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C APITOLO III: I NTERNAZIONALIZZAZIONE DEL CONTRASTO ALLA T RATTA DELLE B IANCHE U N PROGETTO EUROPEO

2. Fase II: Dal I Congresso Internazionale alle Convenzioni Internazionali contro la Tratta delle Schiave (1899-1919)

2.3 Configurazione di un sistema internazionale

Con la formazione dell’Ufficio Internazionale terminò la fase esclusivamente europea del contrasto alla Tratta delle Bianche. Allo stesso modo, con l’avvento di una dimensione internazionale del dibattito sulla Tratta delle Bianche, terminò l’esclusività della presenza della società civile, affiancata ora dalla rappresentanza ufficiale dei Governi. William Coote puntualizzò come la battaglia contro il traffico avesse visto la sua genesi e il suo sviluppo in Europa, ove «uomini di ogni credo» aderirono al progetto, dopo averne rivendicato la necessità. In breve, inizialmente i «cuori» e le «coscienze» in nome dei quali il leader della NVA si mosse, appartenevano a donne e a uomini europei52.

Ciononostante il progetto ideato da Coote non era caratterizzato da forme di eurocentrismo, ma era pensato per una dimensione internazionale, tanto che in pochi anni si allargò a livello globale: se da un lato la longa manus inglese fu fondamentale per la costruzione di taluni comitati anti-Tratta oltre i confini del Vecchio Continente, dall’altro lato, nel corso degli anni,

50 Ibidem. 51 Ibidem.

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le analisi condotte in ambito sovrastatale presero in considerazione traffici che si perpetravano contro donne indiane, cinesi e coreane, dando il via a considerazioni che aprissero il campo a concezioni particolaristiche e rappresentative delle varie realtà globali in cui il reato si compiva. Già nel 1899, Millicent Fawcett denunciò gli atteggiamenti «incivili» compiuti da alcuni soldati inglesi nell’India britannica: una ragazza burmese fu violentata «non da un uomo solitario, ma da venti uomini, e altre venti o venticinque persone assistirono alla scena». La filantropa con questa denuncia volle sottolineare che non si poteva considerare le violenze commesse contro una non europea meno grave di quando il reato era compiuto su una ragazza, per esempio, inglese. Pertanto, chiese che questi atti di violenza che i soldati inglesi compivano nell’India britannica fossero puniti. A partire dagli anni Dieci del XX secolo, ad esempio, i membri dell’International Bureau cominciarono a studiare la condizione delle “senza casta” indiane, interrogandosi su come intraprendere un discorso in merito alla prostituzione con categorie differenti a quelle usate in Europa e in America. In primo luogo, si cercò di comprendere lo status giuridico di queste donne perché, se da un lato erano ridotte in stato di schiavitù, dall’altro si trattava di una condizione legale e consentita dalle leggi, dai costumi e dalle «tradizioni religiose» di quelle zone. Analogamente, analizzarono il caso della schiavitù mui-tsai in Cina, ovvero il sistema legittimo di compra-vendita di schiave domestiche, la maggior parte delle volte minorenni53.

Come anticipato nei precedenti capitoli, infatti, la lotta contro il reato non fu mai caratterizzata da pregiudizi razziali: il termine di Tratta delle Bianche fu data dai volontari abolizionisti inglesi per richiamare la battaglia fatta contro il traffico di schiavi neri e culminata con l’abolizione della schiavitù. Siccome gli abolizionisti avevano constato che le vittime che seguivano le rotte della prostituzione clandestina e che finivano presso i bordelli del Vecchio Continente erano in prevalenza di origine europea, appellarono con l’aggettivo “bianche” queste nuove “schiave” del secolo XIX. Il concetto fu spiegato nel dettaglio dallo stesso ambasciatore italiano Paulucci di Calboli giacché raccontò come le donne vittime di Tratta, che descrisse alla stregua di prodotti cui alcuni compratori guardavano al pari di come si osservano «varie qualità dell’avorio», fossero schiave come già lo erano state le vittime della tratta atlantica:

53 Susan Pedersen, The Maternalist Moment in British Colonial Policy. The Controversy over Child Slavery in Hong Kong 1917-1940, in «Past and Present», 171(2001), pp.161-202.

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La tratta delle bianche apparve, nel suo organismo e nel suo movimento, quasi calcata su quella dei negri. Come una volta sulle piazze d'Angola, del Capo Verde e di Minas era diverso l'articolo preferito dal consumatore orientale ed occidentale, e mentre vi erano paesi che chiedevano esclusivamente schiavi Fertits e Kredjés, ve ne erano altri che per ragioni differenti non volevano che l'ebano dell'Ousagara e dell'Ongogo, così oggigiorno le varie qualità dell'avorio sul mercato mondiale.54

Sin dalle prime inchieste portate avanti dalla NVA e dalle prime riunioni internazionali fu messo in chiaro il fatto che Tratta delle Bianche non fosse una definizione ad excludendum quanto piuttosto una scelta propagandistica. Diversi statuti, come quello britannico e italiano esaminati nel capitolo precedente, esplicitavano che il progetto anti-Tratta era indirizzato universalmente, rivolto a tutte le donne di qualsiasi provenienza e religione.

Se il discorso valeva per i volontari della società civile, ciò fu vero anche per i Governi. Già durante la prima Conferenza internazionale del 1902, fu ufficializzato che l’espressione “Tratta delle Bianche” non era che una definizione ormai usata per la “fama” che aveva ottenuto, ma che la lotta al reato non era certamente limitata ai soli stati occidentali e alle donne e minori di origine europea55.

Nel 1902, durante la Conferenza Internazionale, Ismail Kemal Bey, medico ed ex comandante dell’esercito ottomano, parlò di fronte ai membri della Conferenza internazionale asserendo che «essendo di origine circassiana, sono qui per presentare la difesa delle nostre sorelle, le giovani ragazze di Circassia56» vittime della Tratta, oltre alle vittime provenienti dalla «Russia asiatica» vi erano anche le vittime «d’Oriente», soprattutto in India e in Indocina57.

Purtuttavia bisogna qui sottolineare che i territori dei quali la rete internazionale si occupò maggiormente non fossero Stati indipendenti, ma colonie e protettorati come, ad esempio, l’India e Hong Kong.

L’impegno profuso da parte dei governi e dei volontari era rivolto a livello globale, tuttavia la struttura internazionale creatasi non fu altrettanto inclusiva nell’espressione dei membri e

54 Raniero Paulucci Di Calboli, La tratta delle ragazze italiane, in «Nuova Antologia di scienze, lettere ed arti»,

98 (1902), pp. 418-438.

55 Il primo Congresso Internazionale contro la Tratta delle Bianche organizzato dall’International Bureau, 4IBS, Publications, pagine non numerate, settembre 1899, FL 193.

56 Ibidem. 57 Ibidem.

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nella partecipazione governativa. Si ritiene infatti che il contributo nella fase di ideazione e costruzione del sistema sia stato esclusivamente di stampo europeo: la nascita dell’International Bureau fu il prodotto dell’ambizione inglese di esportare la lotta contro la Tratta delle bianche oltre i confini britannici. In parallelo con l’International Bureau, la società europea, grazie all’organizzazione di Conferenze Internazionali, fu in grado di coinvolgere una fetta sempre più numerosa di volontari e Stati; fondamentale fu, ad esempio, l’intervento del Governo francese che patrocinò la prima Conferenza ufficiale a cui presero parte tanto diversi Governi quanto Associazioni private58. La presenza europea, sia istituzionale che privata, negli incontri organizzati nei primi anni di attività, fu elemento quasi unico, con l’eccezione del Brasile che partecipò alla conferenza del 1902.

A partire invece dagli anni dieci del XX secolo il ventaglio dei partecipanti al sistema contro lo Tratta si allargò e la lotta alla Tratta delle Bianche divenne una battaglia “occidentale”. Presero parte alle riunioni anche i rappresentanti dei comitati provenienti dal continente americano, allargando il contrasto della Tratta oltre i confini del Vecchio Continente.

Gli incontri internazionali videro la partecipazione sempre maggiore di delegati. Si passò a un numero esiguo di sessantun membri partecipanti dei vari comitati durante l’incontro del 1901 ad Amsterdam, ai cinquecento presenti all’ultimo del luglio 1913. La stessa lista degli Stati aderenti si ampliò nel corso del decennio: a Amsterdam parteciparono Belgio, Francia, Germania, Inghilterra, Italia, Olanda e Norvegia, registrando una presenza esclusivamente di Stati Europei, e solo nel 1904 a Zurigo si aggiunse l’Argentina; più avanti, nel congresso tenutosi a Parigi 1906 Uruguay Ecuador, Brasile, Colombia, Mesico ed Egitto; gli USA parteciparono per la prima volta al Congresso di Madrid nel 1910, mentre il Canada a Bruxelles nel 1912. Nel 1913, infine, anche i delegati australiani entrarono a fare parte della Conferenza59. In sintesi, il sistema di contrasto alla Tratta delle Bianche assunse i connotati di una struttura “occidentale”, abbandonando una dimensione esclusivamente europea senza tuttavia potersi definire a pieno titolo “globale”. Occidentale perché, seppur nato sotto l’egida europea, l’operato dell’International Bureau subì l’influenza del modus operandi dell’associazionismo americano che influenzò in maniera determinante il contrasto internazionale alla Tratta delle

58 La corrispondenza tra Berenger, del Comitato francese e senatore francese, e William Coote in merito

all’organizzazione di una Conferenza internazionale a Parigi è contenuta in 4NVA, Minutes, FL. 194.

59 I resoconti e i verbali dei congressi internazionali organizzati dall’International Bureau sono contenuti in 4IBS, International Bureau - International Conferences and Congresses, FL120-121.

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Bianche negli anni successivi, proiettando all’interno dell’apparato la percezione del ruolo fondamentale del Nuovo Continente60.