C OMITATO I TALIANO CONTRO LA T RATTA DELLE B IANCHE 1 Il dibattito in Inghilterra e in Italia
6. La nascita di un “fronte” anti Tratta
6.1 Le organizzazioni religiose
Per quanto riguarda le organizzazioni religiose anti-Tratta, il movimento cattolico era guidato dal torinese Rodolfo Bettazzi, mentre quello dell’Unione Femminile Amiche della Giovinetta da Berta Turin187. La partecipazione “confessionale” all’interno del fronte contro la Tratta delle Bianche fu un aspetto peculiare del caso italiano. Mentre i volontari inglesi appartenevano soprattutto alle comunità religiose, in Italia la presenza di diverse anime, che condividevano lo stesso obiettivo, rappresentò una alleanza sui generis, che, come si vedrà, fu rimarcata dallo stesso Coote durante una sua visita in Italia nel 1908188.
187Il matematico cattolico Rodolfo Bettazzi (1861-1941) fondò la Lega per la Pubblica Moralità nel 1912. Bettazzi
è citato in Victoria de Grazia, How Fascism Ruled Women. Italy 1922-1945, Berkeley-Los Angeles, University of California Press, 1992, pp. 145-147. Un approfondimento sull’attività sociale di Rodolfo Bettazzi e sul suo ruolo nel cattolicesimo laico in Italia si trova nel recente studio di Francesco Piva sulla storia della Gioventù cattolica italiana dal suo sorgere, nel 1868, al 1943, si veda Francesco Piva, Uccidere senza odio. Pedagogia di guerra nella
storia della Gioventù cattolica italiana (1868-1943), Milano, Franco Angeli, 2015, pp. 39 e segg.
Inoltre, Bettazzi è ricordato per la sua professione di matematico, a tale proposito si rimanda a Jeremy Gray,
Plato’s Ghost. The Modernist Transformation of Mathematics, Princeton, Princeton University Press, 2008, pp.
334-340; Angelo Guerraggio, I primi anni, in La Mathesis. La prima metà del Novecento nella “Società italiana
di Scienza matematiche e fisiche”, in Pristem/Storia, Note di matematica, Storia e cultura, vol.5, a cura di Giorgio
Bolondi, Milano, Springer Verlag-Italia, 2002, pp.5-30. Rodolfo Bettazzi scrisse molti saggi, pamphlets e articoli su giornali e riviste, tra la sua principale produzione letteraria si ricorda in particolare Rodolfo Bettazzi, Amore e
gioventù, conferenza con prefazione di Antonio Fogazzaro, Padova, Stab. Tip. Del Messaggiero, 1910; Id., Moralità. Tredici conferenze, Treviso, L. Buffetti, 1911; Id., Guerra Santa, Milano, Tip. Realini e Maverna, 1911;
Id., Purezza! Ai giovani cristiani, Torino, Società editrice Internazionale, 1915; Id., La educazione dei figli alla
moralità, Parma, Buffetti, 1921; Id., L’Azione cattolica, Torino, Società editrice Internazionale, 1938.
Per quanto riguarda Berta Turin invece si hanno ben poche notizie. In Archivio unione femminile, FCTB, Varie e nelle Relazioni Annuali contro la Tratta delle Bianche si cita il lavoro di Berta Turin come Presidente delle Amiche della Giovinetta e come una figura basilare per la creazione del Comitato contro la Tratta delle Bianche in Italia. In particolare si veda Relazione per gli anni 1902-903 e 1904-905, a cura di Comitato Italiano Contro la Tratta delle Bianche, Milano, Tipografia Nazionale di Ramperti, 1904. Berta Turin viene citata in Federica Falchi,
L’itinerario politico di Regina Terruzzi, Dal mazzianesimo al fascismo, Milano, Franco Angeli, 2008, p.75 e in
Fiorenza Taricone, L’associazionismo femminile in Italia dall’Unità al fascismo, Milano, Unicopli, 1996, p. 38- 39.
188Archivio dell’Unione Femminile, FCTB, 74, 1-8. Il convegno Nazionale ebbe luogo a Milano dal 29 al 30
maggio 1908. I giornali dedicarono abbastanza spazio all’evento, per esempio si veda Il secondo convegno
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Fin dai primi anni del XX secolo, le volontarie dell’Unione Femminile instaurarono una importante collaborazione con l’associazione Amiche della giovinetta. Se da un lato il protestantesimo era assai minoritario per l’epoca, l’associazione presieduta in Italia da Berta Turin era ben organizzata riuscendo così a prendere spazi nella vita sociale del paese189. Analogamente all’esperienza inglese, l’elemento che maggiormente permise all’associazione di distinguersi dalle altre fu la costruzione di Case Rifugio e di uffici posti nelle zone di passaggio in cui era facile incontrare le giovani ragazze alle prese con le difficoltà del viaggio190.
Le amiche della Giovinetta erano assai attive a Roma, Milano, Torino e Genova: esse si riunivano due volte al mese e portavano avanti la sorveglianza alle stazioni e ai porti, riuscendo a coprire l’intero territorio nazionale, coordinate dalla Presidente Nazionale Berta Turin e dalle tre responsabili “regionali”. Il nord Italia era guidato da Lisa Noerbel, Laura Croisier gestiva l’Italia centrale e Oscar Meuricoffre il sud, ove era ben organizzata l’azione di sorveglianza al porto di Napoli191.
L’associazione di Berta Turin, forte del lavoro che le “Amiche” stavano svolgendo negli altri Stati, assunse un ruolo assai importante nella battaglia al traffico di donne e minori. Coordinandosi con il Comitato Italiano furono in grado di attuare una sorveglianza presso i porti e le stazioni, producendo inoltre opuscoli e conferenze che permisero all’associazione di catturare le attenzioni della stampa. Le militanti della lega protestante avevano maturato una certa capacità associativa attraverso l’impegno sociale all’interno di altri movimenti, spesso proprio all’interno dell’Unione Femminile. Per esempio, la presidente Ersilia Majno Bronzini era essa stessa socia dell’Associazione Amiche della Giovinetta192.
L’impegno che questa organizzazione cristiana riuscì a proporre era calcato sul modello dei Paesi stranieri, Inghilterra e Europa del Nord. Gli esponenti del protestantesimo italiano avevano molto sperato di allargare la loro influenza in virtù del Risveglio evangelico che, in Gran Bretagna, nella seconda metà dell’Ottocento, arrivò ad avere una grande diffusione. Giorgio Spini a tal proposito ha evidenziato che «forse non c’è mai stata nell’Europa moderna una potenza così seriamente ed estesamente pervasa di spiriti religiosi come la Britannia tardo vittoriana» a tal punto da costituire «una sorta di blocco ideale, la cui compattezza teneva unita
189 Le amiche della giovinetta relazione annuale, 1905-1906, in FCTB, 74, 6 190 Ibidem.
191 Ibidem.
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di fatto tutta la Greater Britain protestante»193. La forza delle Amiche inglesi fecero da modello per le volontarie italiane che organizzarono case rifugio e la sorveglianza presso porti e stazioni. A differenza del caso inglese, però, non fu considerata dalle autorità italiane. Sebbene fosse limitata per la carenza di personale e la mancanza di un riconoscimento legale, rimase tuttavia un canale innovativo con cui soccorrere le indigenti da parte delle donne.
Nel 1902, sull’esempio della associazione protestante nacque, in Italia, una Lega similare e con gli stessi fini, di orientamento cattolico. L’attenzione da parte cattolica verso questo tema è da inquadrare alla sempre maggiore concentrazione sul problema dell’emigrazione degli italiani e degli altri migranti di fede cattolica da parte del Vaticano194. A partire dal 1870 la Santa Sede aveva già portato avanti campagne internazionali per favorire l’assistenza ai cattolici che abbandonavano le loro terre d’origine e, nei primi anni del XX secolo, la preoccupazione per le ondate migratorie aumentò a tal punto che fu creato il Primo Ufficio della Curia Romana per l’Emigrazione, coordinato da Pietro Pisani, allo scopo di aiutare i migranti195. L’attenzione per tale questione si coniugava bene con l’argomento della Tratta delle Bianche che, inoltre, aveva a che fare con problemi medico-sanitari, morali e d’igiene. Il matematico Rodolfo Bettazzi, il cattolico che maggiormente si interessò al traffico di donne e minori, nel 1894 aveva fondato la Lega per la Pubblica Moralità a Torino e altre leghe affiliate si erano sviluppate nel resto della Penisola; nel 1901, dall’unione di queste leghe nacque un comitato nazionale sotto la presidenza dello stesso Bettazzi196. La lega per la pubblica moralità si preoccupava dell’aumentare del “vizio” e dei problemi igienico-sanitari legati a una cattiva gestione della sessualità che portava a malattie veneree e a un aumento della promiscuità. Nel 1902 fondò con Giuseppe Toniolo la Associazione Cattolica delle Opere per la protezione della Giovane ispirata dal cristianesimo sociale e che vedeva tra i suoi principali obiettivi la tutela
193 Si veda a tal proposito Leonard Elliott Elliot-Binns, Religion in the Victoria Era, Londra, Lutterworth Press,
1953; David William Bebbington, Evangelicalism in Modern Britain. A History from 1730s to the 1980s, Londra, Unwin Hyman, 1989; Giorgio Spini, Italia liberale e protestanti, Torino, Claudiana, 2002; John Wolffe, God and
Greater Britain, Religion and National Life in Britaian and Ireland. 1843-1945, Londra e New York, Routledge,
1994.
194 Matteo Sanfilippo, Il Vaticano e l’Emigrazione, in Sorelle d’Oltreoceano. Religiose italiane ed emigrazione negli Stati Uniti: una storia da scoprire, a cura di Maria Susanna Garroni, Roma, Carrocci, 2008, pp. 29-47. 195 Ibidem. Per quanto riguarda l’azione cattolica in rapporto alle migrazioni, si rimanda inoltre a Rosoli, Insieme oltre le frontiere. Momenti e figure dell’azione della Chiesa tra gli emigranti italiani nei secoli XIX e XX,
Caltanissetta-Roma, Sciascia Editore, 1996.
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delle ragazze vittime del traffico. Presidente dell’Ufficio fu Maria Figarolo Contessa di Groppello, una nobildonna di Alessandria197.
Le Amiche della Giovinetta, che avevano fondato in Italia la loro opera prima della corrispondente cattolica, consideravano il nuovo ufficio come una mossa “politica” per limitare la missione cristiana evangelica della associazione
la decisione presa dal partito cattolico d’organizzare il ramo italiano dell’opera cattolica di protezione della giovinetta […], ed è l’imitazione della nostra “Unione dell’Amica della giovinetta”. Ecco dunque che si stende un’altra rete di protezione, ed ogni donna che ha cuore il bene della giovinetta, deve felicitarsene. Più vigilanza vi sarà, e più diminuirà il numero delle vittime. Un’Amica ci ha domandato quale posizione prenderà ora la nostra Unione, in faccia a quet’opera cattolica di protezione della giovinetta, e siccome altre tra noi, care Amiche, potrebbero farci questa domanda, noi rispondiamo:
“la nostra Unione non ha posizioni da prendere; essa l’ha presa da lunghi anni, e la manterrà. […] noi abbiamo il diritto ed il dovere di proibire tutto ciò che vorrebbe intralciare il lavoro dell’Amica cercando di diminuirne la sua efficacia”198
Queste parole riportate in un opuscolo del 1906 e distribuito alle socie delle Amiche rivelavano la preoccupazione per la sfida che l’associazione cattolica aveva lanciato nell’ambito del volontariato per la salvaguardia delle giovani e per la lotta alla Tratta delle Bianche. In realtà, l’impegno di Bettazzi non fu da ostacolo per le Amiche. Entrambe le associazioni promossero iniziative, pubblicazioni e mantennero stretti rapporto di collaborazione con il Comitato italiano contro la Tratta delle Bianche, lavorando insieme e organizzando conferenze199. Bettazzi pubblicò un approfondimento sui casi di ragazze destinate con l’inganno allo sfruttamento sessuale, facendo appello «alle buone madri di famiglia di impedire con energica forza che le loro bambine prendano parte agli spettacoli di strada che porterebbe incondizionatamente alla perversione morale»200.
Il coinvolgimento trasversale nella lotta alla Tratta delle Bianche è spiegabile con due fattori. Il primo è un motivo ideologico e, cioè, che il traffico di donne era considerato un problema
197 Associazione Cattolica delle Opere per la protezione della Giovane, Rapporto Annuale, 1905. 198 La Relazione delle Amiche della Giovinetta per l’anno 1906, fu stampata nel 1907.
199 Relazione per gli anni 1902-903 e 1904-905, a cura di Comitato Italiano Contro la Tratta delle Bianche, Milano,
Tipografia Nazionale di Ramperti, 1904.
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dettato dalla povertà e dalla tolleranza dei bordelli. Abolizione delle case chiuse e assistenza nei confronti dei bisognosi erano tematiche care sia alle militanti dell’Unione Femminile che ai volontari cristiani. Il secondo motivo è da ricercare nel successo che il sistema internazionale di contrasto alla Tratta stava riscuotendo e che faceva da esempio in Italia. Per tale ragioni, si ritiene che sia pertinente usare il termine “fronte” per indicare i militanti di questo movimento anti-tratta in Italia perché si trattava di una coalizione ampia che aveva differenti collocazioni socio-politiche. Ersilia Majno Bronzini e le sue colleghe dell’Unione Femminile, tramite iniziative sul territorio e i singoli rapporti personali, strinsero una serie di relazioni con alte associazioni e personalità interessate alla tematica, quali le varie associazioni in difesa della donna e le associazioni religiose cattolica, protestante e ebraica. Si trattò di una vera e propria iniziativa della filantropia italiana all'interno della quale la partecipazione di figure femminili fu assai importante. Dai rapporti stretti tra Ersilia Majno e Rodolfo Bettazzi, tra questi e i membri delle Amiche della Giovinetta, si svilupparono una serie di iniziative sul territorio nazionale come conferenze, giornate di studio sulla Tratta, pubblicazioni e, soprattutto, cooperazione nell’assistenza.