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Casa circondariale di Modena

Nel documento case di lavoro private libertà della (pagine 88-92)

Casa circondariale di Modena

detenuti in custodia cautelare, risultandoampiamente sottoutilizzati (la capienza è di 200 persone), con la relativa chiusura di alcune sezioni.

Gli spazi sono congrui e luminosi. La vigilanza è garantita da un sistema di videosorveglianza contiguo, ma esterno alla sezione, con l’intervento del personale a chiamata del detenuto, attraverso un citofono, ovvero quando se ne ravvisi l’opportunità.

La sezione Ulisse. In via sperimentale è stata organizzata dall’attuale Direzione, sin dall’ottobre del 2014, ed è da ritenersi un’eccellenza a livello nazionale: è situata nella vecchia struttura dove circa 50 detenuti, trascorrono quotidianamente, dalle ore 8.30 alla ore 17.30, in appositi ambienti comuni, organizzati per la socializzazione, per la frequentazione dei corsi scolastici, per i riti religiosi, del tutto separati da quelli in cui ci sono le camere di pernottamento.

Le aggressioni al personale della Polizia Penitenziaria. Nel corso dell’anno i media hanno dato risalto a episodi violenti verificatasi all’interno del carcere, essendosi registrate plurime aggressioni da parte di detenuti in danno del personale della Polizia penitenziaria, ma un’opportuna contestualizzazione dei fatti fa ritenere che non esista un nesso di causalità con la piena operatività del regime cd. “aperto”, essendosi trattato di singoli episodi critici: la possibilità di trascorrere parte significativa al di fuori delle camere di pernottamento, infatti, è unanovità “epocale”che necessita di tempo per essere pienamente compresa e per far crescere il livello di responsabilizzazione dei detenuti. Non sarebbe, quindi, congruo intraprendere iniziative orientate nel senso di una regressione trattamentale, ma èopportuno operare un consolidamento del nuovo modello detentivo,potenziando l’offerta trattamentale per i detenuti e anche andando incontro alle esigenze di organico della Polizia penitenziaria.

Le attività. Sono attivati corsi scolastici che vanno dall’alfabetizzazione all’istituto professionale elettro-tecnico. Lavorano alle dipendenze dell’Amministrazione Penitenziaria 93 detenuti a turnazione mensile, occupandosi delle attività lavorative domestiche, dei tenimenti agricoli e dell’apicoltura. Per la formazione professionale sono stati attivati corsi da cuoco e operatore di sala, di coltivazione di prodotti ortofrutticoli a qualità certificata, di apicoltura.

Nella consapevolezza della carenza delle opportunità lavorative è costante l’impegno della Direzione nel senso di valutare opportunità che possano prevedere il coinvolgimento di imprese del territorio per portare lavorazioni all’interno del carcere, anche se, al momento, non sono ancora pervenute risposte concrete.

Per il link della “Relazione sull’attuazione delle disposizioni di legge relative al lavoro dei detenuti”

presentata dal Ministro della giustizia al Senato della Repubblica v. antea, Casa circondariale di Bologna.

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La mancanza del magistrato di sorveglianza (titolare). Analogamente a quanto segnalato nella precedente relazione, perdura la mancanza del magistrato di sorveglianza di Modena (attualmente per ragioni di ordine personale) che ha titolarità della funzione, il cui ruolo viene temporaneamente affidato, in supplenza, ad altri magistrati. In ragione di ciò, talvolta, nell’ultimo biennio, si è verificato il blocco dell’attività ordinaria di esame delle istanze presentate dai detenuti, con conseguente interruzione dei percorsi trattamentali esterni, anche se è giusto sottolineare che, negli ultimi mesi, in questo senso, il riscontro dell’attività della magistratura di sorveglianza è stato positivo

Da agosto 2014, l’Ufficio del Garante ha segnalato la questione al Ministero della Giustizia, al Consiglio superiore della Magistratura e ai Parlamentari eletti in Emilia-Romagna, da quando cioè non viene garantita la piena operatività dell’Ufficio di Sorveglianza di Modena, mancando, nei fatti, il magistrato di sorveglianza con la titolarità della funzione.

Il volontariato.Le associazioni del settore, con le quali sono in essere continui raccordi e collaborazioni, sono particolarmente attive, caratterizzandosi come vero e proprio punto di riferimento della popolazione detenuta. La positiva sperimentazione della sezione Ulisse è posta in essere grazie al fondamentale contributo del volontariato.

L’ ipotesi (superata) di accorpamento delle sedi penitenziarie. Rispetto all’ipotizzato accorpamento delle sedi penitenziarie di Modena e Castelfranco Emilia, che prevedeva l’attribuzione del ruolo direttivo a una figura unica, il parere era stato di sostanziale condivisione perché in questa maniera ci sarebbe stato un primo passo verso la razionalizzazione e il superamento dell’esperienza della casa di lavoro, ma il Decreto del Ministro della giustizia 2 marzo 2016 (si veda il seguente link https://www.giustizia.it/giustizia/it/mg_1_8_1.wp?facetN ode_1=1_1(2016)&previsiousPage=mg_1_8&contentId=SDC1218936) ha superato tale ipotesi, lasciando immutata l’attuale organizzazione.

Al seguente link la scheda dell’istituto sul sito del Ministero della Giustizia: https://www.

giustizia.it/giustizia/it/mg_data_view.wp?liveUid=2014DAPCARD&Nome=UFF57102

Nota provveditoriale del PRAP Emilia-Romagna – Umanizzazione della pena – del 25.07.2013:

http://www.ristretti.it/commenti/2014/gennaio/pdf4/circolare_bologna.pdf

Circolare del DAP n. 3663/6113 - Modalità di esecuzione della pena – del 23.10.2015:

https://www.giustizia.it/giustizia/it/mg_1_8_1.wp?facetNode_1=0_2&facetNode_2=1_1(2015)

&previsiousPage=mg_1_8&contentId=SDC1191988

Riferimenti

Casa circondariale di Modena

20/05/2015

CARCERE MODENA. “FARE IMPRESA” ARRIVA ANCHE A MODENA

È Italo Giorgio Minguzzi, l’ideatore del progetto “Fare impresa in Dozza”, che ha permesso di avviare un’attività di officina meccanica all’interno della casa circondariale di Bologna - il carcere della Dozza, appunto -, la prima persona che la Garante regionale delle persone private della libertà personale, Desi Bruno, ha incontrato, insieme alla direttrice del carcere di Modena, Rosa Alba Casella, per cercare di risolvere il problema della carenza di attività lavorative per i detenuti all’interno della struttura modenese. L’obiettivo è “il coinvolgimento di imprese operanti nel territorio”, spiega la Garante dopo il colloquio con Minguzzi, professore universitario di Diritto all’Università di Bologna, avvenuto durante una visita di Bruno al carcere di Modena la scorsa settimana. Per rispettare la vocazione delle attività presenti nell’istituto, nonché del territorio, l’intenzione è quella di valutare progetti nel settore alimentare. In linea con gli altri dati regionali, anche a Modena si può considerare conclusa l’emergenza del sovraffollamento: a fronte di una capienza regolamentare di 373 unità infatti i presenti sono 380, di cui 28 donne. Più della metà sono stranieri, per la maggior parte provenienti dal Nord Africa e dall’Est Europa. Sono 212 i condannati in via definitiva, 69 quelli in attesa di primo giudizio, 32 gli appellanti e 46 i ricorrenti;

18 gli ammessi al lavoro all’esterno, un semilibero, un semidetenuto. Si registra attualmente una forte presenza di detenuti autori di reati sessuali, 95, per cui però

“mancano puntuali progetti terapeutici atti a prevenire il rischio di recidiva”. All’interno del carcere, fa notare Bruno, “vengono applicate correttamente tutte le disposizioni:

dal servizio di accoglienza dei nuovi ingressi, con spazi per gli screening sanitari in attesa dell’assegnazione, alla separazione fra imputati e condannati in via definitiva, fino alla sezione per i detenuti dimittendi, con spazi dedicati alla scuola e ai corsi di formazione”. Non solo, prosegue la Garante; “E’ poi pienamente operativo il regime a celle aperte, con i detenuti che passano più di otto ore al giorno all’esterno della cella, ma soprattutto continua la sperimentazione relativa alla sezione Ulisse, una esperienza unica a livello regionale: circa 50 detenuti, selezionati dalla direzione tra chi ha un grado di pericolosità lieve, trascorrono quotidianamente sei ore in ambienti comuni organizzati per la socializzazione e per la frequentazione dei corsi scolastici, del tutto separati da quelli in cui ci sono le camere di pernottamento”. Al momento, segnala Bruno, tutte le attività previste, oltre alla scuola, sono possibili grazie al contributo del volontariato. Grande parte della visita, conclude la Garante, è stata dedicata ai colloqui con le persone detenute, durante i quali è stata sollevata, in particolare, “la questione relativa al mancato rispetto del principio di territorialità della pena, con molti detenuti che non sono nell’istituto più vicino alla loro famiglia”.

Comunicati stampa

Per gli altri comunicati stampa sulla casa circondariale di Modena v. antea, NODI IN EVIDENZA – Magistrati di sorveglianza.

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I numeri. Al 31.12.15 il dato ministeriale relativo alle presenze era di 338 persone (di cui 15 donne, con 213 stranieri) a fronte di una capienza regolamentare di 399. I condannati in via definitiva risultavano 236 e 102 gli imputati. La definizione del nuovo circuito regionale ha previsto la forte caratterizzazione della struttura in termini di presenza di detenuti autori di reati sessuali (circa 1/3 della popolazione detenuta) rispetto ai quali l’Ausl di Piacenza sta avviando progetti per il trattamento e la presa in carico al fine di contrastare l’alto rischio di recidiva.

Le condizioni igienico-sanitarie. Le relazioni sugli esiti delle attività di vigilanza effettuate dal Dipartimento di Sanità Pubblica dell’Azienda USL di Piacenza hanno certificato che sono state sanate alcune delle carenze igienico-sanitarie segnalate negli anni precedenti, in particolare: sono stati effettuati i lavori di messa a norma dell’impianto elettrico; sono stati ristrutturati la cucina, il locale lavaggio stoviglie, i locali per lo stoccaggio delle derrate alimentari; è stato realizzato un locale dove sono state posizionate le celle frigorifere. Inoltre, è in fase di ristrutturazione la sezione B, sia per quanto riguarda le camere di pernottamento che i locali docce comuni, che verrà completamente tinteggiata a lavori ultimati. Per quanto riguarda le altre sezioni, si è raccomandato, in particolare: di sostituire i sanitari di tutte le celle e posizionare un bidet al posto dei lavapiedi; di rendere funzionante l’impianto di aspirazione per ovviare alla proliferazione di muffe sulle pareti; di sostituire i diffusori delle docce e ripristinare quelli mancanti; di tinteggiare tutti i locali della struttura (celle, docce, servizi igienici, guardiole, pareti delle scale).

Nel documento case di lavoro private libertà della (pagine 88-92)

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