• Non ci sono risultati.

M ONTANARO PER OBBLIGO O PER SCELTA ?

MONTAGNA E PIANURA: STORIA DI CONFLITTI E COALIZION

3. M ONTANARO PER OBBLIGO O PER SCELTA ?

Tra gli obiettivi che le strategie territoriali dovrebbero perseguire c’è sicuramente il recupero del legame della montagna con la pianura che assume forme differenziate e del tutto nuove. Di fatto a fronte di un fenomeno che ha prodotto in passato lo spopolamento dei comuni nei territori in quota più elevata, abbiamo ora cittadini di aree di fondovalle o metropolitane che sono interessati a trasferirsi per andare a vivere in contesti diversi, con una maggiore qualità della vita, con ritmi più umani e, da un punto di vista esistenziale, anche più «veri», per cui «difendere la montagna, la sua identità oggi si può non tanto chiudendosi in una Heimat senza speranza, ma coltivando le passioni locali e nel contempo dialogando con l’esterno, quindi con la megalopoli. Come dire che ci vuole una duplice cultura, unica condizione per vivere o sopravvivere nel difficile mondo della complessità che ci assedia» (TURRI, 2002).

Quindi, oggi si può immaginare la coesistenza tra il «montanaro per obbligo» e, in prospettiva, il «montanaro per scelta». Infatti lee aree montane si stanno rivelando territori di un insediamento alternativo a quello urbano e periurbano dove poter sperimentare un processo volto a ripristinare una nuova identità culturale che attinga forza da fattori quali le reti, il capitale sociale, la coesione e la

governance. Inoltre secondo un recente studio la montagna

suscita sentimenti positivi anche nei giovani: il 34% infatti dichiara di collegare alla montagna il concetto di «bellezza» mentre il 51% quello di «libertà»; i concetti negativi sono minoritari (11% «indifferenza o noia» e 4%

«pericolo»). Se consideriamo i primi non si rilevano differenze di valutazione tra maschi e femmine, anche se le ragazze sembrano maggiormente sensibili alla fatica e all’insoddisfazione. Rispetto al totale della popolazione i giovani mostrano comprensibilmente una maggiore sensibilità alla libertà rispetto alla bellezza; se invece consideriamo la popolazione adulta, i risultati mostrano che il 51% associa la bellezza mentre il 35% il senso di «libertà» (MACCHIAVELLI e POZZI, 2014, p. 11).

E, a differenza di quelle urbane, le aree montane hanno ancora la possibilità di porre in primo piano il territorio, senza ridurlo a semplici e anonimi modelli o a schemi di riferimento, per altro, per nulla rappresentativi, ma immerso in una dimensione rispettosa dei valori ambientali e culturali. In questo quadro sembrerebbe delinearsi una riconciliazione tra l’abitante della montagna e l’abitante della pianura. In realtà, mai come in questo momento, il conflitto sociale nei suoi aspetti materiali e simbolici appare contraddistinto da ambivalenze e contraddittorietà, che si riflettono anche sulle percezioni culturali del rurale, della montanità, ma anche nel caso delle aree forestali o della regimazione delle acque che scendono dalla montagna a valle. Tali contraddizioni assumono spesso il connotato di un neoruralismo e di un ambientalismo di matrice urbana, potenzialmente in conflitto con la dimensione rurale e ambientale. Infine, va sicuramente affrontato il tema dell’insediamento di giovani in montagna, che oggi è spesso condizionato dalla difficoltà di accesso al credito in ragione delle politiche degli istituti bancari, di un assetto fondiario polverizzato e dei costi elevatissimi del recupero del patrimonio edilizio. Quando invece i ritorni in termini di recupero di vitalità della montagna possono essere rapidi e a cascata, basti pensare alla possibilità – in presenza di nuovi nati – di mantenere in vita scuole e servizi, ma anche e soprattutto alla spinta psicologica e morale che ne deriva, al recupero di desiderio di fare e di voglia di autogoverno (CORTI, ALLOCCO e MACULOTTI, 2011). In

questa ottica, Internet sta diventando uno strumento sempre più rilevante all’interno delle attività imprenditoriali e della vita quotidiana in montagna: uno strumento che offre una più efficace comuni- cazione e una maggiore visibilità per le attività produttive e migliora la qualità di vita attraverso l’accesso ai servizi digitali. Tuttavia, anche se la rete è ormai arrivata in alta quota, entrando persino nelle baite più isolate, spesso si verifica una qualità del segnale che non permette alcune banali operazioni quali l’invio di una mail o il pagamento di un bollettino postale; si perde così l’occasione di crescita che può offrire la rete. In definitiva «scuole a misura della montagna, banda larga ovunque, e incentivi a chi si trasferisce in montagna per fare impresa» (ibidem) fa dunque intravvedere come i limiti della montagna, le caratteristiche condizioni altimetriche, le difficoltà di accessibilità, la mancanza di economie di scala proprie della pianura, renda le aree montane non più marginali, né tanto meno deboli, ma territori con una propria identità sociale e culturale, che secondo Hirschman rappresentano anche «rilevanti bacini di risorse inutilizzate», che potrebbero essere sollecitate a divenire opportunità di sviluppo sostenibile, perché contraddistinte da un’economia fortemente specializzata in specifici settori: attività collegate all’agricoltura, alle risorse naturali e al turismo.

Invece di considerarle ai margini dei processi di sviluppo territoriale, bisognerebbe riconoscere alle aree montane il loro ruolo di «network territoriale» che focalizza l’attenzione sugli attori locali (cittadini, imprese e istituzioni), originando forme di democrazia partecipativa e interagendo a vicenda in una rete di apprendimento.

Occorrerebbe, quindi, attuare delle politiche in grado di considerare la montagna il bene geografico per eccellenza, patrimonio di tutti nel senso di appartenenza e di convivenza le cui «pratiche di conservazione e valorizzazione del patrimonio locale sono perseguite da nuovi abitanti (in molti casi esterni e/o stranieri) che portano modelli culturali emergenti dalla crisi della modernizzazione» (MAGNAGHI, 2000, p. 90).

In questo terzo millennio sia che si tratti di Alpi sia di Appennini, la vera sfida come opportunità e conflitto è rappresentata proprio dal rapporto fra montagna e abitanti, poiché grazie alle tecnologie della comunicazione, hanno la possibilità e la capacità di interagire per poter costruire un percorso di sviluppo territoriale in modo partecipato e sinergico. Come ricorda Franco Arminio è necessario premiare chi rimane: «è una scelta che aiuta anche chi va via, perché ha un luogo in cui tornare» (ARMINIO, 2013). La montagna può dunque contribuire alla formazione della ricchezza del sistema-

Paese, ma solo in una logica di sistema, che garantisca una maggiore capacità di comunicazione e aumenti gli scambi di esperienze tra istituzioni, imprese e comunità, favorendo l’avvio di reti di collaborazioni, di reciprocità e di condivisione dei processi economici, oramai di livello globale, che possano determinare così una nuova coesione sociale nei territori di montagna che devono essere in grado di valorizzare in modo innovativo le proprie risorse. Risorse che comprendono la grande biodiversità, le genti autoctone, le tradizioni produttive, ovvero il contributo più importante che la montagna può dare all’Italia, in modo che non diventi solo il «luogo parziale» di un villaggio globale.

Come afferma Annibale Salsa i fenomeni della postmodernità (globalizzazione dell’economia, omolo- gazione dei modelli comportamentali, perdita delle specificità) hanno indotto risposte culturali quali la folklorizzazione, l’esasperazione localistica, l’esasperazione etnica, che ci hanno reso più vulnerabili di fronte a una realtà sempre più fluida, dove però coesistono due identità: una dinamica, sempre in divenire che si costruisce storicamente con il senso del futuro e l’altra relativa, che non si autorelega in confini ristretti, ma al contrario contempla universi culturali e territoriali più ampi con i quali confrontarsi. La sintesi di queste due identità costituisce un’opportunità di rinascita per l’economia dello spazio montano, in grado di restituire alla montagna il ruolo di «cerniera tra i popoli: non steccato ma ponte» (SALSA, 2011). La montagna è una vera e propria arte che evidentemente non

investe solo la dimensione, la qualità dello spazio e le nuove forme di conflitto che vi si manifestano, ma riguarda la necessità di inventare nuove corrispondenze tra territorio e abitanti, di reinventare e di esaminare i processi di separazione e di integrazione di una cultura di governo, perché amministrare le montagne è molto vicino a governare la società.

BIBLIOGRAFIA

ANDREOTTI G., «Città e montagna: un’unica cultura», in BERNARDI R.,SALGARO S.eSMIRAGLIA C. (a cura di), L’evoluzione

della montagna italiana fra tradizione e modernità, Bologna, Pàtron, 1994, pp. 53-62.

ARMINIO F., Geografia commossa dell’Italia interna, Milano, Bruno Mondadori, 2013.

BONORA P., «Consumo di suolo e collasso delle politiche territoriali», in BONORA P. (a cura di), Visioni e politiche del

territorio. Per una nuova alleanza tra urbano e rurale, Quaderni del Territorio, 2012, n. 2, pp. 1-128.

CANNATA G.,FOLLONI G.eGORLA G.,«Lavorare e vivere in montagna. Svantaggi strutturali e costi aggiuntivi», Quaderni

della Montagna, n. 3, Bologna, BUP, 2007.

CAROLI M.G., Il marketing territoriale, Milano, Franco Angeli, 1999.

CAVERI L., L’Europa e la montagna, Verbania, Tararà edizioni, 2001.

CENSIS, Il valore della montagna, Roma, Franco Angeli, 2003.

CORTI M.,ALLOCCO M.eMACULOTTI G., «La montagna: non un problema, ma una risorsa da riscoprire scommettendo sulla

capacità di autogoverno di chi vi abita e vi lavora», Confronti, Regione Lombardia, 2011, n. 3.

DEMATTEIS G., «Città delle Alpi: distinte e connesse. Apertura responsabile per un’evoluzione autonoma e sostenibile dei

sistemi alpini», Ripensare la montagna, Economia Trentina, Trento, a. LVIV, 2010, n. 2-3.

FOURNY M.C., «Le città alpine tra urbanizzazione, innovazione e mantenimento dell’identità», in Città alpine, Convegno

internazionale, Istituto Trentino di cultura, Trento, 2004, pp. 15-22.

HIRSCHMAN A.O., Passaggi di frontiera. I luoghi e le idee di un percorso di vita, Roma, Donzelli, 1994.

MACCHIAVELLI A.e POZZI A., «I giovani e la montagna. Risultati di un’indagine condotta nell’Italia Settentrionale»,

Journal of Alpine Research. Revue de géographie alpine, Mélanges, 2014, DOI: 10.4000/rga.2397.

MAGNAGHI A., Il progetto locale, Torino, Bollati Boringhieri, 2000.

MANTINO F., «Sviluppo in montagna e nelle aree interne: apprendere dalle politiche e dalle esperienze progettuali»,

Agriregionieuropa, INEA, a. 9, 2013, n. 34.

MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO-DPS, Le aree interne dell’Italia: una strategia di sviluppo, Roma, 2013.

PETTENATI G., I nuovi abitanti della montagna: un ingrediente fondamentale per le politiche di sviluppo montano, Dislivelli,

2012.

SALSA A.,Il tramonto delle identità tradizionali. Spaesamento e disagio esistenziale nelle Alpi, Scarmagno (TO), Priuli &

Verlucca, 2011.

TURRI E., La conoscenza del territorio. Metodologia per un’analisi storico-geografica, Venezia, Marsilio, 2002.

Università degli Studi della Tuscia; ciaschi@unitus.it.

RIASSUNTO – L’intervento ha l’intento di affrontare il rapporto montagna e pianura considerando che in passato si è verificato un massiccio spopolamento dei comuni nei territori montani, mentre oggi si assiste al fenomeno di cittadini di aree di fondovalle o metropolitane che sono interessati a trasferirsi in contesti montani con una maggiore qualità della vita e con ritmi più umani. Le aree montane si stanno rivelando territori di un insediamento alternativo a quello urbano, dove poter sperimentare una nuova identità culturale: il montanaro per scelta.

SUMMARY – The intervention has the intent to address the interconnection between mountains and plains whereas in the past there has been a massive depopulation of the municipalities in mountain areas, while today there is the phenomenon of citizens of the valley floor or metropolitan areas who are interested in moving to mountain environments with a higher quality of life, with more human pace. Mountain areas are proving to be territories of an alternative settlement to the urban one, where to experience a new cultural identity: to be the mountaineer by choice.

Parole chiave: montagna, pianura, politiche territoriali. Keywords: mountain, plain, territorial policies.

ANTONIETTA IVONA E DONATELLA PRIVITERA

IL CONFLITTO GLOBALE VS. LOCALE E LE ECCELLENZE

Documenti correlati