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C OMITATO I TALIANO CONTRO LA T RATTA DELLE B IANCHE 1 Il dibattito in Inghilterra e in Italia

4. Diffusione sul territorio

Come avvenne in Gran Bretagna, dove la NVA di Londra costruì proprie filiali e inglobò altre associazioni preesistenti, così, in Italia, il Comitato denominato “nazionale” di Roma, per potere operare efficacemente su tutto il territorio della Penisola, avrebbe dovuto dare avvio alla creazione di “sezioni” rappresentative delle maggiori città. L’opera di diffusione dei comitati però non fu organizzata dal comitato romano, ma, anzi, si svolse in autonomia. Nel 1900 nacque il Comitato contro la Tratta delle Bianche di Milano, ad opera di un gruppo di intellettuali, emancipazioniste e filantropi, coordinati da Ersilia Majno Bronzini. Il processo di creazione del Comitato nazionale vide come protagoniste le donne dell’Unione Femminile che già avevano maturato una certa capacità di radicalizzarsi sul territorio e di mantenere buoni rapporti con le istituzioni locali e comunali e già si erano spese a favore dell’abolizionismo167. L’Unione femminile infatti seppe coniugare il riformismo sociale con la professionalizzazione, facendo del volontariato un’organizzazione strutturata in modo analogo al filantropismo inglese168.

166 Ibidem.

167 Annarita Buttafuoco, Le Mariuccine. Storia di un’istituzione laica, l’asilo Mariuccia, Milano, Franco Angeli,

1998.

168 Ci si riferisce alla capacità dell’organizzazione milanese di radicarsi, accrescendo il numero delle socie e

garantendo loro anche la possibilità di un piccolo sussidio. Il fatto che l’Unione femminile fosse così ben strutturata permise lo sviluppo di quello che Annarita Buttafuoco definì il “femminismo pratico”, cioè l’azione filantropica delle milanesi era volta non tanto a soccorrere le ragazze in difficoltà quanto più a esaltarne il valore attraverso le opere e l’inserimento nel mondo del lavoro e del volontariato. Non è un caso che nei report annuali del Comitato contro la Tratta delle Bianche Ersilia Majno Bronzini elencasse i mestieri che le giovani ragazze “salvate” dalla strada e dalla prostituzione erano poi riuscite a guadagnare. Molte erano diventate cameriere, altre domestiche e altre ancora avevano proseguito la loro permanenza all’interno dell’Istituto come volontarie, cfr. Relazione per gli

anni 1902-903 e 1904-905, a cura di Comitato Italiano Contro la Tratta delle Bianche, Milano, Tipografia

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A Milano si era consolidato da tempo intorno all’Unione Femminile un importante e attivo centro culturale e di assistenza che chiedeva parità di diritti per le donne e un miglioramento delle condizioni femminili, e che si adoperava per soccorrere le donne e i minori poveri e per prepararli al mondo del lavoro. Dai documenti analizzati nell'Archivio dell'Unione Femminile Nazionale di Milano emerge come l'ufficio del comitato milanese assistesse ogni anno circa duecento ragazze169. Ciò fu possibile proprio grazie alla realizzazione dell’Unione Femminile, un centro di assistenza che, a partire dal 1898, si era impegnato a riunire insieme tutte le organizzazioni milanesi femminili e le associazioni di mutuo soccorso. La svolta fondamentale dell’Unione Femminile nell’ambito dell’assistenza alle indigenti si ebbe con la fondazione dell'Asilo Mariuccia, casa di deposito e di osservazione, un'istituzione aconfessionale diretta da Ersilia Majno Bronzini. Inaugurato nel 1902 da Ada Negri, l'Asilo Mariuccia nacque come rifugio per le potenziali vittime della prostituzione a causa dell'indigenza, senza distinzione di nazionalità o di religione e si proponeva di gettare la basi per un recupero effettivo delle ricoverate. L’obiettivo era quello di mettere a disposizione delle ragazze la possibilità di costruire un futuro, piuttosto che l’offerta di una mera degenza estemporanea e improvvisata al momento estremo del bisogno.

Edoardo Majno, figlio di Ersilia, espresse bene tale concetto durante il discorso di inaugurazione dell’Asilo:

[Queste parole] che hanno per l’ignaro una sguaiata risonanza fra il meccanico e il burocratico, celano invece il seguito di una magnifica innovazione nei sistemi e nell’organismo della pubblica assistenza; [significano] che le fanciulle, le donne per qualsiasi motivo bisognose di immediata assistenza trovano aiuto senza formalità, senza limite d’età, ogni volta che ciò sia necessario, e qualunque sia la causa del bisogno: abbandono, maltrattamenti, profanazione, cattivi esempi, desiderio di redenzione […] Questo non è il

Tratta delle Bianche, Milano, Tipografia Nazionale di Ramperti, 1908; Relazione per gli anni 1910-911 e 1912-

913, a cura di Comitato Italiano Contro la Tratta delle Bianche, Milano, Tipografia Nazionale di Ramperti, 1912.

Per un approfondimento sull’Unione Femminile si veda Annarita Buttafuoco, Le Mariuccine. Storia di

un’istituzione laica, l’asilo Mariuccia, Milano, Franco Angeli, 1998.

169 Ci si riferisce alle relazioni annuali del Comitato italiano contro la tratta delle Bianche per gli anni 1902-3;

1904-5; 1906-7; 1908-9; 1910-11; 1912-13. Cfr. Comitato Italiano Contro la Tratta delle Bianche (a cura di),

Relazione per gli anni 1902-903 e 1904-905, Milano, Tipografia Nazionale di Ramperti, 1904; Comitato Italiano

Contro la Tratta delle Bianche (a cura di), Relazione per gli anni 1906-907 e 1908-909, Milano, Tipografia Nazionale di Ramperti, 1908; Comitato Italiano Contro la Tratta delle Bianche (a cura di), Relazione per gli anni

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collegio, non è l’Istituzione: è l’Asilo. Le accolte non sono le ricoverate, le convittrici; sono le figliole dell’Asilo.170

Dalle parole di Edoardo Majno si evince bene quali fossero i criteri che guidavano i volontari e le volontarie appartenenti all’Unione Femminile; essi riprendevano i principi già mostrati dalla NVA e riuniti in un organismo aperto a tutti e aconfessionale. Il Comitato contro la Tratta delle Bianche, che rappresentava una ramificazione dell’Unione Femminile, si proponeva di svolgere non tanto un’assistenza estemporanea, quanto più di “crescere” le ragazze soccorse per fornire loro, come se fossero delle “figlie” quegli strumenti atti a raggiungere una emancipazione economica e sociale consapevole.

Il centro milanese fondato da Ersilia Majno Bronzini si appoggiava su un sistema organizzativo che metteva al centro la promozione delle donne e avanzava proposte di tutela per le donne e le giovani delle zone povere destinate a una vita poco dignitosa senza una certa “levatura morale” che doveva essere insegnata loro. L'associazione concentrava il proprio impegno nel cercare di soddisfare non soltanto le esigenze naturali e fisiologiche delle ragazze, ma anche quelle affettive e familiari. I servizi di ricovero offerti non si esaurivano con la garanzia di un posto a tavola nel refettorio e di un letto nella camerata, ma comprendevano anche un vestiario non dimesso, una dieta ricca e variegata e, soprattutto, un’immagine «di bene, di ordine, di nettezza [che] deve distruggere nelle sventurate persino il ricordo degli ignobili, sudici ambienti dove si svolse la misera loro vita»171. Molte ragazze non sarebbero mai riuscite a salvarsi da condizioni di vita pessime se non fossero state liberate prima dalla subordinazione sociale e dal degrado cittadino. Non bastava limitarsi a ospitare e sfamare la donna “caduta” per un periodo di tempo più o meno lungo, ma occorreva renderla indipendente sia economicamente sia culturalmente.

170 Edoardo Majno, Per Loro e per Noi. Discorso tenuto nell’Asilo Mariuccia per il XXV Anniversario di sua fondazione, Milano, Pirola, 1928, p. 3.

171 Annarita Buttafuoco, Le Mariuccine. Storia di un’istituzione laica, l’asilo Mariuccia, Milano, Franco Angeli,

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