C APITOLO III: I NTERNAZIONALIZZAZIONE DEL CONTRASTO ALLA T RATTA DELLE B IANCHE U N PROGETTO EUROPEO
2. Fase II: Dal I Congresso Internazionale alle Convenzioni Internazionali contro la Tratta delle Schiave (1899-1919)
2.1 La nascita dell’International Bureau
Nel terzo giorno dei lavori l’inglese William Bunting, presentò formalmente la proposta di fondare un ente permanente che analizzasse, studiasse e promuovesse un dibattito giuridico e sociale in merito alla Tratta delle Bianche. La risoluzione, che fu sostenuta all’unanimità, decretò che questo ufficio – che prese il nome di International Bureau for the Suppression of Traffic in Women and Children – avrebbe avuto sede a Londra.
Nello statuto dell’Ufficio Internazionale si decretava che l’ente sarebbe stato composto da persone «provenienti da diversi credo religiosi e molte lingue, animato dal desiderio unanime di discutere intorno alle condizioni in cui le donne di tutto il mondo sono ridotte dallo sfruttamento dei trafficanti»26. Scopo del nuovo organismo era quello di provvedere alla
convocazione di incontri sovrastatali che dessero il via ad una computazione del fenomeno, ricercandone origine, cause e soluzioni legali. Fu deciso che tutti i comitati nazionali riuniti a Londra ne avrebbero composto il “Congresso” e che questo si sarebbe riunito una volta l’anno. Da parte sua, il Congresso deliberava collegialmente in merito alle questioni riguardanti il reato, allo scopo di sviluppare una linea comune che sarebbe stata sottoposta agli Stati, cercando così di portare avanti le loro istanze nel concreto.
I comitati esistenti rappresentati a questo Congresso sono i Comitati Nazionali nei loro Paesi; essi hanno il potere di modificare il loro statuto se lo ritengono opportuno. Anche in altri Paesi devono essere formati i comitati e il Bureau è incaricato di avviare questa direttiva.27
L’Ufficio Internazionale aveva pertanto il compito di espandere la lotta alla Tratta delle Bianche tramite la fondazione di ulteriori comitati nazionali in altri Stati: ognuno dei comitati nazionali era tuttavia indipendente e preservava la sua autonomia, conservando la gestione del personale, la configurazione dell’ente e lo statuto.
26 Ibidem.
159
A fianco del Congresso figurava la componente “permanente” dell’Ufficio, il “Comitato direttivo”, formata in un primo momento da cinque – e dal 1902 da sette – rappresentanti scelti dalla National Vigilance Association. Il comitato direttivo aveva un ruolo fisso e coordinava i lavori del Congresso.
Come naturale conseguenza del ruolo preponderante del Comitato inglese nelle tappe di avvicinamento e di preparazione alla nascita dell’organismo, nonché del suo indiscusso prestigio, gran parte dell’organigramma dell’International Bureau era costituito da britannici. Era tuttavia previsto nello statuto che altri Comitati Nazionali potessero «nominare un delegato residente a Londra per partecipare agli incontri del Bureau», tuttavia rimaneva sottinteso che qualora fosse stato nominato un rappresentante non inglese, questi avrebbe dovuto risiedere a Londra28.
Nonostante questi accordi emersero presto le difficoltà, da parte del personale non inglese, di poter riunirsi con frequenza a Londra, al punto che si preferì accettare come mezzo ufficiale per prendere le decisioni anche la corrispondenza, qualora fosse stato impossibile per i filantropi sociali dei Comitati nazionali di un determinato paese di presenziare nella capitale inglese.
Tra il Bureau e i Comitati Nazionali dovrà essere tenuta una corrispondenza trimestrale per dare informazioni di volta in volta. Ogni Comitato Nazionale deve nominare un responsabile per le comunicazioni.29
Il segretario generale del nuovo ufficio fu Coote, cui successe Annie Baker a partire dal 1919. Nel ruolo di Presidente onorario del Comitato direttivo figurava John Campbell Hamilton-Gordon, Primo Marchese di Aberdeen e Temair30.
L’Ufficio si prefiggeva lo scopo ultimo di promuovere la discussione nel campo pratico, ovvero di far sì che quello che il Congresso deliberava fosse tenuto in considerazione dai singoli Governi, che a loro volta avrebbero dovuto essere esortati a riunirsi tutti insieme. Per raggiungere tale obiettivo l’Ufficio aveva il compito di organizzare incontri internazionali in
28 William Coote, A Vision., cit., p. 46. 29 Ibidem.
160
modo da formare una legislazione comune, tramite la creazione di un sistema penale comune a tutti gli Stati31.
In sintesi, i volontari dell’Ufficio Internazionale non avevano come obiettivo l’assistenza e il soccorso, proposito delle associazioni e dei comitati nazionali, bensì erano mossi dall’utopica volontà di costruire un ente attivo nella promozione di leggi internazionali. Per farlo, essi vollero presentarsi come un ramo istituzionale internazionale dei vari stati, pur non essendo di creazione governativa, ma privata. Nell’opinione di chi scrive, l’Ufficio Internazionale si costituì, come si vedrà, a guisa di un organismo che sviluppava, nelle parole di Charles Ellis, relazioni internazionali fungendo come «una vaga autorità proto-internazionale»32.
La dimensione internazionale del reato di traffico faceva sì che fossero necessarie risoluzioni da «affrontare attraverso decisioni collettive»33. Condividendo questa opinione, la società civile rivendicò spazi, sia attraverso la partecipazione a fianco delle nazioni alle Conferenze in cui venivano elaborate e si sottoscrivevano le convenzioni, sia affiancando il lavoro “permanente” dell’Ufficio stesso. Questo lavoro prevedeva innanzitutto uno studio comparato e di scambio di informazioni tra i vari comitati locali da trasmettere a Londra che, da parte sua, provvedeva alla sua divulgazione globale34.
In definitiva, come notò Coote stesso, la società civile si sostituì alla diplomazia35. La
filantropia inglese, che nel precedente capitolo è stata definita a «vocazione scientifica» diede il via a una struttura internazionale che seguiva i criteri della scienza e ideali internazionalistici36.
31 Ibidem.
32 Charles Howard Ellis, The Origin, Structure and Working of the League of Nations, Londra, George Allen e
Uniwy, 1928, p. 25.
33 Ibidem.
34 William Coote, A Vision., cit., pp. 4-8.
35 William Coote più volte spiegò di agire a metà strada tra il volontario classico e il funzionario diplomatico.
William Coote, A Vision. Cit., p. 7.
36 D’altra parte, in quel periodo, in Inghilterra un certo spirito internazionalista si era particolarmente diffuso. In Governing the World, Mazower spiegò che alla fine del XIX secolo «si fece largo una cultura sempre più attenta
all’idea di un mondo come una unica unità», per descrivere il crescente internazionalismo derivante dalle «coscienze di un mondo interconnesso», si veda Mark Mazower, Governing the World. The History of an Idea, Londra, Penguin, 2012, pp.75-78
161
2.2 I principi dei membri inglesi della NVA esposte al I Congresso Internazionale