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SORVEGLIANZA, “NO A REGRESSIONE TRATTAMENTI DOPO NOTIZIE VIOLENZA”

Nel documento case di lavoro private libertà della (pagine 34-37)

Comunicat o stampa

SORVEGLIANZA, “NO A REGRESSIONE TRATTAMENTI DOPO NOTIZIE VIOLENZA”

A Modena “con l’assegnazione temporanea di un altro magistrato del distretto, che continua a espletare anche le precedenti funzioni, pare essersi risolta, almeno per qualche mese, la criticità relativa alla mancanza del magistrato di sorveglianza”.

Lo annuncia Desi Bruno, Garante regionale delle persone private della libertà personale, che ieri ha visitato la casa circondariale di Modena insieme a quattro rappresentanti dell’Osservatorio carcere dell’Unione camere penali italiane (Luca Andrea Brezigar, Giuseppe Cherubino, Luca Lugari, Gianpaolo Ronsisvalle) e alla presenza della direttrice dell’istituto, Rosa Alba Casella.

“Si sono registrate numerose risposte alle istanze presentate dai detenuti­ segnala Bruno­, anche se resta ingente il carico di lavoro accumulato da quando manca un magistrato che abbia la piena titolarità della funzione”.

A preoccupare la Garante sono ora “le notizie apparse nei giorni scorsi sulle aggressioni ai danni del personale della Polizia penitenziaria, pur nella loro evidente gravità, devono essere opportunamente contestualizzate nell’ambito di singoli episodi critici senza operare un automatico collegamento con la piena operatività del regime cosiddetto aperto”. Si tratta, infatti, di una novità “epocale” che, come tutte le novità, “necessita di tempo per essere compresa e per far crescere il livello di

responsabilizzazione dei detenuti”, senza considerare, peraltro, che “uno degli ultimi episodi aggressivi pare essere cominciato dentro la cella”. Secondo la figura di Garanzia dell’Assemblea legislativa, quindi, “non si ritiene che possano essere intraprese iniziative che vadano nel senso di una regressione trattamentale, orientata alla riduzione della possibilità per i detenuti di passare il proprio tempo al di fuori della cella, ma si deve operare un consolidamento del nuovo modello detentivo, anche andando incontro alle esigenze di organico della Polizia penitenziaria”.

Nel complesso, si registra “una puntuale gestione del carcere, con un chiaro progetto d’istituto orientato nel senso della progressione trattamentale della popolazione detenuta e di un deciso impegno volto all’implementazione delle attività volte al reinserimento dei detenuti” anche se

“purtroppo al momento non riesce compiutamente a dispiegarsi in ragione dell’oggettiva carenza di un’adeguata offerta trattamentale”. Come riferisce Bruno, “gli attuali numeri relativi alle presenze non avevano mai consentito, nel corso degli ultimi dieci anni, un tale livello di vivibilità, tanto per i detenuti quanto per il personale”. Sono infatti ampiamente sotto controllo i numeri relativi alle presenze: 360 di cui 24 donne, a fronte di una capienza regolamentare di 373. Sono circa 200 i condannati in via definitiva; 184 gli stranieri di cui 14 donne; 24 sono i detenuti ammessi a lavorare all’esterno; 1 detenuto in semilibertà; 1 semidetenuto. È operativa poi, riporta sempre la Garante, l’applicazione della disposizione relativa alla separazione fra imputati e condannati in via definitiva.

La visita ha interessato anche gli spazi dell’area dove si possono effettuare i colloqui con i figli minori e gli ambienti del nuovo padiglione che sono risultati decisamente congrui. Fra le principali richieste provenienti dalla popolazione detenuta c’è l’avvicinamento al luogo di residenza di famiglia, anche in ambito regionale.

Tra i progetti in corso Bruno cita in particolare “quello della sezione Ulisse, dove circa 50 detenuti, selezionati fra coloro che hanno raggiunto un maggiore grado di responsabilizzazione nel corso dell’espiazione della pena detentiva, possono trascorrere dalle 8.30 alle 17.30 in ambienti comuni esclusivamente dedicati alla socializzazione, del tutto separati da quelli in cui ci sono le camere di pernottamento”: si tratta, spiega, di “un’eccellenza a livello nazionale”.

All’interno della struttura vengono coltivati prodotti agricoli con il certificato biologico che vengono

Magistrati di sorveglianza

venduti alla Coop, si produce miele e sono presenti serre. Il numero del personale dell’area trattamentale è adeguato, con 7 educatori per circa 200 detenuti condannati in via definitiva, e inoltre si registra la presenza costante del volontariato presso l’istituto penitenziario modenese, “vero e proprio punto di riferimento per la popolazione detenuta”, assicura la Garante.

Nelle settimane scorse infine, racconta Bruno, “il carcere ha ospitato un’iniziativa dei Lions del territorio modenese nell’ambito della quale i detenuti hanno prestato l’attività di camerieri servendo ai tavoli degli ospiti: il ricavato della cena confluirà nei fondi per la ristrutturazione della sala del teatro del carcere.

(jf)

Magistrati di sorveglianza 35

Assemblea Legislativa Quotidiano E­R

Comunicato stampa

23/01/2015 15:58

CARCERE. DESI BRUNO (GARANTE REGIONALE): “GARANTIRE DIRITTO AFFETTIVITA’ DETENUTI, ADESSO GLI SPAZI CI SONO”

Desi Bruno, Garante regionale delle persone private della libertà personale, torna a porre il tema del diritto all’affettività in carcere. “La riduzione del numero dei detenuti presenti e la contestuale apertura di nuovi padiglioni detentivi­ afferma­ rende oggi disponibili nuovi spazi all’interno delle carceri che possono essere utilmente messi a disposizione per gli incontri – anche intimi – dei detenuti con i propri cari, soprattutto nel caso di persone che non hanno la possibilità di uscire ricorrendo ai permessi­premio”.

A parere della Garante, affettività e relazioni familiari rappresentano dimensioni che vanno tenute il più possibile “fuori dal carcere”, attraverso il ricorso a tutti gli strumenti che l’ordinamento penitenziario mette a disposizione. Tuttavia, esistono alcune fasce di detenuti (come gli ergastolani – specie se ostativi – e comunque le persone detenute con condanne a pene detentive molto lunghe) per le quali il ricorso ad appositi spazi riservati costituisce “l’unica alternativa percorribile”. Garantire anche a costoro la possibilità di mantenere i rapporti con i propri cari è assolutamente fondamentale, perché – sostiene Desi Bruno – “la questione diritti umani in carcere non può fermarsi al

sovraffollamento. Sarebbe assolutamente riduttivo ragionare in questi termini. Occorre invece ripensare la logica dei permessi, delle telefonate e delle opportunità trattamentali nei vari circuiti differenziati”.

Da questo punto di vista, la Garante esprime grande soddisfazione per il recente disegno di legge presentato in conferenza stampa al Senato il 21 gennaio scorso. L’atto (Ddl n.1587, primo firmatario il senatore Sergio Lo Giudice, co­firmatario il senatore Luigi Manconi insieme ad una ventina di colleghi di forze politiche trasversali) ripropone una proposta sostenuta nella scorsa legislatura da Rita Bernardini, attuale segretario nazionale dei Radicali italiani.

Il testo prevede colloqui più lunghi e “senza alcun controllo visivo”, sottolinea Desi Bruno, in “locali idonei a consentire ai detenuti e agli internati l’intrattenimento di relazioni personali e affettive” e la possibilità per i Magistrati di sorveglianza di concedere un permesso ulteriore (in aggiunta ai cosiddetti “permessi premio” e a quelli “di necessità”) “da trascorrere con il coniuge, con il convivente o con il familiare”.

Infine, per i detenuti e gli internati stranieri viene introdotta la possibilità di effettuare telefonate ai propri parenti o conviventi residenti all’estero.

Oltre ai senatori proponenti e alla stessa Desi Bruno, sono intervenuti alla conferenza stampa di presentazione del disegno di legge anche Rita Bernardini, Franco Corleone (Garante dei detenuti della Regione Toscana) e Ornella Favero (direttrice della testata giornalistica “Ristretti Orizzonti” e animatrice della campagna di sensibilizzazione “Per qualche metro d’amore in più”).

Per tutti, l’auspicio è quello di non privare i detenuti del proprio diritto a mantenere rapporti affettivi, garantendo incontri più frequenti e consentendo spazio e tempo per i momenti con il proprio partner, coniuge o convivente.

“Troppo spesso ci si dimentica che la carcerazione non punisce solo il detenuto, ma si riverbera in modo devastante sui familiari, in particolare sui figli. Tuttavia­ prosegue la Garante regionale­ per riconoscere pienamente il diritto all’affettività, è necessario poter disporre di periodi di incontro con i propri cari, liberi da controlli visivi, che impediscono di vivere con naturalezza anche le manifestazioni di affetto più semplici, come un bacio o un abbraccio, nonché di poter anche avere rapporti sessuali con il proprio coniuge o convivente. Il disegno di legge presentato si muove in questa direzione e credo, finalmente, che i tempi siano maturi per arrivare ad un suo positivo accoglimento”.

Nel documento case di lavoro private libertà della (pagine 34-37)

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