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I L CASO DI STUDIO : L ’ EVOLUZIONE DEL SISTEMA ECONOMICO PISANO DAL DOPOGUERRA AI NOSTRI GIORN

INTERPRETARE IL CAMBIAMENTO DEI SISTEMI ECONOMICI TERRITORIALI: PROCESSI, FRATTURE, RICOMPOSIZION

3. I L CASO DI STUDIO : L ’ EVOLUZIONE DEL SISTEMA ECONOMICO PISANO DAL DOPOGUERRA AI NOSTRI GIORN

La ricostruzione dell’evoluzione del sistema economico pisano viene sintetizzata attraverso l’identificazione delle fratture (temporali, territoriali e transcalari), che corrispondono ai diversi tipi di analisi effettuate.

3.1. Fratture temporali

Un primo elemento di rottura è rappresentato dal boom economico di fine anni Cinquanta e inizi anni Sessanta che sancisce il passaggio da un’economia agricola ad una traiettoria di sviluppo fondata sull’industria, che arriva ad interessare, nel 1971, poco meno del 50% della popolazione occupata: sono attive in quel periodo sia le grandi imprese (si pensi alla Richard Ginori, la Saint- Gobain e la Marzotto nella città di Pisa e la Piaggio a Pontedera) che quelle piccole e gli artigiani autonomi, da cui nascono le specializzazioni successive. Alla fine degli anni Sessanta emergono anche forme di industrializzazione leggera, specializzate in settori come la pelle, le calzature, il tessile, il mobile, che coinvolgono prevalentemente piccole e medie imprese, concentrate in determinate aree (Ponsacco-Perignano, Castelfranco di Sotto, S. Croce sull’Arno). In questo periodo si assiste anche alla crescita del terziario, che non riguarda soltanto i servizi tradizionali, ma coinvolge sempre di più diversi ambiti a seguito dell’espansione dei servizi e delle funzioni legate al welfare.

Alla fine degli anni Settanta e agli inizi degli anni Ottanta si può individuare un’ulteriore frattura nella traiettoria di sviluppo del sistema economico provinciale: si assiste nel 1981 all’avvicinamento del peso del terziario rispetto al secondario, che rimane ancora l’attività economica principale, seppure in declino rispetto agli anni precedenti. Tale dinamica decrescente rispecchia quella registrata a livello toscano e si presenta più marcata rispetto ad altre aree industriali italiane, tanto da indurre alcuni studiosi a parlare di «deindustrializzazione precoce» (BIANCHI, 1986), e per

certi versi «patologica» (CECCHELLA, 1997), in quanto non ancora legata alla smaterializzazione

dell’economia o al progressivo decentramento della produzione nei Paesi in via di sviluppo, ma piuttosto ad una minore vivacità imprenditoriale e ad un più flebile supporto delle politiche locali verso l’industria. In effetti, il terziario continua ad aumentare notevolmente, soprattutto tra il 1981 e il 1991, sia per lo sviluppo di nuove attività – specialmente quelle legate all’informatica, che a Pisa trovano un terreno fertile – sia per l’espansione del commercio ed in particolare della grande distribuzione di proprietà esogena. Alla crescita del terziario contribuiscono in questo periodo le attività legate al turismo, che diventa progressivamente un fenomeno di massa, investendo soprat- tutto le aree costiere e la città di Pisa con le sue note attrazioni artistiche e culturali.

La fine degli anni Novanta e gli inizi degli anni Duemila rappresentano a livello globale un periodo di crescita, per poi registrare una battuta d’arresto con la crisi del 2008: la situazione di difficoltà economica contribuisce a determinare una riduzione della domanda di beni di consumo e della domanda turistica e ciò si riflette sugli assets principali dell’economia provinciale. Tuttavia, si aprono anche nuovi comparti produttivi, in particolare con il rafforzamento dell’alta tecnologia (ICT, robotica,

biomedicale) e la cantieristica. L’agricoltura continua a svolgere un ruolo marginale in termini occupazionali, anche se la nuova attenzione verso l’agricoltura biologica e le nuove forme di commercia- lizzazione dei prodotti alimentari generano nel territorio pisano un rinnovamento del settore.

3.2. Fratture territoriali

Le traiettorie di sviluppo delineate hanno lasciato tracce sul territorio, in primo luogo in termini di formazione di specifici spazi produttivi con strutture, forme e caratteristiche distintive, ancora visibili

nel paesaggio: le forme della grande industria, come la Saint-Gobain, le aree a forte concentrazione di attività industriale, come Pontedera, in cui è ancora ben evidente la presenza della Piaggio sia negli edifici attivi che in quelli recuperati, i distretti industriali intesi come spazi di concentrazione di PMI

collegate tra di loro, i centri commerciali che cominciano a emergere alla fine degli anni Novanta e che caratterizzano le periferie e le aree periurbane, le nuove aree tecnologicamente avanzate, che coniugano ricerca e high-tech.

Allo stesso tempo si possono osservare i divari interni e le differenze territoriali formatisi nelle diverse fasi dell’evoluzione della provincia di Pisa. Se consideriamo un primo periodo e ci fermiamo al 1971, si può rilevare come l’organizzazione territoriale della Provincia sia il risultato della fase della polarizzazione e segni il passaggio da una distribuzione uniforme della popolazione e delle attività economiche degli anni Cinquanta alla formazione di squilibri tra l’area centrale (in particolare i due poli principali di Pisa e Pontedera) e il resto della provincia.

Successivamente, a seguito del processo di industrializzazione diffusa, si acuisce la frattura tra l’area forte formata dalla Piana di Pisa, a cui si aggiunge tutto il Valdarno inferiore, e le zone più interne (Alta Valdera, le colline pisane e la Val di Cecina). Specialmente nel Valdarno inferiore si afferma il modello della campagna urbanizzata ed emergono le problematiche legate al consumo di suolo, all’impatto delle attività economiche sull’ambiente, alla commistione di paesaggi naturali e artificiali.

Con il 2001 comincia una fase di sviluppo più diffuso a livello territoriale: si rafforzano le aree centrali per la dinamica di clustering delle attività culturali e high-tech, ma anche quelle più deboli, in particolare l’Alta Valdera, recuperano rilevanza e sembrano riallinearsi come trend alle sub-aree più avanzate, diventando sede di nuove iniziative in campo turistico e agricolo e zone di attrazione dal punto di vista residenziale.

3.3. Fratture transcalari

Considerando l’evoluzione dei processi economici che avvengono a livello mondiale, non è possibile completare l’interpretazione delle dinamiche di un sistema economico territoriale senza adottare una prospettiva di analisi relazionale, che cerchi di mettere a fuoco le relazioni interne ed esterne al sistema e le connessioni dei fenomeni che avvengono a diverse scale territoriali.

Nella prima fase di trasformazione dell’economia provinciale, le dinamiche relazionali tra la provincia e il mondo esterno sono rappresentate dalla localizzazione di grandi imprese di provenienza esogena, che scelgono l’area di Pisa soprattutto per la posizione geografica centrale. In questo periodo, si possono individuare fratture di relazione all’interno della provincia, dal momento che ci sono aree fortemente connesse tra di loro e con il resto della Toscana, come il Valdarno inferiore e la bassa Valdera, e aree caratterizzate da una minore accessibilità e quindi meno inserite nei circuiti dello sviluppo regionale.

Nella seconda fase, lo sviluppo delle piccole e medie imprese e dei distretti industriali è trainato dal successo del Made in Italy a livello internazionale e dalla conseguente crescita delle esportazioni. L’economia provinciale pisana è, dunque, fortemente orientata verso i mercati esterni, ma allo stesso caratterizzata da legami molto forti a livello locale, su cui si basa il successo dell’organizzazione del lavoro nei distretti industriali. Se alcune aree della provincia si inseriscono nelle dinamiche dello sviluppo distrettuale o della grande industria, altre rimangono estranee allo sviluppo provinciale, manifestando perdita di popolazione e progressiva marginalizzazione sia economica che culturale.

Nel periodo successivo (1981-2001), continua il processo di internazionalizzazione delle imprese, ma allo stesso tempo cominciano a emergere segnali di conflitto tra locale e globale, derivanti soprattutto dalla concorrenza con i Paesi emergenti nella produzione di beni di consumo. Per alcune imprese inizia il declino, per altre questa dinamica determina un orientamento verso i beni di qualità e verso una domanda extra-locale, in particolare straniera, che si amplia verso i nuovi Paesi emergenti. La concorrenza nei beni di consumo tradizionali porta il sistema economico provinciale a promuovere attività ad alto contenuto scientifico e tecnologico e questo comporta una maggiore apertura dei soggetti operanti sul territorio non solo per intercettare la domanda, ma anche per stare al passo sul piano dell’evoluzione delle tecnologie. Le fratture relazionali interne alla provincia in questo periodo diminuiscono; tuttavia, le relazioni tra le diverse sub-aree riguardano maggiormente la popolazione (pendolarismo, distribuzione dei servizi) piuttosto che il tessuto produttivo, nel quale emerge una scarsa connessione tra i vari settori economici esistenti.

Nell’ultimo decennio, le relazioni tra le diverse scale territoriali si sono intensificate grazie anche allo sviluppo delle nuove tecnologie della comunicazione. L’università ed altri soggetti operanti nel

campo della ricerca e dell’innovazione svolgono più che in passato il ruolo di gatekeeper a livello internazionale. Il turismo della provincia acquisisce una dimensione sempre più globale. A livello intra-provinciale, le relazioni si rafforzano in termini di aggregazioni di comuni per lo svolgimento di alcuni servizi e in termini di iniziative di valorizzazione delle complementarietà.

4. CONCLUSIONI

Il percorso di studio compiuto sembra confermare l’importanza di una lettura delle dinamiche di cambiamento dei sistema economici territoriali che comprenda l’analisi delle fratture, considerate sia nella loro accezione negativa, di shock, di crisi, di divario, di dialettica, ma anche nella loro potenzialità di generare nuove traiettorie di sviluppo e di suscitare iniziative di ricomposizione. Proprio rifacendosi a questa caratteristica di passaggio e di potenziale cambiamento insita nella nozione di frattura, risulta, dunque, centrale l’identificazione dei momenti di transizione, delle situazioni di conflitto, delle frammentazioni transcalari, al fine di cogliere anche i tentativi di ricerca di equilibrio da parte del sistema, tra il divenire e la memoria, tra l’innovazione e la tradizione, tra i settori vecchi e attività nuove, tra le aree avanzate e quelle marginali, tra la dimensione locale e quella globale.

Infatti, nel caso di studio analizzato, si è tentato di descrivere sinteticamente nel lungo periodo le fratture e i successivi passaggi di traiettoria e gli intenti di ricomposizione e di ricerca di nuove relazioni tra aree con vocazioni territoriali diverse e di nuove dialettiche tra locale e globale. Permangono nel sistema provinciale pisano sicuramente situazioni di conflitto di uso del suolo e incertezze sulle future dinamiche di sviluppo economico, a cui si accompagnano problematiche di natura sociale, che in questa sede non sono state trattate, soprattutto nelle realtà urbane più rilevanti e nelle aree di concentrazione produttiva, legate all’aumento della disoccupazione e all’elevata concentrazione di popolazione straniera, in parte non pienamente integrata nel tessuto economico e urbano. La capacità di leggere le fratture di un sistema territoriale può diventare, dunque, uno strumento non solo per comprendere il cambiamento di un territorio, ma anche per riflettere sulle possibili soluzioni di ricomposizione e di superamento del conflitto in termini di definizione di politiche locali place-specific e di promozione di nuove dinamiche di sviluppo.

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Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere, Università di Pisa; michela.lazzeroni@unipi.it.

RIASSUNTO – L’obiettivo di questo lavoro è riflettere sulle chiavi di lettura più appropriate per l’interpretazione del cambiamento dei sistemi economici territoriali, in uno scenario economico attuale, caratterizzato da notevoli cambiamenti sia a livello temporale che spaziale. Per rispondere a tale obiettivo, vengono presentate alcune prospettive di analisi e viene introdotto il concetto di frattura, che sta ad indicare l’interruzione nello svolgimento di un fenomeno e l’emergere di una situazione di crisi, ma anche la discontinuità e l’orientamento verso nuove traiettorie di sviluppo e nuovi assetti del sistema. Più precisamente, viene proposta un’analisi territoriale che integri un tipo di analisi diacronica, orientata a ricostruire le traiettorie di sviluppo economico di un territorio, i momenti di destabilizzazione (fratture temporali) e i passaggi verso altre dinamiche di sviluppo; un tipo di analisi sincronica, che mira a cogliere le tracce lasciate dai processi sulle forme economiche territoriali e a identificare le differenze di sviluppo (fratture territoriali); un tipo di analisi relazionale, volta a descrivere le relazioni interne ed esterne al territorio e le situazioni di frammentazione dei fenomeni che avvengono a diverse scale territoriali (fratture transcalari). Partendo da queste prospettive di analisi, è stato analizzato il sistema economico pisano, cercando di cogliere le traiettorie di sviluppo che lo hanno caratterizzato, le trasformazioni che queste hanno lasciato sul territorio, le fratture che sono emerse, le dinamiche di ricomposizione e di cambiamento.

SUMMARY – The goal of this work is to present most appropriate interpretations to understand the evolution of territorial economic systems, in the current economic scenario, characterized by remarkable changes both in time and in space. To meet this objective, we suggest some analysis perspectives and we introduce the concept of fracture, which indicates the interruption in the evolution of a phenomenon and the emergence of a crisis situation, but also discontinuities and orientation towards new development trajectories and new system structures. More precisely, we propose a territorial analysis which integrates: the diachronic analysis, oriented to reconstruct the economic trajectories and to identify the interruptions (temporal fractures) and the steps towards other development dynamics; the synchronic analysis, which aims to capture the traces of the processes on regional economic forms and to identify the development differences (territorial fractures); the relational analysis, aimed at describing the internal and external relationships and the fragmentation of the phenomena that occur at different spatial scales (transcalar fractures). Using these perspectives of analysis, we examined the economic system of Pisa, trying to understand its development trajectories, the transformations left in the territorial structures, the emergent fractures, the dynamics of reconstruction and change.

Sessione 6

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