2.4 L’Italia prima di partire
Tavola 8.3 Tassi di discriminazione etnica sul lavoro per caratteristiche socio-anagrafiche e generazione migratoria
(per 100 cittadini stranieri, con le stesse caratteristiche, che hanno avuto una o più esperienze di lavoro in Italia)
Uomini Donne Totale
Cittadini stranieri arrivati in Italia con età superiore ai 12 anni (prime generazioni) 15.8
Genere Uomini 17.0 Donne 14.6 Età 15-29 anni 15.5 13.9 14.8 30-39 anni 17.4 16.1 16.8 40-49 anni 17.5 15.4 16.5 50 anni e oltre 17.1 11.7 14.1
Livello di istruzione Nessun titolo di studio 20.6 13.42 18.4
Istruzione obbligatoria 16.91 12.93 15.3
Scuola professionale 16.9 15.7 16.3
Secondaria Superiore 17.36 15.21 16.1
Universitaria 13.25 15.23 14.5
Paese d’origine EU15 e altri paesi avanzati 4.8 3.9 4.3
Est Europa comunitario 7.7 16.6 14.3
Romania e Bulgaria 18.4 18.7 18.6
Paesi balcanici (Albania, ex-Yugoslavia) 12.6 9.8 11.7
Est Europa non comunitario 18.7 14.6 15.4
Centro e Sud America 9.7 14.2 12.8
Paesi andini 17.5 15.3 16.1
Nord Africa 22.5 20.1 22.0
Altra Africa 29.0 22.3 26.5
Vicino e Medio Oriente (inclusa India) 14.4 6.0 12.4
Asia e Estremo Oriente (Inclusa Cina) 8.3 7.4 7.8
Religione Nessuna 12.9 8.8 11.0
Mussulmana 20.2 13.8 18.8
Cattolica 13.6 13.9 13.8
Ortodossa 16.0 16.9 16.5
Altre cristiane e ebraica 28.5 15.3 21.0
Altre 13.1 11.0 12.3
Importanza attribuita alla religione Nessuna / poca importanza 14.9 11.6 13.5
Media importanza 17.3 14.0 15.7
Elevata importanza 18.0 15.6 16.8
Difficoltà nell’uso della lingua italiana Nessuna difficoltà 16.4 13.7 15.0
Almeno una difficoltà 17.3 15.2 16.3
Motivo della migrazione (possibili più
risposte) Motivi economici 18.0 15.8 17.1
Ricongiungimento famigliare 12.4 12.2 12.3
Rifugiati 20.5 26.1 22.2
Altro 18.4 16.6 17.5
Esperienze di lavoro precedenti alla
migrazione Nessuna esperienza di lavoro 15.7 11.6 13.65
Esperienze di lavoro 17.8 16.6 17.21
Cittadini stranieri nati in Italia o arrivati con età inferiore ai 13 anni
(generazioni 1.5, 1.75 e 2) 5.9
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Vita e percorsi di integrazione degli immigrati in Italia dustria e dei trasporti, può sicuramente spiegare esperienze di lavoro e, dunque, differenze di genere nell’esposizione a episodi di discriminazione. Come alcune ricerche hanno messo in luce, infatti, (Fullin, Vercelloni 2009, Catanzaro, Colombo 2009), lavorare all’interno delle case per le famiglie espone meno ad atteggiamenti ostili e comportamenti discriminatori rispetto a quanto accade quando si deve lavorare fianco a fianco con altre persone, autocto- ne o anch’esse straniere, magari di altre nazionalità. Tuttavia, i dati dell’indagine rilevano la percezione della discriminazione da parte degli intervistati per cui entrano necessariamente in gioco anche le sensibilità individuali, che possono differire tra uomini e donne per diversi motivi, non ultimo il fatto che la partecipazione al mercato del lavoro da parte delle donne in alcuni paesi di origine è particolarmente bassa, per cui le loro aspettative – influenzate dal confronto con i pari e da processi di autoselezione – possono essere diverse da quelle della componente maschile. Nessuna di queste ipotesi può essere indagata attraverso i dati a nostra disposizione, per cui ci limiteremo a presentare i dati disaggregati per genere e a commentare eventuali differenze nelle distribuzioni nelle due sottopopolazioni. I modelli di analisi multivariata ci aiuteranno in seguito a indagare meglio la reale significatività delle suddette differenze di genere.La discriminazione etnica disaggregata per fasce d’età e per livello di istruzione non mostra variazioni di grande rilievo, se non per un’incidenza minore tra i più giovani e mag- gior tra coloro che non hanno un titolo di studio. Le analisi multivariate mostreranno che solo la prima delle due differenze rimane significativa anche a parità di altre caratteristiche.
Ma veniamo alle caratteristiche della storia migratoria degli individui. La dimensione più rilevante da considerare è il paese di origine. I tassi di discriminazione percepita sul lavoro, infatti, variano molto a seconda delle macro aree in cui sono stati aggregati i paesi di origine. A livello descrittivo non è possibile mettere in luce se, e in che misura, queste differenze sono dovute a una diversa distribuzione per genere, livello di istruzione, età, mo- tivo della migrazione dei gruppi di stranieri provenienti dalle diverse aree geografiche, cioè se sono spiegate da altre caratteristiche individuali non connesse al paese di origine. Le analisi multivariate permetteranno invece di individuare quali differenze tra macro aree ge- ografiche di origine rimangano significative anche a parità di altre caratteristiche individuali.
Accanto alle classiche variabili socio-anagrafiche, l’indagine Multiscopo sugli stranieri ha rilevato alcune altre importanti informazioni sugli intervistati, tra cui la religione profes- sata, il livello di conoscenza della lingua italiana, il motivo della migrazione e eventuali espe- rienze di lavoro nel paese di origine15. Un dato interessante, su cui ritorneremo anche in seguito, riguarda la connessione tra religione professata e tasso di discriminazione. Osser- vando i dati medi, si rileva come la discriminazione su base etnica sia più frequentemente citata da coloro che si dichiarano musulmani, seguiti coloro che sono di fedi cristiane non cattoliche e dagli ortodossi. Queste differenze, tuttavia, non hanno lo stesso andamento tra gli uomini e tra le donne. Per gli uomini, il tasso di discriminazione più elevato si rileva tra coloro che sono di religione ebraica e di altre fedi cristiane (28,5 per cento). A seguire gli uomini di fede musulmana (20,2 per cento) e gli ortodossi (16 per cento). Per le donne, invece, su livelli medi inferiori, sono le straniere di origine ortodossa a mostrare il tasso di discriminazione più elevato (16,9 per cento), seguite dalle donne cattoliche (13,9 per cento) e da quelle mussulmane (13,8 per cento). Ma queste differenze potrebbero anche essere tutte spiegate dalle differenze legate al paese di origine. Per un approfondimento sul punto è necessario quindi rimandare all’analisi multivariata.
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8. La percezione della discriminazione etnica sul lavoro
Oltre ad indicare il credo religioso, gli intervistati sono anche stati invitati a segnalare quanto per loro è importante la religione. Su questo aspetto, sia tra gli uomini che tra le donne, si evidenzia una tendenza abbastanza chiara, già rilevata in letteratura, per cui chi è più religioso si sente più discriminato di chi non lo è (Beauchemin et al. 2010).
Il questionario includeva anche numerose domande sulla conoscenza della lingua ita- liana (che sono state utilizzate anche in altre parti di questo volume, cfr cap. 10). Costruen- do un indicatore sintetico delle difficoltà che le persone dichiarano di avere relativamente allo scrivere, leggere, comprendere e farsi comprendere, è possibile mostrare come gli episodi di discriminazione etnica appaiano correlati con il livello di conoscenza della lingua italiana. Chi ha dichiarato di avere abbastanza/molte difficoltà rispetto ad almeno uno dei quattro tipi di competenza individuati, infatti, dichiara anche più frequentemente di aver subito discriminazione sul lavoro. È interessante notare, tuttavia, che questa connessione è molto chiara tra le donne ma molto meno evidente tra gli uomini. Ciò è molto probabil- mente dovuto al tipo di attività svolte, che possono richiedere un uso della lingua italiana più o meno intenso.
Si possono, peraltro, fare alcune riflessioni riguardo alle differenze nei tassi di discri- minazione connesse al motivo della migrazione. Con alcune cautele dovute al fatto che il questionario prevedeva la possibilità di indicare più di una ragione, si può notare come coloro che sono fuggiti a situazioni di guerra, disastro ambientale o persecuzioni mostrino i tassi più elevati di discriminazione – sia tra gli uomini che tra le donne - seguiti da coloro che sono emigrati per motivi economici. Chi invece dichiara di essere arrivato in Italia per motivi famigliari cita meno frequentemente episodi di discriminazione etnica sul lavoro. Queste differenze, su cui ci si soffermerà in seguito, rimangono significative anche a parità di altre caratteristiche individuali.
Infine, è interessante notare che chi ha avuto una precedente esperienza lavorativa nel paese d’origine si sente più discriminato di chi non l’ha avuta: il tasso di discriminazione è del 17,2 per cento per il primo gruppo e 13,6 per il secondo. Disaggregando per gene- re l’effetto è confermato sia per gli uomini che per le donne. Anche su questo aspetto si ritornerà in sede di analisi multivariata poiché rimane significativo anche a parità di altre caratteristiche individuali.
8.4 L’intreccio delle caratteristiche individuali: analisi multivariata della discriminazione
etnica sul lavoro
Le differenze nei tassi discriminazione messe in luce dall’analisi descrittiva potrebbero risentire, come accennato, della diversa composizione per caratteristiche individuali (ad esempio per età, genere, titolo di studio) dei diversi gruppi etnici. Per verificare se le diffe- renze rilevate sono significative a parità delle altre condizioni, è stato stimato un modello logit relativo alla probabilità di riportare un’esperienza di discriminazione sul luogo di lavo- ro che considera congiuntamente l’area di origine degli immigrati e le altre caratteristiche individuali. Più in particolare, il modello è stato stimato considerando l’area di origine e la sua interazione con il genere e controllato per il credo religioso, alcune caratteristiche individuali (titolo di studio, classe di età) e alcune caratteristiche dell’esperienza migratoria come la generazione migratoria (prima versus seconda), avere già lavorato nel paese di ori-
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Vita e percorsi di integrazione degli immigrati in ItaliaTavola 8.4 - Stime logit (coefficienti e odds ratios) della probabilità di riferire un’esperienza di discriminazione sul