2.4 L’Italia prima di partire
Tavola 7.7 Metodi di reperimento del lavoro e durata della ricerca (in mesi) del primo lavoro in Italia
8.2 Le dimensioni della discriminazione sul lavoro
Le dimensioni di discriminazione rilevate dall’indagineCondizione e Integrazione So- ciale dei Cittadini Stranieri sono numerose. Prima di focalizzare l’attenzione sulla discrimi-
171
8. La percezione della discriminazione etnica sul lavoro
teristiche del campione di soggetti su cui si è concentrata l’analisi. Nelle pagine seguenti si farà riferimento, in particolare, agli immigrati con cittadinanza straniera alla nascita che, al momento dell’intervista, avevano almeno 15 anni. Il campione di riferimento, costituito da 16.851 casi, include anche un gruppo di stranieri di seconda generazione, a cui si possono ragionevolmente aggiungere coloro che sono entrati in Italia in età scolare e hanno quindi avuto modo di frequentare almeno parte della scuola dell’obbligo (abbiamo utilizzato la so- glia dei12 anni), generalmente identificati con generazione 1.50 e 1.75. Così aggregati, gli stranieri non di prima generazione rappresentano l’8,5 per cento del campione.
L’indagine permette di indagare due fenomeni diversi – la discriminazione percepita nel lavoro e nella ricerca di lavoro – e li rileva su due gruppi diversi di intervistati. La domanda relativa a episodi di discriminazione sul lavoro, infatti, è stata posta a tutti coloro che hanno avuto esperienze di lavoro in Italia (12.970 individui nel nostro campione)mentre quella relativa alla discriminazione nella ricerca di lavoro è stata posta ad un insieme più ampio di intervistati, cioè a coloro cui è capitato di cercare lavoro in Italia (14.990 casi), che abbiano avuto o meno esperienze lavorative in Italia.
Questa analisi si concentra sui fenomeni di discriminazione percepita che gli individui associano al fatto di essere stranieri e/o di appartenere a uno specifico gruppo etnico o nazionale; per semplicità la definiremo discriminazione su base etnica, richiamando il ter- mine “ethnic discrimination” molto utilizzato nella letteratura in lingua inglese. La domanda sulla discriminazione, sia per quanto riguarda la ricerca che per quanto riguarda il lavoro, chiedeva agli intervistati se, nel corso della loro permanenza in Italia10, era loro capitato di essere stati/e discriminati/e, cioè trattati meno bene degli altri, e proponeva agli intervistati un lungo elenco di motivazioni, tra le quali era incluso un riferimento alla condizione di straniero (“Perché straniero/per le tue origini straniere”)assieme ad alcuni altri motivi più specifici che, nel contesto italiano, potrebbero comunque essere in gran parte riconducibili comunque allo status di straniero (“Per il colore della tua pelle”, “Per il tuo modo di parlare italiano”, “Per la tua religione”, “Per il tuo aspetto esteriore”). Nonostante fosse possibile rispondere in modo affermativo anche a tutte le affermazioni riportate, in realtà la stragran- de maggioranza delle persone che ha dichiarato di aver subito episodi di discriminazione, sia nella ricerca di lavoro che nel lavoro, ha fatto riferimento all’affermazione generale rela- tiva al fatto di essere straniero per cui si è deciso di utilizzare solo quest’ultima risposta – la più esplicita – come indicatore della discriminazione su base etnica.
La discriminazione di tipo etnico percepita sui luoghi di lavoro è abbastanza frequente: il 15,5 per cento degli intervistati che hanno avuto esperienze di lavoro in Italia lamenta di “essere stato discriminato, cioè trattato/a meno bene degli altri mentre lavorava”. Meno spesso questo accade rispetto alla ricerca di lavoro (8,5 per cento di coloro che hanno cer- cato lavoro in Italia). Prima di approfondire l’analisi sulla discriminazione etnica, può essere utile raffrontare quanto spesso siano stati citati altri motivi di discriminazione. Nella tavola 8.1 – relativa esclusivamente alle persone che hanno dichiarato di aver subito episodi di discriminazione – si nota come più del 90 per cento delle persone addebitano la discrimina- zione subita al fatto di essere stranieri. Segue il 26,3 per cento degli intervistati che segnala come motivo di discriminazione il modo di parlare italiano e una quota tra il 16 e il 17 per cento che cita il colore della pelle. Altre dimensioni di discriminazione rilevanti riguardano il genere (12,1 per cento dei casi di discriminazione sul lavoro e 10,2 per cento di quelli 10 Per coloro che hanno trascorso periodi diversi in Italia la domanda riguarda comunque qualunque episodio avvenuto
172
Vita e percorsi di integrazione degli immigrati in Italia relativi alla discriminazione nella ricerca), la religione (attorno al 6 per cento), l’età e il fatto di “non avere le giuste conoscenze/i giusti rapporti interpersonali”. I problemi linguistici, su cui si ritornerà, appaiono quindi cruciali nei fenomeni di discriminazione, mentre la minor rilevanza della dimensione razziale della discriminazione risente probabilmente del fatto che solo una parte degli stranieri è identificabile e distinguibile dalla popolazione autoctona in base al colore della pelle. Il sovrapporsi delle diverse motivazioni – come evidenziato nella tavola 8.1 – mette in luce come per molte persone i fattori di difficoltà nello svolgimento e nella ricerca di lavoro tendano a cumularsi su diverse dimensioni11.Per comprendere meglio di che tipo di comportamenti discriminatori stiamo parlando, si può fare riferimento a quali episodi vengono maggiormente citati dagli intervistati12. Tra coloro che ritengono di aver subito una discriminazione su base etnica sul lavoro, la metà lamenta una generica ostilità nell’ambiente lavorativo, più di un quarto un’iniqua divisione dei carichi lavorativi, il 13,5 per cento mansioni di scarsa importanza o inferiori alle sue qualifiche e il 9,6 per cento dichiara che le sue capacità sono state sminuite e/o valutate negativamente dai suoi colleghi (superiori, sottoposti o di pari grado). Il problema della
over-education, che sappiamo essere molto rilevante per la componente straniera della forza lavoro (Fullin, Reyneri 2011, Fellini, Fullin 2015, Fellini, Guetto, Reyneri 2018), è probabilmente meno citato, rispetto a quello più generale di una sensazione di ostilità o di un’iniqua divisione dei carichi lavorativi, perché gli stranieri si trovano segregati in occupa- zioni scarsamente qualificate, all’interno delle quali episodi di sotto-mansionamento sono per definizione meno probabili. Ogni altro esempio di comportamento discriminatorio viene riportato da meno del 5 per cento di chi riporta un episodio di discriminazione.
Per quanto riguarda la discriminazione nella ricerca di lavoro, il questionario prevedeva una sola domanda a risposta multipla, senza la possibilità che più comportamenti discrimi- natori fossero citati contemporaneamente. Il 39 per cento degli intervistati che hanno subi- 11 Ad esempio nell’86,7 per cento dei casi le persone che si sono sentite discriminate sul lavoro per il proprio genere si
sono sentite discriminate anche in quanto straniere.
12 La domanda invitava a fare riferimento all’ultimo episodio subito e permetteva risposte multiple.