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CARCERE, DIALOGO FRA COSTITUZIONI E CULTURE: “PERCORSI COMUNI AR- AR-GINE AL FONDAMENTALISMO”

Nel documento case di lavoro private libertà della (pagine 188-195)

Teatro Carcere Emilia-Romagna

CARCERE, DIALOGO FRA COSTITUZIONI E CULTURE: “PERCORSI COMUNI AR- AR-GINE AL FONDAMENTALISMO”

Dalla Costituzione italiana alle nuove Costituzioni arabe, dal contrasto tra leggi degli uomini e leggi di Dio alla libertà religiosa, dall’uso di alcool e droghe nel mondo isla-mico al giusto processo: ritorna, dopo il successo della prima edizione, “Diritti doveri solidarietà”, il progetto educativo dedicato ai detenuti musulmani - per favorire un dialogo tra Costituzioni e culture - promosso all’interno del carcere della Dozza di Bologna dalla Garante regionale delle persone private della libertà personale insieme al Centro per l’istruzione degli adulti negli istituti penitenziari di Bolo-gna (Cpia).

E le ‘lezioni’ della Dozza si apprestano ad arrivare sul grande schermo: “Dustur (Co-Rapporti tra Istituzioni

stituzione)”, il documentario realizzato dal regista Marco Santarelli durante gli in-contri dell’edizione 2014-2015 di ‘Diritti doveri solidarietà’, sarà in concorso al 33esimo Torino film festival, con la prima in programma domenica 22 novembre.

Ma sull’esperienza dello scorso anno è stato anche stampato un volume, un vero e proprio diario di bordo scritto sull’esperienza passata, disponibile on line sul sito del Garante regionale dei detenuti al link: http://www.assemblea.emr.it/garanti/attivita-e-servizi/detenuti.

A presentare il nuovo ciclo di appuntamenti, in una conferenza stampa nella sede dell’Assemblea legislativa, a Bologna, la presidente dell’Assemblea, Simonetta Salie-ra, la Garante Desi Bruno e il dirigente del Cpia, Emilio Porcaro. La prima lezione è in programma domani, mercoledì 18 novembre, e tratterà del Premio Nobel per la Pace di quest’anno assegnato al Quartetto per il dialogo in Tunisia, protagonisti della sta-gione delle primavere arabe, l’ultima il 4 maggio: si tratta, in totale, di 12 appuntamen-ti da due ore l’uno. Fra gli argomenappuntamen-ti trattaappuntamen-ti, la Cosappuntamen-tituzione italiana (23 dicembre), i diritti fondamentali della persona umana (9 dicembre), le nuove Costituzioni arabe (13 gennaio), uguaglianza e solidarietà (17 febbraio), uomo, donna, famiglia (6 aprile).

“L’Assemblea dei diritti passa anche dalla giustizia e dalla solidarietà, come testimonia-to da questa valida pubblicazione, realizzata grazie alla passione e all’impegno della Garante- spiega la presidente Saliera-. Dialogo, interrelazione, confronto: è questa, come si evidenzia nelle pagine del volume ricavato dall'edizione passata, la ricetta per conoscere il diverso da sé e creare quella rete di convivenza che accompagna il nostro vivere civile e che distingue la comunità dai branchi”. Non è un caso, quindi, che “il lavoro della Garante regionale si basi proprio su un carcere che nulla abbia a che vedere con le fredde celle dei sotterranei medioevali, ma sappia porre le basi della ricostruzione della persona e della sua dignità: il cammino è cominciato e cercheremo in tutti i modi che ciò non venga interrotto”.

“L’iniziativa, unica e prima nel suo genere in Italia, è importante per migliorare il dia-logo tra culture diverse e per affermare l’universalità dei diritti dell’uomo, sia libero che detenuto- spiega Desi Bruno-. Questa prova al dialogo tra Costituzioni, che tiene conto dei tentativi recenti di alcuni Paesi arabi a darsi regole finalmente democratiche, aiuta a far sentire meno soli i detenuti stranieri e può costituire un argine al diffondersi di sentimenti e ideologie fondamentaliste, che possono attecchire proprio nei luoghi di privazione della libertà personale”. La Garante coglie poi l'occasione per lanciare un appello: “Abbiamo bisogno che venga assicurato il diritto di culto all'interno delle carceri, e per farlo servono imam riconosciuti, che conoscano e riconoscano la nostra Costituzione e le nostre leggi- sostiene-, non possiamo permetterci di correre il rischio di affidare queste persone a guide spirituali improvvisate”.

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Come racconta Emilio Porcaro, “si è trattato di un esperimento pilota, credo il primo di questo genere, in un ambito oggi di elevato interesse e stretta attualità: la ricerca di vie di confronto con persone di fede islamica all’interno di un carcere, dove i rischi di radicalizzazione su base religiosa sono elevatissimi. Solamente un’attività formativa ed educativa di taglio realmente interculturale- chiude il dirigente del Cpia- può svol-gere un ruolo significativo nella rielaborazione di coscienze aperte alla diversità e alla convivenza pacifica”.

Comunicato Stampa, 19 novembre 2015

CARCERE. CON ‘DIRITTI DOVERI SOLIDARIETÀ’ SI PARLA DI PARIGI ANCHE ALLA DOZZA DI BOLOGNA, I DETENUTI ARABI: NETTA PRESA DI DISTANZA DAI CRIMI-NI COMMESSI IN NOME DELLA RELIGIONE

È necessario “favorire l’espressione del culto anche tra i detenuti di fede musulmana senza improvvisazioni e in sicurezza”, perché “sono i diritti umani il veicolo per superare le diversità di religione e di lingua” e per farlo bisogna “introdurre un elenco o albo per gli imam ammessi agli istituti penitenziari, come già proposto dalla stessa comunità islamica nell’ambito della Consulta per l’islam presso il ministero dell’Interno e condi-viso dagli operatori di settore”.

A ribadirlo è Desi Bruno, Garante delle persone private della libertà personale dell’Emilia-Romagna, che ieri è intervenuta durante la prima lezione del secondo corso “Diritti Doveri Solidarietà – La Costituzione italiana in dialogo con il patrimonio culturale arabo-islamico”, una esperienza pilota a livello nazionale promossa all’inter-no del carcere Dozza di Bologna dall’Assemblea legislativa insieme al Centro per l’Istruzione degli adulti metropolitano. A partire dal confronto tra la Costituzione italiana e quelle nate nei Paesi della “Primavera araba”, l'iniziativa intende promuovere la conoscenza e il dialogo tra i rispettivi patrimoni religiosi e culturali, nel segno del rispetto dei diritti umani e della pacifica convivenza.

Erano più di 100 i detenuti presenti all’incontro, uomini e donne, italiani e stranieri:

molti di loro hanno preso la parola specificatamente per ribadire “una netta presa di distanza dai fatti criminali commessi in nome della religione, come quelli recenti di Parigi”. A questo proposito, hanno anche voluto sottolineare “l’equilibrio sin qui dimo-strato dalle Istituzioni della giustizia francese nell’affrontare questa terribile esperien-za”. Anche la direttrice del carcere, Claudia Clementi, si è concentrata sugli attacchi terroristi nella capitale francese e sulle reazioni che hanno provocato, stigmatizzando la “ricerca strumentale di notizie ad effetto che si è aperta in questi ultimi giorni, in particolare rispetto a possibili reazioni in carcere, soprattutto da parte di detenuti stra-nieri, in favore delle azioni terroristiche parigine, che invece non si è affatto avuta”.

Rapporti tra Istituzioni

Durante l’incontro, dedicato al Nobel per la Pace 2015 assegnato al Quartetto del dia-logo protagonista della stagione di riforme in Tunisia, sono intervenuti anche Igna-zio de Francesco della comunità di Monte Sole, ideatore e coordinatore del corso, Adnane Mokrani, professore al Pontificio istituto di studi arabi e d’islamistica, Paolo Branca, ricercatore in islamistica all’Università cattolica di Milano, e Yassine Lafram, mediatore culturale e coordinatore della comunità islamica bolognese. Durante la le-zione è stato poi proiettato un video della deputata tunisina Imen Ben Mohamed, che in un discorso al giovane Parlamento del suo Paese enfatizzava la centralità dell’ef-fettiva tutela delle libertà e dei diritti delle donne come motore di cambiamento so-ciale e l’importanza dei distinti ruoli dei rappresentanti eletti, delle forze economiche, dei sindacati dei lavoratori, delle associazioni dei cittadini per il funzionamento dello stato democratico.

Comunicato Stampa, 1 dicembre 2015

DOCUMENTARIO ‘DUSTUR-COSTITUZIONE’ SU PROGETTO GARANTE REGIONA-LE VINCE DUE PREMI AL TORINO FILM FESTIVAL, PRESIDENTE SALIERA: "IL DIA-LOGO ALLA BASE DEL NOSTRO VIVERE CIVILE"

C’era anche l'Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna tra i vincitori dell’ultima edizione del Torino Film Festival, rassegna che si è chiusa lo scorso saba-to: “Dustur - Costituzione”, il documentario del regista Marco Santarelli realizzato seguendo il progetto “Doveri diritti solidarietà”, promosso dalla Garante delle per-sone private della libertà personale dell’Emilia-Romagna all’interno del carcere Dozza di Bologna, ha infatti ricevuto due riconoscimenti importanti come il premio

“Avanti” e il premio “Occhiali di Gandhi”.

“‘Diritti doveri solidarietà’, di cui è da poco iniziata la seconda edizione, è una delle ini-ziative più significative dell'Assemblea dei diritti perché unisce senso della giustizia e volontà di dialogo per creare all’interno di una realtà particolare come il carcere una rete di convivenza che accompagni il nostro vivere civile- commenta la presidente dell’Assemblea legislativa, Simonetta Saliera-. Per questo motivo non possiamo che essere orgogliosi del lavoro di Marco Santarelli, la cui abilità nel raccontare questo percorso di ricostruzione della persona e della sua dignità ha ricevuto riconoscimenti così prestigiosi. Così come un grazie va alla Garante regionale dei detenuti, Desi Bruno, e ai suoi collaboratori”.

Il diario di bordo della prima edizione di ‘Diritti doveri solidarietà’, che contiene al proprio interno anche immagini scattate dallo stesso Santarelli, è scaricabile sul sito dell’Assemblea legislativa all’indirizzo

http://www.assemblea.emr.it/garanti/attivita-e-servizi/detenuti.

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I giurati hanno assegnato a Dustur il premio 'Avanti' “per la capacità di raccontare il fondamento umanistico delle costituzioni moderne e le contraddizioni del processo democratico, con una forma cinematografica solida e coerente, che riesce a superare limiti fisici e culturali, come il carcere, le sovrastrutture linguistiche e quelle religiose”, mentre per il premio 'Occhiali di Gandhi' la motivazione è una citazione di un pas-saggio stesso del documentario: “Per creare una società buona gli individui devono essere in relazione, consultarsi tra loro e agire in base ai propri accordi. Non si faccia discriminazione in base a posizione sociale, ricchezza, fama, religione. Affinché la so-cietà si sviluppi culturalmente, moralmente e sia coesa, è necessario che si proceda in accordo con l'opinione della maggioranza, e che si avvicini alla classe dei più deboli e poveri, dialoghi con loro e prenda in considerazione le loro richieste".

Editoriale di Desi Bruno a “Notizie dal Garante”, newsletter del 23 dicembre 2015 TORNA DIRITTI DOVERI SOLIDARIETÀ

Dalla Costituzione italiana alle nuove Costituzioni arabe, dal contrasto tra leggi degli uomini e leggi di Dio alla libertà religiosa, dall’uso di alcool e droghe nel mondo isla-mico al giusto processo: ritorna, dopo il successo della prima edizione, “Diritti Doveri Solidarietà”, il progetto educativo dedicato ai detenuti musulmani - per favorire un dialogo tra Costituzioni e culture - promosso all’interno del carcere della Dozza di Bo-logna dalla Garante regionale delle persone private della libertà personale insieme al Centro per l’istruzione degli adulti negli istituti penitenziari di Bologna (Cpia).

Il 18 novembre nella sala cinema della Dozza, con la partecipazione di un centinaio di detenuti e detenute stranieri e italiani, si è svolta la prima lezione che ha avuto come tema centrale il Premio Nobel per la Pace di quest’anno, assegnato al Quartetto per il dialogo in Tunisia, protagonisti della stagione delle Primavere arabe. Il ciclo si con-cluderà il prossimo 4 maggio, con il laboratorio di scrittura. In totale 12 appuntamenti di due ore ciascuno. Fra gli argomenti trattati: la Costituzione italiana; i diritti fonda-mentali della persona umana; le nuove Costituzioni arabe; eguaglianza e solidarietà;

uomo, donna, famiglia. Sull’esperienza “pilota” del primo anno, unica in un ambito di elevato interesse e stretta attualità, è stato anche stampato un volume, un vero e pro-prio diario di bordo scritto sull’esperienza passata, voluta e vissuta come ricerca di vie di confronto con persone di fede islamica all’interno di un carcere, dove i rischi di radi-calizzazione su base religiosa sono significativi. Disponibile on line sul sito del Garante regionale dei detenuti.

Rapporti tra Istituzioni

La detenzione al femminile

Ricerca sulla condizione detentiva delle donne nelle carceri di Piacenza, Modena, Bologna e Forlì

Il progetto di ricerca sul tema della “Detenzione al Femminile” è stato pro mosso e sviluppato nel 2015 dall’ufficio della Garante regionale per le persone sottoposte a misure restrit tive o limitative della libertà personale, attraverso la collaborazione con l’associazione Con tatto di Forlì, curata dalla dott.ssa Lisa Di Paolo.

Fra le tante, è stata scelta e coinvolta proprio l’asso ciazione Con tatto, in considerazione della sua pluriennale esperienza di intervento all’interno della Casa Circondariale di Forlì, soprat-tutto nella sezione femminile e dello scambio, continuo e fecondo, che questa associazione intraprende con il mondo accademico.

Oggetto della ricerca è stata la condizione di detenzione delle donne recluse all’interno de-gli Istituti della Regione Emilia-Romagna, per conoscere quali sono le modalità di

organiz-E le “lezioni” tenute alla Dozza si apprestano ad arrivare sul grande schermo con “Du-stur (Costituzione)”, il documentario realizzato dal regista Marco Santarelli durante gli incontri dell’edizione 2014- 2015 di “Diritti Doveri Solidarietà”. In concorso lo scorso novembre al 33esimo Torino film festival, ha ricevuto i seguenti motivati riconosci-menti: Premio Avati (Agenzia Valorizzazione Autori Nuovi Tutti Italiani) “per la capacità di raccontare il fondamento umanistico delle costituzioni moderne e le contraddizio-ni del processo democratico, con una forma cinematografica solida e coerente, che riesce a superare limiti fisici e culturali, come il carcere, le sovrastrutture linguistiche e quelle religiose”; e Premio Gli Occhiali di Gandhi, la cui Giuria, citando il film, sottolinea che “per creare una società buona gli individui devono essere in relazione, consultarsi tra loro e agire in base ai propri accordi. Non si faccia discriminazione in base a posi-zione sociale, ricchezza, fama, religione. Affinché la società si sviluppi culturalmente, moralmente e sia coesa, è necessario che si proceda in accordo con l’opinione della maggioranza, e che si avvicini alla classe dei più deboli e poveri, dialoghi con loro e prenda in considerazione le loro richieste”.

Questa prova al dialogo tra Costituzioni, che tiene conto dei tentativi recenti di alcuni Paesi arabi a darsi regole finalmente democratiche, aiuta a far sentire meno soli i de-tenuti stranieri e può costituire un argine al diffondersi di sentimenti e ideologie fon-damentaliste, dalla capacità di attecchire proprio nei luoghi di privazione della libertà personale.

Un buon modo per chiudere un anno ricco di impegni e risultati, una buona stella sotto cui dare il via al nuovo anno. A tutte e tutti un sincero grazie e i nostri migliori auguri di serene feste.

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zazione delle sezioni femminili, le attività, il rapporto con gli operatori, le opportunità di incontro con i familiari e figli, le difficoltà di convivenza.

I punti chiave della ricerca possono essere sintetizzati, con una certa approssimazione, in queste cinque parole: reati di genere, necessità di genere, maternità ed affettività, attività trattamentali e misure alternative.

Infatti sono state prese in analisi sia le variabili di tipo oggettivo (numero di detenute, na-zionalità, tipologia di reato), sia quelle soggettive (modalità di adattamento all’ambiente, sostegno e attività dedicate alle donne).

La ricerca è stata articolata nelle seguenti fasi:

» disamina del quadro normativo italiano ed europeo;

» analisi delle condizioni di detenzione attraverso focus groups con le detenute e questio-nari per gli operatori dell’Amministrazione penitenziaria;

» elaborazione di proposte alternative o migliorative della detenzione femminile; restitu-zione agli interessati dei risultati.

La ricerca è stata oggetto di una apposita pubblicazione ed è disponibile sul sito internet della Garante dei detenuti, al quale si rimanda, soprattutto per quel che riguarda le proposte formulate.

In estrema sintesi, si possono comunque riportare alcune conclusioni:

» La vita delle donne detenute non è un argomento che ha su scitato particolare attenzio-ne attenzio-neppure tra gli studiosi e gli addetti ai lavori.

» Le recluse sono sempre state poche (meno del 5% della intera popolazio ne ristretta);

se è vero che la loro esiguità numerica non le ha costrette a quel tratta mento inumano e degradante costituito dalla mancanza dello spazio mini mo vitale di cui alla sentenza di condanna dello Stato italiano della CEDU (sent. Torreggiani dell’8 gennaio 2013), è altrettanto vero che la reclusione delle donne non ha mai goduto di una autonomia organizzativa, ed ha vissuto spesso di quanto accaduto nel carcere maschile, dal quale ha ricevuto briciole, in termini di risorse.

» In questo “poco” destinato alle donne, ma con meno opportunità di lavo ro, studio e formazione, se ancor si può, degli uomini, si avverte un certo imbarazzo, specie nell’Am-ministrazione penitenziaria.

» La donna detenuta è una donna fragile nella costruzione dell’identità personale e di ge-nere ed è in questo che ha bisogno di essere accompagnata. In questa ottica si potrebbe iniziare, superando i corsi di sartoria per le donne e di informatica per gli uomini, che ripropongono pregiudizi e aspettative di genere ormai non più attuali e non pongono al centro la per sona e il suo sviluppo come individuo nella società ed al passo con i tempi.

» Le donne in carcere chiedono di avere attività, ma finiscono per non partecipare alle offerte date, per la difficoltà nel fare gruppo, per l’al ta litigiosità.

» Contestualmente i numeri piuttosto limitati di detenute non premettono spesso di giungere alla soglia minima per garantire la durata di un corso di formazione, della

scuo-Rapporti tra Istituzioni

la o anche di attività di volontariato.

» Le donne chiedono anche di poter organizzare iniziative, attività in autonomia, gestire il tempo libero per fare qualcosa insieme: possibilità non sempre realizzabile a seconda dei regolamenti e dell’organizzazione dell’Istituto.

» è necessario aumentare la quantità e la qualità di contat ti sia con operatori penitenziari, siano essi agenti di Polizia Penitenziaria, educatori, operatori della formazione professio-nale, volontari e che con il nucleo familiare, perché è avendo cura delle relazioni che si cura la persona.

Comunicato stampa del 10 dicembre 2015

DONNE. GARANTE BRUNO E PRESIDENTE COMMISSIONE MORI A FORLÌ PER

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