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La migrazione dei minori nella zona di Satu Mare

Un approccio transnazionale alla presenza di minori “non accompagnati” a Bologna

4.5. Nuove strategie per una vecchia emergenza

4.5.4. La migrazione dei minori nella zona di Satu Mare

Dal punto di vista geografico, la Regione di Satu Mare confina con la Regione di Oaş, al nord del Paese, vicino al confine con l’Ucraina. Svolgendo il periodo di un mese di stage a Satu Mar,e ho notato che numerosi casi di bambini accolti nel Centro di transito o beneficiari dei progetti di assistenza sociale della Direzione generale per la protezione del bambino di questa città provenivano dai villaggi di Oaş. Inoltre, gli assistenti sociali intervistati accennavano spesso a una ricerca sociologica effettuata un anno prima in questa zona da un’èquipe multidisciplinare della “Romanian Foundation for Children, Community and Family” (FRCCF)150 sul fenomeno della

migrazione dei minori. Dato che la sede principale della Fondazione si trova nella mia città di origine, rispettivamente a Cluj, sono riuscita a recarmi là di persona e a parlare con Iulia Todea, una delle sociologhe che hanno partecipato alla ricerca in Oaş insieme ai colleghi della FRCCF Satu Mare, all’interno di un progetto finanziato da UNICEF e la Fondazione “Terre des hommes”. In questo modo sono entrata in possesso del rapporto di ricerca. In sintesi, ciò che la dott.ssa Todea ha rilevato nello studio è che:

Difficilmente in Romania le Direzioni generali per la protezione del bambino accettano che i numeri dei minori rumeni “non accompagnati” all’estero sia così alto. (discussione avuta nel luglio del 2006).

149 Mi è stata data la possibilità di partecipare al momento del reinserimento in famiglia della ragazza insieme

all’assistente sociale e al consulente legale del Centro, in quanto ero particolarmente interessata alla zona di Oaş. Il motivo, come descriverò in seguito, è una ricerca sociologica svolta in questi villaggi da un’èquipe di specialisti di “Terre des Hommes”, UNICEF e FRCCF.

150 La FRCCF si occupa prevalentemente di progetti che promuovono i diritti del bambini all’interno della famiglia,

Nella zona di Satu Mare la FRCCF - sempre tramite i finanziamenti dell’UNICEF - promuove anche delle iniziative di natura informativa per le scuole e le comunità territoriali, come la “Campagnia di prevenzione dei pericoli della migrazione dei bambini non accompagnati dai genitori dalla Regione di Oaş” che ha un titolo generico, “Il traffico di bambini. Lo schiavismo dei nostri giorni”. La novità di questa campagna è nel considerare la tratta di minori come un fenomeno che include situazioni diverse tra di loro come il trasporto illegale, la vendita, lo sfruttamento attraverso il lavoro, le attività illegali, inclusa l’elemosina. Il programma151, che include la ricerca

sul campo in alcuni villaggi di Oaş, ha previsto per il 2005 anche l’implementazione di un altro progetto, “Lo sviluppo di una rete per la prevenzione e la lotta contro il traffico di bambini dalla Regione di Satu Mare”, in cui sono coinvolti numerosi attori e autorità locali.

La ricerca nei villaggi di Oaş, cominciata nel 2004, ha un titolo suggestivo “Foreignland: Dreamland or Nightmare?”, e sulla copertina del volume edito nell’ottobre del 2005 è rappresentato un pupazzo di legno appeso con diversi fili in alto, immagine che, secondo gli autori, rispecchia le storie dei ragazzi “mal accompagnati” emigrati all’estero, controllati, nella maggior parte dei casi, da adulti spesso misconosciuti ai servizi che accolgono o avvicinano i ragazzi. La ricerca si è svolta in seguito alle numerose segnalazioni della presenza di minori rumeni provenienti da Oaş e autori, in Francia, di diversi reati. Di conseguenza, il progetto si è focalizzato sulla prevenzione della migrazione minorile costruendo concrete alternative per i minori - che vogliano rimanere nel Paese o ritornarvi- e un ampio lavoro di informazione della comunità sui rischi e sulle condizioni di vita dei minori all’estero. Lo studio si è posto come obiettivi la reale comprensione dei “push factors” e soprattutto delle ragioni per cui i genitori davano il consenso per la partenza all’estero del figlio minorenne, “non accompagnato”. (FRCCF, 2005, p. 7-9). Il progetto non ha previsto, dunque, iniziative di cooperazione decentrata con i paesi di destinazione dei minori migranti, rispettivamente la Francia e l’Italia.

Così i questionari consegnati ad alcuni membri della comunità e ad alcuni bambini:

How the subjects perceived the problems their community was facing, the values they followed, the place and role of children in their system of values, the number of adults and children working abroad, the overall standard of living (FRCCF 2005, p. 11).

Una prospettiva antropologica applicata alla raccolta dei dati, ma che manca nel Rapporto, dovrebbe evidenziare le particolarità della regione di Oaş e delle comunità di abitanti. Guardando indietro alla storia dei territori attualmente parte dello stato rumeno, è infatti evidente il fatto che la regione di Oaş è l’unica che non ha mai conosciuto l’occupazione dell’Impero Austro-Ungarico,

151 Si tratta del Programma “Enfance Roumanie” della Federazione delle Organizzazioni Non Governative attive nella

rimanendo un territorio per certi aspetti autonomo anche durante il periodo del regime comunista. Diversi etnologi rumeni hanno spiegato ciò parlando dello “spirito libero” della gente di Oaş, cittadini che durante il regime, per esempio, si sono rifiutati di consegnare le loro terre al Partito Comunista. Gli stesi etnologi hanno parlato più volte di questi abitanti come di “isolati”,” fieri di se stessi”, “cuţitari” - termine rumeno usato per “accoltellatori”, in seguito alle numerose risse con i coltelli segnalate nella zona152.

Questa chiusura proverbiale degli abitanti della zona è stata in parte evidenziata anche dai ricercatori della FRCCF che hanno segnalato un alto numero di rifiuti ricevuti riguardo la compilazione del questionario, soprattutto quando si è trattato di dare informazioni sul reddito mensile o di parlare dei membri della comunità che erano all’estero. In questo caso probabilmente si trattava della paura di fornire informazioni su persone emigrate illegalmente. Il rifiuto di esprimersi riguardo i propri redditi, invece, si può comprendere con una semplice passeggiata in uno di questi villaggi: si nota subito la cura delle facciate delle case, le macchine di lusso parcheggiate davanti queste, i vestiti vistosi di molte donne e molti uomini, nonostante la maggior parte degli abitanti risulti ufficialmente disoccupata.

Non mi soffermerò sull’intero percorso della ricerca della FRCCF, ma solamente su alcune conclusioni che confermano i risultati della mia esperienza sul campo a Bologna. Al di là delle peculiarità della zona di Oaş, ritengo che alcune osservazioni espresse dai ricercatori della FRCCF siano significative per spiegare le cause che favoriscono la migrazione dei minori dalla Romania all’estero.

Anche se le risposte ai questionari sono state spesso, come rilevato in precedenza, non esaustive, la stima della migrazione dei bambini dai villaggi di Oaş si aggira attorno a 93 casi verso l’Italia e 56 verso la Francia - più altri 21 minori emigrati in altri paesi, di cui:

Twenty (11,8%) of the migrated children are abroad unaccompanied. 123 (72,4%) of the children are accompanied by at least one of their parents. 23 (13,5%) of them by their brothers or sisters. 4 (2,4%) by an acquaintance, and for one of them we have no data available (FRCCF 2005, p. 51-52).

Non è solo la povertà materiale che caratterizza la vita di questi minori a poter spiegare i motivi di una scelta così pericolosa. Tale cultura della migrazione, per esempio, ha dato vita a delle reti transnazionali in cui i minori rappresentano dei protagonisti assoluti (FRCCF 2005, p. 54). Inoltre, il ruolo sempre più marginale svolto dalla scuola e la certezza di questa comunità molto chiusa che per avere una vita di “successo” l’educazione non sia affatto necessaria riescono a far

152 Le particolarità della popolazione di Oaş sono state spesso oggetto dei corsi di Etnologia tenuti dal Prof. Nicolae

Both presso la Facoltà di Lettere di Cluj, Romania, che ho avuto modo di frequentare. Il Prof. Both ha svolto numerose ricerche etnografiche nei villaggi di Oaş.

comprendere come sia possibile che a emigrare siano ragazzi di 14 anni. Anche se il Rapporto della FRCCF non lo rileva, un fattore essenziale per la migrazione dei minori di Oaş, anche non accompagnati da un genitore, è dovuto all’avvicinamento all’età del matrimonio e quindi alla responsabilità di una famiglia. I ricercatori della FRCCF considerano l’età di 14-15 anni come la fine dell’adolescenza, mentre la comunità la ritiene come l’età giusta per creare una famiglia ed essere indipendenti e, se ce ne è bisogno, aiutare economicamente i propri genitori:

Neither adult migration nor child migration is perceived as a problem, but as means to help the family achieve financial security and the community to develop. This was obvious from the interviews during witch the advantages of migration were strongly stressed while the risks were overlooked […] Local people know that children migrate mainly to make money not to go to school abroad […]. 60% of the adults don’t find important for a child to go abroad accompanied, although half of the subjects know for sure that these children steal, beg or prostitute themselves abroad (FRCCF 2005, p. 69-70).

Questa attitudine degli adulti rumeni di considerare le attività illegali e i rischi che i minori incontrano all’estero quasi un tabù rappresenta, a mio avviso, uno dei punti più problematici per i progetti rivolti alla prevenzione, alla lotta contro il traffico di persone e nondimeno al reinserimento dei minori che ritornano e che spesso sono costretti a nascondere le esperienze vissute all’estero. Quello che si ha sempre in cambio, invece, è una posizione all’interno della comunità grazie allo status acquisito tramite i guadagni all’estero. Non in tutti i casi però le rimesse dei minori migranti sono significative, come risulta dalle interviste che ho effettuato a Bologna, anche se nella maggiore parte dei casi ho notato che i ragazzi si privavano di beni di prima necessità per poter alimentare in Romania l’immagine di un migrante di “successo” tramite la spedizione di soldi.

Quasi nello stesso periodo in cui si svolge in Oaş la ricerca della FRCCF (2004-2005) un’altra ricerca, promossa dal Centro Studi Politica Internazionale (CeSPI) di Torino, sceglie lo stesso argomento, focalizzandosi sulla migrazione dei minori di un villaggio di Oaş verso l’Italia153.

Dai due rapporti di ricerca risulta che le due èquipe hanno svolto un lavoro autonomo, senza incontrare o tenere conto della presenza una dell’altra. Tutte e due includono il villaggio di Bixad come punto di riferimento della ricerca sul campo. Ciò è una strana coincidenza visto che in Romania esistono numerose altre zone con un alto tasso di popolazione migrante verso l’Italia.

Anche gli obiettivi della ricerca del CeSPI sono molto simili a quelli della ricerca FRCCF, nonostante la distinzione netta che i ricercatori del CeSPI fanno tra “trafficking in children” e “minor’s labour migration”. Dalle interviste che ho raccolto a Bologna e dall’osservazione

153 Il Rapporto di ricerca, “Unaccompanied Minors in Italy. A community study in two Romanian villages” pubblicato

nello stesso anno di quello prodotto dalla FRCCF, riassume una ricerca sul campo parte del Programma CeSPI “MigraCtion 2004-2005”.

partecipante che ho svolto riguardo a pratiche di vita quotidiane di alcuni minori rumeni in Italia mi è consentito parlare di numerosi casi di minori sfruttati dopo l’arrivo - in alcune situazione dai genitori stessi, dai parenti o da altre persone vista la mancanza sorveglianza degli accompagnatori legali.

The specific objectives of the study were to assess the incidence of minors’ migration in Bixad community, to identify the gravitational model contributing to their movement and to appraise their migration strategy. We were particularly interested in knowing whether minors are accompanied by their parents during their migration project or they leave abroad alone (Alexandru, Piperno, 2005, p. 15).

Le conclusioni della ricerca del CeSPI convergono nella stessa direzione con quelle della FRCCF, nonostante i modi di presentazione del percorso e della divulgazione dei risultati abbiano due stili diversi. Il complesso di fattori che determinano la migrazione minorile da Oaş è rappresentato sempre dal desiderio dei giovani di rafforzare il loro status all’interno della comunità, il che può avvenire sia attraverso i soldi riportati dall’estero che dall’abbigliamento occidentalizzato e dalla padronanza della lingua italiana (Alexandru, Piperno, 2005, p. 24).

4.5.5. Gli accordi di cooperazione tra la Romania e l’Italia in materia di minori