Elementi introduttivi
Il percorso nella direzione di un sistema effica- ce di governo metropolitano è influenzato da una molteplicità di fattori. Tra di essi le caratte- ristiche e le modalità di uso del suolo non sono secondari per rilevanza e per impatti reali e potenziali. Molti studi ed analisi sul processo di diffusione urbana hanno approfondito la co- noscenza su quanto avvenuto a livello interna- zionale e hanno evidenziato la loro maggiore incidenza nei territori metropolitani (tra i molti si citano Antrop, 2004; Berdini, 2009; Ewing, 1997; Gibelli et al., 2006; Mazzeo e Russo, 2016). Le conseguenze di questo processo sono positive se lette in ordine alla concentra- zione di funzioni, attività e saperi, negative se lette in relazione al consumo di suolo, alla congestione e alla diffusione indiscriminata dell’urbanizzato, normalmente definito sprawl (Sinclair, 1967). Il controllo di questi fenomeni diviene quindi un presupposto fondamentale nel governo dei sistemi metropolitani. Solo se il consumo di suolo e la diffusione urbana si fermano con decisione è possibile spostare definitivamente l’attenzione sul riuso e sulla riorganizzazione di spazi già interessati dall’urbanizzazione, così da incidere su di essi per ottenere una razionalizzazione del tessuto urbano e un processo di rigenerazione territo- riale basato su interventi ad elevata sostenibi- lità e resilienza. L’obiettivo è pervenire ad una organizzazione nella quale i vuoti non siano più elementi indefiniti dello spazio urbano, bensì aree strutturate destinate a specifici usi sulla base di iniziative di trasformazione o di rinaturalizzazione dello spazio. La riduzione del consumo di suolo e il controllo dei pro- cessi di uso del territorio sono fondamentali in quanto servono a monitorare l’andamento
delle quantità di suolo indisponibili alle trasfor- mazioni e a definire con attenzione le diverse tipologie ed intensità nell’uso dello spazio in relazione alle diverse capacità di trasforma- zione che esso possiede. Il paper si incentra sul fenomeno del consumo di suolo nelle città metropolitane analizzandone le caratteristiche e le componenti. Normalmente l’attenzione si incentra su due di esse, ossia il suolo consuma- to (come indicatore negativo, da minimizzare) e il suolo agricolo (come indicatore positivo, da preservare insieme al suolo naturale). La stessa attenzione non viene riservata al suolo che non è stato ancora consumato ma che non è suolo agricolo; si vuole quindi appro- fondire la conoscenza di questa componente soprattutto perché potrebbe divenire (in parte più o meno consistente) una riserva di suolo da utilizzare per perseverare nelle politiche espansive; di contro, la stessa riserva di suolo potrebbe essere lo spazio dal quale attingere per incrementare la dotazione di aree naturali ed agricole.
Il consumo di suolo nelle aree metropolitane L’analisi si incentra sull’utilizzazione del suolo appartenente al territorio delle città metropoli- tane. I dati utilizzati derivano dalle rilevazioni censuarie dell’ISTAT, per quanto concerne la popolazione e l’agricoltura, dalle rilevazioni ISPRA sul consumo di suolo in Italia e da quelle del Ministero dell’Ambiente per quanto concer- ne alcune tipologie di aree protette. La proce- dura operativa prevede l’estrapolazione di un set di dati, il loro confronto per verificare la presenza di eventuali incongruenze e l’interpre- tazione dei risultati, con l’obiettivo di derivarne nuovi indicatori capaci di chiarire una serie di aspetti del fenomeno del consumo di suolo. Il
campione territoriale è composto dalle quat- tordici città metropolitane italiane, ossia le dieci previste dalla normativa nazionale più le quattro città metropolitane di Palermo, Cata- nia, Messina e Cagliari appartenenti a regioni a statuto speciale (Mazzeo, 2017). Dai dati a disposizione si rileva che il consumo di suolo sul territorio italiano si concentra in modo par- ticolare in determinate aree del Paese. Sono state rilevate percentuali di suolo consumato superiori al 9% in quasi tutta la pianura Pada- na, lungo la striscia tirrenica che va dall’area romana alla piana salernitana, in quasi tutto il Tavoliere pugliese e nella parte sud-orientale della Sicilia. A queste aree ne sono connesse altre con un consumo tra il 7 e il 9%. Le carat- teristiche ricorrenti di questi territori consentono di affermare che l’espansione urbana (e la conseguente espansione del costruito) discende prioritariamente dalla presenza di una serie di
fattori, o driving forces, la cui influenza è molto rilevante, soprattutto in relazione agli scenari di evoluzione che li caratterizzano. In partico- lare:
a) la dimensione della popolazione; b) l’entità della ricchezza prodotta; c) i mutamenti negli stili di vita;
d) la diversificazione dei processi produttivi; e) l’estensione del sistema infrastrutturale; f) la riduzione dei costi degli spostamenti. Questi fattori rappresentano caratteri di base nei processi insediativi che tendono a concen- trarsi in determinate aree e sono consolidati da specifiche suggestioni derivanti da una conoscenza debole o errata dei fenomeni, come suggerito da Brueckner (2000), ossia l’insufficiente conoscenza dei vantaggi con- nessi alla presenza di spazi non costruiti che mantengono le loro funzionalità naturali, l’in- capacità di controllare i costi sociali derivanti
SUOLO CONSUMATO SUOLO NON CONSUMATO
C01 Edifici, fabbricati, capannoni N01 Alberi o arbusti in aree urbane
C02 Strade asfaltate N02 Alberi o arbusti in aree agricole
C03 Strade sterrate N03 Alberi o arbusti in aree naturali
C04 Piazzali, parcheggi, cortili e altre aree pavimentate o
in terra battuta N04 Seminativi
C05 Sede ferroviaria N05 Pascoli, prati, vegetazione erbacea
C06 Aeroporti e porti (solo le banchine, le piste, le aree di
movimentazione merci e mezzi e le altre zone impermeabili) N06 Corpi idrici C07 Aree e campi sportivi impermeabili N07 Alvei di fiumi asciutti
C08 Serre permanenti N08 Zone umide
C09 Campi fotovoltaici a terra N09 Altre aree permeabili in ambito urbano C10 Aree estrattive non rinaturalizzate, discariche, cantieri N10 Altre aree permeabili in ambito agricolo C11 Altre aree impermeabili N11 Altre aree permeabili in ambito naturale
Tab. 1 - Classificazione delle tipologie di suolo (ISPRA 2016) Tab. 2 - Suolo consumato e suolo non consumato nel territorio delle Città Metropolitane. I dati riportati sono di fonte ISPRA (2016) tranne quelli relativi alla superficie territoriale, di provenienza ISTAT.
Superficie territoriale
(ha) Suolo consumato(ha) Suolo non consumato(ha) Suolo non classificato (ha)
Suolo consumato (%) Suolo non consumato
(%) Suolo non classificato (%) Torino 682.700,00 67.405,66 615.526,97 0,00 9,87 90,13 0,00 Genova 183.379,00 15.516,84 167.974,18 0,00 8,46 91,54 0,00 Milano 157.565,00 50.043,71 107.626,50 0,00 31,74 68,26 0,00 Venezia 247.291,00 35.819,80 211.196,12 0,00 14,50 85,50 0,00 Bologna 370.232,00 33.221,68 336.980,46 0,00 8,97 91,03 0,00 Firenze 351.357,68 28.954,73 322.402,95 0,00 8,24 91,76 0,00 Roma 536.328,00 70.803,98 464.764,56 0,00 13,22 86,78 0,00 Napoli 117.893,00 39.618,17 77.745,13 0,00 33,76 66,24 0,00 Bari 386.288,00 37.185,72 345.329,79 0,00 9,72 90,28 0,00 Reggio Calabria 321.037,00 18.125,24 300.161,95 0,00 5,69 94,31 0,00 Palermo 500.928,00 28.249,87 466.358,73 4.687,03 5,71 94,29 0,94 Messina 326.612,00 19.938,77 303.953,13 747,92 6,16 93,84 0,23 Catania 357.368,00 27.941,96 327.373,38 0,01 7,86 92,14 0,00 Cagliari 457.041,00 18.809,84 438.541,08 0,00 4,11 95,89 0,00 Italia 30.133.800,00 2.287.799,22 27.788.915,00 61.459,12 7,61 92,39 0,20
dalla estensione delle aree a traffico congestio- nato, le discrepanze tra estensione e costi di realizzazione delle infrastrutture. I dati nazio- nali relativi al consumo di suolo sono rilevati dall’ISPRA che, a partire dal 2014, ha iniziato a pubblicare i valori rilevati (ISPRA, 2015; ISPRA, 2016). I dati sono il frutto di una serie di analisi messe a punto dalla stessa ISPRA e dalle agenzie regionali per la protezione dell’ambiente nell’ambito delle loro funzioni di monitoraggio del consumo di suolo per conto del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA), e sono relativi ad ambiti territoriali provinciali, regionali e ai valori com- plessivi a livello nazionale. In considerazione del fatto che la normativa nazionale prevede che le città metropolitane abbiano l’estensione delle province da cui derivano, il paper ha utilizzato i dati provinciali associandoli ai 14 ambiti territoriali delle città metropolitane. Tra le considerazioni cui si accennava in prece- denza si vuole approfondire quella relativa alle tipologie di aree che rientrano nelle due categorie di “suolo consumato” e di “suolo non consumato”. L’ISPRA classifica 22 tipologie di aree e le suddivide equamente nelle due categorie citate. Appartengono alla prima tutte le tipologie responsabili di consumo di suolo, ossia della trasformazione da suolo naturale a suolo artificiale o, comunque, non più adatto alle funzioni naturali originarie. Apparten- gono alla seconda le tipologie di suolo che sono nelle condizioni di funzionalità normale
o naturale (cfr. Tabella 1). Sulla base delle considerazioni espresse in precedenza i dati relativi a ciascuna tipologia di suolo vengono associati dall’ISPRA alla categoria del suolo consumato o a quella del suolo non consuma- to. Per quanto concerne le città metropolitane i dati complessivi sono presentati nella Tabella 2. I valori relativi al suolo consumato vanno da un minimo del 4,11% (Cagliari) ad un massi- mo del 33,76% (Napoli), con il dato di Milano prossimo alla soglia massima (31,74%). Il complemento a 100 del suolo consumato è il suolo non consumato. Se si considerano i dati rappresentativi, i suoli non consumati rappre- sentano una quantità comunque maggioritaria e, in alcuni casi, ancora preponderante, an- corché disomogenea nella sua composizione e nei suoi valori relativi ed assoluti. Per questo motivo è necessario approfondire la conoscen- za su questo dato.
Il suolo residuale
A partire dalla classificazione per tipologie di aree riportata nella Tabella 1 si è effettuato un approfondimento combinando insieme tre indicatori provenienti da due fonti diverse: • la superficie territoriale (ISTAT);
• il suolo consumato al 2012 (ISPRA, 2015); • il suolo agricolo rilevato dall’ISTAT nel
Censimento 2010 dell’Agricoltura. La combinazione algebrica di questi tre indi- catori crea un quarto indicatore che può
Tab. 3 - Calcolo del suolo residuale in valore assoluto e in percentuale. (1) La superficie agricola totale (SAT) è somma della superficie agricola utilizzata (SAU), della superficie per arboricoltura da legno annessa ad aziende agricole, della superficie dei boschi annessi ad aziende agricole e della superficie agri- cola non utilizzata e altra superficie. ISTAT, Censimento Agricoltu- ra 2010. Tipo dato: superficie dell’unità agricola – ettari (http://dati-censimen- toagricoltura.istat.it/ Index.aspx) Superficie territoriale (ST) (ha) Suolo consumato (SC) (ha) Superficie agricola
totale (SAT) (ha) (1) Di cui superficie agricola utilizzata (SAU) (ha)
Suolo residuale
(SR=ST-SC-SAT) (ha) Suolo residuale(SR=%ST)
Torino 682.700,00 67.405,66 269.553,43 232.805,48 345.740,91 50,64 Genova 183.379,00 15.516,84 29.720,79 12.821,15 138.141,37 75,33 Milano 157.565,00 50.043,71 72.127,69 65.283,08 35.393,60 22,46 Venezia 247.291,00 35.819,80 131.086,53 114.070,66 80.384,67 32,51 Bologna 370.232,00 33.221,68 227.005,64 173.641,44 110.004,68 29,71 Firenze 351.357,68 28.954,73 202.086,27 109.295,03 120.316,68 34,24 Roma 536.328,00 70.803,98 246.059,92 174.009,32 219.464,10 40,92 Napoli 117.893,00 39.618,17 26.194,07 23.505,24 52.080,76 44,18 Bari 386.288,00 37.185,72 283.425,06 264.497,95 65.677,22 17,00 Reggio Calabria 321.037,00 18.125,24 148.541,13 119.489,67 154.370,63 48,08 Palermo 500.928,00 28.249,87 295.098,80 267.227,38 177.579,33 35,45 Messina 326.612,00 19.938,77 182.473,28 152.042,64 124.199,95 38,03 Catania 357.368,00 27.941,96 197.582,12 171.164,99 131.843,92 36,89 Cagliari 457.041,00 18.809,84 250.378,14 204.507,44 187.853,02 41,10 AM 4.996.019,68 491.635,97 2.561.332,87 2.084.361,47 1.943.050,84 38,89 Italia 30.133.800,00 2.287.799,22 17.081.099,00 12.856.047,82 10.764.901,78 35,72
essere definito come Suolo Residuale (SR). Esso è calcolato sottraendo la quantità di suolo agricolo totale (SAT) (ISTAT, 2010) e la quantità di suolo urbanizzato (SU) (dati 2012, ISPRA, 2015) dal valore della superficie territoriale (ST) ossia:
SR = ST – SU – SAT.
Dal punto di vista metodologico ci sono tre considerazioni da fare. La prima è relativa alla diversa datazione dei dati, la seconda al fatto che i dati provengono da fonti diverse, la terza al fatto che i dati discendono da diverse metodologie di reperimento e aggregazione. Relativamente alla questione della datazione si ritiene corretta la combinazione dei dati in quanto la prossimità delle rilevazioni (2010, 2012) rende praticamente contemporanei i valori. Per quanto concerne la seconda osser- vazione si rileva che la provenienza da fonti diverse è una caratteristica presente in molti studi socio-economici che propongono elabo- razioni derivate da un set di dati primari. La terza considerazione è forse la più importante in quanto le metodologie di estrapolazione dei dati (da analisi geomorfologiche per l’ISPRA, da rilevazioni censuarie per l’ISTAT) evidenzia- no la possibilità che siano presenti problemi di collimazione e di coerenza. Nonostante ciò si è proceduto nell’associazione, i cui risultati sono riportanti nella Tabella 3. Dalla lettura della tabella si ottiene che la percentuale di suolo residuale è molto variabile e va da un
minimo del 17,00% di Bari ad un massimo del 75,33% di Genova. Il valore medio nazionale è pari a 35,72%. Sulla notevole variabilità dei valori di suolo residuale (SR) possono essere effettuate una serie di considerazioni. La Tabel- la 4 e la Figura 1 mettono in evidenza come la quantità di suolo residuale sia funzione non solo del suolo consumato ma anche del suolo
agricolo totale. Si può ipotizzare che laddove questo suolo è molto rilevante in termini di estensione e di produzione di ricchezza (si vedano i casi di Bari e Bologna, ad esempio) la percentuale di suolo residuale si riduce notevolmente. Una seconda osservazione può essere fatta prendendo in considerazione la conformazione morfologica del territorio metropolitano. Il caso di Genova è significativo in quanto la complessità geomorfologica del territorio ha come conseguenza una ridotta estensione del suolo agricolo che, combinato con quello consumato, produce un valore molto
Tab. 4 - Valore percentuale delle componenti suolo consumato, agricolo totale e residuale. Fig. 1 - Combinazione a 100 dei valori percentuale delle componenti suolo consumato, agricolo totale e residuale (rif. Tab. 4). Suolo consumato
(SC = % ST) Suolo agricolo totale(SAT = % ST) Suolo residuale(SR = % ST)
Torino 9,87 39,48 50,64 Genova 8,46 16,21 75,33 Milano 31,74 45,78 22,46 Venezia 14,5 53,01 32,51 Bologna 8,97 61,31 29,71 Firenze 8,24 57,52 34,24 Roma 13,22 45,88 40,92 Napoli 33,76 22,22 44,18 Bari 9,72 73,37 17,00 Reggio Calabria 5,69 46,27 48,08 Palermo 5,71 58,91 35,45 Messina 6,16 55,87 38,03 Catania 7,86 55,29 36,89 Cagliari 4,11 54,78 41,10
alto di suolo residuale. Questa combinazione è presente, anche se in misura minore, nel caso di Napoli, laddove la combinazione tra elevato valore di suolo consumato e basso va- lore di suolo agricolo produce un valore medio di suolo residuale. Sulla categoria del suolo residuale, di grande interesse, sono possibili altre considerazioni. Questa categoria inclu- de diversi tipi di suolo che vanno dalle aree agricole a quelle completamente indisponibili (aree vincolate, parchi nazionali e regionali, aree con vincoli di ordine idrogeologico), ad aree che sono in stato di abbandono. La Tabella 5 prende in considerazione le diverse tipologie di suolo non consumato, come defini- to dall’ISPRA (cfr. Tabella 1), e le assegna alla categoria dei suoli agricoli o alla categoria dei suoli residuali. In un solo caso (quello dei corpi idrici) si ha l’assegnazione ad entrambe le categorie. Le assegnazioni riportate nella Tabella 5 si basano sulla constatazione che nella categoria dei suoli non consumati sono
comprese tipologie di areali molto diverse tra di loro. La loro assegnazione ad una delle due categorie, come detto in precedenza, consente di effettuare un ulteriore passaggio, ossia l’as- sociazione a ciascuna tipologia di uno specifi- co valore ambientale all’interno di una scala di giudizi che può andare da un valore basso ad uno elevato. Le associazioni che presentano un valore almeno medio-alto giustificano la tutela della continuità funzionale e la permanenza nella categoria del non consumato. Sulla base di questa riflessione è stata stato formulato il contenuto dell’ultima colonna della Tabella 5, ossia la necessità o meno di prevedere forme di protezione. La sua costruzione, oltre che dalle considerazioni espresse in precedenza, deriva da una condizione preliminare sempli- ce: le aree agricole vanno protette comunque, mentre i suoli residuali vanno protetti se il loro valore ambientale è elevato. Proprio in relazione alle forme già esistenti di protezione del territorio il successivo approfondimento
Tab. 5 - Tipologie di suolo non costruito secondo ISPRA 2016 e loro associazione ai suoli agricoli e a quelli non agricoli. Tab. 6 - Suolo residuale e suolo protetto. I valori relativi alla zone SIC-ZSC sono stati calcolati a partire dalla lista completa delle aree protette (www.minambiente. it/sites/default/ files/.../elenco_ completo_SIC_ ZSC_2016_1.xlsx).
SUOLO NON CONSUMATO Suoli
agricoli Suoli residuali Valore ambientale dei suoli residuali Protezione opportuna
N01 Alberi o arbusti in aree urbane SI Medio-alto
N02 Alberi o arbusti in aree agricole SI SI
N03 Alberi o arbusti in aree naturali SI Alto SI
N04 Seminativi SI
N05 Pascoli, prati, vegetazione erbacea SI SI
N06 Corpi idrici SI SI Alto SI
N07 Alvei di fiumi asciutti SI Alto SI
N08 Zone umide SI Alto SI
N09 Altre aree permeabili in ambito urbano SI Medio
N10 Altre aree permeabili in ambito agricolo SI SI
N11 Altre aree permeabili in ambito naturale SI Alto SI
Superficie territoriale (ST)
(ha) Suolo consumato (SC)(ha) Suolo residuale(ST-SC-SAT) (ha) SIC-ZSC (ha) SIC-ZSC(% ST) Torino 682.700,00 67.405,66 345.740,91 72.939,00 10,68 Genova 183.379,00 15.516,84 138.141,37 55.439,90 30,23 Milano 157.565,00 50.043,71 35.393,60 2.572,67 1,63 Venezia 247.291,00 35.819,80 80.384,67 56.209,30 22,73 Bologna 370.232,00 33.221,68 110.004,68 38.820,70 10,49 Firenze 351.357,68 28.954,73 120.316,68 14.708,00 4,19 Roma 536.328,00 70.803,98 219.464,10 33.127,30 6,18 Napoli 117.893,00 39.618,17 52.080,76 42.053,20 35,67 Bari 386.288,00 37.185,72 65.677,22 160.005,00 41,42 Reggio Calabria 321.037,00 18.125,24 154.370,63 24.956,20 7,73 Palermo 500.928,00 28.249,87 177.579,33 130.129,00 25,98 Messina 326.612,00 19.938,77 124.199,95 99.019,00 30,32 Catania 357.368,00 27.941,96 131.843,92 41.691,50 11,67 Cagliari 457.041,00 18.809,84 187.853,02 141.530,00 30,97 AM 4.996.019,68 491.635,97 1.943.050,84 Italia 30.133.800,00 2.287.799,22 10.764.901,78
è relativo alla estensione delle aree protette che rientrano nei territori delle Città Metro- politane. All’interno di questi territori, infatti, sono presenti aree protette di tipo diverso, dai parchi nazionali, ai parchi regionali, alle riserve naturali di qualunque genere, alle zone speciali di conservazione (ZSC), ai siti di importanza comunitaria (SIC), alle zone di protezione speciale (ZPS). Se, ad esempio, si considera la Città Metropolitana di Napoli si ha che sul suo territorio è presente 1 parco nazionale (quello del Vesuvio) la cui estensione è pari a 7.259 ha, 32 zone SIC-ZSC (zone speciali di conservazione) per 42.053,20 ha e 9 zone ZPS (zone di protezione speciale) per 22.146 ha. La superficie di queste aree non è sommabile in quanto sono presenti porzioni di territorio che appartengono a più tipologie di protezione che andrebbero, di conseguenza, considerate una sola volta. Infine, non è esclu- so che una percentuale più o meno rilevante di queste zone di protezione sia zona agricola, per cui essa rientra nei Censimenti come suolo destinato a questo scopo. La Tabella 6, a titolo esemplificativo, riporta la superficie delle aree SIC-ZSC presenti nei territori delle Città Metro- politane, così come estrapolato dagli elenchi ufficiali del Ministero dell’Ambiente. La questio- ne che si pone è come questi tipi di suolo sono in rapporto tra di loro e come queste connes- sioni possono chiarire alcune problematiche relative all’uso dello spazio, soprattutto quello residuale.Relativamente a ciò è possibile fare alcune considerazioni. La superficie territoriale (ST) può essere considerata una variabile del primo livello (L1). Data la ST, il suolo consu- mato (SC), il suolo agricolo (SAT) e il suolo resi- duale (SR) sono partizioni di ST la cui somma è pari esattamente ad ST. SC, SAT e SR sono quindi variabili territoriali del secondo livello
(L2).Quando si introduce il suolo protetto (SP) entra in gioco una variabile territoriale del ter- zo livello (L3) in quanto essa è una partizione di ST, ma è anche una partizione di SAT e di SR. Da questa ipotesi si esclude che SP sia una partizione di SC, ritenendo che se un suolo è consumato non può essere suolo protetto. Questa ipotesi potrebbe essere valida in linea di principio, soprattutto in considerazione del fatto che il suolo consumato è suolo urbano, ma certamente non lo è in assoluto; non si può escludere, infatti, che ridotte estensioni di suolo protetto coincidano con suoli classificati come consumati. Da questa posizione, quindi, viene fuori che il suolo protetto è formato da suoli che possono essere sia agricoli che non agricoli, ossia residuali. La Città Metropoli- tana di Napoli, ad esempio, presenta una superficie territoriale di 117.893 ettari. In essa sono classificati circa 40.000 ettari di suolo consumato e 26.194 di suolo agricolo. La differenza tra questi dati dà luogo ad una superficie residuale di circa 52.000 ettari. Se si prendono in considerazione le aree SIC-ZPS si ha una superficie protetta di circa 42.000 ettari. Per quanto detto questa superficie è da assegnare in parte a quella agricola e in parte a quella residuale. A questo punto sorge il problema della specificazione del dato, ossia della definizione assoluta e percentuale delle superfici associabili alle due aliquote ricordate. Tale associazione può essere fatta, ad esem- pio, approfondendo le caratteristiche territoriali e utilizzando strumenti di geographic informa-
tion system, fermo restando il fatto, come detto in precedenza, che le fonti di dati sono diverse e, per certi versi, comparabili con una certa difficoltà. Come per il suolo protetto il ragio- namento si può estendere ad altre tipologie di suoli appartenenti alle variabili territoriali di terzo ordine (suoli vincolati, suoli che presenta- no uno specifico rischio idrogeologico o altre tipologie).
Conclusioni
Il lavoro ha analizzato il tema del consumo di suolo in relazione al territorio delle Città Metropolitane. Si è messo in evidenza come su questo argomento vi è necessità di un costante approfondimento finalizzato a migliorare le metodologie di protezione degli spazi non
Fig. 2 - Aggregazione schematica delle diverse tipologie di suolo
ancora urbanizzati. Tale approfondimento ha l’obiettivo di migliorare la conoscenza delle ca- ratteristiche della categoria dei suoli residuali in modo da definire con maggiore precisione il numero di sottocategorie che la compongono, le loro caratteristiche e la loro estensione. La metodologia proposta può essere considerata anche come una verifica significativa della con- gruità delle dimensioni considerate: la somma dei valori appartenenti ad ogni categoria deve risultare pari al valore della superficie territo- riale dell’area. Questo significa che se la som- ma risulta minore di quella totale alcune parti del territorio sono state trascurate, mentre se la somma dà un valore maggiore alcune parti del territorio sono state conteggiate più di una volta. Si può ipotizzare che la seconda eve- nienza sia più probabile della prima. In questa analisi un rilievo specifico viene assegnato ai suoli agricoli. Il paper ha considerato questi suoli come una categoria che merita la massi- ma attenzione, sulla base della considerazione che essi sono importanti e che è sempre più forte la necessità che la loro estensione non si riduca ulteriormente. Ciò significa che il suolo agricolo non dovrebbe più essere considerato come uno spazio di riserva per lo sviluppo urbano, bensì come uno spazio da tutelare al pari di un territorio appartenente ad un parco o ad un’area fluviale o ad una zona di frana.