella nota precedente, vedi ACA, Cancilleria, reg. 396, f. 40r (1323, ottobre 30): Alfonso

invitò i capitani, di cui alla nota precedente, ad occupare il castello di Quirra che nell'ottobre-novembre 1323 era ancora in mano pisana, mentre gli uomini delle ville limitrofe avevano aderito alla Corona aragonese. Ibidem, f. 41v 81323, novembre 1): lettera di Alfonso a Gonnaro de Sena e Mariano Corbo e altri probi homines della villa Leti della curatoria di Quirra, i quali si erano dichiarati fedeli al re aragonese, affinché non dessero soccorso al castello controllato da Pisa, ma aiutassero le forze regie a conquistarlo.

231 ) ACA,

Cancilleria, reg. 398, f. 7r (1324, giugno 1). Sulla sua carriera, v. il capitolo Costituzione cittadina,

-91-

SANDRO PETRUCCI, Cagliari nel Trecento. Politica, istituzioni, economia e società. Dalla conquista aragonese alla guerra tra Arborea ed Aragona (1323-1365). Tesi di Dottorato in ‘Antropologia, Storia medievale, Filologia e Letterature del Mediterraneo Occidentale in relazione alla Sardegna’

(XX ciclo), Università degli Studi di Sassari a.a. 2005-2006

l'altro necessarie alle prime infeudazioni, organizzare i rifornimenti alimentari, ricevere l'omaggio di fedeltà delle popolazioni, assoldare uomini232. Alfonso si servì anche di personale locale – sardo e di origine toscana – maiores e iudices de facto, armentari, tradizionali officiali delle ville, per l'approvvigionamento delle truppe, da raccogliere a Decimo, una tra le più grosse ville dei Donoratico, vicina a Cagliari, tra i primi obiettivi dei Rocabertì233, e a Selargius234, probabilmente controllato dal giudice, come si è visto. Una particolare menzione spetta al lucchese Guido Silvestri, forse parente di un informatore di Giacomo II235, al sardo Gonnario Camboli, proprietario di diversi immobili nel castello di Cagliari236, e a Giorgio de Sori, l'armentario della curatoria del Campidano, che ottenne due appezzamenti di terra nelle ville di Quartuccio e Quartu donico da Alfonso237. Sembrerebbe, dunque, che sia nel controllo del territorio interno che nel consenso tra la popolazione sarda, grazie anche alla mediazione del giudice d'Arborea, i catalano-aragonesi

232 ) Jaume de Turricella era veguer in partibus di Sulcis, Sigerro, Nora Decimo, Gippi - ACA, Cancilleria, reg.

396, ff. 82r (1324, gennaio 19) - sostituito da Berenguer de Compons – ibidem, f. 88v (1324, gennaio 19) - al quale venne ordinato di di trovare nella sua vegueria, entro quindici giorni, mille pedites ben armati da inviare a Selargius, vicino a Cagliari, dove Alfonso si trovava: ibidem, f. 106r (1324, febbraio 24).

233 ) ACA,

Cancilleria, reg. 396, f. 74v (1323, dicembre 27): dall'assedio di Iglesias l'Infante ordinò di raccogliere

tutte le viandes che aveva in Caller in una casa vicino a Decimo, servendosi di barche per attraversare lo stagno, e poi di carri. Ibidem, f. 93r (1324, gennaio 20): al capitano di Decimo dovevano rendere conto della raccolta di denaro e di grano il maior di Villamassargia, Arsocco de Sena, di Domusnova, Arsocco Corrone, l'armentario del Sigerro, Pere Oliver, un catalano, e quello di Gippi; Gonnario Camboli, e gli altri della vegueria di Berenguer de Compons, comprendente le curatorie di Sulcis, Sigerro, Nora Decimo, Gippi.

234 ) I vettovagliamenti furono trasportati da Iglesias a Selargius tramite carrators sardi delle zone dell'iglesiente,

di Decimo e della curatoria di Nuraminis il cui iudex de facto, passato al fronte aragonese, doveva pagare, per quel servizio, ventidue carrators per altrettanti carri: ACA, Cancilleria, reg. 396, ff. 105r-106v (1324, febbraio 17). Ibidem, f. 105r (1324, febbraio 18): ordine a Pere Oliver, curatore della villa di Siliqua, di pagare un sardo per il trasporto di un carro da Iglesias a Selargius; stesso ordine a Guido Silvestri, curatore della villa di Decimo. Anche in seguito Alfonso organizzò la raccolta di cereali nelle ville e curatorie tramite gli officiali locali. ACA, Cancilleria, reg. 397, f. 165r (1324, maggio 8): comandò a Oberto Masciola di raccogliere grano, orzo e denaro, insieme agli iudices de facto, armentari e curtatori delle curatorie affidate a Berenguer de Compons (Sulcis, Sigerro, Nora Decimo, Gippi). Ibidem, f. 164v (1324, maggio 8): inviò il notaio Giovanni Pinna agli uomini della curatoria di Nora, s richiesta di Francesc Carrós, ma senza precisare il motivo.

235 ) Guido Silvestri, luches, fu maior, curatore e capitano della villa di Decimo tra il 1323 e il 1324: ACA,

Cancilleria, reg. 396, f. 74v (1323, dicembre 27): lettera di Alfonso; f. 93r (1324, gennaio 20), f. 105r (1324, febbraio

18). Probabilmente era parente di Dino Silvestri, lucchese, poi divenuto cittadino di Barcellona, tra i più attivi informatori guelfi del re aragonese negli anni precedenti: SALAVERT Y ROCA, Cerdeña y la expansion mediterranea de

la Corona de Aragòn, cit., I, p. 284.

236 ) Gonnario Camboli era capitano di Decimo e di altri località, nel marzo 1324: ACA, Cancilleria, reg. 396, f.

118v (1324, marzo 12). Era stato in precedenza armentario di Gippi: ibidem, f. 93r (1323, gennaio 20). Era proprietario di due alberchs nella ruga dell'Elefante, di cui uno con sette solai e una bottega, uno nella ruga Comunale e uno e la

Outline

Documenti correlati