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L A NECESSITÀ DI UNA RICONVERSIONE GREEN

GLI EFFETTI A LUNGO TERMINE DELLA POLITICA ATTUATA NEL MEZZOGIORNO DAI «POLI DI SVILUPPO»

6. L A NECESSITÀ DI UNA RICONVERSIONE GREEN

Tutti gli elementi finora analizzati stanno a testimoniare che occorre una totale inversione di tendenza nei riguardi di una politica che è fallita su tutti fronti a discapito del territorio, riducendo sempre più i posti di lavoro e seminando sempre più morti e catastrofi ambientali, in attesa di opere di bonifica che, purtroppo, costituiscono ancora un auspicio per il futuro, anziché una realtà del presente.

A tal riguardo, anche l’annunciata riconversione dell’impianto di Gela in bioraffineria, potenziale punto di svolta verso una politica finalmente green, ha dato luogo a vibranti polemiche tra il Presidente della Regione Sicilia, Rosario Crocetta, il quale reputa valido il progetto presentato dall’Eni, e il sottosegretario all’ambiente del Governo Renzi, Giuseppe Castiglione, secondo il quale sono invece obsolete le tecnologie proposte dall’Ente Nazionale Idrocarburi. Ulteriori perplessità sono state espresse anche sulla reale possibilità che la futura bioraffineria possa mantenere i livelli occupazionali del vecchio impianto. In attesa che venga chiarita l’effettiva validità di una bio- conversione, l’unica e inconfutabile realtà è che gli impianti del polo di Gela sono ormai fermi dal- l’aprile del 2014 con effetti deleteri anche sull’indotto. Una svolta verde è comunque necessaria per

tutti i poli petrolchimici siciliani attraverso una politica finalmente attenta e oculata per Gela, Siracusa-Augusta-Melilli e Milazzo che non vanno considerate come tre isole ma vanno accomunate in una strategia integrata messa in atto dalla Regione Sicilia unitamente al governo nazionale e a tutti gli altri stakeholder interessati alla soluzione di un problema così controverso e drammatico nei suoi risvolti occupazionali, ambientali e sanitari. Solo così si potrà inaugurare una nuova stagione segnata non più dal conflitto economia contro ecologia ma da un connubio di sviluppo rappresentato da un’ecologia per l’economia.

Volendo tracciare delle brevissime riflessioni conclusive, desidero sottolineare che la lezione che si può trarre dall’esperienza dei poli di sviluppo è la considerazione che la promozione del Mezzogiorno d’Italia non può essere affidata a politiche provenienti dall’alto, senza coinvolgere le comunità locali che, invece, devono rivestire un ruolo prioritario nella scelta delle attività che vanno incentivate che non possono, in questo caso, prescindere dalle nuove forme di green economy, settore che costituisce, peraltro, uno dei pochi comparti che riescono a creare in Italia, in un periodo di profonda crisi, nuovi posti di lavoro. È necessario, dunque, perseguire l’equità come condizione necessaria sia allo sviluppo umano sia a quello economico, puntando a creare un benessere reale, promuovendo nuova occupazione, capacità e competenze, valorizzando le risorse locali dei diversi contesti territoriali (RONCHI e MORABITO, 2012, p. 19).

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RIASSUNTO – Uno dei più importanti conflitti del nostro tempo è rappresentato dalla contrapposizione tra crescita economica e sostenibilità ambientale. Questa ricerca trae origine dall’attuazione della politica dei «poli di sviluppo», ispirata dalla teoria del Perroux e messa in atto dalla Cassa per il Mezzogiorno nella «seconda fase» dell’intervento straordinario, inaugurata nel 1957. L’indagine prosegue con l’individuazione dei modelli con cui si è manifestato questo processo, basato sulla localizzazione di industrie di grandi dimensioni, i cui effetti sono rilevabili ancora oggi, a distanza di oltre cinquant’anni dall’inaugurazione di quella politica. Tali modelli si possono compendiare nell’espressione «economia contro ecologia». Tra i «poli di sviluppo» inseriti in quest’ambito, ho ritenuto opportuno condurre un’analisi dettagliata sul principale polo siderurgico dell’Italia meridionale, l’Ilva di Taranto, e sui tre poli petrolchimici siciliani: Milazzo, Gela e Priolo-Augusta-Melilli.

SUMMARY – One of the most important conflicts of our time is the contrast between economic growth and environmental sustainability. This research stems from the implementation of the policy of «development poles», inspired by the theory of Perroux and implemented by the «Cassa del Mezzogiorno» in the «second phase» of the extraordinary, inaugurated in 1957. The investigation continues with the identification of models with which it started this process, based on the location of large industries, the effects of which are detectable even today, after more than fifty years after the inauguration of that policy. These models can be summarized in the expression «economy versus ecology». Between the «poles of development» included in this context, I thought it appropriate to conduct a detailed analysis on the main steel plant in southern Italy, Ilva of Taranto, and the three Sicilian petrochemical: Milazzo, Gela and Priolo-Augusta-Melilli.

ROBERTA GEMMITI

AMBIENTE E GEOGRAFIA ECONOMICA.

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