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C OMITATO I TALIANO CONTRO LA T RATTA DELLE B IANCHE 1 Il dibattito in Inghilterra e in Italia

5. Il Comitato milanese

Il comitato milanese contro la Tratta fu fondato il 16 dicembre 1901 da Ersilia Majno Bronzini172, tra il centinaio di persone che contribuirono economicamente alla sua creazione, si

contava l’adesione di alcuni esponenti delle istituzioni, in primis quella di Ettore Ponti che nel 1905 fu eletto sindaco di Milano173.

Il comitato milanese si proponeva

Di dirigere la propria azione allo scopo di impedire che per inganno o coercizione vengano indotte le fanciulle alla mala vita; di svolgere un’azione di assistenza morale e materiale per aiutare quelle che, cadute, volessero ritornare alla vita onesta e un’azione educativa per diffondere la conoscenza delle fatali conseguenze di questa dolorosa piaga sociale; di raccogliere tutte quelle notizie, dati di fatto, statistiche, che possano portare un contributo agli studi che si stanno compiendo presso tutte le nazioni, allo scopo di ottenere una legislazione internazionale. Fra le attività proposte oltre a quelle di sensibilizzazione e di studio si prevede quella di fondare asili nei quali possano subito venire accolte in via temporanea le fanciulle pericolanti o pericolate; prendere accordi cogli Istituti esistenti che già compiono un’opera che potrebbe sussidiare quelle del Comitato174.

Tra le speciali attribuzioni del Comitato Nazionale, per ogni questione riguardante la tratta, vi era quella di mantenere rapporti con il Governo, con l'Ufficio Internazionale di Londra, con i comitati nazionali esteri, di partecipare con propri rappresentanti ai congressi internazionali contro la tratta e, infine, di indire convegni nazionali periodici175.

Un mezzo per sensibilizzare le persone verso la questione della Tratta delle Bianche fu la realizzazione di un opuscolo informativo chiamato Schiave Bianche. Il progetto editoriale riscosse successo e «in una sola sera si vendettero le prime mille copie e se ne rifece una seconda edizione tuttora ricercata»176.

172 Relazione per gli anni 1902-903 e 1904-905, a cura di Comitato Italiano Contro la Tratta delle Bianche, Milano,

Tipografia Nazionale di Ramperti, 1904. Tra le socie: Ada Negri, Bice Cammeo, Arioli Bambina Venegoni, Nina Rignano Sullam, Berta Turin.

173 Ogni aderente doveva pagare 6 lire al mese. Cfr. Comitato Italiano contro la Tratta delle Bianche (a cura di), Relazione per gli anni 1902-903 e 1904-905, Milano, Tip. Nazionale di Ramperti, 1904, p. 3.

174 Comitato italiano contro la tratta delle bianche, in «Unione Femminile», 5-6 (1902), pp. 46-47. 175 Ibidem.

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La derivazione dall’Unione Femminile conferì al Comitato una propria chiave di lettura attraverso cui guardare al reato. Le emancipazioniste del comitato milanese identificavano nella miseria la causa precipua del commercio del sesso e concepivano il fenomeno della prostituzione come la conseguenza estrema dell’oppressione sociale a cui erano sottoposte le donne. Milano, d’altra parte, costituiva il luogo di urbanizzazione d’eccellenza delle lavoratrici, tanto che la missione del Comitato trovò particolare rispondenza durante gli anni del suo operato. I membri della sede centrale sapevano che il più fertile reclutamento ragazze si svolgeva per le famiglie più indigenti sul posto di lavoro. Difatti si riteneva che

lo squilibrio economico […] produce il male: la miseria che acuisce nel povero il desiderio di procurarsi ciò che gli è necessario per sopravvivere con qualsiasi mezzo anche illecito.177

Diverse erano le affinità concettuali tra l’opera filantropica milanese e quella britannica della NVA. Una di queste riguardava, ad esempio, la concezione della famiglia e della degenerazione che il vizio sessuale aveva sul tessuto sociale. Secondo la presidente del Comitato italiano, infatti, la dissoluzione dell’istituto familiare e l’aborto erano da considerarsi elementi riconducibili allo sfruttamento sessuale178. Questa concezione di Ersilia Majno Bronzini risultava vicina all’opinione anti-abortista del gruppo di neo-malthusiane che si formò in Europa alla fine del secolo XIX179.

177Come si fa la tratta delle bianche, a cura di Bollettino del Comitato di Milano contro la tratta delle bianche, in

«Schiave Bianche», p. 34, supplemento a «Unione Femminile», 8 (novembre 1902), p. 32.

178 Bruno Bortoli, Ersilia Bronzini Majno (Milano, 1859-1933), in «Lavoro sociale e movimento femminile», vol.

6 (1), 2006, pp. 125-137.

179 Per quanto riguarda la formazione del movimento neo-malthusiano europeo, il primo atto fu compiuto nel 1877

quando si costituì la Lega Malthusiana a Londra per opera di George Drysdale, un medico inglese. L’opera di quest’ultimo, Elements of social science: or physical, sexual and natural religion, scritta nel 1854, fu tradotta e divulgata nel resto d’Europa. In Italia, per esempio, fu tradotta nel 1874 dopo che in inglese erano state già stampate undici edizioni, si veda Elementi di Scienza sociale ossia religione fisica, sessuale e naturale.

Esposizione della vera causa delle tre principali piaghe sociali – La Povertà, la Prostituzione, il Celibato, Milano,

Libreria di Gaetano Brigola, 1874. Nel resto d’Europa la lega neomalthusiana si diffuse velocemente e tra il 1882 e il 1885 furono fondate leghe simili in America, Belgio, Francia, Germania e Olanda che, nel 1900, si federarono in un’organizzazione internazionale. In Italia la Lega neo-malthusiana fu fondata nel 1913, ma a partire dai primi anni del XX secolo vi erano stati all’interno dell’élite culturale italiana alcuni sostenitori del malthusianesimo. Una tappa importante del movimento ispirato alle idee di Malthus fu rappresentata dal Congresso fiorentino nel

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Un secondo aspetto che accumunava le italiane ai volontari inglesi riguardava il sentimento di diffidenza nei confronti dei medici addetti alla prevenzione delle malattie veneree nei bordelli e negli ospedali celtici. I medici erano accusati di esercitare a loro descrizione un abuso sul corpo della donna. Nel cercare di combattere tali abusi, a partire dal 1902, all’Asilo Mariuccia fu promossa l’assunzione di ginecologhe per visitare le assistite180.

Così come per Josephine Butler, per la quale l’abbattimento della doppia morale sessuale era un elemento imprescindibile della sua azione sociale, allo stesso modo giustizia e uguaglianza erano considerati concetti chiave da Ersilia Majno Bronzini e le sue colleghe181. Non mancavano tuttavia le differenze tra le due organizzazioni: ciò che maggiormente contraddistinse il comitato milanese rispetto quello inglese fu la concezione ideologica che ne costituì la base. Infatti, mentre la NVA portava avanti una battaglia, focalizzandosi su un miglioramento delle condizioni delle ragazze, senza però affrontare il tema della eguaglianza sociale, il comitato milanese si prefiggeva di raggiungere

quel faticoso ma perseverante lavorìo di elevazione che l’umanità sta compiendo, elevazione che deve avere per base il compimento dei doveri e il riconoscimento dei diritti di tutte le creature umane senza distinzioni di sesso o di classe.182

novembre 1910. Giuseppe Prezzolini, direttore del settimanale «La Voce», promosse infatti un congresso sulla questione sessuale all’interno del Paese invitando a partecipare più di cento persone tra femministe, giornalisti, intellettuali, medici, pedagoghi, politici, professori e sacerdoti appartenenti tutti a diverse ideologie. A questo congresso aderì anche Ersilia Majno Bronzini. Tale informazioni sono contenute in E. Masjuan, El

neomaltusianesimo ibérico e italiano: un precedente de la ecología hu- mana contemporánea, in «Revista Historia

Actual», 2002, pp. 69-77. Si rimanda inoltre a un saggio presente su Civiltà Cattolica che richiamava, ricostruendo la storia della diffusione del movimento internazionale per il controllo delle nascite, ai pericoli che i metodi contraccettivi causavano sulla popolazione, cfr. Al seguito del Malthus. Il controllo delle nascite, in Civiltà Cattolica, 1928, vol.II, pp. 412-425. L’argomento del femminismo neo-malthisiano invece è presente in Pensiero

politico e genere dall’Ottocento al Novecento, a cura di Fiorenza Taricone e Rossella Bufano, Melpignano,

Amaltea, 2012, in particolare si pensa al saggio di Ginevra Conti Odorisio sulla scrittrice neo-malthusiana Herriet Martineau (1802-1876) dal titolo Harriet Martineau tra economia e politica, pp.19-37. Ann Hobart, Harriet

Martineau’s Political Economy of Everyday Life, “Victorian Studies”, 1994, vol. 37, n. 2, p. 225;

180 Alessandrina Ravizza e Bambina Venegoni, per esempio, erano state nominate come “visitatrici” presso

l’Ospedale sifiliatrico di Milano dove erano ricoverate le prostitute affette. Si veda Annarita Buttafuoco, Le

mariuccine., cit., pp. 29-35.

181 Bruno Bortoli, Ersilia Bronzini Majno (Milano, 1859-1933), in «Lavoro sociale e movimento femminile», vol.

6 (1), 2006, pp. 125-137.

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In sintesi, rispetto alla realtà britannica, in Italia, l’impegno filantropico era strettamente connesso con la lotta alla diseguaglianza sociale e di classe.