• Non ci sono risultati.

L A SOLUZIONE DEI CONFLITTI NEI MODELLI DI GOVERNANCE

AGLI STRUMENTI DI GOVERNANCE

4. L A SOLUZIONE DEI CONFLITTI NEI MODELLI DI GOVERNANCE

Dal conflitto al metaconflitto: come gestire una condizione di disuguaglianza distributiva, quando un commons o dei beni a libero accesso diventano proprietà privata o comunque vengono destinati coercitivamente a usi impropri o imposti alle società tradizionali? Cioè, cosa accade, quando si impongono delle «recinzioni» e come si gestisce il conflitto? Come si è detto, spesso sono le recinzioni che creano conflitti, in quanto con esse si giunge all’espulsione e/o a una competizione squilibrata nell’uso della risorsa, innescando conflitti ecologici distributivi. La privatizzazione non è la soluzione più opportuna, bensì la gestione condivisa, la proprietà comunitaria con regole d’uso per i membri. La gestione delle proprietà comuni fatta a scala locale si basa sulla creazione di un apparato di norme condivise che permettono una gestione sostenibile della risorsa comune. Al contrario, la gestione «sovralocale» ha spesso determinato una mancanza di condivisione nella gestione delle risorse e ha provocato una perdita della stessa (OSTROM et al., 1999, p. 278). Le istituzioni basate sulla Comunità

spesso usano strategie informali per raggiungere il rispetto delle regole, attraverso l’impegno alle regole dei partecipanti e sottili sanzioni sociali. Molte regolamentazioni ambientali in società complesse sono state command and control. Se sono disponibili sufficienti risorse per il monitoraggio e il rafforzamento, questi approcci sono efficaci. Ma quando i governi mancano di volontà o di risorse per proteggere «le aree protette», quando i più importanti danni ambientali provengono da fonti «non puntuali» difficili da individuare e quando bisogna incoraggiare l’innovazione nei comportamenti e nelle tecnologie, gli approcci command and control sono meno efficaci. Essi sono anche economicamente inefficaci in molte occasioni. (DIETZ,OSTROM e STERN, 2003, p. 1909).

Sicuramente, la distinzione tra i conflitti nei Paesi sottosviluppati e in via di sviluppo e quelli a più alti livelli di reddito è importante per capirne i contesti e porre in atto politiche adeguate. In questi ultimi Paesi, la negoziazione e le politiche di governance multilivello – intese come redistribuzione di potere che richiede «necessariamente l’interazione tra una pluralità di soggetti che agiscono su livelli geografici e istituzionali distinti» (SCARPELLI, 2009, p. 9) – sono le più adottate e

quelle che funzionano meglio (o meglio dovrebbero funzionare se correttamente adottate) nella soluzione dei conflitti o, meglio, nella loro prevenzione. Pensiamo, per esempio, alla fortuna che ha avuto Agenda 21 locale o tutti i tavoli tecnici di concertazione relativi a progetti a possibile impatto ambientale o di salvaguardia ambientale che possono limitare la libertà d’uso del territorio dei cittadini, come l’istituzione di un parco naturale. Si provi a pensare anche alle azioni «dal basso» nella risoluzione di conflitti legati all’uso delle risorse attraverso programmi di microcredito – forma

di inclusione sociale fondamentale in molti casi alla ridistribuzione delle risorse, grazie alla possibilità di poter acquisirle, e dunque un modo per evitare il conflitto o sanarlo – dove la gestione di un bene comune (il credito erogato) è basata sull’affidabilità dei creditori e garantita dal controllo effettuato dagli altri creditori (DE VINCENZO, 2009).

Si tratta della soluzione delle dispute con metodi alternativi (alternative dispute resolution, ADR), nelle quali, durante il processo di negoziazione, si cerca la best alternative to no agreement (BATNA), la

migliore alternativa in assenza accordo (AAA), la quale «richiede che gli attori “misurino” la

differenza, in base alle proprie forze, tra i benefici ottenibili in assenza di accordo e quelli ottenibili con l’accordo» (FAGGI e TURCO, 2001, p. 73). La formazione del consenso e la partecipazione attorno

ai progetti derivano «dai profili politici dell’organizzazione locale, come la democraticità delle istituzioni, la significatività delle reti di comunicazione, l’esistenza di forme di concertazione e di autogoverno. Consenso e partecipazione, a loro volta, hanno come condizione necessaria la presa in considerazione di tutti gli interessi sociali e, in particolare, di quelli dei gruppi più deboli» (TINACCI

MOSSELLO, 2001, p. 33). Infatti,

non esiste alcuna possibilità di successo per le politiche ambientali senza un continuo rinvio dalla realtà locale a quella del grande spazio e viceversa, a causa […] della necessità di continui rimandi fra le analisi consone alle rispettive scale di rappresentazione: dal massimo dettaglio con riferimento agli ecosistemi locali, che è consentito dalla grande scala adatta per spazi limitati, alla sintesi riduttiva per gli ecosistemi globali, che è consentita dalla piccola scala adatta alle grandi estensioni spaziali. Si tratta di una transcalarità ardua ma necessaria, anche perché a ogni scala di analisi corrispondono interventi che fanno capo ad attori diversi, normativamente e politicamente non coordinati, fra i quali può stabilirsi un gioco di rinvii e di scarichi di responsabilità (TINACCI

MOSSELLO, 2008, p. 358).

Le politiche di governance, peraltro, non sono affatto escluse nei Paesi con bassi livelli di sviluppo, dove assistiamo però a una maggiore frequenza e intensità dei problemi legati alla scarsità delle risorse, alla loro iniqua distribuzione o all’impossibilità di approvvigionarsene a causa dei bassi livelli di reddito. In questo caso, i conflitti possono essere cruenti e sono di difficile riduzione, anche perché possono arricchirsi di motivazioni – culturali, etniche, religiose, ideologiche – che travalicano le motivazioni di partenza del conflitto stesso.

Gli effetti sociali della contrapposizione tra gli attori del conflitto, se risolti all’interno di un processo di negoziazione, basato sulla governance, porta a un sistema condiviso di regole e può diventare anche un ambiente di apprendimento «nel quale imparare a costruire in maniera collettiva e aperta le decisioni che riguardano il territorio» (DE MARCHI, 2001, p. 335). Certamente, forti

differenze nel potere e nei valori tra le parti interessate creano conflitti relativi alle scelte ambientali. Ma la ricerca condivisa della soluzione di un conflitto apporta anche un arricchimento in quanto rappresentano diverse prospettive, interessi e filosofie fondamentali in merito ai problemi della

governance ambientale e i loro conflitti possono portare a insegnamenti e cambiamenti (DIETZ,

OSTROM e STERN, 2003, p. 1909).

5. CONCLUSIONI

La Tragedy of the Commons – pur partendo da presupposti che non si propongono di definire un ambito conflittuale tra più soggetti che usufruiscono di una stessa risorsa – in maniera del tutto incidentale, ci permette di definire con sufficiente precisione cause e conseguenze dei conflitti ambientali. E ci permette di constatare che le possibili soluzioni ai conflitti possono avere modalità di intervento lontane da una gestione verticalizzata e gerarchica. Le soluzioni proposte da Elinor Ostrom, le posizioni espresse dall’ecologismo dei poveri di Martinez-Alier, le tesi emerse all’interno del dibattito scientifico su tali temi (anche in campo geoeconomico) ci indicano con chiarezza che è opportuno gestire i conflitti dal basso, attraverso una condivisione, e soprattutto evitarli utilizzando le stesse modalità. Sfortunatamente, spesso, soprattutto nelle controversie «verticali» tra gruppi con poteri decisamente squilibrati, i conflitti restano insoluti e si acuiscono, per ragioni di opportunità strategiche o interessi forti di gruppi di potere, i quali spesso trascurano ogni possibilità di composizione del conflitto. Anzi, questi gruppi dotati di empowerment basano le loro scelte strategiche proprio sulla creazione del conflitto, misurando la propria forza e quella delle altre componenti in campo. Per loro, la migliore alternativa in assenza di accordo e continuare non costruire un accordo, procedendo invece ad accordi con i gruppi di potere locale, che spesso sono propensi ad accettare

misure compensative (a tutto vantaggio personale) in cambio del permesso all’appropriazione del territorio e delle risorse naturali.

Le chiusure, le recinzioni non sono la soluzione, dunque. La proprietà privata nella tutela delle risorse naturali non è il modo migliore per agire, in funzione della salvaguardia dei portatori di interessi più deboli.

BIBLIOGRAFIA

ARMIERO M., Un altro ambientalismo è possibile. Anzi, c’è già, in MARTINEZ-ALIER J., Ecologia dei poveri. La lotta per la

giustizia ambientale, Milano, Jaca Book, 2009, pp. IX-XVI.

BAGLIANI M. e DANSERO E., Politiche per l’ambiente. Dalla natura al territorio, Torino, UTET, 2011.

CELANT A. (a cura di), Sahel. Geografia di una sconfitta, Firenze, Pacini, 1995a.

CELANT A, «Il Sahel; un sistema in crisi. Le ragioni dalla base del processo di destrutturazione di una regione storico-

culturale», in CELANT A. (a cura di), Sahel. Geografia di una sconfitta, Firenze, Pacini, 1995b, pp. 61-82.

COLE J.P., The Development Gap. A Spatial Analysis of World Poverty and Inequality, New York, John Wiley & Sons, 1981

(ed. it.: Gli squilibri territoriali. Un’analisi spaziale della povertà e dell’inuguaglianza nel mondo, Milano, Franco Angeli, 1984).

DALY H., «Georgescu-Roegen versus Solow/Stiglitz», Ecologica Economics, 1997a, n. 22, pp. 261-266.

DALY H., «Reply to Solow/Stiglitz», Ecologica Economics, 1997b, n. 22, pp. 271-273.

DALY H., «A full world», Scientific American, September, 2005, pp. 100-107.

DE MARCHI M., «Trasformazione dei conflitti e sviluppo di comunità: l’approccio lationoamericano allo sviluppo

sostenibile», in FAGGI P. e TURCO A. (a cura di), Conflitti ambientali. Genesi, sviluppo, gestione, Milano, Unicopli, 2001,

pp. 287-310.

DE MARCHI M., «Sistemi che osservano: un conflitto ambientale amazzonico come ambiente di apprendimento», Rivista

Geografica Italiana, CIX, 2002, n. 1, pp. 3-38.

DE MARCHI M., «“Cercando” il conflitto ambientale. Per una “non latenza” delle alternative di riproduzione territoriale», in

TINACCI MOSSELLO M., CAPINERI C. e RANDELLI F. (a cura di), Conoscere il mondo. Vespucci e la modernità, Firenze,

Società di Studi Geografici, 2005, pp. 479-490.

DE VINCENZO, D. «Approcci multilivello nella riduzione degli squilibri socio-economici. Il caso del microcredito», in

SCARPELLI L. (a cura di), Organizzazione del territorio e governance multilivello, Bologna, Pàtron, 2009, pp. 211-228.

DE VINCENZO D., «Oltre la curva ambientale di Kuznets. Miti e mistificazioni nel rapporto tra qualità ambientale e crescita

economica», in DINI F. e RANDELLI F. (a cura di), Oltre la globalizzazione: le proposte della Geografia Economica,

Firenze, Firenze University Press, 2012, pp. 493-512.

DIETZ T., OSTROM E. e STERN P.C., «The struggle to govern the commons», Science, 302, 2003, pp. 1907-1912.

DINI F. e RANDELLI F. (a cura di), Oltre la globalizzazione: le proposte della geografia economica, Firenze, Firenze University

Press, 2012.

FAGGI P. e TURCO A. (a cura di), Conflitti ambientali. Genesi, sviluppo, gestione, Milano, Unicopli, 2001.

HARDIN G., «The tragedy of the commons», Science, 162, 1968, pp. 1243-1248.

HARDIN G., Living within Limits, New York-Oxford, Oxford University Press, 1993.

HOMER-DIXON T.F., «On the threshold», International Security, 16, 1991, n. 2, pp. 76-115.

KLEIN D.R., «The introduction, the increase, and crash of reindeer on St. Mathew’s Island», Journal of Wildlife

Management, 32, 1968, pp. 350-367.

LIBISZEWSKY S., What is an Environmental Conflict?, Eidgenössische Technische Hochschule-Center for Security Studies

(ETH-CSS), Zurigo, http://www.css.ethz.ch/, 1992.

MALTHUS T.R., Saggio sul principio di popolazione, Torino, Einaudi, 1977 (ed. orig. 1798).

MARTINEZ-ALIER J., Ecologia dei poveri. La lotta per la giustizia ambientale, Milano, Jaca Book, 2009 (ed. orig. El ecologismo

de los pobres. Conflictos ambientales y lenguajes de valoraciòn, Barcellona, Icaria Antrazyt Flacso, 2004).

MAURANO S., «Gli spazi delle differenze nei conflitti ambientali», Bollettino della Società geografica italiana, IV, 2001, n. 1,

pp. 147-157.

MIGLIORINI P., «Cause e concause della crisi ecologica del Sahel. Per un’interpretazione neoambientalista», in CELANT A. (a

cura di), Sahel. Geografia di una sconfitta, Firenze, Pacini, 1995a, pp. 120-136.

MIGLIORINI P., «Lo sfruttamento delle acque sotterranee nelle zone aride e semiaride. Il caso del Gourma saheliano», in

CELANT A. (a cura di), Sahel. Geografia di una sconfitta, Firenze, Pacini, 1995b, pp. 171-182.

MORELLI P., 1985

OSTROM E., BURGER J., FIELD C.B., NORGAARD R.B. e POLIKANSKY D., «Revisiting the commons: Local lessons, global

challenges», 284, Science, 1999, pp. 278-282.

ROBBINS P., Political Ecology: A Critical Introduction, Maiden, Blackwell, 2004.

SCARPELLI L., Organizzazione del territorio e governance multilivello, Bologna, Pàtron, 2009.

SOLOW R.M., «Georgescu-Roegen versus Solow/Stiglitz», Ecologica Economics, 22, 1997, pp. 267-268.

STIGLITZ J.E., «Georgescu-Roegen versus Solow/Stiglitz», Ecological Economics, 22, 1997, pp. 269-270.

TINACCI MOSSELLO M., «Questione ambientale e sviluppo regionale: una nuova alleanza possibile», in TINACCI MOSSELLO M.

(a cura di), La sostenibilità dello sviluppo locale. Politiche e strategie, Bologna, Pàtron, 2001.

TINACCI MOSSELLO M., CAPINERI C. e RANDELLI F. (a cura di), Conoscere il mondo. Vespucci e la modernità, Firenze, Società

di Studi Geografici, 2005.

RIASSUNTO – Il tema dei conflitti ambientali ci porta verso una lettura degli squilibri territoriali tipicamente analizzati dagli studi di geografia dello sviluppo. In questo lavoro, partendo dalla definizione di conflitto ambientale, si concentra l’attenzione – attraverso un’analisi della Tragedy of the Commons di Garrett Hardin – sui meccanismi di gestione e di soluzione dei conflitti.

SUMMARY – The topic of environmental conflicts leads us to territorial imbalances typically analyzed by surveys of development geography. This paper, starting from the definition of environmental conflict – through an analysis of the

Tragedy of the Commons by Garrett Hardin – focuses on the mechanisms of conflicts management and resolution. Parole chiave: conflitti ambientali, commons, governance multilivello, giustizia spaziale, ecologia dei poveri. Keywords: environmental conflicts, commons, multilevel governance, spatial justice, ecology of poors.

Sessione 1

Documenti correlati