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I pobladors di Bonaria Non sembra che per Bonaria sia stata progettata una

E LA FINE DELLA GUERRA

3. I pobladors di Bonaria Non sembra che per Bonaria sia stata progettata una

politica di popolamento, come avvenne in seguito con Cagliari e altre città sarde, da

471 )

Ibidem, reg. 399, f. 58v-59r (1325, luglio 3). Per Bertran, ibidem, f. 96v (1325, settembre 27). Gli

appezzamenti di terra erano lunghi per ogni lato 20 canne della misura di Montpellier.

472 )

Ibidem, reg. 401, f. 6r (1326, maggio 15): concessione al vinaio Guillem Barceló di Barcellona, di un

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SANDRO PETRUCCI, Cagliari nel Trecento. Politica, istituzioni, economia e società. Dalla conquista aragonese alla guerra tra Arborea ed Aragona (1323-1365). Tesi di Dottorato in ‘Antropologia, Storia medievale, Filologia e Letterature del Mediterraneo Occidentale in relazione alla Sardegna’

(XX ciclo), Università degli Studi di Sassari a.a. 2005-2006

Sassari ad Alghero473. Essa si ridusse alla concessione di terreni edificabili e di grotte e altre strutture edilizie senza alcun pagamento di censo, secondo quanto stabilito da Alfonso, per i pobladors di qualsiasi condizione. Si sono conservate poche concessioni da parte dell'infante, dal momento che la divisione dei terreni e la loro distribuzione fu competenza degli officiali locali: la prima allo stesso magister opere del castello Guillem de Cornaboix; nella seconda intervennero sia l'ammiraglio Francesc Carrós, che rivestì un ruolo di primo piano a Bonaria, come si è già osservato, che gli amministratori474. Quest'ultimi, inoltre, imponevano a chi volesse andare a Bonaria censum e laudimium, provocando la fuga di molti, contro le scelte di esenzione a favore dei pobladors voluta e ribadita dall'infante475. Altri abbandoni si verificarono anche prima della fine delle ostilità con Pisa. Sembra, per esempio, che più di cento pobladors fosse partiti, per ragioni probabilmente da collegarsi alla fine della breve capitanìa di Guillem des Llor, personaggio ostile ai Carrós e vicino a Ramon de Peralta che lo sostituì nel novembre 1325476.

Bonaria si popolò soprattutto con il seguito dell'esercito alfonsiano. Certamente non si trattava solo di soldati, ma anche di carpentieri, tavernieri, pescatori477, mercanti necessari al rifornimento delle truppe, del castrum e della villa, anche per i divieti voluto di Pisa, nei primi mesi dopo la pace, per artigiani, commercianti e

473 ) R. Conde y Delgado de Molina, Il ripopolamento catalano di Alghero, in Alghero, la Catalogna, il

Mediterraneo. Storia di una città e di una minoranza catalana in Italia (XIV-XX secolo). Atti del Convegno (Alghero, 30 ottobre-2 novembre 1985), a cura di A. Mattone- P. Sanna. Gallizzi, Sassari 1994, pp. 75-164; idem, Los artesanos en el repoblamento catalán de las ciudades sardas. El caso de Cagliari, Sassari y de Alghero, in Corporazioni, Gremi e Artigianato tra Sardegna, Spagna e Italia nel medioevo e nell'età moderna (XIV-XIX secolo), a cura di A. Mattone, AM&D edizioni, Cagliari 2000, pp. 110-117.

474 ) L'attribuzione agli amministratori della distribuzione dei terreni e degli edifici risulta evidente dalle

concessioni di Alfonso, in cui si rivolgeva a quegli officiali perché attuassero quanto ordinato. Vedi APPENDICE I.

475 ) TANGHERONI, Alcuni aspetti della politica mediterranea di Giacomo II, cit., doc. IX (1325, luglio 10), p. 164.

476 ) L'infante ordinava a Francesc Carrós di fare in modo che Bonaria tornasse in buono stato dopo quella perdita:

«vos sforsates de fer tota vestra que.l loch de Bonayre torn en son bon estament cor segons que havien ents mes de C pobladors na exits de puix que Guillem des Lor lexa la capitania». ACA, Cancilleria, reg. 424, f. 33r (1325, settembre

27). È significativo che in una sua lettera in cui raccontava l'attacco a Lapola e Stampace del gennaio 1326, evidenziasse la resistenza del Carrós a far entrare le navi nella palizzata cagliaritana, a cui si decise per la spinta dei suoi stessi uomini e solo quando i Peralta aveva già attaccato per terra. ARRIBAS PALAU, La conquista de Cerdeña, cit, p. 321. 477 ) Sulla presenza di pescatori catalani, vedi, MUNTANER, Cronica, cit., cap. CCLXXVI.

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barcaioli di recarsi nell'insediamento catalano478.

«Barones, milites, officiales, mercatores» erano i gruppi sociali ricordati da

Alfonso, il 1° luglio 1324, tra quelli cui concedere terre e case per popolare Bonaria. Il ricordato tractatus in cui si decise la costruzione di un fossato per la villa di Bonaria era stato sottoscritto dalle tre componenti dell'insediamento capaci di contribuire finanziariamente all'opera: officiales, mercatores, stipendiarii. Manca l'elemento feudale (barones, milites) forse concentrato nel castrum e compreso tra gli

stipendiarii. Quest'ultimi si erano rifiutati di versare la propria parte, nonostante –

secondo quanto alemntava Alfonso - ricevessero stipendia superiori all'effettivo servizio di cavalli e di fanti479. Come si è accennato più volte, un peso consistente tra i pobladors di Bonaria ebbe la gente di mare.

I dati raccolti inducono a pensare ad una discreta attività edile che però non consente di avallare le entusiastiche espressioni di Muntaner per il quale, prima che trascorressero cinque mesi il castello di Bonaria era fornito di mura e popolato - «fo

murat e albergat» - tanto da superare Cagliari: «soberg al castell de Caller». Le

difficoltà non mancarono: si sono viste per il rifornimento idrico e l'ampliamento del porto. La dispersione di pobla che emergerebbe dalla documentazione, altresì, induce a pensare non solo, come si è detto, ad una certa iniziativa dei pobladors, ma anche ad una discreta consistenza quantitativa di questi. Sempre secondo Muntaner, a Bonaria vi erano seimila uomini d'arme, tutti catalani, con le loro mogli480, ma nel settembre 1325 i probi homines denunciarono che, a causa della partenza di dieci galee pur con non molti uomini, erano rimasti solo quaranta uomini a cavallo e cinquecento a piedi, mentre scarseggiavano i cavalli481. La cifra del cronista-soldato trova però conferma in una lettera di Francesc Carrós, scritta all'inizio del gennaio 1326, quando erano rientrati gli uomini da Sassari, recativisi per la recente rivolta, e

478 ) ACA,

Cancilleria, reg. 342, f. 272r-v.

479 ) T

ANGHERONI, Alcuni aspetti della politica mediterranea di Giacomo II, cit., doc. IX (1325, luglio 10). 480 ) Muntaner, Cronica, cit., cap. CCLXXVIII.

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Pisa aveva subito la sconfitta della sua flotta da parte dello stesso ammiraglio: questi valutava la popolazione di Bonaria in 7-8.000 persone tra pobladors e soldati sia dell'esercito che della flotta, oltre a 140 uomini a cavallo482. Tra gli abitanti di Bonaria vanno anche annoverati quei burgenses di Cagliari passati, alla fine del 1324, al fronte aragonese, oltre a mercanti toscani e napoletani al servizio di Alfonso, e a qualche personalità legata al giudice d'Arborea.

Si sono conservate ventitré concessioni – riguardanti ventotto pobladors, in taluni casi esponenti della stessa famiglia –, da parte dell'infante, terreni, patua,

domos e hospicia a Bonaria483. Si collocano cronologicamente dall'aprile del 1324

all'agosto del 1326, cioè dai giorni che precedettero la prima pace con Pisa ai mesi in cui si stava progettando la cacciata dei pisani dal castello di Cagliari e il suo popolamento con i catalani. La maggior parte (17) si concentrano nei mesi del 1326, e in particolare a maggio, segno non trascurabile che allora Bonaria era ancora considerata l'insediamento da popolare e che il progetto di far trasferire i pobladors a Cagliari risulta ancora non definito e forse neanche progettato.

Una parte dei concessionari erano personaggi legati all'entourage di Alfonso e del padre: Teresa Gombau de Entença, moglie di Berenguer Carrós e sorella dell'infanta, Bonanat Sapera, il guardasigilli e protagonista delle vicende politiche isolane in quegli anni, Garcia de Loris, pesatore regio, l'hostarius Guillem Boncontre, il mercante Ramon I Savall. Tra i concessionari figuravano il rettore di Santa Maria di Bonaria e il ricordato maestro d'ascia Guillem de Cornaboix.

Le dieci indicazioni della provenienza dei concessionari di terre ed edifici mostrano una diffusa origine catalana, e in particolare barcellonesi, dei pobladors di Bonaria (sette di Barcellona, uno rispettivamente di Gerona, di Maiorca e di Illa de Vall). Nelle professioni, - a parte gli officiali dell'infante e del re e il mercante Savall – prevalgono quelle legate alle attività edili (carpentiere, maestro d'opera e maestro

482 ) ACA,

Cancilleria, Cartas reales Jaume II, c. 7.979 (1326, gennaio 3).

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d'ascia) e artigianali, in genere (cordaio, pittore), in buona parte legate alle attività urbanististiche ed edificatorie.

Il contenuto delle concessioni risulta vario. Prevalgono i patua su cui costruire edifici. Talvolta ne vengono concessi più di uno: in alcune occasioni si ricordava che il patuum doveva essere «bonum et latum». In un caso si parla di terreno, in un altro di domos e hospicium, di cellarium curie, di grotta e genericamente di una heretat, un insieme di beni ereditabili. Seppure si tratti di un sondaggio molto parziale, queste concessioni mostrano sia come fossero ancora pochi gli edifici abitativi disponibili, sia come l'infante volesse favorire nuove costruzioni.

Per quanto riguarda l'ubicazione dei patua e dei pochi edifici concessi prevalgono il castello (5) e la villa (5). In un caso si dice prope Bonayre, mentre in altri due l'area è quella verso il mare, vicino a Santa Maria de Portu o sulla riva del mare per un vetraio barcellonese che aveva intenzione di iniziare lì la sua attività che necessitava di acqua.

Le concessioni non si limitavano però a distribuire terreni su cui costruire, ma volesse anche a garantire attività artigianali – oltre al caso del vetraio, vi è quello del cordaio a cui sono concessi due patua, uno per l'abitazione, l'altro per il laboratorio – o un primo reddito, attraverso l'assegnazione di terre per la coltivazione e il pascolo in aree vicine al castello di Bonaria.

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