2.4 L’Italia prima di partire
Tavola 7.1 Composizione del campione dell’indagine CISCS
CARATTERISTICHE Tutto il campione Esperienza di lavoro nel paese di origine Occupati all’intervista Esperienza di lavoro nel paese di origine e occu- pati all’intervista Paesi di origine
EU15 e Paesi più sviluppati 4,4 5,6 4,3 4,7
America Latina 3,9 4,6 3,5 4,1 Paesi andini 4,7 5,6 5,3 5,8 Europa dell’Est 51,0 54,9 53,0 55,8 Asia 12,7 10,5 13,4 11,6 MENA 17,0 13,4 14,4 12,5 Resto dell’Africa 6,3 5,5 6,1 5,5
Età media all’arrivo in Italia 28,0 30,5 28,3 30,6
Anni medi dalla migrazione 10,2 10,4 10,8 10,6
Genere Maschi 44,9 49,2 54,2 54,6 Femmine 55,1 50,8 45,8 45,4 Istruzione Primaria 12,4 10,8 11,7 11,2 Secondaria inferiore 27,5 22,9 26,5 23,1 Secondaria superiore 47,8 51,5 49,5 51,4 Terziaria 12,3 14,8 12,4 14,4
Area di residenza all’intervista
Nord-Ovest 35,1 35,3 33,8 34,6
Nord-Est 26,3 26,0 25,8 25,3
Centro 24,3 26,6 26,0 28,1
Sud e Isole 14,2 12,1 14,4 12,1
Numerosità 14.169 7.590 9.802 5.796
Fonte: Istat, Indagine Condizione e integrazione sociale dei cittadini stranieri - Anni 2011,2012
Nota: Dati pesati. Solo rispondenti entrati in Italia tra i 15 e i 55 anni e con età compresa tra i 18 e i 60 anni all’intervista. Sono esclusi gli occupati nelle Forze Armate, sia nel paese di origine che in Italia.
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7. I percorsi lavorativi degli immigrati: declassamento occupazionale, intrappolamento e reti etniche
quella di coloro che hanno avuto almeno un’esperienza di lavoro nel paese di origine, sen- za significativi e apparenti effetti di selezione, mentre, rispetto al campione complessivo, risultano relativamente sovra-rappresentati gli stranieri provenienti dai paesi dell’Europa dell’Est e, per contro, relativamente sottorappresentati quelli provenienti dai paesi del Me- dio Oriente e Nord Africa. Queste differenze di composizione sono attribuibili al diverso comportamento, culturalmente definito, delle donne provenienti da paesi a maggioranza islamica (Röder 2014) rispetto a quelle originarie da paesi post-socialisti, in cui l’alta occu- pazione femminile costituisce tanto una necessità economica quanto un’eredità dei regimi comunisti (Guetto et al. 2015).
Il profilo formativo del campione di analisi è elevato, con circa due terzi degli intervistati in possesso di almeno un titolo di studio di scuola secondaria superiore. L’età media all’ar- rivo in Italia e l’anzianità migratoria del campione degli occupati all’intervista con esperienza di lavoro nel paese di origine sono leggermente più elevate di quelle del campione comples- sivo, ma in linea con quelle di chi ha lavorato nel paese di origine. Per quanto riguarda la distribuzione territoriale, nelle regioni settentrionali risiede circa il 60 per cento del campione di analisi per le traiettorie, dato in linea con quello del campione complessivo e del campione di coloro che hanno lavorato nel paese di origine. Al contrario, nel campione di analisi delle traiettorie pesano un po’ di più le regioni centrali e un po’ meno quelle meridionali.
Le selezioni effettuate per definire il campione per l’analisi delle traiettorie occupazio- nali disegnano dunque limitate differenze rispetto al campione complessivo dell’Indagine e non comportano significativi scostamenti dal profilo di coloro che hanno avuto almeno un’esperienza di lavoro nel paese di origine.
7.3 Dal declassamento all’intrappolamento
L’analisi dei percorsi lavorativi degli immigrati è stata condotta con due diversi approc- ci. In primo luogo, sono state analizzate le transizioni tra i grandi gruppi occupazionali del- la Classificazione Istat delle Professioni (CP2011)7, successivamente è stata ricostruita la traiettoria occupazionale lungo i tre momenti sulla base del punteggio medio dell’indice di
status socio-economico dell’occupazione ISEI – International Socio-Economic Index – che
assegna a ogni occupazione un punteggio basato sul reddito e sul titolo di studio (Ganze- boom e Treiman 1992, 1996). Vista la fortissima e specifica segregazione occupazionale degli immigrati per genere, con quasi il 45 per cento degli immigrati all’intervista occupati come operai specializzati o artigiani e oltre il 42 per cento delle immigrate impiegate in pro- fessioni di vendita e di servizi alla persona, tutte le analisi sono distinte per uomini e donne. In relazione al primo approccio, una prima analisi dell’Istat, limitata ai soli stranieri che hanno avuto più di un’esperienza di lavoro in Italia, aveva mostrato che tra l’occupazione nel paese di origine e quella al momento dell’intervista solo poco meno di un quarto degli immigrati transita a un gruppo occupazionale inferiore a quello di partenza, con le donne più esposte al rischio di declassamento occupazionale e con significative differenze per cittadi- nanza, mentre un più significativo 30 per cento sperimenta un percorso di mobilità ascen- dente, ovvero transita a un gruppo occupazionale superiore a quello di partenza (Istat 2015). Per una più approfondita valutazione delle traiettorie occupazionali degli immigrati nel mercato del lavoro italiano, oltre ad estendere il campione di analisi a coloro che non hanno 7 Escludendo il gruppo delle Forze Armate.
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Vita e percorsi di integrazione degli immigrati in Italia cambiato lavoro dalla prima esperienza in Italia (cfr. par. 7.2), è utile articolare la carriera occupazionale in due transizioni e analizzarle distintamente. Si può considerare che la tra- iettoria sia costituita da una transizione al primo lavoro – il passaggio dall’ultima occupa- zione nel paese di origine alla prima occupazione in Italia – e da una successiva transizione al lavoro attuale, il passaggio dalla prima occupazione in Italia all’occupazione svolta al momento dell’intervista che, come già ricordato, può situarsi a distanza di qualche mese ma, più probabilmente, anche di parecchi anni dalla prima occupazione.Sia per gli immigrati sia per le immigrate, la transizione al primo lavoro in Italia è ca- ratterizzata da un marcato processo di declassamento occupazionale (tavola 7.2). Se nel paese di origine circa il 18 per cento degli immigrati svolgeva un’occupazione non manuale qualificata (imprenditori, professioni intellettuali, professioni tecniche e impiegatizie) e cir- ca il 12 per cento aveva un lavoro non qualificato, al primo lavoro in Italia la quota di coloro che sono impiegati in un lavoro non manuale qualificato più che dimezza (8 per cento), mentre quella relativa al lavoro manuale non qualificato più che raddoppia (27 per cento). Per le immigrate, che peraltro mostrano un profilo occupazionale in origine molto più qua- lificato di quello degli immigrati, la tendenza è ancora più marcata: la quota di quelle impie- gate in occupazioni non manuali qualificate passa da oltre il 40 per cento a poco più del 12 per cento mentre il peso delle immigrate in professioni non qualificate più che quadruplica (dal 7 per cento al 29 per cento). A differenza degli uomini, per le immigrate è significativa anche la crescita nelle professioni di vendita e di servizi alle persone (dal 27 per cento al 51 per cento) dove sono classificate le addette al lavoro di cura e assistenza presso le famiglie come le “badanti”.
Considerando la tendenziale inerzialità dei fenomeni di mobilità occupazionale, il tasso di immobilità totale è piuttosto basso per gli immigrati (47,5 per cento) e bassissimo per le immigrate (27,9 per cento) mentre il tasso di mobilità discendente (declassamento) è