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M ODELLO DI ACCOGLIENZA E INTEGRAZIONE

MIGRAZIONI INTERNAZIONALI E POLITICHE TERRITORIAL

5. M ODELLO DI ACCOGLIENZA E INTEGRAZIONE

La scelta della meta italiana dipende da un insieme di caratteristiche comuni sia per i migranti di passaggio che per quelli stanziali. In Italia, le politiche migratorie, nonostante un ingente corpus normativo, sono considerate poco restrittive e adatte all’ingresso regolare temporaneo, oltre a quello irregolare, e all’agevole trasformazione in permesso di soggiorno per motivo di lavoro. I controlli risultano poco efficaci e classificabili «tolleranti»; ciò appare confermato sia dai costanti sbarchi sulle coste italiane sempre meno legati alla «stagionalità» che alla gestione degli attuali Centri di Accoglienza (CA), documentata anche dai media: ad esempio, le «fughe» da questi possono essere ben

considerate delle semplici uscite. Tuttavia il grosso dei flussi in entrata passa per altri canali meno evidenti. La legislazione italiana in materia, nonostante non sia vetusta, è sottoposta ad una continua revisione dalle riforme di inizi anni Novanta al Testo Unico del 1998, alla cosiddetta «Bossi- Fini» di inizio decennio, che ha proprio fra i temi principali la pianificazione triennale delle quote di ingresso, la gestione dei CPT (ora CA) e le politiche di inserimento dei migranti.

L’Italia è un Paese che da emigrazione si sta strutturando ad immigrazione, pur non avendo per tradizione uno specifico modello di accoglienza. Se è emerso come luogo di destinazione dei flussi dagli anni Settanta, la trasformazione è avvenuta e avviene anche a causa dello sfruttamento da parte dei migranti della sua condizione di prossimità con alcuni Paesi a forte pressione migratoria e della sua posizione geografica di «ponte» nel Mediterraneo. La formazione di comunità nazionali all’interno del suo territorio è facilitata proprio dall’assenza di un modello di accoglienza preesistente come quello peculiare statunitense di fusione; modello conosciuto come melting pot o del crogiolo a causa del suo progetto culturale non strutturato, se non inesistente, che attualmente sembra dar vita a una salad

bowl. Il percorso dell’accoglienza in Italia non sembra simile neppure al modello assimilativo frutto della

storia del colonialismo europeo di stampo francese che punta a «riplasmare» l’immigrato, come a quello

funzionalista tedesco che facilita la non integrazione per favorire il rientro a casa del migrante. Alcune

considerazioni svolte in questo contributo sembrano evidenziare possibili affinità con il modello multiculturale che, con differenti caratteristiche, è riconducibile alla Gran Bretagna, alla Svezia e ai Paesi Bassi: plurilinguista e multietnico, presenta il rischio di vivere la migrazione con la sola appartenenza al proprio gruppo. In Italia, la situazione ibrida del modello di accoglienza molto dipende dalle scelte legislative e non tiene conto della situazione in cambiamento, ad esempio rispetto al modo di intendere la famiglia in un contesto di migrazioni. Le caratteristiche delle migrazioni mostrano esse stesse profonde trasformazioni con la formazione di nuclei familiari ricongiunti, la creazione di reti familiari e di network di accoglienza, la formazione di famiglie transnazionali, la nascita delle figure delle madri transnazionali e, infine, le famiglie miste. Ciò genera differenti e difficili modelli di convivenza che, se da una parte devono considerare le potenzialità dell’immigrazione di lunga durata e gli aspetti demografici e professionali, dall’altra si devono far carico dei problemi sanitari e di istruzione e di assistenza in generale: a) combinare i vantaggi di questo potenziale di crescita dell’ingresso di giovani nella popolazione con una serie di criticità e problemi, quali l’istruzione dei figli dei ricongiun- gimenti per quelle comunità già presenti (Albania e Marocco); b) problematiche connesse ad un’ampia accessibilità dell’assistenza sanitaria; c) aspetti previdenziali; d) problemi di sicurezza; e) effettiva regolarizzazione. Gli stessi network di assistenza ed accoglienza dei migranti possono aumentare alcuni rischi (schiavitù, prostituzione, criminalità). Un non modello frutto di un relativo grado di dualismo porta ad: a) scelte nazionali altalenanti, a volte ispirate dalle richieste europee come la trasformazione di Mare Nostrum in Triton sulla questione degli sbarchi, altre al pragmatismo come la gestione tollerante dei flussi irregolari via terra e le sanatorie; b) scelte locali che offrono modelli differenti dipendenti dalla stessa natura degli enti locali (OLIVIERI, 2008). La pressione migratoria sull’Italia

lungo le due direttrici tende ad aumentare. Il progetto di un modello di accoglienza e di inserimento dovrebbe tenere conto da una parte delle specificità territoriali di provenienza e di motivazione e, dall’altra, della capacità di concentrazione dei migranti sul territorio. Modello che come detto non esiste e che la conflittualità fra le forze politiche nazionali e locali ne rafforza il dualismo. La parola integrazione è sostituita alternativamente con tolleranza e repressione a seconda del colore politico; in realtà essa non è sinonimo né della prima né della seconda. Tale stato è supplito in parte da comportamenti virtuosi, seppur rari, di diversi enti locali e dal già citato network di accoglienza delle stesse comunità migranti secondo le caratteristiche proprie di un approccio bottom up e della sussidiarietà verticale e orizzontale. Si pone una nuova relazione fra sistema di governance e confine. Il primo appare sempre più mutevole fra Europa e politica nazionale e «zoppo in quanto esistono aree grigie come il disagio abitativo» (ibid., p. 209). Il ruolo del confine, sempre più mutevole anch’esso, diviene un problema nuovo e diverso di cui sistema della governance e politica devono tener conto. Le considerazioni di confini fisici e amministrativi da rispettare, per individuare all’interno di essi un sistema territoriale di integrazione reale e strutturato che trasformi la parola repressione in rispetto delle leggi e delle norme; e che modifichi la parola tolleranza in accoglienza con l’adozione di un sistema che, essendo assente, può essere nascente e nuovo immaginando la necessità ad esempio dell’adozione dello ius soli come pilatro fondativo del modello di integrazione.

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Francesco Maria Olivieri: Roma, Facoltà di Economia, Universitas Mercatorum; f.olivieri@unimercatorum.it.

RIASSUNTO – La migrazione è un fenomeno con evidenti connotazioni territoriali e definito in relazione a precisi spazi e luoghi geografici. In particolare, il fenomeno delle migrazioni internazionali in Italia presenta caratteristiche peculiari dipendenti da alcuni fattori, fra cui la rapidità della storia migratoria italiana rispetto ad altri Paesi europei. Questo percorso ha avuto impatti alle diverse scale territoriali. Per affrontare il fenomeno migratorio e la sua complessità, l’obiettivo del presente lavoro è duplice. In primo luogo, è stata effettuata, attraverso un quoziente di localizzazione, un’analisi di contesto per rilevare la concentrazione territoriale rispetto alle destinazioni e la distribuzione territoriale delle principali comunità straniere a livello di NUTS3, per desumere le tendenze localizzative delle diverse comunità negli ultimi

anni; con un approfondimento relativo alle caratteristiche dell’evoluzione delle principali comunità all’interno del territorio nazionale. Alla luce dei risultati, il fenomeno migratorio e i relativi impatti sono stati ricondotti alle politiche, anche con riferimento al tema della governance multilivello: Europa, ed Italia, si trovano a dover fronteggiare un’emergenza sempre più critica dovuta all’assenza di un modello europeo di accoglienza e di una strategia politica comunitaria. Ciò ha generato un conflitto che da larvato si è manifestato negli ultimi anni in modo sempre più pervasivo, a causa dei nuovi flussi generati dall’allargamento, del riacutizzarsi di vecchi e l’emergere di nuovi conflitti sociali e politici nei Paesi Africani e del Medio Oriente e, infine, delle migrazioni di lunga distanza per motivazioni economiche. Il presente contributo è un tentativo di inquadramento del fenomeno, frutto anche di precedenti lavori degli autori, in termini di composizione dei conflitti per la strutturazione di un modello di accoglienza e integrazione all’interno della governance territoriale del fenomeno migratorio.

SUMMARY – Migration is a phenomenon with obvious spatial connotations and defined in relation to specific spaces and places. In particular, the phenomenon of international migration in Italy has particular characteristics dependent on certain factors, including the speed of history of Italian migration compared to other European countries. This route has had impacts at different spatial scales. To afford the phenomenon of migration and its complexity, we propose a double aspect. First, we carried out, with a localization quotient, a context analysis to detect the spatial concentration and the spatial distribution of the main foreign communities NUTS3 level, to deduce the settlement trends of the different

communities during last years. In the second aspect, the phenomenon of migration and its impacts have connected to the policies, also with regard to the issue of multi-level governance: Europe, and Italy, are facing with an emergency in a critical way, due to the absence of a European model and a political strategy. In recent years, this created a conflict always more pervasive, because of new traffic flows generated by emergence of new social and political conflicts in African countries and the Middle East. This paper is an attempt to classify the phenomenon, also the result of the previous work of the authors, in terms of conflict resolution for structuring a model of acceptance and integration within the territorial governance of migration.

Parole chiave: migrazioni, governance, concentrazione territoriale. Keywords: migration, governance, territorial concentration.

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