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Composizione in età della popolazione

5. Demografia e politiche economiche: un framework analitico

5.3 Variabili demografiche

5.3.1 Composizione in età della popolazione

Nell’ambito delle variabili demografiche direttamente derivate dall’et{ dell’individuo, quella facente riferimento alla composizione in et{ della popolazione è senza dubbio la più presente in letteratura. Questo è, come si vedrà, più che giustificato dall’influenza che questa variabile ha sugli elementi macroeconomici principali. Con essa si intende l’importanza relativa di una determinata classe di et{ all’interno della popolazione totale. Questa definizione,

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piuttosto ampia, è dovuta al fatto che differenti lavori si sono concentrati su definizioni specifiche di “classe d’et{”. Le più note sono:

- Popolazione in età lavorativa/di pensionamento: questo tipo di definizione è stata utilizzata primariamente nel modello relativo alla LCH. Suddivide la popolazione totale in due macro gruppi, chi lavora e chi è in pensione, e utilizza il peso relativo di queste due componenti sulla popolazione totale per comprendere l’andamento aggregato e gli effetti sull’economia di una variazione delle componenti stesse. La ratio dietro a questa suddivisione è la differente funzione di utilità che caratterizza gli individui in età lavorativa rispetto a quella relativa agli individui in età di pensionamento.

- Fasce di età: è senza dubbio la definizione più semplice utilizzata negli studi macroeconometrici presentati. Questa definizione, differentemente dalla precedente, si concentra sulla parte di popolazione attiva e la suddivide in fasce di età più o meno ampie a seconda della disponibilità di dati. Ogni fascia d’et{ è espressa in percentuale sul totale della popolazione attiva, dove con popolazione attiva si intende quella parte di popolazione che ancora lavora, compresi i pensionati che hanno un impiego part-time. In linea teorica, la volont{ sarebbe quella di tracciare una funzione dell’et{ continua, soluzione non implementabile per via delle tecniche di regressione lineare impiegate. Questo tipo di suddivisione è stato impiegato per tracciare delle relazioni tra composizione in età e produttività, volatilità di output e di impiego.

- Middle to Young ratio: è definibile come il rapporto tra popolazione lavorativa in et{ adulta e popolazione lavorativa “giovane”, con una suddivisione approssimativa fissata a circa 35 anni. Questa definizione è stata impiegata negli studi riguardanti l’andamento del prezzo degli asset. E’ inoltre risultata essere una variabile fortemente predittiva dell’andamento della componente informativa del prezzo dei titoli di mercato.

Come si può notare, queste tre definizioni presentano analogie e differenze: in tutti e tre i casi non si considera la parte di popolazione sotto l’et{ minima lavorativa; di contro, alcune definizioni considerano i pensionati mentre altre non li considerano

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o lo fanno parzialmente; infine, alcune sono definite come percentuali e altre come rapporti.

Al fine di ottenere un’analisi di sintesi si vuole procedere nella seguente maniera: come primo step, saranno presentati gli effetti della variabile mantenendo le tre definizioni qui presentate; in seguito, si utilizzer{ un’unica definizione il più possibile ampia che permetta di studiare tali effetti da un punto di vista unitario, risolvendo eventuali incoerenze tra i risultati ottenuti. Gli effetti evidenziati dai vari studi sono riassumibili come segue:

- Modello del Ciclo Vitale: in questo modello, la relazione stabilita dipende direttamente dalla definizione di due funzioni di utilità degli individui. La prima riguarda gli individui in età lavorativa, la seconda è valida per i pensionati. Non si vuole in questa sede compiere una riproposizione dei contenuti del modello stesso, quanto un sunto delle conseguenze che questo framework teorico determina. I fattori economici fortemente connessi con questo modello sono i consumi e i risparmi/investimenti. Nella prima fase del ciclo di vita, infatti, l'individuo sarà portato a consumare una percentuale inferiore all'unità di ciò che guadagna, in quanto deve garantirsi la sussistenza anche nel periodo di pensionamento, durante il quale non percepirà più un'entrata da lavoro. Di conseguenza, in questa fase l'individuo sarà caratterizzato da una propensione marginale al consumo più bassa che nella fase successiva e avrà un alto livello di risparmi, necessari per il periodo di pensionamento. Una volta in pensione, la situazione sarà simmetrica, con una più alta propensione al consumo, prossima all'unità, e un livello di risparmi in forte decrescita in quanto vengono consumati in assenza di reddito. In questa definizione del ciclo di vita, la più semplice possibile, le conseguenze sulle variabili sembrerebbero nette e prevedibili: bassi consumi ed alti risparmi in una popolazione in prevalenza lavoratrice, vice versa in una popolazione con predominanza di pensionati. In realtà, l’effetto totale non è di così banale individuazione. Se da una parte ai lavoratori corrisponde una propensione marginale al consumo inferiore, è anche vero che i lavoratori stessi godono di un reddito

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da lavoro che è tendenzialmente molto più elevato del reddito da pensione che corrisponderanno una volta ritirati. Per di più, la maggior parte delle estensioni introdotte da Modigliani al suo modello nel corso degli anni rendono ancora più ambigua la questione, introducendo fattori in grado di "smorzare" l'idea di consumo integrale dei risparmi da parte dei pensionati, quali l'eredità e l'incertezza della durata della vita. Di conseguenza, nel tener conto degli effetti delle due fasi del ciclo sui consumi, è necessaria la stima della propensione marginale al consumo di lavoratori e pensionati, che va poi pesata per il reddito medio, sia esso da lavoro o da pensione, dei due tipi di individuo. Così facendo, si avrà un'accurata comprensione delle dinamiche che legano i due fattori.

Vi sono invece meno dubbi riguardo ai risparmi: i lavoratori hanno alti tassi di risparmio, finalizzati ad accumulare ricchezza in vista della pensione. Quanto elevati siano questi tassi dipende però dal sistema pensionistico presente nel paese considerato. Nel caso la previdenza sociale sia forte, come in Italia, i tassi saranno più bassi se confrontati a paesi dove il supporto dello stato è minore e il peso dei piani pensionistici privati è maggiore, come gli Stati Uniti.

Qualitativamente, si può sostenere quanto segue: al crescere della popolazione lavorativa sul totale, crescono i risparmi e i consumi. In particolare, per i consumi si ha una più bassa propensione marginale più che bilanciata dal maggior reddito percepito.

- Modelli econometrici: da questi modelli, quali quello di Jaimovich e Siu (2007), si sono ottenute numerose evidenze empiriche. La relazione che si è stabilita è fra peso percentuale di una certa fascia di popolazione e una caratteristica del sistema economico. In particolare, le caratteristiche introdotte sono la volatilità di output del sistema economico, la volatilità della forza lavoro e la produttivit{ della popolazione. Quest’ultima verr{ analizzata in dettaglio nella sezione riguardante l'istruzione e le competenze, in quanto la relazione che sussiste non dipende direttamente dalla sola età dell'individuo. Per quanto riguarda invece la volatilità di ciclo e di forza lavoro, il rapporto è il seguente: al crescere del peso percentuale

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delle fasce d'età più estreme, tra i 15 e 25 anni e tra i 60 e 65, cresce la volatilità. Si può inoltre stabilire un legame di causalità fra la volatilità della forza lavoro e di ciclo: una maggiore volatilità della forza lavoro causa una maggiore volatilità di ciclo, in quanto in un sistema più flessibile è più facile rispondere agli shock economici con licenziamenti e riduzioni di organico, così come con rapide assunzioni in caso di shock positivi. Così facendo, si ha un più rapido aumento della disoccupazione in fasi negative, amplificandone ulteriormente gli effetti in quanto si riduce il reddito del paese, riducendo così anche le possibilità di spesa.

Perché tali fasce siano più "flessibili" è di facile intuizione: nel caso di individui molto giovani, manca esperienza e di conseguenza il costo opportunità di licenziamento è molto basso. Per di più, la maggior parte dei giovani lavora e studia contemporaneamente, ottenendo così più

frequentemente lavori part-time con contratti che vengono

immediatamente interrotti in caso di fasi negative del ciclo. Analoga è la situazione per i più anziani: non hanno più la necessità di lavorare, in quanto in pensione o prossimi alla stessa, e tornano al lavoro solo quando la domanda è molto alta, salvo poi abbandonare tale lavoro in caso di condizioni meno vantaggiose.

Come si può capire, da questi studi non si ottiene una semplice relazione tra demografia e variabili economiche quanto una variazione strutturale della "volatilità" del sistema stesso.

- Modelli finanziari: in questo ultimo tipo di approccio, si è stabilita una relazione tra la composizione in età della popolazione, definita come MY ratio, e l'andamento dei mercati finanziari di lungo periodo. In particolare, si è utilizzata una tecnica di filtro che garantisse l'ottenimento di una componente di "informazione", contrapposta alla componente di "rumore", al fine di stabilire una relazione tra una variabile di così lenta evoluzione come la composizione in età e i turbolenti mercati finanziari. La relazione ottenuta ha evidenziato un legame diretto tra valore dei mercati e il MY ratio. Questo significa che, all'aumentare percentuale degli adulti rispetto ai giovani, cresce il valore dei titoli azionari. Questo perché solitamente i

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giovani, che si trovano in una situazione di reddito basso e alte necessità di spesa, si indebitano, chiedendo denaro a prestito mentre gli adulti, caratterizzati da redditi più alti e spese inferiori, investono in borsa i propri risparmi causando una crescita dei valori azionari dei titoli. Si otterrà di conseguenza che, in un paese dove si sono avuti anni di alta natalità, i quali hanno causato un MY ratio molto basso, si assisterà ad un progressivo innalzamento del valore dei titoli nel tempo, coincidente con l'aumento relativo dell'età della popolazione.

Questa relazione è molto importante, anche per via di alcuni canali di trasmissione direttamente collegati al valore degli asset. Tra questi, i più rilevanti sono la Q di Tobin, l'effetto ricchezza, l'effetto fiducia e il canale del patrimonio netto. Tutti questi canali agiscono in un'unica direzione, con effetti ovvi sull'economia. Nel dettaglio, un aumento del valore degli asset dovuto alla composizione della popolazione comporterebbe: il superamento per la Q di Tobin del valore unitario, incentivando i nuovi investimenti sul mercato; per effetto ricchezza e fiducia, i consumi aumenterebbero sia tra chi ha i propri risparmi investiti in borsa sia tra chi non li ha e aumenta i consumi per "imitazione"; infine, per il canale del patrimonio netto, una rivalutazione degli asset comporta un aumento dei prestiti di cui si può disporre, con un conseguente aumento di consumi e/o investimenti.

Come si può notare, il risultato è un forte shock positivo sull'economia, che se non ben gestito può portare ad una bolla speculativa. Un possibile collegamento diretto tra composizione della popolazione e periodi di forte "sovravalutazione" era già stato evidenziato nel corso dell'analisi della letteratura nel capitolo 3 (Demografia e mercati finanziari).

A questo tema si affianca un altro elemento di interesse, meno studiato ma sicuramente rilevante: la volatilità dei mercati in base alla composizione in età. Si vuole qui dare un'idea qualitativa di come essa si comporti. Intuitivamente, gli investimenti degli anziani sono molto poco rischiosi in quanto, giunti in una fase della vita in cui si utilizzano i risparmi come fonte di sostentamento, è necessario potersi garantire una adeguata stabilità. Analogamente, i giovani si trovano in una situazione di precarietà

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economica dovuta al basso reddito e alla necessità di ripagare eventuali debiti, come il mutuo sulla casa. Per questo motivo necessitano di investimenti sicuri e i pochi risparmi sono impiegati in fonti a più bassa variabilità. Infine, in età adulta generalmente si dispone di sufficiente stabilità e risparmi che spesso sono utilizzati per accentuare il profilo di rischio del proprio portafoglio. Per questi motivi, si può intuire che la volatilità sia più alta in popolazioni nelle quali la fascia di adulti è maggiore e diminuisce al crescere di anziani e giovani.

Al termine di questa prima analisi, è possibile stabilire un unico framework che permetta di studiare gli effetti della composizione della popolazione nel suo complesso. Al fine di raggiungere tale scopo, si è optato per l'utilizzo di un compromesso tra completezza e semplicità che permetta di studiare gli effetti globali senza complicare troppo l'analisi. Esso consiste nell'utilizzo di una definizione della composizione in età come segue: si suddivide la popolazione globale in tre fasce, costituite da giovani lavoratori, lavoratori adulti e pensionati. L'indicatore sarà di conseguenza di tipo percentuale. Rispetto all'analisi LCH, si aggiunge una scomposizione dei lavoratori che non complica eccessivamente l'analisi ma permette di integrare nelle nuove due classi di lavoratori gli effetti legati al ciclo di "investimenti", il quale consente di introdurre dinamiche simili a quelle del MY ratio, nonché ottenere una suddivisione in fasce che permetta una certa analisi di volatilità. In particolare, si identificano nei giovani lavoratori e nei pensionati le due fasce più volatili di popolazione, similmente a quanto fatto dagli studi di Jaimovich e Siu ma con minore grado di dettaglio.

Così facendo, si possono identificare tre casi estremi, con l'insieme dei conseguenti effetti che ne derivano. Questi possono essere a loro volta combinati per ottenere scenari più realistici senza perdere di generalità. Essi sono:

- Aumento relativo di giovani lavoratori: in questo caso, il sistema economico si aggiusterà verso una condizione di maggiore volatilità complessiva e di minore valore dei titoli di borsa, in quanto i giovani chiedono a prestito per poter consumare, invece che investire o risparmiare. Nonostante il modello LCH non preveda una divisione dei lavoratori, si può ipotizzare comunque

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un effetto di riduzione dei consumi dovuto alla minor capacità di spesa data dal minor reddito medio della fascia più giovane della popolazione.

- Aumento relativo di lavoratori adulti: questo è il caso in cui l'economia si trova in maggiore spinta di crescita. La volatilità complessiva è estremamente ridotta e si assiste a una grande crescita della borsa, che consente anche un aumento dei consumi. Per il modello LCH, si assiste a un incremento dei risparmi che permette così un maggior volume di investimenti da parte delle imprese che vedono crescere la domanda di beni. Il reddito potenziale cresce, garantendo una maggiore prosperità.

- Aumento relativo di pensionati: il caso più complesso da analizzare, presenta caratteri discordanti. Da una parte vi è un aumento della volatilità della forza lavoro e un aumento, anche se di rilevanza inferiore, della volatilità di output (per chiarimenti si faccia riferimento al capitolo 1, Demografia, volatilità e altri elementi strutturali). Contemporaneamente, si assiste a una forte riduzione degli investimenti in titoli, in quanto i pensionati consumano i propri risparmi. Questo genera una riduzione del valore degli asset e una analoga riduzione degli investimenti e consumi. Si può ipotizzare il passaggio ad un equilibrio a minore reddito potenziale.

Come si può notare, gli effetti di una sola variabile demografica sono molteplici e agiscono su più variabili. Al termine del capitolo, si vuole costruire una mappa che tenga conto di tutti gli effetti in modo da costituire un framework analitico spendibile per successivi studi.

In questa fase si vogliono invece proporre alcuni grafici esplicativi dell'andamento di reddito, ricchezza e consumi del singolo individuo durante il suo ciclo di vita. I tre grafici, riportati in Figura 5.1, sono costruiti con funzioni matematiche che replichino l'andamento descritto nei modelli LCH. I valori numerici sono riferiti alla situazione italiana, fonte ISTAT. La vita media è di 82 anni mentre l'età di pensionamento di 65 anni. Il grafico sul reddito è basato sul valore medio netto di 16,900€ e su una pensione pari a circa 10,000€. Il grafico sulla ricchezza è costruito partendo dal dato medio di ricchezza accumulata da un individuo nel corso del ciclo di vita, pari a circa 7,5 volte il reddito. La curva parte con ordinata

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negativa in quanto si presuppone l'indebitamento da parte dei giovani al fine di finanziare l'acquisto di beni durevoli. Dal momento del pensionamento, l'individuo inizia a consumare la ricchezza accumulata per il sostentamento senza arrivare però ad esaurirla del tutto. Questo per i motivi teorici introdotti durante la trattazione del modello LCH: incertezza sulla durata della vita e volontà di lasciare una eredità. Infine, il grafico sui consumi è costruito partendo dalla supposizione che gli individui consumino il reddito e la ricchezza, con propensione diversa in base alla fase nel ciclo di vita.

Figura 5.1: Andamento di reddito, ricchezza e consumo nell'arco della vita dell'individuo, in Euro. 0 5000 10000 15000 20000 25000 30000 35000 G A V

Consumo

Consumo 0 5000 10000 15000 20000 25000 30000 G A V

Reddito

Reddito

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Inoltre, è proposto un grafico dei risparmi aggregati che simula diversi scenari in base alla composizione della popolazione (Figura 5.2). Il primo caso mostra una situazione di partenza in cui la distribuzione della popolazione è uniforme, con il 33% di individui in ogni categoria. Gli altri tre casi riguardano la variazione che si otterrebbe nei risparmi aggregati al variare della distribuzione, qui estremamente semplificata: si passa al 50% della categoria in aumento e al 25% nelle altre due categorie. In tale raffigurazione non vi è pretesa di realismo, come si capisce facilmente dai valori presi in considerazione, ma si vuole semplicemente mostrare al lettore un effetto della modifica della composizione della popolazione, date tutte le altre condizioni costanti.

Figura 5.2: Variazione dei risparmi aggregati al variare della composizione della popolazione. 0 2 4 6 8 10

Base Più giovani Più Adulti Più Anziani

Risparmi aggregati

Anziani Adulti Giovani -50000 0 50000 100000 150000 200000 250000 G A V

Ricchezza

Ricchezza

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