2.4 L’Italia prima di partire
Tavola 7.4 Fattori associati allo status del primo lavoro in Italia
Uomini Donne
Coeff. Err. Std.
robusti Coeff Err. Std. robusti Chow test
ISEI ultimo lavoro nel paese di origine 0,19*** 0,03 0,09*** 0,02 ***
CAPITALE UMANO
Istruzione (rif. Primaria o inferiore)
Secondaria inferiore -0,45 0,70 -0,47 1,10
Secondaria superiore -0,03 0,73 -0,37 1,05
Terziaria 2,11* 1,25 3,44** 1,37
Conoscenza della lingua all’arrivo (rif. Per niente)
Mi facevo capire 0,96 0,60 1,42** 0,61
Sì, bene 3,57** 1,50 8,25*** 1,75 **
INSERIMENTO NEL MERCATO DEL LAVORO
Contratto di lavoro prima di arrivare (rif. No)
Sì 0,83 1,04 3,00** 1,17
Come ha trovato il primo lavoro (rif. Altro modo)
Contatti personali -2,53*** 0,54 -4,11*** 0,68 *
BACKGROUND MIGRATORIO E ALTRE CARATTERISTICHE
Paese di origine (rif. EU15 e HD)
America Latina (non andina) -19,28*** 2,44 -11,92*** 2,19 **
Est Europa -19,07*** 1,68 -13,60*** 1,83 **
Asia -23,53*** 1,76 -14,37*** 1,99 ***
Nord Africa e Medio Oriente -20,69*** 1,75 -13,70*** 2,36 **
Resto dell’Africa -21,06*** 1,89 -16,62*** 2,08
Paesi andini -22,12*** 2,46 -14,93*** 1,96 **
Età all’arrivo -0,09** 0,04 -0,08** 0,03
Motivo della migrazione (variabili dummy)
Motivi politici/religiosi/rifugiato -1,87** 0,93 -1,21 1,73
Motivi economici -1,12* 0,59 -1,30*** 0,65
Ricongiungimento familiare -0,36 0,80 -0,36 0,78
Tipo di traiettoria (rif. Direttamente in Italia)
Prima in un altro paese, poi in Italia -0,01 0,89 2,24** 1,17
Ritornato in Italia -3,58* 1,86 -1,46 1,69
Progetto migratorio all’arrivo (rif. Temporaneo)
Permanente -0,29 0,49 1,55** 0,69 **
Istruzione del padre (rif. Primaria o inferiore)
Secondaria inferiore -0,785 0,58 0,60 0,65
Secondaria superiore -1,75** 0,70 1,79*** 0,68 ***
Terziaria 1,35 1,35 2,82** 1,28
Situazione familiare all’arrivo (rif. Non sposato)
Sposato -0,39 0,64 0,01 0,71
Aveva figli all’arrivo (rif. No)
Sì 0,55 0,68 -1,16** 0,58 *
Area di residenza all’intervista (rif. Nord-Ovest)
Nord-Est -1,07* 0,62 0,44 0,69 Centro -0,93 0,62 0,10 0,71 Sud e Isole -3,90*** 0,57 -1,16* 0,62 *** Costante 49,92*** 2,33 41,66*** 2,52 Numero di casi 3.165 2.609 R-quadro 0,35 0,39
Fonte: Istat, Indagine Condizione e integrazione sociale dei cittadini stranieri- Anni 2011,2012
Nota: Dati pesati. Effetti per categoria “valore mancante” in “Situazione familiare all’arrivo”, “Istruzione del padre” e “Contratto di lavoro prima di arrivare” non mostrati. Il primo lavoro corrisponde all’attuale lavoro per coloro che hanno avuto un unico episodio lavorativo in Italia. *** p<0,01, ** p<0,05, * p<0,1
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Vita e percorsi di integrazione degli immigrati in Italia questo modello controlla per l’ISEI a t-1, in questo caso l’ISEI del primo lavoro. Dunque gli effetti delle caratteristiche individuali riguardano scostamenti dell’ISEI associato al lavoro svolto dagli immigrati al momento dell’intervista rispetto all’ISEI del primo lavoro che que- sti svolgevano subito dopo l’ingresso nel nostro paese11.Il modello per la prima transizione ha mostrato come le donne siano molto più a rischio di declassamento degli uomini, ma potrebbe accadere che ad un maggiore declino di status all’arrivo corrisponda un maggior effetto di “rimbalzo” durante la permanenza in Italia. In effetti, tra gli uomini, il coefficiente che esprime l’effetto della differenza tra l’ISEI in origine e l’ISEI dell’attuale lavoro è positivo e statisticamente significativo. Tra le donne tuttavia il coefficiente è molto più piccolo e non statisticamente significativo: le donne immigrate in Italia fanno dunque più fatica degli uomini non solo a preservare il proprio status in origi- ne all’arrivo, ma anche a migliorare la propria condizione successivamente (cfr par. 7.3). Come vedremo di seguito, neanche l’acquisizione di capitale umano permette alle donne di recuperare il gap che esperiscono nei confronti degli uomini.
Come accennato nel primo paragrafo, secondo l’ipotesi dell’assimilazione la principale ragione del downgrading degli immigrati è l’imperfetta trasferibilità nel paese di destina- zione del capitale umano acquisito nel paese di origine. L’acquisizione di capitale umano specifico del paese di arrivo dovrebbe dunque favorire le opportunità di carriera degli immi- grati. Nei nostri modelli ne abbiamo incluse tre misure distinte: il riconoscimento del titolo di studio o l’ottenimento di credenziali educative direttamente in Italia12, le competenze linguistiche raggiunte al momento dell’intervista13e gli anni dalla migrazione, come proxy di conoscenza ed esperienza nel mercato del lavoro locale14. Partendo dagli effetti dell’i- struzione, è rilevante notare che il possesso di un titolo di studio universitario acquisito all’estero e non riconosciuto non apporta vantaggi sostanziali rispetto al possesso della sola licenza elementare, tanto per gli uomini che per le donne.
11 Per una corretta lettura dei risultati, si ricorda che Il primo lavoro corrisponde all’attuale lavoro per coloro che hanno avuto un unico episodio lavorativo in Italia (cfr. par. 7.2). Dunque, i modelli presentati in tavola 7.5 non selezionano solo gli immigrati che hanno avuto almeno due episodi lavorativi in Italia, perché ciò che produrrebbe una stima distorta degli effetti delle caratteristiche individuali considerate.
12 Le informazioni sul riconoscimento del titolo di studio acquisito all’estero o il conseguimento di un titolo in Italia si limitano alle scuole secondarie superiore e ai titoli universitari, per cui il problema della trasferibilità del capitale umano è particolarmente dirimente. I dati non permettono di sapere quando un certo titolo di studio è stato riconosciuto o acquisito in Italia: l’assunto dei modelli di tavola 7.5 è che ciò sia avvenuto tra la prima e l’attuale occupazione. È plausibile però che molti degli immigrati, soprattutto quelli provenienti da paesi non occidentali, avessero comunque necessità di lavorare al momento dell’arrivo in Italia, anche in previsione di un successivo investimento in istruzione. A parziale corroborazione di quest’assunto, si consideri che gli immigrati selezionati che hanno acquisito una laurea in Italia non solo avevano già esperienza lavorativa nel paese di origine, ma avevano già 26 anni, in media, al momento del loro arrivo in Italia. Un simile discorso vale per coloro che hanno conseguito un titolo di scuola secondaria superiore in Italia, anche se il numero di immigrati in questione è molto ridotto (meno dell’1 per cento degli uomini e delle donne del nostro campione).
13 La variabile “conoscenza della lingua all’intervista” è inclusa sotto forma di punteggio fattoriale ottenuto da 4 indicatori a 4 categorie sul livello di lettura, scrittura, produzione orale e comprensione dell’Italiano parlato (coefficiente alfa pari a 0,90).
14 L’interpretazione dell’effetto degli anni dalla migrazione come frutto di esperienza e conoscenze acquisite è esposta a potenziali problemi di eterogeneità non osservata se gli immigrati che restano a lungo nel paese di destinazione sono positivamente selezionati. Tuttavia, il bias può considerarsi nullo se il ritorno al paese di origine è più probabile sia tra gli immigrati con esperienze migratorie di successo sia tra i casi di maggior insuccesso (Bijwaard e Wahba 2014; de Haaset al. 2015).
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7. I percorsi lavorativi degli immigrati: declassamento occupazionale, intrappolamento e reti etniche
Tra gli uomini, ma non tra le donne, l’ISEI dell’attuale occupazione è invece significati- vamente maggiore di quello del primo lavoro tra coloro che hanno conseguito un titolo di scuola secondaria superiore in Italia. Ma, come menzionato in nota 12, il numero di immi- grati in tale condizione è piuttosto ridotto. Più rilevanti sono gli effetti del riconoscimento di un titolo di studio universitario, che produce un aumento tra i 6 e i 7 punti ISEI, per uomini