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ordinari programmati.

Ha carattere di priorità la sistemazione della struttura sanitaria all’interno del carcere in quanto, nell’infermeria, sono evidenti, sui muri e nel soffitto, infiltrazioni di acqua nell’intonaco che rappresentano una causa di insalubrità.

La sezione Andromeda. Risulta stabilmente sotto-utilizzata la sezione Andromeda a custodia attenuata (ormai da anni dei 16 posti disponibili ne vengono occupati la metà), in cui vengono collocati i detenuti tossicodipendenti o alcoldipendenti, selezionati dalla Direzione e dell’Ausl, in attesa dell’accesso a misure alternative alla detenzione con finalità terapeutiche. Le condizioni igienico-sanitarie della sezione sono buone. Vi si accede dopo un percorso nella sezione Cassiopea. Proprio in ragione di questa ormai perdurante sotto-utilizzazione della sezione in questione potrebbe essere opportuno aprire una riflessione su una diversa destinazione degli ambienti detentivi relativi, anche in parte, e con particolare riguardo alla necessità e all’utilità di avere una sezione dimittendi, volta a favorire il rientro delle persone con pena inferiore ad una anno nel contesto sociale, ferma restando la possibilità di favorire comunque l’accesso ad ipotesi trattamentali di persone detenute con problemi di dipendenza, ma prendendo atto della attuale e diversa tipologia di sostanze e sui mutamenti intervenuti in materia.

La mancanza di una direzione stabile. Perdura la criticità relativa alla mancanza di una direzione stabile, con l’attribuzione di essa a un ruolo direttivo che già riveste la titolarità della funzione in un altro istituto. Per il direttore incaricato risulta così difficile riuscire a garantire la propria fondamentale presenza all’interno dell’istituto proprio in ragione del doppio incarico, anche se bisogna riconoscere che proprio sotto l’attuale direzione sono migliorate le condizioni detentive.

Il Magistrato di Sorveglianza territorialmente competente. Perdura la criticità relativa ai rapporti con la Magistratura di Sorveglianza: sono pervenute, in maniera non episodica, segnalazioni, provenienti dalla popolazione detenuta, relative alla mancanza di risposte (e/o ai ritardi) alle istanze presentate da parte del magistrato territorialmente competente.

Il Garante di Rimini. Nel luglio 2015, il Garante dei detenuti del Comune di Rimini, Davide Grassi, con il quale si è avuto modo di collaborare, anche intraprendendo iniziative congiunte, ha rassegnato le dimissioni irrevocabili, ponendo a fondamento della propria decisione la mancanza di un adeguato supporto in termini organizzativi e strumentali che, nei fatti, non ne ha agevolato lo svolgimento dell’incarico, non potendo disporre, tra le altre cose, di una sede in maniera esclusiva. Si è in attesa della nomina del nuovo Garante.

Per il link della “Relazione sull’attuazione delle disposizioni di legge relative al lavoro dei detenuti”

presentata dal Ministro della giustizia al Senato della Repubblica v. antea, Casa circondariale di Bologna.

Al seguente link la scheda dell’istituto sul sito del Ministero della Giustizia: https://www.

giustizia.it/giustizia/it/mg_data_view.wp?liveUid=2014DAPCARD&Nome=UFF57057

Casa circondariale di Rimini

15/05/2015

CARCERE RIMINI. OPPORTUNITA’ DI LAVORO FERMATA DA UN’AUTORIZZAZIONE Cala ancora il numero di detenuti presenti nel carcere di Rimini, che ha definitivamente superato l’emergenza sovraffollamento anche per quanto riguarda i mesi estivi. Ma proprio nel momento in cui “bisognerebbe incrementare le possibilità di lavoro dentro e fuori”, una convenzione già stipulata con il Comune di Rimini per l’impiego di cinque detenuti per la pulizia dei muri del centro storico della città “non è ancora partita perché il magistrato di sorveglianza ha rifiutato i primi due ristretti proposti per l’incarico dall’amministrazione penitenziaria”. A raccontare la vicenda è la Garante regionale delle persone private della libertà personale, Desi Bruno, che oggi ha visitato la casa circondariale insieme al Garante comunale, Davide Grassi, al direttore e ai responsabili della sicurezza e degli educatori. “Da tempo c’è una doglianza abbastanza generalizzata, da parte non solo dei detenuti ma anche del personale, per i ritardi nelle decisioni del magistrato di sorveglianza”, sottolinea Bruno, che cita a proposito la vicenda di un ristretto che non ha potuto effettuare l’esame per il conseguimento della patente di guida, che gli avrebbe permesso di trovare lavoro in una cooperativa, proprio perché la sua richiesta per un permesso non ha ricevuto risposta, né negativa né positiva, nonostante diversi solleciti all’ufficio competente.

Tra le criticità, la Garante ricorda anche “un direttore impossibilitato a garantire la propria presenza fisica costante perché direttore anche della struttura di Reggio Emilia”: una difficoltà logistica che comunque non gli ha impedito di “migliorare significativamente le condizioni di vita dei detenuti nei mesi di mandato fino ad ora trascorsi, grazie alla decisione di chiudere definitivamente la prima sezione, che presentava diversi problemi anche strutturali oltre che igienico-sanitari, e di aprire finalmente dopo la ristrutturazione la seconda sezione, destinata ad ospitare più della metà dei detenuti definitivi”. Al momento, ai Casetti si contano 89 detenuti, di cui 46 stranieri, su una capienza tollerabile di 130: alla fine del 2013 erano 164, con più di 30 unità in sovrannumero. Solo 38 scontano una condanna definitiva, e in nessun caso con pene superiori ai 5 anni. “Per fortuna non si verificherà mai più il problema del sovraffollamento estivo, molto frequente negli anni passati per via dell’importante afflusso di turisti a Rimini- sottolinea Bruno-, il rispetto dello spazio minimo vitale viene monitorato in tempo reale e viene bloccato qualunque accesso che comporterebbe il superamento della soglia massima”. All’interno del carcere, a sei persone viene

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applicato il regime di semilibertà, una ha un lavoro fuori dal carcere, mentre otto si trovano nella sezione attenuata Andromeda, da cui passeranno poi all’inserimento in comunità. Si tratta, spiega la Garante, di una evidente sottoutilizzazione, dal momento che sarebbero disponibili fino a 20 posti per chi è in attesa dell’accesso a misure alternative alla detenzione con finalità terapeutiche: “Si potrebbe pensare ad un impiego di questa sezione in ambiti più ampi, ospitando ristretti provenienti anche da strutture vicine”. Ha infine riaperto di recente la sezione dedicata ai ristretti transessuali, tre al momento: i lavori di sistemazione sono stati effettuati in economia dagli stessi detenuti della struttura. Dentro la struttura, rimarca infine Bruno, sono presenti ampie aree verdi incolte, per la cui riqualificazione potrebbero essere coinvolti tutti o quasi i detenuti presenti. “E ci sarebbe anche lo spazio per una serra, che potrebbe sostenere anche parte del fabbisogno alimentare della struttura- conclude la Garante-, abbiamo chiesto all’amministrazione locale, e in particolare all’assessorato per le Politiche sociali, uno sforzo in questa direzione”.

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I numeri. Al 31.12.15 il dato ministeriale relativo alle presenze era di 76 persone (di cui 30 stranieri) a fronte di una capienza regolamentare di 53. Gli imputati erano 56 e i condannati in via definitiva 18.

Le condizioni igienico-sanitarie. Le relazioni sugli esiti delle attività di vigilanza effettuate dal Dipartimento di Sanità Pubblica di Ravenna dell’Azienda USL della Romagna hanno certificato che le condizioni di manutenzione igienico-sanitarie della struttura sono sufficienti.

Dopo le segnalazioni delle precedenti relazioni, è stata prevista la presenza presso la casa circondariale di uno specialista pneumologo (2 accessi al mese) così che tutti i detenuti positivi alla Mantoux possano essere visitati e valutati per un’eventuale chemioprofilassi, come previsto dal protocollo. Le visite odontoiatriche vengono erogate fuori dalla struttura (2 detenuti alla settimana). Per quanto riguarda gli aspetti edilizi, i servizi igienici annessi alle celle non sono stati adeguati a quanto disposto all’art. 134 della D.P.R. 230/1990, che prevede la dotazione di docce.

Le attività. Si ritiene, in linea con quanto registrato nelle precedenti relazioni, una delle situazioni meno problematiche a livello regionale, anche in ragione delle sue ridotte dimensioni e della capacità e sinergia fra i soggetti più direttamente coinvolti (Direzione, Polizia penitenziaria, Comune, Volontariato). Si è potuto registrare un livello alto di attenzione tanto ai diritti dei detenuti quanto alle adeguate condizioni di lavoro per gli operatori penitenziari.

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