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Carlo Pavan, Nicola Pavan, Giuseppe Saccà

“Pensare Venezia” rappresenta l’ultimo lavoro della Fondazione Gianni Pellicani nell’ambito dell’Osservatorio sulla Città Metropolitana. Si tratta quindi del proseguimento di un percorso pubblicato nel 2014 dal titolo “Venezia Città Metropolitana”, studio presentato anche all’VIII Giornata di Studio INU.

“Pensare Venezia” sviluppa una riflessione sulle potenzialità dell’area metropolitana vene- ziana prendendo spunto dal confronto con altri contesti urbani metropolitani e focalizzando il ragionamento su alcuni temi cardine che han- no carattere strategico e prioritario per il nostro territorio: beni comuni, federalismo fiscale, welfare, periferie, inclusione sociale, ambiente, lavoro, partecipazione, ricerca, condivisione, sistema sociosanitario. Un insieme di “parole chiave” attorno alle quali immaginare nuove politiche per la Città Metropolitana di Venezia. Il nostro punto di riferimento resta sempre quell’idea di Città Metropolitana che si svilup- pa in un’area vasta che comprende quantome- no le province di Venezia, Padova e Treviso. Benché tutti gli indicatori dimostrino da anni come questo sia il reale territorio della nostra “metropoli”, come noto, in base alla Legge Delrio (L. 56/2014) i confini della Città Metro-

politana coincidono con quelli dell’ex Provincia di Venezia. Nonostante ciò la legge costituisce un punto di partenza importante che vale la pena cogliere. “Pensare Venezia” si concentra quindi nell’ambito dei confini dell’ex Provincia, analizzando in profondità le dinamiche che si sviluppano al suo interno.

Metodo. Per affrontare il lavoro sono stati sele- zionati alcuni temi strategici. Come? Anzitutto attraverso la lettura di un anno delle raccolte dei principali quotidiani locali e nazionali, quindi analizzando le principali questioni d’attualità emerse dal dibattito accademico e politico. Fondamentali sono state poi le inter- viste qualitative con stakeholder appartenenti a diversi mondi (accademici, professionisti, ma- nager, imprenditori, sindacalisti, politici ecc.). Struttura del documento. Lo studio parte dall’e- same comparato delle esperienze più avanzate maturate finora in altre Città Metropolitane (Bologna, Milano, Torino), per poi immagi- nare i primi sei scenari, introdotti da un titolo provocatorio (E se Venezia... ), in cui vengono affrontati alcuni temi strategici della Città Me- tropolitana.

I primi sei scenari. Si concentrano su importanti tematiche: Infrastrutture e Trasporti, Turismo e Rigenerazione Urbana, Università e Cultura, Accesso alla Casa e riuso dei Beni Comuni, Federalismo fiscale e Sociosanitario. Questi scenari non hanno la pretesa di essere esau- stivi, ma possono rappresentare uno strumento utile per iniziare a ragionare sugli anni a veni- re indicando alcune priorità per il “governo” della Città Metropolitana.

Una piattaforma aperta. “Pensare Venezia” va inteso anzitutto come l’inizio di un “viaggio”, nel segno della partecipazione, dentro la “metropoli”; una piattaforma aperta al contri- buto di singoli cittadini, associazioni, studiosi,

Fig.1 - Il percorso di ricerca

gruppi di lavoro, che potranno arricchire lo stu- dio elaborando schede tematiche che verranno aggiunte strada facendo, implementando il documento.

Il quadro di insieme. Se quindi Pensare Vene- zia non costituisce un Piano Strategico alterna- tivo, ha l’ambizione di contribuire ad innescare di un percorso che appare oggi più che mai importante visto lo scarso attaccamento alla dimensione metropolitana dei cittadini a questo nuove Ente. E il percorso per l’adozione del Piano Strategico appare un’occasione da non perdere per riflettere e trovare soluzioni a que- sto fatto. La legge istitutiva della Città Metropo- litana afferma che il Piano Strategico: “Co- stituisce l’atto d’indirizzo per l’ente”. E infatti nell’articolo 7 dello Statuto della Città Metropo- litana di Venezia, dedicato alla pianificazione strategica, vi si legge: “Il Piano Strategico triennale rappresenta la funzione fondamentale della Città Metropolitana di Venezia”. In Italia non si parte da zero. La Pianificazione strate- gica è stata ampiamente sperimentata: Torino, Bologna, Firenze, Venezia, Milano, Genova, ecc. Ma il contesto nel quale si inserisce oggi è mutato e quindi è necessario maneggiare con cura questo strumento: oggi non si tratta di una pianificazione strategica unicamente sovraco- munale, ma di una pianificazione che deve inserirsi in un contesto istituzionale mutato, in primis, per il peso sempre più importante dell’Unione Europea. Ma come stilare il primo Piano Strategico nel nuove Ente? Le Città Metropolitane mostrano un forte dinamismo anche se non ancora con risultati commisurati agli sforzi compiuti. Quasi ovunque sono state identificate responsabilità specifiche e sono stati attivati uffici o gruppi di lavoro che sono a buon punto, così come le attività di studio e di ascolto del territorio, con interlocutori privile- giati (Comuni, Unioni, organizzazioni di ca- tegoria). È quindi chiaro come i contenuti del Piano Strategico Metropolitano non debbano essere decisi a tavolino, ma debbano emerge- re in prima istanza dai portatori di interesse e ordinati in un quadro strategico che definisce l’interesse di attuazione per la Città Metropoli- tana nel suo complesso. Il primo Piano Strate- gico della Città Metropolitana è inoltre ancora più importante in quanto è un Piano Strategico che potremmo definire “costituente” per un ente che ad oggi non è certo riuscito a incidere

nella governance metropolitana e tanto meno creare senso di appartenenza e comunità alla dimensione metropolitana tra i cittadini. Ma dobbiamo anche essere consapevoli che a tre anni dalla Legge 56/2014 che sancisce l’isti- tuzione delle Città Metropolitane si possono individuare una serie di debolezze strutturali: • l’assenza del suffragio universale e di con-

seguenza la mancanza di identificazione dell’intero territorio nel nuovo ente; • l’assenza di risorse e di una fiscalità

propria che potrebbe mantenere la nuove istituzione almeno al rango delle vecchie province;

• la gratuità delle cariche che depotenzia la capacità di incidere;

• l’incertezza su funzioni e competenze; • la frammentazione della strumentazione

urbanistica sul territorio metropolitano, sia dal punto di vista della pianificazione che dei regolamenti;

• la poca significatività dei confini ammini- strativi per molti dei territori metropolitani, con l’inclusione di realtà territorialmente molto distanti dalla città vera e propria e l’esclusione di altre invece strettamente connesse.

La grande occasione che il Piano Strategico offre al nostro territorio è quella di costruire il consenso intorno a progetti prioritari, strategici e condivisi e di costruire la base di coordina- mento degli strumenti e delle politiche ordinarie oltre il singolo mandato delle amministrazioni locali. I sei scenari che abbiamo presentato e contraddistinto con un E se Venezia…? costitu- iscono un esempio di questo tipo di progettua- lità. Essi non ci devono intimorire, ma guidare nella capacità di traguardare obiettivi di lungo periodo per strutturare la condivisione dei progetti che saranno necessari a raggiungere e trasformare quindi il Piano Strategico da mero strumento di indirizzo a vero e proprio strumento di coordinamento delle politiche metropolitane, dentro e fuori gli effettivi confini amministrativi.

Gli scenari. Il primo scenario “E se Venezia fosse l’HUB logistico del Nord Est?” centra la propria attenzione sull’importanza di una politica sovralocale dei trasporti merci e perso- ne; in un contesto di incertezza sull’esito e sul compimento di progetti che rimangono sulla carta ormai da decenni per la mancanza di

un coordinamento efficace di stakeholders con interessi contrastanti, il Piano Strategico Metro- politano si candida come strumento principe a dirimere gli interessi particolari e a costruire una politica unitaria. A partire dalle risorse di Porto e Aeroporto e grazie ad un sistema efficiente di mobilità e accessibilità metropolita- na di area vasta – come tra l’altro ampiamente documentato nella precedente Venezia Città

Metropolitana, Venezia potrebbe diventare un

Hub all’avanguardia. Questo consentirebbe inoltre a Venezia di offrire servizi logistici e di

branding sovralocali in un’ottica di cooperazio- ne tra il manifatturiero ed i servizi di Padova e Treviso e per facilitarne l’internazionalizzazio- ne.

Il secondo scenario “E se Venezia diventasse esempio di politiche di gestione e rilancio delle aree urbane?” si interroga in primis sul Turi- smo, un’industria che oggi presenta esternalità negative molto forti, esternalità che dalla Città storica si stanno propagando alla terraferma. Nel capitolo quindi si cerca di problematizzare il governo del turismo che non è solo politi- ca dei flussi ma capacità di dare significato all’esperienza turistica per legarla strettamente alle peculiarità economiche dell’area metropo- litana. Nel capitolo quindi il turismo è interpre- tato come volano per rilanciare il commercio e l’artigianato all’interno di una strategia complessiva di rigenerazione di intere aree ora monoturistiche. Seguono quindi le politiche per la promozione di un commercio dinamico e in grado di rapportarsi con tutte le istanze che disegnano il territorio e la Città Metropolitana: politiche di gestione degli spazi e dei luoghi per il commercio e politiche per l’organizzazio- ne dei tempi e delle attività del commercio. Il terzo scenario “E se Venezia diventasse il pri- mo polo universitario e d’innovazione sociale e culturale d’Europa?” pone come punto di rac- cordo università-città-cultura-associazioni-impr- enditoria. Questo approccio enfatizza il ruolo delle Università come attori al centro di una piattaforma caratterizzata da meccanismi di coordinamento plurimi e polimorfi. L’obiettivo di tale piattaforma è creare dei meccanismi di condensazione e territorializzazione dei flussi globali che attraversano oggi Venezia per dar vita a una Città Metropolitana attrattiva per una serie di lavoratori e operatori che in molte città d’Europa stanno cambiando il volto

delle politiche urbane. Lavoratori che genera- no servizi innovativi ed anche li consumano, un circolo virtuoso che a Venezia è ben lungi dall’essere innescato.

Il quarto scenario “E se Venezia si reinventasse a partire dalla casa e dagli spazi abbando- nati?” Si interroga partendo da un dato che pregiudica fortemente il futuro della Città Me- tropolitana, ossia le dinamiche demografiche in atto. Non solo la Città storica perde abitanti ma anche Mestre, cuore geografico della Città Metropolitana, è soggetta ad un lento calo. Parallelamente abbiamo una crescita esponen- ziale dei turisti nella Città e il blocco degli al- loggi ai soli fini turistici. La crisi economica ha poi aumentato vertiginosamente in tutta l’area metropolitana il numero di abitanti che richiede un più facile e rapido accesso alle case sociali e all’edilizia residenziale pubblica. Bisogna pertanto disegnare politiche per agevolare il diritto alla casa e promuovere il riutilizzo di spazi bloccati da privati, banche ed enti pub- blici. Se non si inverte questo trend il grado di attrattività per i giovani lavoratori e le giovani coppie sarà sempre più basso. Il paragrafo si interroga su come intervenire applicando politi- che che mettano al centro l’innovazione sociale nell’ottica del welfare delle opportunità.

Il quinto scenario “E se Venezia sperimentasse il federalismo fiscale?” si interroga su un nodo dirimente per immaginare qualsivoglia scena- rio, il tema delle risorse. Il capitolo inserisce la specialità veneziana nel contesto della legislazione nazionale che tende, seppur ad oggi con scarsi risultati, a dotare i territori di una propria autonomia finanziaria. Il capitolo inoltre tiene conto di quanto accaduto recen- temente con la stesura e la firma del Patto per Venezia come delle scelte fatte dall’attuale amministrazione sul tema della Legislazione Speciale, che nel giro di pochi mesi hanno comportato una maggiore attenzione al tema del trasferimento di risorse dal Centro alla Peri- feria quindi in un’ottica tutt’altro che federale. Sesto scenario “E se Venezia diventasse laboratorio per le politiche sociosanitarie di domani?” il capitolo nel proporre la necessità di innovazione delle politiche sociali e socio- sanitarie parte dai bisogni sia tradizionali che emergenti come l’aumento della povertà, del disagio sociale e della difficoltà di accesso ai livelli essenziali di assistenza nella sanità. Sulle

politiche sociali si sofferma sul ruolo degli enti locali che la Città Metropolitana può rafforzare favorendo e sostenendo le unioni dei comuni per costruire dal territorio livelli essenziali omo- genei di risposte ai bisogni dei cittadini. Sulle politiche sociosanitarie si pensa ad un ruolo di controllo e verifica della programmazione e legislazione regionale puntando soprattutto a valorizzare i distretti e la rete territoriale soste- nendo la partecipazione e l’autorganizzazione dei cittadini.

Alcune conclusioni. Sei scenari che tratteggia- no una Città Metropolitana flessibile, articola- ta, complessa all’insegna della sussidiarietà e della partecipazione. Una Città capace di mi- gliorare la qualità della vita delle persone che la abitano mettendo al primo posto il capitale sociale e relazionale, che oggi è già presente, ma non sufficientemente valorizzato. Quindi una città metropolitana fatta di connessioni e appartenenze. In questo senso il Piano Strategi- co, come abbiamo avuto modo di rimarcare in più punti della ricerca, può stimolare un gioco di squadra per la costruzione di un futuro che sia il più ampiamente condiviso.

A conclusione del lavoro abbiamo predisposto lo spazio per accogliere delle schede territo- riali e tematiche in modo che la ricerca diventi una piattaforma aperta da implementare con l’apporto più ampio possibile di studiosi e stakeholder perché il progetto ha l’ambizione di essere “corale”, raccogliere in se più opi- nioni che siano accomunate dalla prospettiva di rendere il nuovo ente un attore importante per la crescita del territorio veneziano. L’intera ricerca è consultabile in www.veneziacittame- tropolitana.eu.

Fig. 2 - Alcune parole chiave

PERIFERIE E FORMA URbANA. SPUNTI DI RIFLESSIONE