2.4 L’Italia prima di partire
Tavola 5.2 Determinanti del numero di figli avuti in Italia dalle donne straniere Modelli di Poisson nidificati Italia, anni 2011-
6.2 Dati e metod
La batteria di indicatori utilizzati per l’analisi delle differenze di genere identifica le man- sioni attribuite a uomini e donne e le loro opinioni circa la posizione di ciascuno nella famiglia e nella società3. Va specificato che nell’indagine Condizione e integrazione sociale 2 Queste batterie sono analoghe a quelle contenute nelle Demographic Health Survey condotte nei paesi a basso reddito
(ORC Macro, 2005; Kishor, Subaiya, 2008). 3 Domande FAM_OPI e FAM_ATT del questionario.
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6. Le differenze di genere
dei cittadini stranieri realizzata dall’Istat solo alcune informazioni sono state richieste a
donne e uomini e dunque solo per queste è stato possibile tentare di valutare l’omogeneità di valori all’interno della coppia. Nelle altre circostanze le donne hanno risposto per conto del partner.
Data la natura delle domande poste, la disparità di genere è stata misurata ricorren- do ad una specifica metodologia. Il dataset, infatti, contiene variabili ordinali per le quali l’aggregazione dei punteggi o lo scaling quantitativo risultano inadeguati. La metodologia adottata, denominata sinteticamente poset4, rispetta invece la natura ordinale del dato e non necessita di alcuna trasformazione. Inoltre è pienamente multidimensionale, nel senso che garantisce un’analisi congiunta delle variabili in esame, legate alla dimensione latente sull’emancipazione di genere.
Un insieme finito parzialmente ordinato (poset), sinteticamente indicato come , è definito come un insieme finito caratterizzato da una relazione di ordinamento parziale , ossia una relazione binaria che soddisfa le proprietà di riflessività, anti-simmetria e transitività. A partire da un dataset avente variabili ordinali, ciascuna caratterizzata da possibili item di risposta, con , gli elementi appartenenti all’insieme sono tutti i possibili profili di risposta. Un profilo di risposta è formalmente definito come un vettore
tale che ogni elemento del vettore equivale alla risposta
della variabile. Una opportuna regola di ordinamento tra coppie di profili di rispo-
sta, siano e , stabilisce che domina ( )
se e solo se per ogni vale che . L’insieme finito di profili di risposta,
associato alla regola di ordinamento appena definita, genera dunque un poset ossia un in- sieme di ordinamenti parziali. Avendo definito un poset, un’estensione del poset in cui tutti gli elementi di siano tra loro ordinabili è detta estensione lineare. È possibile dimostrare che l’insieme delle estensioni lineari di un poset finito identifica univocamente il suddetto poset. A partire da questa struttura di comparabilità tra tutti i possibili profili di risposta, l’obiettivo di un’analisi poset su un insieme di variabili ordinali diviene l’identificazione dei profili svantaggiati rispetto ad uno o più profili soglia, in ognuna delle possibili estensioni
lineari del poset. La funzione di identificazione, dove è una collezione finita
di tutti i possibili profili, conta quante volte un profilo è dominato dai profili soglia, in tutte le possibili estensioni lineari. A partire dalla funzione di identificazione, è possibile definire degli indicatori sintetici di asimmetrie di genere.
Tre sono le domande prese in esame per la realizzazione dell’indicatore di asimmetria. Le risposte associate a tali domande variano da “molto d’accordo” a “per niente d’accor- do” circa il fatto che sia “giusto che l’uomo aiuti la donna nelle faccende domestiche”; che “deve essere l’uomo a prendere le decisioni più importanti riguardanti la famiglia” e che “la donna deve chiedere consiglio al marito sulle persone da frequentare”. La scelta è ricaduta su queste tre domande perché ciascuna di queste esprime una specifica dimensione rela- zionale: la condivisione del carico familiare, la capacità decisionale e la libertà personale. L’indicatore di asimmetria o gender gap (GG) è stato calcolato su dodici provenienze fem- minili, dando luogo a una graduatoria che verrà discussa e confrontata con quella proposta a livello aggregato e internazionale da Gender Inequality Index (GII). Dal paragrafo 6.4 l’analisi è invece circoscritta alle sole coppie straniere di prima generazione appartenenti ai più numerosi collettivi femminili. Una procedura di classificazione two step volta ad identi- 4 La letteratura è molto vasta. Fra i contributi più importanti: Arcagni e Fattore (2014); Fattore (2015); Davey e Priestley
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Vita e percorsi di integrazione degli immigrati in Italia ficare l’appartenenza delle coppie delle nazionalità selezionate sintetizza infine i caratteri di tre modelli di percezione di ruolo percepiti dalle donne presenti in Italia.6.3 Percorsi
Il modo in cui si concretizza il processo che porta alla migrazione di uno o più soggetti matura nel paese di origine e dipende dalle norme sociali e dalle gerarchie e relazioni di potere in seno alla coppia e alla famiglia. Per questo la provenienza è almeno in parte un carattere esplicativo del contesto culturale entro cui i soggetti sono diversamente titolati a prendere le decisioni per sé o per la propria famiglia.
Gli uomini presenti in Italia generalmente decidono in prima persona o al più condi- vidono la scelta migratoria qualsiasi sia la loro nazionalità. L’universo femminile invece è estremamente più eterogeneo fra le diverse provenienze e anche al proprio interno. Molte delle donne presenti affermano che la decisione di emigrare è stata soprattutto presa dal partner, ma con forti differenziazioni. La scelta è più condivisa o autonoma per le donne provenienti dall’America Latina e dall’Est Europa; è meno condivisa fra chi proviene dal Nord Africa o dal Sub continente indiano. Coerentemente, la distribuzione per cittadinanze del principale motivo e quindi delle modalità di ingresso è differenziata nello stesso verso.
Fra le spinte ad emigrare le ragioni affettive – ricongiungimento al partner, matrimonio, convivenza - che definiscono i flussi cosiddetti secondari, sono indicati da oltre il 64 per cento delle donne appartenenti alle nazionalità che meno hanno deciso il loro destino mi- gratorio (Tavola 6.1) mentre le donne attratte dal mercato del lavoro italiano meno frequen- temente adducono motivi affettivi. Fra queste ultime, i partner non di rado si trasferiscono nel nostro paese al seguito generando potenziali motivi di conflitto per il ribaltamento – al- meno temporaneo - di ruoli e gerarchie altrimenti opposte nel paese di origine.
Le modalità di ingresso non determinano una condizione permanente in emigrazione, ma è pur vero che autonomia decisionale e migrazione per lavoro sono indicatori di una condizione delle donne meno discriminatoria nei paesi di origine.
I valori del GII delle principali o più significative provenienze immigrate5 (UNDP,2017) confermano questa relazione. In cima alla graduatoria, infatti, si ritrovano paesi da cui provengono prevalentemente flussi secondari femminili e dove gli indicatori di empower-
ment - lavoro e istruzione di livello superiore soprattutto – indicano rapporti molto più
sfavorevoli alle donne qualsiasi sia il livello occupazione e istruzione del paese. All’oppo- sto in corrispondenza dei valori di discriminazione più bassi si addensano le nazionalità 5 La condizione di discriminazione peggiora all’aumentare dell’indice GII che può assumere valori compresi tra 0 e 1. Nel 2014 il paese meno discriminatorio con riferimento alle variabili prese in esame è stata la Norvegia (0,067), il più discriminatorio il Niger (0,714) all’ultimo posto di una graduatoria di 154 paesi.