2.4 L’Italia prima di partire
Tavola 3.7 Incidenza e tempi di uscita dallo stato di “migrante solo” per cittadinanza
4. NON PIÙ STRANIERI STRUTTURE FAMILIARI E ASSIMILAZIONE
DEGLI STRANIERI IN ITALIA
14.1 L’assimilazione distinta dall’integrazione
Le modalità e il livello di partecipazione degli immigrati alla vita sociale, economica e politica delle società di arrivo sono temi che si collocano al cuore della letteratura scienti- fica sull’immigrazione, tanto di quella di ricerca, quanto di quella teorica. “Integrazione”, “assimilazione”, “acculturazione”, spesso affiancati da aggettivi che li precisano, sono tutti termini che fanno riferimento a interrogativi relativi sia alla capacità delle società riceventi di confrontarsi con il cambiamento, sia al modo in cui chi arriva affronta l’insediamento nel nuovo paese, sia alle forme in cui tale cambiamento avviene. Tali interrogativi, poi, non sono circoscritti all’ambito scientifico. Tipicamente nelle società di arrivo, infatti, essi fanno la loro comparsa, in forme diverse, anche nel dibattito pubblico.
Se si confina l’attenzione al dibattito scientifico sono però due le grandi famiglie di interrogativi che hanno caratterizzato l’analisi della posizione degli immigrati nelle società di arrivo. La prima famiglia di interrogativi si è concentrata attorno alla questione del grado di equità con cui le principali risorse disponibili e le opportunità di accesso ad esse sono distribuite. Si tratta di una famiglia di interrogativi molto variegata al proprio interno. In pri- mo luogo perché l’attenzione è stata a volte puntata sulle disuguaglianze nella distribuzione delle risorse, altre sulle disuguaglianze nelle opportunità di accesso ad esse. In secondo luogo, perché sono diverse le risorse di volta in volta considerate: culturali, simboliche, economiche, sociali, politiche. In terzo luogo, ancora, perché diverse sono state le arene sociali all’interno delle quali tale integrazione è stata analizzata: la scuola, il mercato del lavoro, il mercato matrimoniale, la partecipazione politica per limitarsi ai temi principali. Infine, diversi sono stati gli attori al centro dell’analisi. La società inclusiva, di cui si sono considerate la distribuzione di pregiudizi o le forme di discriminazione, la popolazione im- migrata, di cui si sono esaminate le capacità di raggiungimento di determinati risultati o, anche, una combinazione delle due. In questa vasta famiglia di ricerche le forme di inserimento delle minoranze immigrate nelle società di arrivo sono state studiate facendo prevalentemente ricorso al concetto di integrazione. Si tratta di un concetto tutt’altro che univoco, ma per gli scopi che ci proponiamo possiamo accettare che esso si riferisca a un qualche processo che consenta agli immigrati di ottenere, in genere con una certa gradua- lità, opportunità per sé e la propria discendenza pari a quelle accessibili ai nativi di lungo periodo delle società di accoglienza2.
1 Il capitolo è stato redatto da Asher D. Colombo e Luigi La Fauci (Alma Mater Studiorum Università di Bologna). 2 Ad es.: “Integration (…) refers to processes that allow members of immigrant groups to attain, usually gradually
and approximately, the opportunities afforded long-term native citizens of obtaining such valued societal goals as improved socioeconomic position for themselves and their children and to gain inclusion and acceptance in a broad range of societal institutions”. (R. Alba e N. Foner “Comparing immigrant integration in North America and Western Europe: how much do the grand narratives tell us?” International Migration Review, 48 (2014): S263-S291)
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Vita e percorsi di integrazione degli immigrati in Italia Un secondo insieme di interrogativi concentra, invece, la propria attenzione meno sulle disuguaglianze che sulle differenze di atteggiamenti e di comportamenti degli immigrati rispetto ai cittadini delle società di arrivo. L’interesse non è allora rivolto alle diseguaglian- ze di opportunità nell’accesso a determinate risorse, bensì ai processi di convergenza, o viceversa di divergenza, tra immigrati e autoctoni. Non si è differenti perché si ha di più o di meno dello stesso bene, ma perché si è diversi3. Anche all’interno di questa famiglia tro- viamo interrogativi molto variegati. Essi riguardando tipicamente comportamenti familiari, demografici, religiosi. Possono poi fare riferimento a una convergenza che avviene per av- vicinamento degli immigrati agli autoctoni, oppure di questi ai primi, o ancora di entrambi. Convergenze e divergenze nei diversi campi, poi, possono essere coerenti tra di loro quan- do tutte vanno nella stessa direzione, oppure essere incoerenti le une con le altre. Esempi di comportamenti che possono divergere o convergere riguardano la sfera religiosa, sessuale, familiare, riproduttiva. Questa impostazione del problema fa maggiormente riferimento al concetto di assimilazione. Anche su questo concetto il grado di consenso tra gli studiosi è decisamente inferiore a quanto sarebbe auspicabile e necessario, ma per gli scopi che si prefigge questo capitolo l’assimilazione è un processo di convergenza dei comportamenti, che tipicamente porta i nuovi venuti ad avvicinarsi alla società di accoglienza, all’interno di un rapporto esistente tra le due che può essere egualitario, ma anche inegualitario4. Se l’integrazione ha a che fare con la parità, l’assimilazione ha a che fare con la convergen- za. Se la prima richiede tipicamente cambiamento politico, o meglio ancora politiche, la seconda richiede cambiamento culturale e sociale5. In questo capitolo ci occuperemo di questo secondo aspetto del problema, analizzando i comportamenti nell’ambito della sfera riproduttiva e familiare.4.2 La famiglia come campo per lo studio dell’assimilazione
È all’interno delle mura domestiche che si inizia a imparare a cooperare con gli altri, o a fare da sé, ed è all’interno delle famiglie che si viene familiarizzati alle pratiche e ai valori che i membri adulti trasmettono ai nuovi arrivati, ed è sempre all’interno delle famiglie che vengono distribuiti ruoli e compiti, che viene attribuito un diverso grado di importanza alle relazioni asimmetriche tra le generazioni e i generi, quindi tra fratelli e sorelle o tra i coniugi. È, quindi, soprattutto nelle famiglie che vengono definiti o confermati i livelli di emancipazione femminile e la posizione delle donne, il grado di flessibilità – di apertura o 3 B. Beccalli, “La differenza in frantumi”, in Fine della modernità?, a cura di A. Melucci (Milano: Guerini e associati,
1998) : 213-227.
4 “L’assimilation est un processus social de convergence des comportements, auquel la mixité des mariages (et plus largement des unions) apporte “une contribution décisive. C’est ainsi que des millions d’immigrés et d’enfants d’immigrés sont devenus des Français à part entière. Elle s’effectue dans un rapport inégalitaire entre la nation qui accueille et les nouveaux venus. C’est de ces derniers que sont attendus la plupart des efforts, sous la pression sociale exercée par la population environnante.” (M. Tribalat, Assimilation: la fin du modèle français (Parigi: Les Éditions du Toucan, 2013): 8-9).
5 “The distinction between assimilation and integration hinges on social boundary changes – that is, assimilation in the fullest sense involves more than the achievement of parity in the labor market and other public institutions; it encompasses parallel cultural and social changes that bring immigrant-origin individuals closer to, or into, society’s mainstream.” (R. Brubaker, “The return of assimilation? Changing perspectives on immigration and its sequels in France, Germany, and the United States” Ethnic and Racial Studies 24, 4 (2001): 531-548. V. anche R. Alba e N. Foner “Comparing immigrant integration in North America and Western Europe: how much do the grand narratives tell us?” International Migration Review, 48 (2014): S263-S291).
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4. Non più stranieri. Strutture familiari e assimilazione degli stranieri in Italia
di chiusura - di un gruppo rispetto alle variazioni dell’ambiente esterno, o viceversa la sua capacità di trasformare questo ambiente esterno, e molto altro. È, in una parola, all’interno delle famiglie che avviene gran parte della formazione degli individui. Esse quindi costitui- scono il nucleo centrale dei sistemi sociali6. Le strutture familiari costituiscono, inoltre, si- stemi specifici di organizzazione dei rapporti di parentela destinati a livelli di persistenza nel tempo particolarmente marcati, il che rende le famiglie arene di osservazione privilegiate per l’analisi dell’assimilazione, intesa nell’accezione richiamata nelle pagine precedenti, di convergenza o divergenza tra diverse componenti della popolazione.
Da un lato, quindi, la comparazione tra le famiglie, le loro forme, dimensioni, regole interne e esterne, mostra la distanza culturale tra gruppi immigrati, e tra questi e gli autoc- toni. Dall’altro il loro cambiamento misura l’eventuale avvicinamento reciproco tra strutture sociali inizialmente difformi.
Se l’emigrazione è un processo di trasferimento da un luogo di origine a un luogo di arrivo che implica un certo grado di trasformazione in chi si sposta, non fosse altro che per il cambiamento necessario ad adattarsi a un contesto diverso, affrontare il tema dell’assi- milazione comporta tenere conto di tre diverse popolazioni: quella da cui gli immigrati pro- vengono, quella in cui gli immigrati entrano, gli immigrati stessi. Questo capitolo, quindi, si interroga su alcune dimensioni centrali della vita familiare e su alcuni passaggi cruciali delle biografie individuali – quali sposarsi, fare figli, fare famiglia – con l’obiettivo di valuta- re il grado di distanza o di prossimità di ciascuno di essi tra queste tre popolazioni. Molto sinteticamente le dimensioni di analisi sono tre. Ciascuna traduce un diverso interrogativo.
In primo luogo, ci si chiede quanto i comportamenti riproduttivi e le strutture familiari dei paesi da cui provengono gli immigrati siano dissimili da quelle degli italiani. In secon- do luogo, quanta differenza intercorra tra gli immigrati in Italia e i connazionali rimasti al paese. Infine, ci si chiede quanto simili tra di loro siano i diversi flussi migratori che hanno interessato, e continuano a interessare, l’Italia. Si tratta di analisi evidentemente preliminari e preparatorie a un lavoro successivo che richiederà di analizzare, in primo luogo, se le differenze rilevate tra gli stranieri in patria, gli immigrati e gli italiani siano stabili o siano, invece, destinate a cambiare nel corso del tempo o nelle generazioni migratorie successive. Per ragioni di spazio questa analisi, già condotta, viene omessa da questo capitolo e costi- tuirà l’oggetto di pubblicazioni successive (Colombo-La Fauci 2017).
Le analisi presentate in questo capitolo prenderanno in considerazione le diverse na- zionalità separatamente. Gli immigrati in quanto tali costituiscono, infatti, una categoria puramente amministrativa, o politica, attraversata al proprio interno da differenze di gran- de rilievo, talvolta più profonde delle differenze che separano la collettività degli stranieri, astrattamente intesa, da quella degli italiani. Si tratta di uno dei primi risultati dell’analisi che abbiamo condotto e di cui i dati daranno conto mano a mano che verranno presentati. Comportamenti riproduttivi e vita famigliare presentano, infatti, divergenze massime a se- conda della nazionalità.
Un’analisi che tenga conto delle diverse nazionalità separatamente deve poi fare i conti con una cautela rilevante. In generale la solidità dell’analisi è funzione della numerosità campionaria, proporzionale alle dimensioni della presenza di ciascuna nazionalità. Bisogna tenere presente che oggi le prime dieci nazionalità in Italia raccolgono ben i due terzi dell’in- tera presenza straniera in Italia (mentre, procedendo a ritroso nel tempo, le prime dieci nazionalità includevano solo la metà degli stranieri presenti nel 2001, il 40 per cento nel 6 E. Todd, Le destin des immigrés: assimilation et ségrégation dans les démocraties occidentales, (Parigi: Seuil, 1994).
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Vita e percorsi di integrazione degli immigrati in Italia 1991, il 19 per cento nel 1981, il 13 per cento nel 1971), le prime tre oltre il 40 per cento e la sola Romania oltre un quinto del totale (tavola 4.1). Questa distribuzione è rispecchiata nel campione che qui viene analizzato. Le analisi che presentiamo originano dai dati resi dispo- nibili dall’indagine Condizione e integrazione sociale dei cittadini stranieri in Italia, condotta dall’Istat su famiglie con stranieri residenti. La presenza straniera in Italia, oggi, non è più fatta di “mille nazionalità”, ma è sempre più strutturata e concentrata tra poche. Tanto più, quindi, si scende nel dettaglio di nazionalità con una presenza comparativamente modesta – in tutta Italia sono meno di 300 mila gli appartenenti alla quarta nazionalità per numero di presenti, la Cina – tanta più cautela richiede l’interpretazione delle analisi proposte.Infine, nell’interpretare i confronti, bisogna tenere conto che all’interno degli stessi pa- esi di origine possono coesistere modelli familiari e comportamenti difformi, che il ricorso a valori nazionali nasconde. Così, anche nel caso dei paesi di emigrazione che verranno analizzati, tutti gli indicatori scelti possono presentarsi in forme molto diverse a seconda della zona del paese. Tuttavia i confronti presentati non tengono conto della specifica zona di origine degli immigrati. Per le loro dimensioni, Cina e India sono senz’altro esempi estre- mi di questa caratteristica, ma disomogeneità a livello infranazionale non sono trascurabili neanche in paesi di dimensioni più contenute. A titolo di esempio basta ricordare che, quando l’Italia era ancora più un paese da cui si usciva che non uno in cui si entrava, una caratteristica centrale delle strutture familiari, come il numero di componenti delle famiglie, era distribuita in modo tutt’altro che omogeneo. Il numero medio di componenti per fami-
Tavola 4.1 - Stranieri residenti in Italia per genere e nazionalità, percentuale cumulata sul totale e numero di donne per