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C APITOLO III: I NTERNAZIONALIZZAZIONE DEL CONTRASTO ALLA T RATTA DELLE B IANCHE U N PROGETTO EUROPEO

1. Fase I: dall’Inghilterra all’Europa (1885-1899)

La prima fase della lotta sovrastatale al traffico femminile avvenne sotto l’egida dell’associazione britannica e fu principalmente circoscritta ad una dimensione europea. La NVA si poneva tra i suoi obiettivi principali l’estensione della lotta alla Tratta delle Bianche oltre i confini inglesi verso una dimensione internazionale e mondiale. Tale lotta non doveva avere effetto solo sulle conseguenze del traffico, attraverso un’opera di carattere assistenziale e caritatevole, ma doveva avere soprattutto una dimensione preventiva6.

Per prevenire le cause di questo reato, cercando in primo luogo di impedire che questo avesse luogo, i volontari della NVA si attivarono su un doppio livello di intervento: da una parte

4 Anna Gallagher a tal proposito ha spiegato di vedere una continuità tra il sistema anti traffico odierno e quello

ideato nei primi anni del Novecento, senza però indagare approfonditamente il loro processo di creazione, la studiosa si è concentrata piuttosto sulle strutture internazionali del tempo presente. Anna Gallagher, The

International Law of Human Trafficking, Cambridge, Cambridge University Press, 2010, pp.54-58.

5 Nei verbali della NVA sono riportati gli impegni di William Alexander Coote nel viaggiare all’estero per

diffondere comitati nazionali contro la Tratta delle Bianche, 4NVA, Minutes, 1886-1969, FL. 194-195.

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istituirono un servizio di sorveglianza su porti e stazioni per identificare possibili vittime di tratta, indirizzandole verso case rifugio e di recupero; dall’altra si concentrarono nell’influenzare alcune leggi del Parlamento affinché fossero introdotte misure penali – e aggravate quelle che già esistevano – che normavano i reati di tipo sessuale, in qualche modo collegabili al traffico di donne e minori. Sulla novità e sulla necessità di introdurre anche nella dimensione internazionale tali iniziative si espresse il presidente della NVA, William Coote:

Io mi sono mosso attraverso l’Europa per vedere come migliaia di uomini di ogni credo si siano messi a disposizione con entusiasmo per combattere per la soppressione di un male che è certamente una delle piaghe peggiori nella vita di tante giovani donne. Tale missione era necessaria per le nazioni d’Europa. Pur ammettendo tale necessità, nessun comitato di uomini e donne intelligenti avrebbe mai assunto la responsabilità, come ho fatto io, di mandare avanti un tale progetto così delicato, difficile, e grande. […] La mancanza di energie era fin troppo evidente anche a me, e solo la certezza del comando di Dio mi indusse a intraprendere la missione [...] Come si accese questa mia volontà di agire in nome dei cuori e delle coscienze di tutti gli uomini e le donne di Europa?7

Con queste parole William Coote descrisse l’impegno proprio e dei propri colleghi nella fase di ideazione e costituzione di una rete sovrastatale di contrasto alla Tratta delle Bianche. In quest’intervento egli volle sottolineare come, sebbene la «missione» contro il fenomeno fosse considerata necessaria da gran parte dei comitati presenti in tutte le «nazioni d’Europa», soltanto gli inglesi avessero agito con «responsabilità», concretizzando il progetto «delicato, difficile e grande» di internazionalizzare la lotta al traffico di donne. Al tempo stesso, tuttavia, egli rimetteva il successo e la realizzazione di questo programma ambizioso alla benevolenza divina, senza la quale – egli riteneva – non avrebbe potuto rispondere alle necessità «di tutti gli uomini e le donne di Europa».

L’ambizione inglese di esportare la lotta al traffico di donne e minori fu infatti ben accolta dai volontari e dai filantropi sociali europei, che, con maggiore o minore indipendenza dai propri governi, avviarono la propria attività nei loro rispettivi Paesi. Nello statuto della NVA, redatto nell’agosto del 1885, tra gli scopi della nuova associazione si menzionava la necessità di espandere la lotta al traffico oltre i confini britannici, incoraggiando la creazione di enti analoghi alla NVA nel resto d’Europa. Questa missione fu portata avanti con grande energia da

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William Alexander Coote che, tra il 1885 e il 1893, visitò sedici Stati europei al fine di promuovere e battezzare enti nazionali affiliati all’associazione che presiedeva8.

L’attivismo inglese fu agevolato dalla “fama” che i volontari avevano ottenuto grazie al successo mediatico e alla copertura che i loro sforzi ebbero dai giornali. Semplificando un avvenimento che fu complesso e composto, si può affermare che la popolarità ottenuta dalla NVA abbia facilitato il coinvolgimento di molti filantropi. Gemma Muggiani, militante del comitato milanese, nel 1907, durante un suo discorso ad un Congresso Internazionale spiegò come l’operato intrapreso dagli inglesi per la creazione di una rete internazionale di contrasto al fenomeno si fosse basato molto sulla capacità della NVA di attirare l’opinione pubblica.

Nostro vanto è di avere compreso per primi che alcun serio risultato sarebbe stato raggiunto senza aver posto di fronte agli occhi del gran pubblico l’evidenza d’un flagello accertato, generale e potente in tutti i Paesi, che l’impunità aveva reso tanto gagliardo da costituire un pericolo pubblico, e che vi fosse urgentemente bisogno di costituire un accordo internazionale, basato sull’unione di tutte le forze di ogni Paese, che rendesse possibile colpire il reato contemporaneamente, in molti punti della sua trama.9

Gemma Muggiani attribuiva il successo del modello inglese alla sua capacità di smuovere l’opinione pubblica, attraendo l’attenzione del «grande pubblico», affinché fosse chiaro agli occhi della società europea la gravità del reato. In breve, non bastava infatti che il reato fosse «accertato», ma occorreva che fosse «evidente». Al tempo stesso ella notava come la NVA avesse spostato l’attenzione sul grado di dannosità del reato: il fenomeno non era soltanto un crimine commesso contro il singolo individuo, ma un «pericolo pubblico», una emergenza sociale che senza l’unione di «tutte le forze» non avrebbe potuto essere compreso e affrontato. Le “forze” cui si riferiva Gemma Muggiani erano le componenti della società civile: per prima cosa infatti, Coote si mosse «indicendo riunioni dei più noti filantropi e del clero», mentre solo in un secondo momento, con la sua schiera di volontari, poté interfacciarsi con gli organi ufficiali, «moltiplicando la sua attività in trattative con i governi, giungendo sino ai Sovrani». Questa testimonianza mette in luce come la società civile, inglese e europea, abbia creato una sorta di “movimento d’opinione” ante litteram che governi e rappresentanti non poterono non

8 Nei verbali della NVA sono riportati gli impegni di William Alexander Coote nel viaggiare all’estero per

diffondere comitati nazionali contro la Tratta delle Bianche, 4NVA, Minutes, 1886-1969, FL. 194-195.

9 Relazione di Gemma Muggiani al Congresso di Francoforte del 1906 organizzato dall’International Bureau,

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ascoltare. In questo senso, la società civile internazionale simultaneamente svolse quella funzione che Bobbio definì essere la «base da cui partono le domande cui il sistema politico è chiamato a dare una risposta»10. Nella distinzione weberiana tra potere di fatto e potere legittimo, la società civile operò come forza di fatto, andando a mobilitare la parte “ufficiale”, ovvero i governi11.Nello specifico William Coote creò una rete anti-Tratta seguendo un duplice obiettivo: da una parte, soprattutto tra il 1885 e il 1900, operò perché fosse dato vita a singoli comitati nazionali, dall’altra ideò un Ufficio internazionale permanente (1899) che contasse come membri tutti i comitati nazionali e collaborasse con i rappresentanti dei governi. In merito alla diffusione dei singoli Comitati nazionali, Coote, in alcuni casi preferì creare lui stesso nuovi comitati all’estero, stringendo legami con i filantropi sociali autoctoni; in altri casi egli ebbe come principale funzione quella di legittimare il lavoro dei comitati nazionali nati in autonomia da Londra.

Tra i tanti esempi del metodo di Coote se ne ricordano qui alcuni che furono caratteristici della sua influenza sulla scena internazionale. Durante il suo viaggio in Belgio del 1886 il presidente della NVA incontrò filantropi sociali già attivi nel panorama associazionistico caritatevole cristiano e, di fatto, li guidò affinché istituissero un’associazione simile a quella britannica. Sotto l’egida di Coote, il comitato belga si costituì senza però dotarsi di uno statuto autonomo: i volontari del comitato belga scelsero infatti di dipendere gerarchicamente dalla NVA. Dal 1886 la National Vigilance Association nella sede a Londra aggiunse, come sottotitolo al suo nome, la dicitura “NVA e Comitato Belga”, facendo così dipendere il comitato belga direttamente dall’ufficio della capitale britannica12.

Parimenti, la visita organizzata da Coote a Berlino per incontrare il Pastore Johannes Burckhardt fu propedeutica per la creazione di un comitato nazionale tedesco. Nelle sue memorie Coote ricordò la tensione con la quale, in quei giorni, il pastore affrontò la preparazione del nuovo comitato: spaventato per l’enorme lavoro che avrebbe dovuto svolgere, ovvero organizzare un’associazione nazionale raggruppando quanti più filantropi sociali tedeschi possibile, non riusciva a convincersi a esportare il modello della NVA in Germania. Fu soltanto di fronte ad un ricevimento convocato dalla Imperatrice per incontrare il presidente

10 Norberto Bobbio, Società civile, in Dizionario di politica, a cura di Norberto Bobbio, Nicola Matteucci,

Gianfranco Pasquino, Torino, UTET, 1983, p. 1087.

11 Max Weber, Economia e società, Ed. di Comunità, Milano, 1980, vol. I, (Gemeinschaften, 1922).

12 Le informazioni riguardanti il viaggio in Belgio di William Coote sono state analizzate nei documenti dei verbali

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dell’associazione britannica, che Burckhardt e i suoi colleghi si decisero a dare vita ad un comitato contro la Tratta delle Bianche, con il beneplacito dell’Imperatrice e la “benedizione” di Coote stesso13.

Fuori dalla scena europea, appare interessante il caso del comitato argentino per esemplificare l’influenza che la NVA ebbe nella nascita e nella strutturazione di un associazionismo locale. Difatti, anche se non direttamente per opera di Coote, la fondazione del comitato argentino nel 1906 fu caldeggiata da Londra: tutti i fondatori avevano origini inglesi e furono incentivati dalla NVA. Dimostrazione di ciò è la corrispondenza intrattenuta da Lady Rosalie Lighton Robinson con Coote nella quale la stessa chiedeva di potere fare un apprendistato a Londra per poter esportare il modello inglese a Buenos Ayres14.

Il caso del comitato argentino si ascrive appieno a quel “progetto europeo” caratteristico di questa prima fase del movimento internazionale perché, pur lontano dal Vecchio Continente, fu costituito per volontà inglese e da persone inglesi che vivevano in Argentina. In definitiva, per il caso argentino non solo la NVA fece da modello, ma il nucleo originale del comitato stesso era interamente anglosassone15.

L’importanza della NVA fu tale che essa fu fondamentale anche per la fondazione del comitato statunitense. Negli USA, il problema della Tratta delle Bianche era da tempo particolarmente avvertito da un’opinione pubblica resa ancor più sensibile in tal senso da numerose campagne stampa portate avanti grazie all’impegno dei social worker americani, membri di altre associazioni filantropiche. Tuttavia, la nascita di un vero e proprio comitato nazionale risale solo al 1906 e, sebbene fosse forte l’esperienza nel contrasto alla Tratta delle Bianche da parte dei membri costitutivi del nascente comitato, anche in questo caso l’ausilio di Coote, espressamente richiesto, si rivelò determinante.

Il 15 agosto 1906 William Coote ricevette una lettera da parte del medico quacchero Edward Janney, impegnato insieme alla moglie Anne Webb nelle battaglie filantropiche e sociali a favore dell’abolizione del vizio e della parità dei diritti, in cui lo invitava a fare un viaggio negli

13 Ibidem. La testimonianza di Coote a cui ci si riferisce è riportata in William Coote, A Vision., cit., p. 35. 14 Corrispondenza tra la Signora Robinson e William Coote in merito alla creazione di un Comitato contro la Tratta delle Bianche nella città di Buenos Aires, 15 maggio 1906, 19 maggio 1906, 20 ottobre 1906, 2 novembre

1906, 4NVA/Correspondance.

15 Il Comitato Nazionale contro la Tratta delle Bianche di Buenos Ayres contenuto in 4NVA, Annual reports (1874-1969), FL 199.

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Stati Uniti. Janney era infatti convinto che vi fossero finalmente le premesse per costituire un comitato contro la Tratta delle Bianche americano.

Le scrivo per dirle che in seguito a una riunione organizzata a New York la scorsa settimana, cui parteciparono Grace Dodge, Helen Bullis, Jas. B. Reynolds, speciale commissario del Presidente Roosevelt, tutti insieme rappresentiamo un numero di importanti associazioni che lavorarono per contrastare il male. Si è deciso di dare vita alla National Vigilance Association degli Stati Uniti.16

.

Il filantropo americano nella lettera affermava di avere dato una organizzazione temporanea al comitato appena formatosi; tuttavia, egli riteneva l’arrivo in America di Coote indispensabile poiché la sua esperienza «lunga e piena di successi» alla guida del sistema anti-Tratta «sarebbe stato di grande ausilio nel fornire una giusta impostazione iniziale» qualora si avesse gradito di raggiungerli negli Stati Uniti per incontrarli17.

Diverso fu invece il caso italiano analizzato nel capitolo precedente in cui il Comitato Nazionale nacque ispirandosi al modello inglese. A prova dell’influenza della NVA basti ricordare che Coote fu invitato, nel 1908, dal comitato a partecipare come ospite d’onore al Secondo Congresso Nazionale contro la Tratta delle Bianche. Per quanto il ruolo di Coote conferisse lustro ai convegnisti italiani, la sua presenza non fu strumentale alla creazione di un comitato che, invece, era da tempo attivo, grazie soprattutto alle militanti dell’Unione Femminile. Allo stesso modo, anche il Comitato francese si organizzò autonomamente, sebbene i rapporti tra il senatore Berenger, leader del nuovo comitato nazionale francese, e William Coote fossero stretti e collaborassero insieme18.

Tra il 1886 e il 1910 Coote visitò diversi Stati europei, riscuotendo successo e stima a tal punto che in molti dei suoi viaggi fu ricevuto da Re, Regine, Imperatrici, senatori. La portata del suo impegno e della sua opera gli valse due medaglie per il merito riconosciuto «nel lavoro internazionale» contro la Tratta delle Bianche: la prima gli venne conferita dal Presidente della

16 Corrispondenza tra Edward Janney e William Coote, in 4NVA, Correspondence, 15 agosto 1906, FL 100. 17 Ibidem.

18 National Vigilance Association, 4NVA/7, National Vigilance Association, Administrative and Miscellaneous Records, 1885-1953.

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Repubblica di Francia, nel 1905, come Cavaliere della Legione d’Onore; la seconda gli fu conferita dal Re di Spagna, una medaglia dall’Ordine di Carlo III di Spagna19.

2. Fase II: Dal I Congresso Internazionale alle Convenzioni Internazionali