C OMITATO I TALIANO CONTRO LA T RATTA DELLE B IANCHE 1 Il dibattito in Inghilterra e in Italia
3. La nascita del comitato italiano contro la Tratta a Roma
Come si vedrà nel capitolo successivo, uno degli aspetti più originali della NVA fu la sua capacità di estendere la lotta alla Tratta delle Bianche ben oltre i confini britannici: nel giro di pochi anni William Coote riuscì a dare vita a un sistema internazionale di comitati similari a quello inglese nel resto dei paesi europei e in America, iniziando così un contrasto sovrastatale del reato.
Alla fine del XIX secolo, influenzati dall’esempio inglese o, talvolta, addirittura, avviati tramite l’azione diretta di William Coote, cominciarono a diffondersi a macchia d’olio comitati contro il traffico di donne e dei minori nel Vecchio e nel Nuovo Continente. Sul territorio italiano la sfida lanciata dalla NVA trovò risposta nelle persone di Ernesto Nathan, sua moglie Virginia Mieli e Anna Celli, che furono i promotori della creazione del Comitato Nazionale contro la Tratta delle Bianche, fondato a Roma il 27 maggio 1900. Nel documento costitutivo del nuovo organismo si affermava che l’ufficio romano nasceva «in armonia ad un movimento internazionale iniziatosi da qualche anno nei paesi civili d’Europa»156, dimostrando esplicitamente il legame che sentivano di avere con la struttura ideata da William Coote.
I fondatori del comitato italiano, trassero ispirazione – pur mantenendo la propria autonomia e indipendenza - dal modello associazionistico inglese. Il nucleo che si mosse per primo in Italia, dando origine al Comitato, era composto da donne e uomini che avevano rapporti di amicizia e stima con alcuni filantropi sociali inglesi e si erano cimentati nella battaglia abolizionista, maturando legami con i leader del movimento per la soppressione della prostituzione d’oltremanica, in primis con Josephine Butler. Già nel 1869, Josephine Butler si confrontò con Anna Maria Mozzoni per comprendere se la regolamentazione avesse portato dei benefici alle prostitute alla “salute morale” della nazione. La risposta di Mozzoni fu assai poco positiva e descriveva una situazione nelle mani dei tenutari157. Durante il suo soggiorno in Italia
155 4NVA, Pubblications, 1912-1971, FL 199.
156 Circolare del Comitato Italiano contro la Tratta delle Bianche – Sede in Roma, Roma, 15 maggio 1902 in
Archivio unione femminile, Atti costitutivi e documentazione fondamentale.
157Rina Macrelli, L’indegna schiavitù. Anna Maria Mozzoni e la lotta contro la prostituzione di Stato, Editori
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nel 1875 Josephine Butler, tramite gli amici Giuseppe Nathan, la madre Sara e Sidney Sonnino, conobbe varie emancipazioniste, uomini politici e di governo, e organizzò conferenze a Milano e a Napoli che dettero il via alla creazione della sezione italiana della Federazione britannica continentale e generale. Una delegazione di questa sezione prese parte al Congresso abolizionista di Ginevra del 1878158.
Il comitato italiano contro la Tratta delle Bianche pertanto fu fondato a Roma da un gruppo ristretto di emancipazioniste, intellettuali e politici che già si era misurato nella lotta alla prostituzione di Stato, che, come si è spiegato nel primo capitolo, ebbe il suo sviluppo nel contrasto alla Tratta159. Alla riunione fondante del Comitato parteciparono dodici persone, ovvero Alfredo Baccelli, Anna Celli, Alfredo Garofalo, Luigi Luzzatti, Anna Kuliscioff, Ernesto Nathan e Virginia Mieli, Maria Pasolini Ponti, Ettore Socci, Margherita Traube Mengarini, Berta e Fernando Turin160. Legati tra loro da rapporti di parentela e di amicizia, costoro rappresentavano un’élite di uomini e donne che aveva un certo prestigio nel panorama culturale e politico dell’epoca. I coniugi Nathan, Ernesto (futuro sindaco di Roma) e Virginia, erano accumunati da una analoga visione politica che si richiamava agli ideali repubblicani e radicali e dall’appartenenza al movimento abolizionista, fondato in Italia proprio dal fratello di questi, Giuseppe Nathan161. Abolizionista era anche la femminista Anna Fraenztel Celli,
158A fare parte della delegazione del Congresso di Ginevra furono Ernesto Nathan, Anna Maria Mozzoni, Jessie
White Mario e Agostino Bertani, cfr. Romano Canosa, Sesso e Stato. Devianza sessuale e interventi istituzionali
nell'Ottocento italiano, Milano, Mazzotta, 1981, p.49; Rina Macrelli, L’indegna schiavitù, pp. 145 e segg. 159 Stefania Murari, L’idea più avanzata del secolo, Anna Maria Mozzoni e il femminismo italiano, Roma, Aracne,
2008. Inoltre, si ricorda lo studio di Bortolotti sul movimento femminile in Italia, Franca Pieroni Bortolotti, Alle
origini del movimento femminile in Italia. 1848-1892, Torino 1962. F. Taricone, Salvatore Morelli e Anna Maria M., in G. Conti Odorisio (a cura di), Salvatore Morelli. Emancipazionismo e democrazia nell’Ottocento, Napoli
1992, pp. 169-186; V.P. Babini - L. Lama, Una donna nuova. Il femminismo scientifico di Maria Montessori, Milano 2000; R. Farina, Politica, amicizie e polemiche lungo la vita di Anna Maria M., in E. Scaramuzza (a cura di), Politica e amicizia. Relazioni, conflitti e differenze di genere (1860-1915), Milano 2010, pp. 55-72.
160Comitato Italiano contro la Tratta delle Bianche – Sede in Roma, Roma, 15 maggio 1902 in Archivio unione
femminile, Atti costitutivi e documentazione fondamentale.
161 Per maggiori informazioni sulla biografia di Ernesto Nathan, si rimanda a Nadia Ciani, Da Mazzini al Campidoglio. Vita di Ernesto Nathan, Roma, Ediesse, 2007; Anna Maria Isastia, Foggia, Bastogi (a cura di), Ernesto Nathan. Scritti politici di Ernesto Nathan, 1998; Romano Ugolini, Ernesto Nathan tra idealità e pragmatismo, Roma, Edizioni dell’Ateneo, 2003. Non esiste una bibliografia di Anna Celli, esistono invece studi
che la citano per l’importante attività che svolse in ambito medico insieme con il marito, si veda Mauro Capocci,
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infermiera e filantropa che, alla fine del secolo, trasferendosi a Milano, entrò nell’Unione Femminile.
Durante la riunione di fondazione del comitato, venne nominato Presidente il membro del Parlamento – e futuro capo del Governo – Luigi Luzzatti che, pochi anni prima, nel 1886, si era fatto promotore di un progetto di legge sulla tutela del lavoro minorile e delle donne, tema che, come si è scritto, collimava con le analisi sulle cause della Tratta delle Bianche. Come segretario fu invece nominato Alfredo Garofalo, medico igienista e, anch’egli, membro del movimento abolizionista. Tra gli altri partecipanti alla riunione vi erano rappresentanti della vita politica italiana, quali il mazziniano Ettore Socci, la socialista Anna Kuliscioff e il liberal- democratico, sotto segretario di stato, Alfredo Baccelli. Quest’ultimo, sebbene risultasse tra i fondatori del comitato, non aveva militato nel movimento abolizionista e, anzi, come in precedenza anticipato, non riteneva la soppressione delle case di tolleranze consona al miglioramento del degrado sessuale e al contenimento dei contagi.
Nella lotta italiana alla Tratta delle Bianche rivestirono inoltre un ruolo abbastanza importante i coniugi Berta e Fernando Turin, particolarmente attivi nell’associazionismo di stampo cristiano e non cattolico. In particolare, Berta fu la presidente della associazione delle Amiche della Giovinetta per la protezione della giovane, la lega protestante per la tutela delle donne e delle giovani che, come si vedrà, negli anni successivi collaborò con il comitato milanese contro la Tratta delle Bianche. Si registrarono, inoltre, le presenze della nobildonna Maria Pasolini, moglie del Conte Pier Desiderio Ponti, deputato della destra, e della chimica femminista di origine tedesche Margherita Traube Mengarini, zia di Anna Celli162.
Questa élite, che dette vita alla prima forma di contrasto al traffico di donne e minori, per portare avanti la loro attività filantropica, guardò al modello inglese. Maria Pasolini fu una ammiratrice del sistema politico britannico e della capacità di fare volontariato da parte degli inglesi; ponendo a confronto l’Italia con l’Inghilterra, Pasolini scrisse che in Italia si registrava
Rocco, Costantino Cipolla, Alessandro Stievano (a cura di), La storia del nursing in Italia e nel contesto
internazionale, Milano, Franco Angeli, 2015; Emancipazioniste, socialiste e femministe a Roma: frammenti per una possibile storia, Atti del convegno di studi – Roma 1-2 dicembre 1999, in Rivista storica del Lazio, VIII-IX,
13-14 (2000-2001), pp. 307-329; Anna Santarelli, Anna Fraenzel Celli e le scuole per contadini dell’agro romano, in F. Rigaux, S. Rodotà, A. Soboul (a cura di), Marxismo, democrazia e diritto dei popoli: scritti in onore di Lelio
Basso , Milano, Franco Angeli, 1979, pp. 548-564.
162 Comitato Italiano contro la Tratta delle Bianche – Sede in Roma, Roma, 15 maggio 1902 in Archivio unione
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la totale «mancanza di coscienza, di coscienza della vita sociale», che, invece, era assai rilevante tra la gente d’oltremanica come si poteva evincere dalla presenza di associazioni filantropiche efficienti e copiose. D’altro parte, anche Luigi Luzzatti conosceva «quel forte popolo» pronto a emettere «un grido di dolore» di fronte a ingiustizie sociali, quali lo sfruttamento del lavoro minorile e femminile e, proprio per la tenacia di quel «popolo libero» qualsiasi «provvedimento opportuno non si fa[ceva] attendere»163.
A dispetto di quello che si sarebbe portati a pensare, data la caratura dei componenti del comitato, a Roma la lotta alla Tratta delle Bianche non soltanto non ottenne successo, ma non riuscì neppure a concretizzarsi. Si è visto come, durante la prima riunione della NVA, i volontari inglesi avessero fornito alla nuova associazione una struttura forte e avessero distribuito gli incarichi e le materie di competenza per gruppi di volontari in maniera delineata e definita. A Roma ciò non si verificò e il comitato non si dotò né di una struttura né di un’agenda da seguire e neppure riuscì a dotarsi di una una sede dove riunirsi e organizzare le proprie iniziative.
A distanza di due anni dalla sua fondazione, l’ente non aveva svolto alcuna azione se non l’invio ai giornali e alle autorità pubbliche, nel maggio 1901, di una circolare per informare che era «sorto anche in Italia un comitato per combattere la tratta delle fanciulle […]»164. Il fatto
che questa circolare informativa della presenza a Roma di un comitato contro la Tratta delle Bianche fosse stata inviata ad un anno dalla fondazione dell’associazione è un dato che fa comprendere in che misura l’ente romano fosse assai lento nella gestione della sua attività e privo di organizzazione. Nonostante le parole allarmanti riportate sulla circolare, che denunciavano il fatto che visto che «in molte grandi città straniere abbondano disgraziate italiane, indotte ad espatriare con fallaci promesse, e che, trovatesi fuori dal paese, ignare della lingua e delle consuetudini straniere, furono obbligate a prostituirsi»165, il comitato romano risultò alla conta dei fatti inabile e non operativo. Le ragioni principali del mancato sviluppo del comitato sono da ricollegare all’assenza sia di una sede che di volontari disposti ad impegnarsi completamente nella lotta alla Tratta delle Bianche. Si è scritto infatti che la NVA era una associazione a «vocazione scientifica» composta, in parte, da un personale stipendiato; il comitato romano, invece, non ebbe una struttura organizzata simile a quella della NVA, tale
163 Atti Parlamentari 1872-1899, 1, Discorsi di Luigi Luzzatti, 13 marzo 1886, pp. 274.
164 Comitato Italiano contro la Tratta delle Bianche – Sede in Roma, Roma, 15 maggio 1902 in Archivio unione
femminile, Atti costitutivi e documentazione fondamentale.
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da permettere un reclutamento di volontari atto a conferire all’associazione la stessa configurazione di quella di Londra166. Processo che, invece, come si vedrà, fu avviato all’interno dell’Unione Femminile. D’altra parte il fatto che mancasse una sede ufficiale era di per sé una dimostrazione della mancanza di progettualità: non sarebbe stato possibile svolgere opera di assistenza senza un luogo predisposto ad ospitare le vittime da soccorrere. Si ritiene dunque il Comitato romano un progetto teorico che non riuscì a concretizzarsi.