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I Centri di Transito per Bambini Vittime del Traffico

Un approccio transnazionale alla presenza di minori “non accompagnati” a Bologna

4.5. Nuove strategie per una vecchia emergenza

4.5.3. I Centri di Transito per Bambini Vittime del Traffico

L’idea di svolgere un periodo di stage sui minori “non accompagnati” è nata dall’osservazione del ruolo sempre più visibile che la rappresentanza di “Save the Children”, con il nome di “Salvaţi Copiii” in rumeno, aveva nel quadro della società civile rumena. La ricerca di una filiale che potesse accogliere la mia proposta di stage è partita nel 2005, quando non ero a conoscenza dell’esistenza dei Centri di Transito in Romania e ancora meno del loro legame con la Fondazione “Salvaţi Copiii”. Le mie richieste per lo stage sono state inviate a tutte le filiali rumene di “Save the Children” - in una decina di città - e le risposte che ho ricevuto sono state solamente due. Una veniva dalla sede principale della Fondazione che si trova a Bucarest, da dove ho ricevuto un invito di visitare le strutture già in funzione. La seconda risposta è arrivata da “Salvaţi Copiii” di Tîrgu Mureş, che mi ha informato dell’ampia attività svolta sul territorio, ma che nel 2005 non era più legata alla prevenzione e la lotta contro il traffico di minori. Presso la loro sede sono riuscita a reperire delle informazioni su quello che è stato l’inizio del Progetto PIN 415/2004, concluso nel febbraio del 2005.

Attraverso i legami con alcuni ricercatori della Filiale di Târgu Mureş sono entrata in contatto con il Centro di Transito di Satu Mare, una città situata al confine del nord-ovest con l’Ungheria. Il periodo di un mese di stage all’interno del centro è stato possibile sia alla

145 Un resoconto sul fenomeno del traffico di persone nell’Europa dell’Est si trova nel Rapporto del International Labour

disponibilità dei coordinatori locali sia dal rapporto interpersonale che avevo con lo psicologi della struttura, ancora prima di occuparmi dell’argomento dei minori rumeni migranti.

Dalle interviste realizzate ai responsabili e agli operatori del Centro, risulta che le modalità di inserimento dei minori dipendono dalla situazione in cui si trova il minore, dal profilo del beneficiario.

I bambini assistiti possono arrivare nel nostro Centro in due modi: da una parte, abbiamo alcuni ragazzi rimpatriati in base agli accordi bilaterali, di cui quello con la Francia funziona benissimo…al meno dal mio punto di vista. Il problema, secondo me, rimane sempre lo scarto tra il numero alto di bambini che emigrano e le segnalazioni che riceviamo dall’estero. Una seconda modalità per accedere al programma di assistenza del Centro è la segnalazione diretta della dogana; Satu Mare è una città di confine e quindi la vittima viene accolta prima qui e solo dopo un’indagine sociale preliminare si contatta la Direzione generale per la protezione del bambino della sua città di origine e la famiglia. Di solito questi ragazzi hanno dei documenti falsi, soprattutto la delega da parte del genitore che acconsente lo spostamento del minore all’estero […]. Di recente abbiamo avuto due casi di una ragazza e un ragazzo rom di 17 anni che cercavano di attraversare il confine. Lei aveva il fratello in Spagna e lui il padre, ma succede spesso che un genitore o un parente trova lavoro per il minore, ma in una città diversa da dove abita lui, e questo trasforma automaticamente il minore che raggiunge un adulto in “minore non accompagnato”. (Intervista con Dana C., la coordinatrice del Centro

di transito).

La durata dell’accoglienza del minore può oscillare da un giorno a tre mesi, il tempo per gli assistenti sociali del Centro di effettuare le segnalazioni nel territorio di origine del ragazzo, facendo partire un’inchiesta. Nel frattempo, l’assistente sociale del Centro prevede all’assistenza medica necessaria. Lo psicologo effettua delle osservazioni preliminari e dei test che gli permettono di pensare, insieme agli educatori, alla coordinatrice e all’assistente sociale della Direzione generale per la protezione del bambino, un progetto che possa permettere al minore di reintegrarsi nel suo territorio. Per tutto il periodo dell’accoglienza il minore può beneficiare di assistenza psicologica

Ma si tratta più che altro di quello che nel nostro linguaggio chiamiamo “rapid assessment”, io posso guidare la vittima assistita ma non prescrivo una cura, non comincio un progetto vero e proprio di riabilitazione. Posso certamente mandare il minore a fare delle visite da un mio collega che lavora come psichiatra fuori dal Centro, ed è lui che stabilisce poi il percorso. Alcune volte la magistratura ci può chiedere dei rapporti che aiutino a stabilire lo statuto di vittima della tratta del minore. (Intervista con Călin S., psicologo del Centro di

Nonostante la “mission” del Centro146, in assenza di collaborazioni dirette con i partner dei

paesi di destinazione del traffico, questo, e non è solo il caso di Satu Mare, accoglie soprattutto minori vittime di traffico interno.

Non puoi immaginare come è cambiata la Romania in questo senso. Se prima si parlava delle donne che si prostituiscono sulle strade delle grandi città, adesso possiamo certo parlare di ragazzine che hanno invaso questi posti. Vengono portate dai piccoli centri o dalle campagne per lavorare nelle città più sviluppate. Guarda a Cluj, cerca di fare attenzione, da Cluj ci arrivano tante segnalazioni di ragazze della nostra zona. Poi sta sempre a me prendere la macchina personale e andare fino a lì a prenderla e riportarla nella nostra zona. Lavoriamo in stretta collaborazione con la polizia di Cluj. (Intervista con la coordinatrice presso il

Centro di transito).

La particolarità di questo Centro resta nella strategia di “accordo” applicata con successo dalla coordinatrice, Dana C.. La situazione a Satu Mare, in effetti, è migliore rispetto ad altri centri romeni grazie agli accordi di collaborazione creati tra le istituzioni municipali e del territorio più vasto. Questi accordi coinvolgono in maniera attiva il Comune, le autorità scolastiche, le agenzie di collocamento, le Ausl, la polizia regionale e di frontiera, il Dipartimento di polizia anticrimine organizzata e antitraffico, l’IOM, ecc.. Un esempio di buon funzionamento sono le segnalazioni frequenti di minori controllati e fermati alla dogana - al confine con l’Ungheria - e la possibilità di inserire immediatamente il minore nel Centro - in molti casi la squadra del Centro si presenta alla dogana nel giro di un ora per prendere il bambino.

Spesso queste segnalazioni arrivano di notte, e siccome la legge dice che è il coordinatore a cui il minore deve essere consegnato dalla polizia doganale, mi tocca tante volte dover prendere la macchina per recarmi al punto di controllo a qualsiasi ora di giorno e di notte.147 (Intervista alla coordinatrice del Centro di transito,

giugno, 2006).

Le difficoltà che ho notato riguardano soprattutto alcuni pregiudizi che una piccola parte del personale si portava appresso soprattutto nei confronti delle “ragazze di strada” e dei “rom”; questi ultimi mettevano in relazione il coinvolgimento del minore o della minore a specifiche pratiche

146 Non ci sono molti scritti sul funzionamento di questi centri di transito, a causa della loro recente formazione ma

soprattutto al fine di garantire la privacy dei minori assistiti. Alcuni report, legati soprattutto alla normativa di implementazione del progetto dei centri di transito, sono reperibili nei rapporti di attività di alcune organizzazioni non governative e governative (“Curs de formare a profesioniştilor”, 2005, Alternative Sociale, 2006, Agenţia Naţională Impotriva Traficului de Persoane, 2006)

147 Ritengo necessario riportare un particolare a mio avviso significativo: nonostante i fondi europei allocati dalla

Comunità Europea al governo rumeno per l’apertura di questi centri di transito, lo stipendio dei dipendenti e della coordinatrice si aggirano intorno a cento euro mensili: Mi piace molto quello che faccio, è una cosa nuova, mi impegno

molto anche per andare nelle varie città dove si fanno i convegni, i corsi di formazione, solo che per vivere sono costretta a fare un part-time come segretaria per una ditta di edilizia, con lo stipendio che prendo al Centro non riesco a fare niente. (discussione informale con la coordinatrice del Centro di transito di Satu Mare).

microcriminali - si tratta comunque di un Centro di transito misto – alla sua “cultura” di appartenenza, oppure ritenendo questo coinvolgimento sempre come una scelta consapevole del minore - che non è certo da escludersi in alcuni casi.

Per quanto riguarda i minori di “etnia” rom, loro sanno benissimo dove andare e verso dove si spostano. Abbiamo avuto però anche dei casi di ragazze rom trafficate, ingannate, provenienti dai quartieri più poveri di alcune città, ma spesso sono accompagnate da cugine, per esempio, che raccontavano il successo avuto prostituendosi per strada. A queste piace fare questo lavoro, e poi noi qua cosa stiamo a fare? Queste qua non le cambi mai! (discussione informale con S., una delle educatrici professionali del Centro).

Un caso che ha attirato la mia attenzione è stato quello dell’educatrice che aveva lavorato come operatrice in uno degli orfanotrofi statali durante il regime di Ceauşescu:

Qui sto bene, anche se faccio la pendolare. Mio marito lavora la terra nel villaggio, ma io ho sempre lavorato per lo stato. L’orfanotrofio dove ero prima era proprio nel nostro villaggio, allora tante donne del posto sono state assunte anche se non avevano nessuna qualifica. Ma là era un vero e proprio inferno, il personale della cucina rubava tutto quello che si poteva rubare e poi a noi, operatrici, toccava il compito di distribuire quel poco che rimaneva a un centinaio di bambini, insomma, bambini…alcuni erano già ragazzi. Ma io non ho mai rubato, io non ho mai toccato il cibo di quei poveracci perché Dio poi ti punisce! Invece qui mi trovo bene, la mia esperienza è apprezzata, vedi la cucina, è sempre piena, è tutto controllato, hai visto che anche sul frigo teniamo un foglio su cui segniamo la temperatura del frigo giorno per giorno. Qui c’è anche troppo!

(Intervista con A., educatrice del Centro di transito)

Ritengo che le parole di A. siano significative allo scopo di rilevare alcuni cambiamenti avvenuti nelle politiche a difesa dei diritti dei minori del governo rumeno, anche se, dalla mia osservazione durante lo stage e dall’esperienza diretta della vita quotidiana in Romania, non posso che evidenziare un cambiamento molto più lento di quello che sottolinea l’educatrice del Centro148.

Durante tutto il periodo dello stage nel centro sono state accolte quattro ragazze, ma nessuna di loro era stata vittima di traffico di persone all’estero. Tuttora la tipologia degli utenti è particolare e riflette comunque alcune problematiche della società rumena attuale. Una delle ragazze proveniva da un vecchio orfanotrofio statale che stava diventando una casa-famiglia ed era in attesa di un posto. Un’altra ragazza era originaria di uno dei villaggi di Oaş, regione a nord-ovest di Satu Mare, ed era stata portata nel Centro per un periodo di monitoraggio in seguito ad una denuncia da parte dell’assistente sociale del suo villaggio di un ipotetico abuso da parte del padre. In seguito a

148 Le condizioni materiali del Centro di Satu Mare creano un’atmosfera molto accogliente. Per esempio, per quanto

riguarda la fornitura di cibo, i piatti già pronti arrivano dall’asilo nido che si trova al piano di sotto. Durante la mia permanenza nel Centro si è verificato anche un evento importante per lo staff, ovvero la visita ufficiale di una Ispettrice della Commissione Europea che si è mostrata particolarmente colpita dal fatto che il Centro accogliesse un numero così alto di persone al momento della sua visita.

numerosi colloqui con lo psicologo del Centro e di alcune visite mediche specifiche sì è stabilito che il racconto della ragazza era frutto della sua fantasia, e quindi è stata reinserita in famiglia149.

Un’altra ospite accolta in quel periodo era una ragazza madre insieme ai suoi due bambini di 2 e 4 anni in attesa della decisione del Tribunale per i Minori dell’idoneità della madre di accudire i figli. Il Tribunale, prima di prendere una decisione al riguardo, voleva avere un parere del Centro.

Un volantino sull’attività specifica dei Centri di transito e sui servizi garantiti ai minori vittime della tratta e/o “non accompagnati” e rimpatriati ha un titolo suggestivo: “Stai attento a non perdere la strada di ritorno verso casa” e rappresenta una delle prime campagne di prevenzione nel Paese, ideate dai progetti di “Salvaţi Copiii”.