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Casa circondariale

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sanità pubblica dell’Ausl locale al fine di valutare la sussistenza dei requisiti minimi di vivibilità.

L’intervento puntuale e tempestivo dell’Ausl di Reggio Emilia confermava il disagio lamentato dai detenuti per le condizioni microclimatiche, riscontrando temperature ambientali notevolmente basse, molto al di sotto della percezione di benessere termico, e raccomandando la verifica attraverso termotecnici qualificati per garantire un idoneo comfort termico nei locali di vita dell’istituto, frequentati sia da detenuti che da operatori penitenziari che dalla società civile che accede al carcere. Dopo questi interventi, da quanto risulta, è stato ripristinato il regolare funzionamento dell’impianto di riscaldamento.

Il regime a celle aperte. Trova applicazione il regime “a celle aperte”: le camere di pernottamento restano aperte anche più di 8 ore al giorno per quei detenuti condannati in via definitiva, con un livello di pericolosità non significativo.

Le attività. Sono attivati corsi scolastici che vanno dall’alfabetizzazione all’istituto tecnico professionale. I detenuti lavorano alle dipendenze dell’Amministrazione Penitenziaria impegnate in lavori domestici e di manutenzione ordinaria della struttura (proprio grazie al lavoro dei detenuti è stato possibile migliorare le condizioni della struttura con le eliminazione delle infiltrazioni d’acqua). Grazie alle convenzioni stipulate fra la Direzione del carcere e il Comune di Reggio nell’Emilia e Comuni limitrofi (Albinea), avviene l’impiego di detenuti in lavori di pubblica utilità all’esterno del carcere, in attività che vanno dalla manutenzione degli alloggi dell’edilizia residenziale pubblica, alla manutenzione dei cimiteri e del verde pubblico.

Il complesso della struttura offre particolari potenzialità, in termini di spazi, si pensi all’area agricola, come anche altre realtà penitenziarie regionali, che potrebbero essere pienamente valorizzati con il coinvolgimento di progetti imprenditoriali che la Direzione è disponibile a valutare.

Per il link della “Relazione sull’attuazione delle disposizioni di legge relative al lavoro dei detenuti”

presentata dal Ministro della giustizia al Senato della Repubblica v. antea, Casa circondariale di Bologna.

Al seguente link la scheda dell’istituto sul sito del Ministero della Giustizia: https://www.

giustizia.it/giustizia/it/mg_data_view.wp?liveUid=2014DAPCARD&Nome=UFF56869

Istituti penali di Reggio nell’Emilia

Comunicati stampa

27/11/2015

CARCERE REGGIO EMILIA. PER DETENUTI E POLIZIA PENITENZIARIA RISCALDAMENTO AL MINIMO O ASSENTE, GARANTE REGIONALE BRUNO:

SITUAZIONE NON PIÙ TOLLERABILE, SERVONO INTERVENTI URGENTI

Nel carcere di Reggio Emilia la temperatura è assolutamente insufficiente, sia negli spazi detentivi che negli uffici e nella caserma dove alloggia il personale della polizia penitenziaria, e “la situazione ha già superato ogni livello di sostenibilità e pare del tutto evidente l’insussistenza dei requisiti minimi di vivibilità all’interno degli spazi detentivi”. A lanciare l’allarme è la Garante delle persone private della libertà personale della Regione, Desi Bruno, che ieri ha visitato la struttura insieme al direttore, Paolo Madonna, e alla comandate del personale della Polizia penitenziaria Manon Giannelli, ed ha effettuato diversi colloqui con i detenuti.

Come riferisce la figura di garanzia dell’Assemblea legislativa, “le persone gravemente malate sono costrette a coprirsi con più coperte”, “in alcuni spazi detentivi il funzionamento dell’impianto di riscaldamento risulta del tutto inattivo” e infine “non c’è acqua calda all’interno delle camere di pernottamento, ma solo nelle docce comuni situate all’esterno”.

Secondo Bruno, quindi, “già si sono configurati i profili di una detenzione caratterizzata da trattamenti inumani e degradanti”. E tutto ciò accade perché, riporta la direzione del carcere, “la ditta appaltatrice della fornitura di energia termica ed elettrica che pilota l’impianto a distanza, da Vicenza, regola la temperatura dei caloriferi al minimo”. Già le detenute, attraverso una lettera collettiva, avevano segnalato l’inadeguatezza delle condizioni di vita nelle sezioni detentive proprio in ragione del fatto che “gli ambienti sono freddi oltre ogni ragionevole grado di sopportazione”, riporta la Garante, il cui Ufficio provvederà ora a “produrre una segnalazione urgente per tutte le autorità competenti affinché possano essere intrapresi tutti gli interventi più opportuni per porre fine alla non più tollerabile situazione in essere”. Anche perché, rimarca Bruno, la struttura della città del tricolore non denota altra particolari criticità: permane infatti il trend legato alla significativa riduzione del numero delle presenze, con 174 detenuti - di cui sei donne - e 110 i condannati in via definitiva, non si ravvisa alcun profilo di sovraffollamento ed è pienamente operativo il regime “aperto”, per il quale i detenuti possono passare almeno 8 ore al di fuori delle camere di pernottamento.

Appaiono migliorate, prosegue la Garante, le condizioni igienico-sanitarie e strutturali:

sono stati effettuati da tempo i lavori di riparazione del tetto al fine di eliminare le infiltrazioni di acqua dal soffitto, anche se permangono zone ancora interessate da infiltrazioni, e sta procedendo la riqualificazione di alcune sezioni detentive anche attraverso lavori in economia effettuati da parte della popolazione detenuta.

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E’ poi l’imminente avvio di una lavorazione interna, grazie ad una cooperativa sociale e una ditta esterna, che impiegherà 8 detenuti. Infine, conclude Bruno, “grazie ad una puntuale definizione operativa di progetti fra direzione del carcere ed enti locali, un buon numero di detenuti risulta essere impiegato in lavori di pubblica utilità all’esterno del carcere, in attività che vanno dalla manutenzione degli alloggi dell’edilizia residenziale pubblica, alla manutenzione dei cimiteri e del verde pubblico”.

Istituti penali di Reggio nell’Emilia

I numeri. Al 31.12.15 il dato ministeriale relativo alle presenze era di 69 persone (di cui 19 stranieri) collocate negli spazi detentivi dell’ospedale psichiatrico giudiziario a fronte di una capienza regolamentare di 107. Fra queste, 18 erano gli internati: persone (prosciolte per infermità psichica ovvero per intossicazione cronica da alcool o da sostanze stupefacenti ovvero per sordomutismo ricoverate in manicomio giudiziario in ragione di un giudizio di pericolosità sociale oppure in applicazione provvisoria della misura) residenti in regioni che ancora non avevano attivato le residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza (rems) e rispetto alle quali non c’era stata possibilità di presa in carico dai territori di provenienza.

Il superamento “emiliano-romagnolo” dell’opg al 31.03.15. Entro la data del 31 marzo 2015 (termine previsto dalla L.81/2014 che ha convertito con modificazioni il D.L. 31.03.14, n. 52 – v. postea, Riferimenti al termine di questo capitolo) l’Emilia-Romagna ha trasferito tutti gli internati, ancora collocati negli spazi dell’opg, e residenti nel proprio territorio, nelle residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza provvisorie attivate a Bologna e a Casale di Mezzani (in provincia di Parma), Per il 2017, saranno ultimate le due rems definitive a Reggio Emilia. Restano collocati negli spazi detentivi dell’ospedale psichiatrico giudiziario i detenuti con infermità psichica sopravvenuta durante l’esecuzione della pena e i detenuti minorati psichici per i quali è prevista la creazione di sezioni di cura e riabilitazione presso ogni istituto di pena.

L’illegittimo internamento. Il magistrato di sorveglianza territorialmente competente ha accolto il reclamo giurisdizionale presentato dagli internati ancora presenti contro l’illegittimo internamento che stanno subendo per l’inottemperanza delle Regioni di residenza (che non hanno ancora attivato le rems) in quanto la normativa vigente prevede che dal 31 marzo 2015 l’internamento debba essere eseguito esclusivamente nelle strutture sanitarie denominate residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza. Nell’ordinanza in questione

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