2.4 L’Italia prima di partire
Tavola 7.5 Fattori associati allo status dell’attuale lavoro in Italia
Uomini Donne
Coeff. Err.Std.
robusti Coeff. Err.Std.robusti Chow test
ISEI primo lavoro in Italia 0,66*** 0,03 0,64*** 0,05
ISEI paese di origine - ISEI primo lavoro in Italia 0,09*** 0,02 0,03 0,02 **
CAPITALE UMANO
Istruzione (rif. Primaria o inferiore)
Secondaria inferiore 0,27 0,56 -0,47 0,76
Secondaria superiore - titolo non riconosciuto 0,34 0,58 0,07 0,79
Secondaria superiore - titolo riconosciuto -0,35 1,29 0,41 1,52
Secondaria superiore - titolo conseguito in Italia 5,28** 2,47 1,89 2,64
Terziaria - titolo non riconosciuto 1,54 0,94 1,86* 1,06
Terziaria - titolo riconosciuto 5,66** 2,64 7,31*** 1,33
Terziaria - titolo conseguito in Italia 12,36*** 3,20 8,65*** 2,17
Conoscenza della lingua all’intervista 0,46** 0,20 0,03 0,27
Anni dall’arrivo in Italia 0,09** 0,04 0,05 0,05
INSERIMENTO NEL MERCATO DEL LAVORO
Come ha trovato l’attuale lavoro (rif. Altro modo)
Contatti personali -1,77*** 0,37 -2,83*** 0,53 *
BACKGROUND MIGRATORIO E ALTRE CARATTERISTICHE
Paese di origine (rif. EU15 e HD)
America Latina (non andina) -5,80*** 1,76 -4,05** 1,63
Est Europa -4,18*** 1,40 -5,66*** 1,52
Asia -4,99*** 1,44 -4,69*** 1,47
Nord Africa e Medio Oriente -4,78*** 1,45 -5,98*** 1,72
Resto dell’Africa -4,34*** 1,50 -6,94*** 1,86
Paesi andini -5,79*** 1,67 -5,56*** 1,62
Età all’arrivo -0,06** 0,03 -0,05** 0,03
Motivo della migrazione (variabili dummy)
Motivi politici/religiosi/rifugiato 0,26 1,37 -0,97 1,05
Motivi economici -0,70 0,54 -0,68 0,58
Ricongiungimento familiare -0,05 0,69 -0,16 0,62
Tipo di traiettoria (rif. Direttamente in Italia)
Prima in un altro paese, poi in Italia -0,21 0,85 -1,05 0,79
Ritornato in Italia -1,19 1,14 -0,47 1,01
Progetto migratorio all’intervista (rif. Temporaneo)
Permanente 0,57 0,36 0,91** 0,46
Istruzione del padre (rif. Primaria o inferiore)
Secondaria inferiore 0,15 0,49 0,67 0,54
Secondaria superiore 0,66 0,58 0,97 0,66
Terziaria -0,47 1,05 2,45*** 0,94 **
Situazione familiare all’intervista (rif. Non sposato)
Sposato 0,33 0,52 0,79 0,69
Precedentemente sposato 0,61 1,07 -0,18 0,71
Numero di figli vivi all’intervista 0,05 0,19 0,08 0,23
Area di residenza all’intervista (rif. Nord-Ovest)
Nord-Est 0,70 0,51 -0,81** 0,62 Centro -0,89* 0,49 -0,57 0,62 Sud e Isole -2,11*** 0,46 -1,19** 0,56 Costante 17,64*** 2,17 17,55*** 2,46 Numero di casi 3.177 2.617 R-quadro 0,59 0,63
Fonte: Istat, Indagine Condizione e integrazione sociale dei cittadini stranieri- Anni 2011,2012
Nota: Dati pesati. Effetti per categoria “valore mancante” in “Progetto migratorio all’intervista” e “Istruzione del padre” non mostrati.*** p<0.01, ** p<0.05, * p<0.1
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Vita e percorsi di integrazione degli immigrati in Italia e donne rispettivamente, confrontato al possesso della sola licenza elementare. Ancora più rilevanti sono i ritorni di un titolo universitario acquisito in Italia: in questo caso l’ISEI al momento dell’intervista è più alto di 12 punti tra gli uomini e di 9 punti tra le donne rispet- to all’ISEI del primo lavoro. Per quanto questi effetti siano di notevole intensità, va però tenuto conto del fatto che solo il 2 per cento e il 4,5 per cento degli uomini e delle donne selezionate hanno ottenuto un titolo di studio universitario in Italia. Passando agli effetti delle competenze linguistiche e degli anni di residenza, in entrambi i casi i coefficienti sono positivi, ma significativi solo tra gli uomini, per quanto l’elevata incertezza che circonda le stime contribuisca a rendere non statisticamente significative le differenze nei singoli coef- ficienti tra i due gruppi.Poche altre caratteristiche individuali degli immigrati sono significativamente associate all’ISEI dell’occupazione svolta al momento dell’intervista. Come nel caso della precedente transizione, affidarsi a contatti personali nella ricerca di lavoro ha effetti negativi sulle chan-
ce di passaggio ad una migliore occupazione in Italia, in particolare, anche in questo caso,
tra le donne. Gli effetti dell’area di origine sono molto ridotti nei modelli relativi alla seconda transizione, ma seguono lo stesso andamento: tutti i gruppi etnici esperiscono minori op- portunità di crescita occupazionale rispetto agli immigrati provenienti dalle aree più ricche, senza sostanziali differenze. Tra le donne, permangono effetti positivi e significativi anche del progetto migratorio all’intervista e dell’istruzione del padre. Infine, degni di nota sono gli effetti dell’area di residenza all’intervista. Tra gli uomini si nota un ordinamento che vede le regioni del Nord-Est offrire le migliori opportunità di carriera, seguite da quelle del Nord- Ovest, del Centro e infine dalle regioni meridionali: la distanza che separa quest’ultime dal Nord-Est è pari a circa 3 punti sulla scala ISEI. Tra le donne le regioni del Nord-Ovest offrono opportunità di crescita solo marginalmente superiori alle altre aree, che sono so- stanzialmente indistinguibili tra loro. Questi risultati, che confermano l’evidenza descrittiva del grafico 7.1, sono certamente riconducibili alle diverse occupazioni svolte tra uomini e donne immigrate: mentre i primi operano prevalentemente nei settori delle costruzioni e della manifattura, per cui contesti economicamente più dinamici possono offrire oppor- tunità di crescita professionale, le seconde sono in larga parte occupate come badanti e collaboratrici domestiche. In queste occupazioni le possibilità di carriera sono pressoché inesistenti, indipendentemente dal contesto economico.
7.5 Quanto contano le reti etniche?
Come le persone trovano lavoro, quali metodi di ricerca utilizzano per entrare in con- nessione con dei posti vacanti, non è un fatto casuale. Bensì, come molti studi hanno mo- strato, riflette la struttura delle relazioni fra individui e la capacità dei soggetti di ottenere informazioni rilevanti nel mercato del lavoro. Il modo in cui si cerca lavoro ha un’influenza significativa anche sul tipo di occupazione che si trova: come una lunga tradizione di studi evidenzia, a partire dal seminale contributo di Granovetter (1974), i contatti personali sono il metodo di gran lunga più efficace per trovare un’occupazione, ma non necessariamente il più efficiente, almeno nel contesto italiano. Se infatti le relazioni familiari e personali accrescono le chance di trovare un impiego, trovare lavoro più in fretta e con minori costi significa spesso trovare un’occupazione meno remunerata di quella che si sarebbe ottenuta usando altri canali (Petrongolo 2003; Meliciani e Radicchia 2009).
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7. I percorsi lavorativi degli immigrati: declassamento occupazionale, intrappolamento e reti etniche
La questione assume particolare rilievo tra gli immigrati in quanto, da un lato, hanno scarsa conoscenza del funzionamento del mercato del lavoro di destinazione e, dall’altro, non possono contare su una rete consolidata di relazioni con gli abitanti nativi. In questo paragrafo ci si concentrerà sulle modalità di reperimento del lavoro degli immigrati in Italia, da due punti di vista. Innanzitutto descriveremo i canali più frequentemente utilizzati dagli immigrati per trovare il primo e l’attuale lavoro in Italia. Data la loro condizione di outsider nel mercato del lavoro italiano, è lecito attendersi che le relazioni con parenti, amici e cono- scenti co-etnici risultino il canale più utilizzato. Successivamente affronteremo la questione dei ritorni occupazionali dei diversi metodi di ricerca, in termini di qualità del lavoro trovato (livello di qualificazione dell’occupazione e possesso di un regolare contratto) e della durata del processo di ricerca.
Come gli studi sulla popolazione nativa, anche quelli sulla ricerca di lavoro degli im- migrati hanno messo in luce l’ambivalenza delle relazioni personali che se, da un lato, aiutano a trovare rapidamente un lavoro, dall’altro offrono opportunità circoscritte ai lavori più scadenti e meno qualificati in cui gli immigrati tendono ad essere sovra-rappresentati, riproducendo, in un circolo vizioso, i meccanismi di segregazione occupazionale. Nel caso degli immigrati è specialmente importante distinguere tra le relazioni che danno accesso a cerchie sociali e opportunità di lavoro esterne alla comunità etnica, e in particolare le relazioni con i nativi, da quelle che invece favoriscono una chiusura all’interno della propria comunità (Lancee 2010; 2016). È ipotizzabile dunque l’esistenza di un trade-off tra durata della ricerca e qualità del lavoro trovato: gli immigrati potrebbero avere un’alta probabilità di trovare lavoro attraverso le proprie reti etniche, che gli garantirebbero un rapido inseri- mento nel mercato del lavoro, ma in posizioni di basso livello qualitativo. Solo ricerche di lavoro tramite canali formali o attraverso relazioni con i nativi permetterebbero l’accesso a posizioni lavorative protette e qualificate.
In letteratura la qualificazione etnica del contatto utilizzato per trovare lavoro poteva essere inferita solo indirettamente15. L’indagine CISCS rileva per la prima volta, non solo in Italia, le modalità di reperimento del lavoro che gli stranieri stanno svolgendo al momento dell’intervista e del primo lavoro svolto dopo l’ingresso in Italia, distinguendo non solo tra i consueti canali formali e informali, ma anche fra relazioni con parenti, con amici e cono- scenti co-etnici, con italiani e con immigrati di altre nazionalità. Sulla base di queste inedite informazioni, dopo una prima analisi descrittiva dei canali di reperimento del lavoro preva- lenti tra gli immigrati, si cercherà di osservare l’associazione fra metodo di reperimento del lavoro ed esiti occupazionali. In particolare si analizzerà sia la relazione tra le caratteristiche del primo lavoro in Italia e il metodo con cui è stato trovato, sia la relazione tra le caratte- ristiche del lavoro attuale e il metodo con cui è stato trovato, per coloro che al momento dell’intervista svolgevano un lavoro diverso dal primo.
Come per l’analisi delle traiettorie occupazionali presentata nei paragrafi precedenti, le analisi del primo e dell’attuale lavoro in Italia considerano solo i primo-migranti tra i 18 e i 60 anni al momento dell’intervista e entrati in Italia tra i 15 e i 55 anni ma, diversamente dal campione di analisi utilizzato per le traiettorie, prendono in considerazione chi ha svolto almeno un lavoro in Italia16, indipendentemente dal fatto di avere avuto una precedente esperienza di lavoro nel paese di origine. In questo modo la numerosità campionaria per l’analisi del primo lavoro sale a circa 11.000 individui, per il 50 per cento donne. Per quanto 15 Nei lavori di Lancee (2010; 2016), ad esempio, l’avere amici nativi è usato come indicatore della conoscenza di nativi
potenzialmente attivabili per la ricerca di lavoro. 16 Ad esclusione delle Forze Armate.
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Vita e percorsi di integrazione degli immigrati in Italia riguarda l’analisi del lavoro attuale, per cui sono stati selezionati gli immigrati occupati al momento dell’intervista il cui lavoro era diverso dal primo17, il campione risulta composto da 3.813 casi, per il 47,3 per cento donne. Anche per l’approfondimento del ruolo dei di- versi canali di ricerca di lavoro sugli esiti occupazionali, le analisi sono sempre distinte per uomini e donne.La tavola 7.6 mostra come gli immigrati hanno trovato il primo lavoro e, nel caso abbia- no cambiato occupazione, quello attuale, disaggregando per genere e per titolo di studio. I metodi di reperimento riaggregano il più ampio elenco di metodi dichiarati più utili per trovare lavoro previsti dall’Indagine18. Le prime tre categorie – parenti; amici e conoscenti co-etnici o immigrati; amici e conoscenti italiani – corrispondono ai metodi informali, che si basano sulla presenza di un conoscente come intermediario informativo. Le successive tre categorie rappresentano invece i metodi formali: diretta richiesta ad un datore di lavo- ro; utilizzo di un intermediario istituzionale, che comprende agenzie private o pubbliche (i Centri Pubblici per l’Impiego), segnalazioni di università o di istituti di formazione e asso- ciazioni dedicate agli immigrati; altri metodi formali, che includono annunci sul giornale o via internet e precedenti esperienze di stage nella stessa impresa. Infine, l’ultima categoria si riferisce a chi si è messo in proprio, avviando un’attività autonoma.
Il primo dato che emerge è l’importanza, nel trovare il primo lavoro, dei contatti in- terni al proprio gruppo di immigrazione, sia per gli uomini che per le donne. Oltre il 60 per cento dei primi lavori (poco meno per le donne) si trova grazie a parenti o ad amici e conoscenti co-etnici. Quest’ultimo canale è sempre il più comune, tra uomini e donne. In questa categoria rientrano anche amici e conoscenti immigrati di origine diversa rispetto all’intervistato, ma tale canale supera appena l’1 per cento, ad indicare che le relazioni sociali degli immigrati, rilevanti nel mercato del lavoro, non si estendono a gruppi etnici diversi da quello di origine.
L’incidenza relativa dei legami etnici tende a diminuire al crescere del titolo di studio: l’importanza dei parenti cala in modo netto per gli immigrati con una laurea, i quali trovano più spesso lavoro attraverso metodi formali, un canale invece residuale per gli immigrati con titolo di studio inferiore.
Una rilevante differenza di genere riguarda la quota di coloro che trovano lavoro at- traverso amici e conoscenti italiani. Mentre tra gli immigrati essa non raggiunge l’8 per cento dei primi lavori, per le immigrate si avvicina al 15 per cento, con poche variazioni per titolo di studio.
Tale differenza di genere si mantiene anche per il lavoro attuale, ove il peso relativo dei contatti con italiani si amplia notevolmente rispetto al primo impiego e si assiste a una maggiore diversificazione dei metodi di reperimento del lavoro. Al crescere della per- manenza in Italia e dell’esperienza nel mercato del lavoro, per gli immigrati si riduce la centralità informativa del proprio gruppo etnico (in particolare delle relazioni parentali), mentre cresce l’importanza di altri legami, così come dei metodi formali. Tuttavia per gli 17 In queste analisi non siamo interessati alla mobilità occupazionale, per cui la selezione dei soli soggetti che hanno cambiato lavoro costituiva una potenziale fonte di bias, dunque selezionare solo i secondi lavori permette di valutare l’associazione tra metodi di ricerca ed esiti occupazionali in momenti diversi delle carriere lavorative degli immigrati. 18 L’Indagine rileva i seguenti metodi: annunci sul giornale; internet; diretta richiesta ad un datore di lavoro; parenti, amici
e conoscenti; Centro Pubblico per l’Impiego; Agenzia di somministrazione di lavoro o altra struttura di intermediazione (pubblica o privata); precedenti esperienze (stage, tirocini, lavori di breve durata) nella stessa impresa; segnalazione di una scuola, dell’università, di centri di formazione; associazione di immigrati; associazione italiana di volontariato/ Centro Servizi per Immigrati; persone intermediarie che reclutano illegalmente i lavoratori; inizio di un’attività autonoma; altro modo.
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7. I percorsi lavorativi degli immigrati: declassamento occupazionale, intrappolamento e reti etniche
uomini trovare lavoro attraverso amici e conoscenti co-etnici resta il metodo di gran lunga più frequente, anche per gli impieghi successivi al primo; per le donne invece i contatti con italiani acquisiscono nel tempo un peso relativo maggiore a qualsiasi altro metodo. Questa differenza si spiega, come si vedrà meglio nel prossimo paragrafo, con il fatto che uomini e donne sono prevalentemente occupati in diversi segmenti del mercato del lavoro italiano. Più precisamente per le donne il lavoro domestico e di cura nelle famiglie, che assorbe circa il 60 per cento dei primi lavori, viene spesso trovato attraverso reti di conoscenze e passa- parola fra lavoratrici immigrate e famiglie italiane nel ruolo di datori di lavoro.
L’analisi seguente intende approfondire la relazione fra metodo di reperimento dell’oc- cupazione e qualità del lavoro trovato. L’ipotesi sottostante è che le diverse reti informali da cui gli immigrati ottengono informazioni utili per trovare lavoro – la propria cerchia pa- rentale, il gruppo etnico di riferimento e le relazioni con italiani – così come i canali formali, possano influenzare la qualità degli esiti occupazionali. Prendiamo qui in considerazione due specifiche dimensioni della qualità dell’occupazione: il livello professionale e la rego- larità del rapporto di lavoro, nell’ipotesi che a un maggiore utilizzo di contatti familiari e co-etnici siano associate informazioni ridondanti più facilmente connesse a occupazioni di livello inferiore e irregolari.
Per osservare la relazione tra il metodo di reperimento dell’occupazione e qualità del lavoro trovato nel senso appena discusso sono stati stimati diversi modelli di regressione19. 19 Per quanto riguarda i modelli di regressione, sia per l’analisi del primo sia dell’attuale impiego, sono stati esclusi