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Roberta Falcone| Giuseppe Palermo | Erminia d’Alessandro

L’abbandono dei centri storici

Il fenomeno dell’abbandono dei centri storici rappresenta uno dei problemi più pressanti dell’urbanistica italiana. Gli anni ‘50 sono segnati dalla rivoluzione industriale e dall’ur- banizzazione concentrata: la rete infrastruttura- le ferroviaria rappresenta la spinta fondamen- tale alla nascita di nuovi centri che risultano essere tra loro collegati in modo più diretto. Si assiste quindi al sorgere di “avamposti” dei vecchi centri, dei veri e propri “duplicati”, che rappresenteranno il germe di nuovi, grandi e moderni centri urbani. Così quei borghi storici, arroccati sulle alture, diventavano sempre più isolati e lontano dai progressi della società, passano dallo spopolamento all’abbandono vero e proprio.

Solo in seguito alla crisi del petrolio negli anni ‘70 si è cercato di tornare indietro e capire l’importanza di quello che con i centri storici si stava perdendo. Lo studio, l’analisi e l’atten- zione rivolta ai vecchi centri urbani diventa legislazione, tutela e salvaguardia, ma non sempre si riesce a trovare un rimedio efficace e duraturo al problema dello spopolamento e dell’abbandono dei centri storici. Alle soglie del 2020 stiamo ancora cercando di definire strategie di governance che possano ridare lustro e vita a questo patrimonio storico e cul- turale che sono i centri storici italiani, evitando la mummificazione e partendo da quello che questi centri ci offrono.

Il centro storico di Cosenza

Il problema dello spopolamento e dell’abban- dono diventa ancora più complesso se il centro storico di cui si parla fa parte di un centro urbano vivo e fiorente come nel caso di Cosen-

za. La sua particolare posizione è risultata di importanza strategica per il controllo dell’inte- ra Valle del Crati, vasta pianura in cui scorre l’omonimo fiume. Il centro storico e la città “nuova” costituiscono un tessuto continuo, in cui l’unica cesura è rappresentata dalla presen- za dei due fiumi, il Crati e il Busento. Benché a distanza così ravvicinata, le due parti di città presentano caratteristiche antitetiche: mentre la parte “moderna” della città sorge su un terreno per lo più pianeggiante, il centro storico si svi- luppa principalmente su un’altura più a sud, e presenta tutti i caratteri di un centro di impianto medievale.

Se fino alla fine degli anni ‘80 il centro storico svolgeva ancora un ruolo di rilievo nella vita commerciale della città, il potenziamento della strada commerciale di Corso Mazzini, nella parte “nuova” del centro calabrese, ha segnato un graduale depauperamento delle attività commerciali distribuite nel centro sto- rico. A questo si accompagna un progressivo abbandono del centro da parte dei residenti e soprattutto di tutte quelle famiglie, anche benestanti, che ricercavano un modello di vita più comodo e moderno nelle nuove espansioni della città a valle. Nonostante per tutti gli anni ‘90 la politica cittadina abbia curato le infra- strutture del centro storico, sistemato il corso principale e gli spazi pubblici ad esso annessi, implementato la rete fognaria, incentivato il commercio e l’attività turistica, il progressivo abbandono della città vecchia non ha avu- to arresto. L’importante patrimonio edilizio, che fino agli anni ‘50 accoglieva gran parte della popolazione cittadina, viene man mano lasciato vuoto e privo di cure, facendosi preda di occupazioni illegali come di situazioni di degrado strutturale, sfociando talvolta anche in disastrosi crolli. Questo da un lato rappresenta

una spesa per l’amministrazione comunale, che deve provvedere alla bonifica dai detriti e al controllo delle costruzioni direttamente adia- centi, e dall’altro rappresenta una minaccia per quelli che ancora nel centro storico vivono. I residenti, troppo spesso carenti di strumenti economici e culturali per capire e affrontare la situazione secondo procedimenti idonei, si tro- vano costretti a dover abbandonare le proprie abitazioni in attesa di interventi dall’alto. Nel complesso contesto di edilizia storica soggetta alla frammentazione della proprietà, anche l’intervento dall’alto diventa una problematica dal difficile approccio.

Usi temporanei per riattivare spazi abbandonati

Il mutare della città e le numerose trasforma- zioni avvenute negli anni, fanno emergere l’esigenza da parte delle amministrazioni e di coloro che governano il territorio di dotarsi di nuovi strumenti capaci di fronteggiare le con- traddizioni della città contemporanea. Le pratiche di riuso temporaneo nascono e si sviluppano per dare una risposta immediata e informale a questo tipo di problematiche legate al fenomeno dell’abbandono di spazi urbani ed edifici dismessi nella città post-industriale. Uno sguardo ravvicinato ai siti abbandonati ci mostra come, in assenza di sviluppo commer- ciale, molte aree siano diventate un terreno di sperimentazione e di nascita di nuovi usi temporanei. Questi usi hanno nell’arte, nella musica e nella cultura pop, come nell’associa- zionismo, nei mercati informali o nelle piccole imprese start-up, le loro espressioni più visibili e rappresentano l’unica forma di uso conve- niente e positivo che uno spazio dismesso può offrire in attesa di una destinazione futura (Pa- gliaro P., 2009). Come suggerito da Isabella Inti1, gli spazi che possono ospitare processi

di riuso temporaneo sono identificabili con gli spazi residuali prodotti dalle trasformazioni della città contemporanea. La caratteristica comune di questi spazi abbandonati è la loro natura temporanea: la presenza di un gap temporale, un periodo di attesa che intercorre tra il collasso di un uso precedente e l’inizio di un nuovo sviluppo. Questo tempo morto crea l’opportunità per far si che si facciano strada usi non pianificati, imprevedibili e temporanei.

Il “tempo di mezzo” necessario al passaggio dalla vecchia destinazione d’uso ad una nuova nel caso di un centro storico si dilata ulterior- mente. In Italia i motivi all’origine dell’abban- dono di uno spazio o di un edificio posso essere molteplici: dalla frammentarietà delle proprietà, agli elevati costi di manutenzione e le difficoltà di accessibilità dei luoghi.

Gli interventi temporanei vogliono offrire nuovo impulso e nuovo slancio auspicando una valo- rizzazione permanente dei luoghi interessati, accompagnando la città verso nuove realtà economiche e nuovi possibili sviluppi futuri, candidandosi a diventare veri e propri attratto- ri turistici alternativi.

Pensare infatti di utilizzare questo stesso ap- proccio per i micro-spazi abbandonati all’in- terno dei centri storici ormai in via di spopo- lamento può rappresentare un’opportunità di rigenerazione capace di innescare nel tempo strategie più strutturate.

L’esperienza di Landworks Calabria 2017 La chiave di lettura utilizzata per provare a dare una spinta al processo di rigenerazione urbana del centro storico di Cosenza è quella delle installazioni temporanee in luoghi stra- tegici del centro storico. Il progetto “Landwor- ks”2, infatti, si struttura tramite l’organizzazione

di workshop operativi tra arte, architettura e paesaggio per la valorizzazione dei beni paesaggistico-culturali in luoghi di particolare pregio storico-ambientale, in forte stato di degrado e abbandono, con caratteristiche socio economiche in sofferenza e paesaggi compromessi o fortemente inquinati. L’obiettivo è dunque quello di contribuire allo sviluppo di processi di valorizzazione dei beni paesaggi- stico culturali dei siti prescelti dando un contri- buto al ripristino, rinnovo e rilancio economico dei territori. Il workshop, organizzato dall’as- sociazione culturale LandWorks, in collabora- zione con il Comune di Cosenza, l’Università della Calabria, l’Università di Sassari e con il patrocinio di altri enti e realtà locali, si è tenuto dal 18 al 28 maggio 2017 ed ha trovato ter- reno fertile all’interno del lungimirante progetto “BoCs Art-Residenze artistiche” del comune di Cosenza.

Attraverso laboratori internazionali di speri- mentazione paesaggistica, in cui i partecipanti

hanno realizzato istallazioni di architettura del paesaggio, sotto la guida di affermati pro- fessionisti internazionali, i BoCs Art, e più in generale la città di Cosenza, si sono configu- rati come un grande atelier di ricerca on site e open air, volto a innescare e ad accelerare i processi di rivalutazione di alcuni luoghi spe- cifici del centro storico di Cosenza. Le opere proposte all’interno del progetto hanno carat- tere effimero, proprio per sottolineare come lo scopo sia quello di attivare un processo, porre l’attenzione su una situazione, proporre strate- gie di intervento.

Dall’idea alla realizzazione

Durante il workshop i tre gruppi3 hanno deciso

di operare in tre contesti differenti: uno spazio pubblico, uno spazio privato e uno spazio istituzionale, sottolineando come spazi molto diversi tra loro all’occorrenza possano diventa- re “contenitori” di nuove funzioni temporanee. La prima iniziativa consiste nella realizzazione del progetto “Selva Oscura”, del team guidato dall’architetto Antonio Scarponi; un intervento che affonda le sue radici nella componente so- ciale di un quartiere molto vissuto, con proble- mi di integrazione tra le diverse etnie presenti, e problemi di sicurezza strutturale degli stessi edifici. Il progetto ha come focus l’inserimento di un dispositivo all’interno di un vuoto venutosi a creare proprio per il crollo di un edificio. Un icosaedro colorato diventa dunque pretesto per trasformarsi in luogo di incontro per la popola- zione, un primo seme per attivare un dialogo. Più importante del progetto stesso, in questo caso, assume maggiore rilievo il processo innescatosi, riuscendo a coinvolgere attiva- mente gli abitanti del quartiere in ogni fase

della realizzazione. “Should I Build or Should I Grow” è invece il titolo del secondo progetto presente all’interno del Palazzo Venuta, un an- tico edificio di cui restano oramai solo le mura perimetrali. All’interno di questo “recinto” la natura, in un processo silenzioso di autopiesi, ha nuovamente preso il sopravvento. All’inter- no delle stanze, oramai occupate da grandi alberi, il gruppo, guidato dagli architetti Ferdinand Ludwig e Sergio Sanna ha esaltato questa condizione creando, con un complicato intreccio di corde una grande amaca. Lo scopo dell’intervento è proprio quello di sottolineare come questa condizione apparentemente sfa-

vorevole possa rappresentare il punto di inizio di una visione ludica degli spazi abbandonati, generando allo stesso tempo l’attivazione di una nuova rendita.

“Il tesoro…” è invece un intervento che mette insieme il concetto di arte pubblica e marke- ting territoriale. Il luogo prescelto dal gruppo guidato dall’architetto Christian Phongphit è il rudere di una chiesa abbandonata, Santa Teresa d’Avila sul colle Triglio. Traendo spunto dalla leggenda che vede seppellito nel letto del fiume Busento il re dei Goti, Alarico, e le sue ricchezze, gli studenti hanno realizzato all’in- terno di questo suggestivo luogo il punto di arrivo di una vera e propria caccia al tesoro. Piccole bandierine rosse disseminate lungo il centro storico e nuovi cartelli stradali sugge- riscono la direzione verso il “vero tesoro” di Alarico. All’interno della chiesa, tra mille ban- dierine rosse, un nuovo altare e uno scrigno custodiscono questa preziosa eredità: il vero tesoro della città di Cosenza non è altro che il suo centro storico. Un tesoro sotto agli occhi di tutti ma troppo spesso dimenticato e denigrato.

Fig. 1 - LandWorks Calabria 2017 - Foto di Floriana Onidi

Conclusioni

Le tre installazioni/progetti realizzati sono rappresentativi di tre azioni importanti di riqua- lificazione e valorizzazione della città antica di Cosenza e rappresentano tre “spore” di riattivazione, resistenti ed in grado di diffon- dere con successive azioni e collaborazioni il “germe” della riqualificazione e rigenerazione del centro storico. Mettere a sistema da un lato gli interventi fisici, dall’altro i differenti attori presenti sul territorio fa si che si venga a creare un nuovo insieme di sinergie positive, una nuova infrastruttura immateriale capace di veicolare i flussi creativi e tradurli in interventi realizzabili nel breve tempo.

Arrivare alla concretizzazione di questo tipo di iniziative non è certo un percorso facile. È proibitivo ottenere risultati senza una chiara volontà politica visto che, al momento non esi- ste ancora una codificazione all’interno della pianificazione urbana per il riuso temporaneo. Durante il workshop, il sostegno dell’ammini- strazione comunale della città di Cosenza si è rivelato indispensabile per la realizzazione dei progetti proposti e sarà importante anche nelle azioni future pensate per questi luoghi.

Il Comune di Cosenza, supportato dall’Univer- sità della Calabria (Prof.ssa Cannavò) e l’As- sociazione Culturale Landworks (Prof. Stefan Tischer), con la collaborazione di altri enti e associazioni, sono infatti intenzionati a portare avanti il lavoro cominciato e a strutturarlo in un programma a breve, medio e lungo termi- ne, fatto di azioni, discussioni, strategie ed eventi, al fine di rendere sempre più concreto e permanente il lavoro di riattivazione del centro storico e sempre più consapevoli e presenti le “creatività” locali e regionali.

Note

1. I. Inti (2005), Spazi urbani residuali e azioni temporanee, un’occa-

sione per ridefinire i territori, gli attori e le Politiche urbane, DrPPT_ Dottorato in Pianificazione Territoriale e Politiche Pubbliche del Territorio, IUAV_ Istituto Universitario di Architettura di Venezia 2. Il progetto “LandWorks” ideato nel 2011, in seno alla prima edi-

zione del Master in Mediterranean Landscape Urbanism, istituito nel DADU-Dipartimento di Architettura, Design e Urbanistica di Alghero in Sardegna (UNISS), si trasforma nel 2012 in Associa- zione Culturale LandWorks. (www.landworks.eu)

3. Per l’edizione LandWorks Calabria 2017 sono stati predisposti tre gruppi di azioni guidati da Ferdinand Ludwig + Sergio Sanna (www.baubotanik.org | Università tecnica di Monaco) Christian

Phongphit (SoA+D | Università di Bangkok) e Antonio Scarponi (www.conceptualdevices.com | Università di Zurigo) e dai tutor Roberta Falcone, Giuseppe Palermo, Annalisa Oliverio, Andrea Maspero e Lorenz Boigner.

Riferimenti Bibliografici

A.A.V.V. (2006) The micropolitics of urban space, Birkhauser, Basilea

Aggarbati, F. (2002), a cura di, Il recupero di Corso

Telesio a Cosenza: progetto, documentazione e rilievo, Le Nuvole, Cosenza

Mazza, F. (1991), a cura di, Cosenza: storia, cultura, economia, Rubettino, Soveria Mannelli

Multari, G. (2003), Cosenza: la città e il fiume tra

geografia e architettura, Rubettino, Soveria Mannelli Inti, I., Cantaluppi, G., Persichino, M. (2014) Temporiuso.

Manuale per il riuso temporaneo di spazi in abbandono, Altraeconomia, Milano

Inti, I. (2005) Spazi urbani residuali e azioni temporanee,

un’occasione per ridefinire i territori, gli attori e le Politiche urbane, DrPPT Dottorato in Pianificazione Territoriale e Politiche Pubbliche del Territorio, IUAV Istituto Universitario di Architettura di Venezia Pagliaro, P. (2009) Tattiche di Riuso Temporaneo: spazi,

tempi ed interventi per la rigenerazione urbana, Corso di Laurea AEI Concentration-Landscape Architecture, Facoltà di Architettura e Società, Politecnico di Milano

I PAESAGGI DI ISCHIA COME