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Transizioni dal primo (T) all’attuale lavoro (T+1) in Italia (percentuali di riga)

2.4 L’Italia prima di partire

Tavola 7.3 Transizioni dal primo (T) all’attuale lavoro (T+1) in Italia (percentuali di riga)

Uomini

T+1 Imprenditori e Professionisti Tecnici Impiegati Vendita e Servizi Operai spe-cializzati qualificatiOperai non qualificateProfessioni Totale (T) T Imprenditori e Professionisti 99,2 0,0 0,0 0,0 0,8 0,0 0,0 3,7 Tecnici 9,9 77,9 0,6 0,4 1,4 7,6 2,2 2,6 Impiegati 0,0 5,2 76,8 3,6 1,6 7,8 5,0 1,7 Vendita e Servizi 2,9 2,2 2,9 70,7 9,3 4,9 7,1 11,4 Operai specializzati 1,3 0,7 1,6 3,4 77,9 7,2 7,8 46,9 Operai qualificati 0,4 0,7 3,0 3,6 10,0 74,6 7,8 7,1

Professioni non qualificate 1,0 1,2 1,7 6,5 22,4 9,9 57,3 26,6

Totale (T+1) 5,2 3,1 3,1 11,7 44,4 12,2 20,4 100,0

Donne T+1 Imprenditori e

Professionisti Tecnici Impiegati Vendita e Servizi Operai spe-cializzati qualificatiOperai Professioni non qualificate Totale (T)

T Imprenditori e Professionisti 79,4 5,9 0,3 4,5 2,4 0,5 7,1 4,9 Tecnici 3,2 91,5 2,2 0,8 0,7 1,1 0,5 5,8 Impiegati 5,2 11,6 71,1 7,8 0,0 0,0 4,3 1,5 Vendita e Servizi 0,9 2,4 1,5 73,3 3,3 1,7 17,0 51,3 Operai specializzati 5,3 0,8 1,3 13,5 58,7 1,9 18,7 5,2 Operai qualificati 4,4 10,3 1,5 2,2 0,0 67,7 13,9 2,1

Professioni non qualificate 1,2 3,3 1,6 12,6 3,2 1,3 77,0 29,2

Totale (T+1) 5,3 8,2 2,6 42,4 5,8 2,9 32,9 100,0

Fonte: Istat, Indagine Condizione e integrazione sociale dei cittadini stranieri - Anni 2011,2012

Nota: Dati pesati. N uomini: 3.179, N donne: 2.617. Il primo lavoro corrisponde all’attuale lavoro per coloro che hanno avuto un unico episodio lavorativo in Italia.

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Vita e percorsi di integrazione degli immigrati in Italia uomini e donne, l’occupazione nel lavoro attuale è infatti la stessa di quella svolta al primo lavoro. Le chance di crescita della qualificazione occupazionale appaiono scarse, soprattutto per le donne: il tasso di mobilità ascendente è del 17 per cento per gli immigrati e di solo l’11 per cento per le immigrate e quello relativo alla mobilità discendente è rispettivamente del 10,7 per cento e del 14,1 per cento, ad indicare che, per le donne, nella seconda transizione, le chance di collocarsi in un gruppo professionale inferiore a quello del primo lavoro sono comunque superiori a quelle di inserirsi in un gruppo a maggiore qualificazione. L’esito com- plessivo è quello di un profilo dell’occupazione all’intervista ancora marcatamente segregato nelle professioni operaie e artigiane specializzate e nelle professioni non qualificate per gli uomini e nel lavoro di cura e domestico presso le famiglie nel caso delle immigrate.

Le (scarse) chance di “recupero” indicate dai movimenti di mobilità ascendente inte- ressano dunque quasi esclusivamente gli uomini e tuttavia si esauriscono in una mobilità tutta interna all’area del lavoro manuale: il 10 per cento degli operi qualificati al primo lavo- ro transita, per esempio, a un lavoro manuale specializzato, oltre il 22 per cento di chi aveva un lavoro non qualificato all’arrivo passa a un lavoro operaio specializzato e un altro 10 per cento transita in quello qualificato. Tuttavia, poiché può accadere che la qualificazione delle occupazioni in questi gruppi professionali contigui dell’area del lavoro manuale sia simile, si rischia di sopravvalutare l’effettiva portata delle traiettorie di mobilità ascendente. Una più prudente indicazione sulle carriere occupazionali degli immigrati è fornita, ad esempio, dalla quota di coloro che recuperano la qualificazione posseduta prima della migrazione in Italia, dopo una “caduta” con il primo lavoro: solo il 9 per cento degli immigrati e l’8 per cento delle immigrate che svolgevano una professione dirigenziale, intellettuale e tecnica prima della migrazione e che si sono inseriti in un lavoro sotto-qualificato all’arrivo riesce a recuperare la posizione d’origine.

I gruppi professionali della CP2011, pur consentendo una prima analisi dei movimenti tra classi occupazionali, scontano il limite di non essere in una chiara relazione gerarchica – le professioni manuali specializzate, ad esempio, sono spesso più qualificate di alcune attività di vendita e di servizio alla persona – e di richiedere una definizione a priori e arbi- traria di che cosa si intende per mobilità. Infatti, con i gruppi professionali, bisogna ipotiz- zare, come implicitamente assunto sin qui, che ogni passaggio tra classi superiori/inferiori rappresenti un movimento di mobilità ascendente/discendente. Infine, bisognerebbe anche tenere conto del fatto che, all’interno degli stessi gruppi professionali, il livello di qualifi- cazione delle varie occupazioni può essere diverso e l’approccio per gruppi professionali trascura questa differenziazione interna.

Per considerare più finemente la diversa qualificazione delle occupazioni ed evitare il problema dell’arbitraria definizione della mobilità, le traiettorie occupazionali degli immigra- ti sono state ricostruite anche sulla base della scala ISEI (grafico 7.1). L’ISEI varia su una scala teorica da 0 a 100, ma nella sua più recente versione, raccordata alla ISCO (Interna-

tional Standard Classification of Occupations) del 2008, assume valori effettivi compresi tra

16 e 90. Nella letteratura socio-economica internazionale l’ISEI è un indice ormai consoli- dato, riconosciuto e ampiamente utilizzato poiché permette non solo di superare alcuni dei principali limiti dell’analisi basata sulle classi occupazionali e sui gruppi professionali, ma ha anche il vantaggio di poter essere statisticamente trattato come una variabile continua.

Il grafico 7.1 mostra l’ISEI medio dell’occupazione dell’ultimo lavoro prima della migra- zione in Italia, quello del primo lavoro all’arrivo e quello del lavoro all’intervista, distinguendo per aree di origine, genere e area di residenza. In tutti i casi considerati – e con l’unica ecce- zione degli stranieri che provengono dai paesi dell’Europa occidentale e dagli altri paesi eco-

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7. I percorsi lavorativi degli immigrati: declassamento occupazionale, intrappolamento e reti etniche

nomicamente più avanzati – lo status socio-economico medio dell’occupazione nei tre punti richiama solo vagamente quella forma a U che gli studi sull’assimilazione degli immigrati ipotizzano. Coerentemente con quest’ipotesi, anche in Italia lo status dell’occupazione degli immigrati è più elevato prima della migrazione rispetto al primo lavoro in Italia, ma quello del lavoro all’intervista è mediamente in linea con il primo lavoro, o solo lievemente superiore.

Per quanto riguarda gli uomini, è netta la differenza tra coloro che provengono dai paesi a maggiore sviluppo economico e gli immigrati provenienti dalle aree a maggiore pressione migratoria, non solo nel pattern della traiettoria ma anche nel profilo in origine. Se gli stra- nieri provenienti dai paesi dell’Europa occidentale e dagli altri paesi economicamente avan- zati hanno un ISEI medio all’origine di circa 54 punti, gli immigrati provenienti dalle altre aree hanno uno score medio decisamente più basso, con differenze che vanno da 22 punti per gli immigrati provenienti da Medio Oriente e Nord Africa, gli immigrati con l’ISEI medio più basso, a circa 13 punti per i nati nei paesi non andini dell’America Latina. Il range in cui si muove lo status occupazionale medio nel paese di origine degli immigrati provenienti dalle diverse aree non è quindi trascurabile, poco meno di 10 punti ISEI considerando le sole aree a maggiore pressione migratoria, ma più ristretto è il range in cui si muove il punteggio me- dio del primo lavoro in Italia (dai 32,9 punti dei paesi non andini dell’America Latina ai 25,7 punti per gli immigrati provenienti dall’area asiatica). La perdita di status nel primo lavoro è dunque maggiore per quei gruppi di immigrati che hanno un profilo più elevato prima della migrazione (latino americani, andini e non) e, per contro, è minore per chi parte da un ISEI medio più basso (nord africani ed Est europei). Le matrici di transizione analizzate in prece- denza ci permettono di comprendere meglio questa evidenza: poiché l’ingresso nel mercato del lavoro in Italia avviene attraverso poche e specifiche professioni – il lavoro non qualifi-

20 25 30 35 40 45 50 55 60 65

Lavoro in origine Primo lavoro in

Italia Lavoro attuale

Uomini 20 25 30 35 40 45 50 55 60 65

Lavoro in origine Primo lavoro in

Italia Lavoro attuale

Donne 20 25 30 35 40 45 50 55 60 65

Lavoro in origine Primo lavoro in

Italia Lavoro attuale

Centro-Nord 20 25 30 35 40 45 50 55 60 65

Lavoro in origine Primo lavoro in

Italia Lavoro attuale

Sud

EU15+HD America Latina Paesi andini Europa dell’Est

Asia MENA Resto dell’Africa

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