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Numerosità media delle famiglie per luogo di residenza (Italia – famiglie con almeno uno straniero – e paese di origine) per nazionalità

2.4 L’Italia prima di partire

Tavola 4.7 Numerosità media delle famiglie per luogo di residenza (Italia – famiglie con almeno uno straniero – e paese di origine) per nazionalità

NAZIONALITÀ Italia Paese di origine (a)

N N Anno di rilevazione Romania 2,4 437.055 2,9 7.320.060 2002 Albania 3,4 157.708 3,8 7.999 2008 Marocco 3,4 156.886 5,2 5.559.760 2004 Cina 3,4 59.423 4,0 290.523.500 1990 Ucraina 1,8 129.566 2,5 13.379 2007 Filippine 2,9 46.291 4,9 15.271.543 2000 Moldavia 2,3 62.373 2,9 11.905 2005 India 3,1 37.437 4,7 205.386.010 2004 Polonia 2,4 71.292 - - - Tunisia 3,1 41.763 - - - Perù 2,6 40.351 4,0 6.752.810 2007 Ecuador 2,8 35.082 3,8 3.807.670 2010 Egitto 3,1 30.275 4,2 17.132.790 2006 Macedonia 3,6 23.407 - - - Sri Lanka 2,4 32.417 - - - Italia (a) - - 2,6 22.934.420 2001 Italia (b) - - 2,4 - 2014-15

(a) Albania, Ucraina e Moldavia: Demographic and health survey; tutti gli altri paesi: IPUMS. (b) Istat, Annuario statistico italiano (Roma:Istat 2016).

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Vita e percorsi di integrazione degli immigrati in Italia L’immigrazione che interessa l’Europa dal secondo dopoguerra è prevalentemente or- ganizzata secondo il modello della catena migratoria, in cui un pioniere dotato di risorse di vario genere – esperienza, coraggio, intraprendenza, istruzione, denaro – lascia per primo il paese di origine e, se ha successo, si fa raggiungere da altri membri della famiglia fungendo da testa di ponte per una rete di relazioni anche piuttosto vasta20. In conseguenza di questo meccanismo, nelle sue prime fasi l’emigrazione implica la formazione al paese di arrivo di nuclei familiari formati da una sola persona o, in qualche caso, da famiglie senza struttura, in cui persone prive di legami coniugali (o genitori-figli) tra di loro convivono sotto lo stesso tetto per ridurre le spese in attesa di poter ottenere un alloggio personale. Solo con il trascor- rere del tempo e con il radicarsi dell’insediamento, il numero di famiglie formate da persone sole tende a ridursi.

Per tutte le nazionalità considerate, quindi, il numero medio di componenti delle famiglie tra gli stranieri residenti in Italia è inferiore a quello dei rispettivi paesi di origine. La differen- za tra il numero medio di componenti la famiglia nel paese di origine e quello delle famiglie dei connazionali immigrati, da cui calcolare il tasso di riduzione del numero dei componenti, varia con la nazionalità. La riduzione è massima nel caso dei filippini, tra i quali il numero medio di membri delle famiglie scende da 4,9 a 2,9, è intermedia per marocchini, indiani e peruviani tra i quali si riduce di oltre un terzo, ed è invece minima per tutti i provenienti da paesi dell’Europa orientale, ovvero Romania, Albania (la differenza più contenuta), Moldavia e Ucraina. Anche nel caso della Cina la variazione è relativamente contenuta, da 4,0 a 3,4, ma mentre per le aree dell’Europa orientale i valori medi dei paesi di origine sono assai simili a quelli delle famiglie italiane, per la Cina questo valore è di gran lunga superiore.

Alcuni stranieri residenti in Italia, quindi, hanno famiglie di dimensioni più simili a quelle medie italiane che a quelle medie dei paesi di origine, ma ad altri accade l’opposto. Un sem- plice confronto consente di verificare se la numerosità delle famiglie degli stranieri in Italia sia più simile a quella dei connazionali rimasti in patria o a quella degli italiani. In otto casi su undici la numerosità delle famiglie degli immigrati è più vicina a quella degli italiani che a quella dei connazionali. Nel caso di Ucraina, Moldavia e Romania, insieme a Ecuador e Perù e alle Filippine, le dimensioni delle famiglie sono cambiate molto con l’immigrazione nella direzione di una marcata convergenza con i valori che si registrano tra le famiglie italiane.

Per i paesi a maggioranza musulmana, invece, le dimensioni si sono ridotte, ma in proporzione decisamente inferiore nel caso di egiziani e marocchini, e la differenza è quasi nulla nel caso degli albanesi. La numerosità di queste famiglie, quindi, resta più simile a quelle dei connazionali rimasti in patria che a quella degli italiani.

4.5.2 Le strutture familiari

Gli immigrati vivono in un ambiente caratterizzato da strutture familiari decisamente difformi rispetto a quelle dei rispettivi paesi di provenienza oltre che, come abbiamo già visto, assai meno numerose21. Usando una versione ridotta della tipologia degli aggregati 20 Si vedano, tra gli altri: C. Tilly,“Migration in modern European history”,CRSO Working Paper(University of Michigan 1976): 44; D. S. Massey, J. Arango, G. Hugo, A. Kouaouci, A. Pellegrino e J. E. Taylor, “Theories of international migration: a review and appraisal”,Population and Development Review 19, 3 (1993): 431-466; D. S. Massey, “Why does immigration occur? A theoretical synthesis”, in The handbook of international migration: the American

experience, a cura di C. Hirschman, P. Kasinitz e J. DeWind (New York: Russell Sage Foundation 1999): 34-52; D.

S. Massey,“La ricerca sulle migrazioni nel XXI Secolo”, in Assimilati ed esclusi, a cura di A. Colombo e G. Sciortino (Bologna: Il Mulino 2002): 25-49.

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4. Non più stranieri. Strutture familiari e assimilazione degli stranieri in Italia

domestici proposta da Laslett22 e utilizzata da gran parte degli studiosi, le famiglie sono sta- te distribuite in quattro tipi: le famiglie del solitario formate da una sola persona; le famiglie

nucleari in cui è presente una unità coniugale e entro le quali abbiamo considerato separa-

tamente le famiglie nucleari monoparentali in cui l’unità coniugale è incompleta; le famiglie

complesse - ovvero la somma di quelle estese, in cui è presente una unità coniugale con

parenti conviventi e di quelle multiple, in cui è presente più di una unità coniugale; infine, le

famiglie senza struttura, ossia quelle prive di una unità coniugale.

Sotto questo profilo l’Italia condivide con gran parte dei paesi dell’Europa mediterranea strutture familiari in cui prevalgono le famiglie nucleari. A questo tipo appartengono, oggi, poco meno di due terzi del totale delle famiglie. Una parte delle famiglie nucleari è costituita da un genitore solo, con uno o più figli. Questo tipo di famiglia, mono-genitoriale, costi- tuisce una quota modesta del totale delle famiglie in Italia, inferiore al dieci per cento del totale. Nel 2011, l’8 per cento delle famiglie italiane è composta da madre sola con uno o più figli, e l’1,7 per cento da padre solo con uno o più figli. Una forte crescita però ha subito negli ultimi anni la famiglia del solitario; questo tipo di famiglia, a cui nell’immediato do- poguerra apparteneva solo un italiano su dieci, costituiva invece, alla data del Censimento della popolazione del 2011, ormai il 31 per cento del totale delle famiglie. Numericamente marginali sono, invece, le famiglie complesse. Queste famiglie, a lungo localizzate in alcune zone del paese e in alcuni specifici strati sociali, hanno costituito un tempo oltre un quarto del complesso delle famiglie nell’Italia del dopoguerra, ma si sono ridotte oggi a meno del quattro per cento. Si tratta dell’esito di cambiamenti iniziati già nel secondo dopoguerra e che hanno vissuto una fase di accelerazione a partire dagli anni ’70 del secolo scorso.

cambieranno il nostro paese? (Bologna: Il Mulino, 2009): 103-segg..

22 P. Laslett, “Famille et ménage”, Annales 4-5 (1972): 847-872.

Tavola 4.8 - Famiglie per luogo di residenza (Italia e paese di origine), tipo di struttura familiare e nazionalità

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