• Non ci sono risultati.

Tasso di crescita della popolazione

5. Demografia e politiche economiche: un framework analitico

5.3 Variabili demografiche

5.3.2 Tasso di crescita della popolazione

Dall’analisi della letteratura è emerso come il tasso di crescita della popolazione abbia una forte influenza sui principali elementi macroeconomici. Si sottolinea come in questo contesto si faccia riferimento in particolare alla crescita naturale della popolazione, definita come differenza tra tasso di natalità e mortalità di un paese. L’analisi che segue non tiene quindi in considerazione i flussi migratori, i cui complessi e controversi effetti sull’economia sconfinano dallo scopo dell’analisi. La crescita naturale delle fasce di età che compongono la forza lavoro e i pensionati sarà del tutto prevedibile, in quanto determinata da scelte di natalità osservabili con almeno 15 anni di anticipo. Le considerazioni che seguono, quindi, mettono in luce effetti che ben si prestano ad essere tenuti in considerazione da governi e banche centrali.

Come si è visto in precedenza, di questo elemento si sono occupati contemporaneamente più filoni:

- Modello del ciclo di vita: il modello si concentra sullo studio del rapporto tra tasso di crescita della popolazione e propensione marginale al risparmio. La crescita della popolazione porta all’aumento della percentuale di lavoratori sulla popolazione totale, che producono, consumano e risparmiano di più rispetto ai pensionati. Si osserverà perciò un generale miglioramento delle condizioni economiche. Questa visione, seppur intuitiva e supportata dall’andamento positivo del PIL nei paesi caratterizzati da crescita demografica, rispecchia la sola divisione lavoratori/pensionati adottata dal LCHM, senza addentrarsi in considerazioni più dettagliate. In particolare, si trascura che la crescita della popolazione implica anche un aumento della fascia dei giovani all’interno della popolazione lavorativa, caratterizzati da capacità di spesa inferiore, bassi risparmi e bassi investimenti. Come si evidenzier{ a breve, in equilibrio gli effetti dati dall’aumento dalla percentuale di lavoratori più che compensano l’aumento di giovani; vice versa, l’effetto netto nel transitorio non è di banale individuazione, in quanto l’aumento/diminuzione della popolazione si ripercuote in primis sul numero di giovani, e solo successivamente si estende ad adulti e anziani;

Demografia e politiche economiche: un framework analitico

_

152

- Modelli economici che incorporano il LCHM: il tema della crescita della popolazione è stato trattato diffusamente dalla BCE nell’articolo di Kara e Thadden (2010), i cui risultati principali sono stati riportati a conclusione del Capitolo 4 (Demografia e politiche monetarie: sviluppi recenti). La riduzione del tasso di crescita della popolazione attesa nel prossimo ventennio per l’area Euro comporter{ un aumento della popolazione anziana, e una conseguente leggera riduzione del tasso di interesse naturale dello 0,9%. A fronte di una riduzione di tasso di interesse così lieve, la BCE conclude che la variabile abbia effetti di rilevanza secondaria. Questa deduzione è però valida solo in corrispondenza di una riduzione lenta e graduale del tasso di crescita (si ricorda che lo studio simulativo considera una riduzione che arriva ad un punto percentuale in ben 20 anni); diversi risultati emergono invece dall’analisi di shock demografici dati da variazioni repentine del tasso di crescita, come si evidenzia nel seguente paragrafo;

- Modelli econometrici: anche i modelli econometrici affrontano il tema del tasso di crescita, seppur indirettamente. Si fa riferimento in particolare allo studio di Jaimovich e Siu (2009), in cui si analizza l’effetto sull’economia dell’ingresso nella forza lavoro dei baby-boomers, cioè degli individui nati nel periodo successivo alla Seconda Guerra Mondiale54. Il fenomeno è infatti

da considerarsi alla stregua di uno shock demografico, dove l’impulso è dato dal cambiamento repentino e discreto del tasso di crescita della popolazione nel ventennio considerato. Le conclusioni a cui giungono gli autori differiscono profondamente da quelle della BCE: la variazione del tasso di crescita ha conseguenze davvero rilevanti, che vedono una variazione di tasso di disoccupazione, volatilità di output, risparmio aggregato e consumo aggregato della popolazione con la crescita dei “baby- boom” e la loro conseguente transizione attraverso le diverse fasce di et{. Lo shock considerato ha infatti caratteristiche profondamente diverse rispetto a quello analizzato dalla BCE: non è graduale e permanente, bensì

54 In particolare si fa riferimento al boom di nascite sperimentato durante il ventennio 1946-1964

CAMBIAMENTI DEMOGRAFICI E IMPLICAZIONI MACROECONOMICHE _

153

repentino e caratterizzato da una andamento ad onda, nel senso che dopo lo shock il valore del tasso è tornato alla normalità, se non a livelli addirittura inferiori. Ad oggi gli individui nati nel periodo del boom si apprestano a diventare pensionati, il che, come si vedr{ in seguito, fa temere l’avvento di un periodo di stagnazione.

A valle di questa analisi si persegue l’obiettivo di tirare le fila relativamente a come il tasso di crescita della popolazione vada ad influenzare le principali grandezze macroeconomiche. In particolare, si ritiene utile distinguere tra due tipologie di variazione del tasso di crescita55:

- Variazione “a onda”: si fa riferimento ad un aumento/diminuzione del tasso osservabile lungo un orizzonte temporale finito e limitato, per poi tornare a valori “normali”. Le conseguenze sull’economia sono molto forti e mutano radicalmente nel tempo, fino ad esaurirsi. In particolare, a circa 15 anni dall’inizio della variazione si osserver{ un aumento/diminuzione della percentuale di giovani lavoratori sul totale della popolazione. Come analizzato nel paragrafo relativo alla composizione in età della popolazione, un aumento relativo di giovani lavoratori spingerà verso un aumento della volatilità complessiva, una riduzione del valore dei titoli di borsa e una riduzione dei consumi; viceversa in caso di riduzione. Trascorsi altri vent’anni, e quindi a 35 anni dal primo impulso, l’onda di individui inizier{ a migrare verso la fascia dei lavoratori adulti. Se l’onda è positiva – i.e. aumenta il numero di individui nella fascia degli adulti – influenzerà positivamente l’economia, aumentando la probabilit{ di sperimentare un periodo caratterizzato da bassa volatilità, crescita del mercato azionario, aumento dei consumi e degli investimenti; se al contrario l’onda è negativa – i.e. si riduce il numero di adulti a causa di un pregresso calo di nascite –

55 La distinzione proposta trova giustificazione nelle diverse conclusioni cui giungono Jaimovich e

Siu (2009) e Modigliani e Brumberg (1954) in relazione agli effetti sull’economia del tasso di crescita della popolazione, considerato più forte dai primi. Jaimovich e Siu (2009) analizzano infatti il caso di una variazione discreta e molto forte, che genera un vero e proprio shock demografico sull’economia. Data la dinamica degli effetti così generati, nell’analisi che segue questo tipo di variazione del tasso di crescita verr{ chiamata “variazione a onda”.

Demografia e politiche economiche: un framework analitico

_

154

l’economia ne risulter{ penalizzata. Infine l’onda si sposter{ verso la fascia dei pensionati, spingendo verso un aumento/riduzione dei consumi, degli investimenti e del valore dei titoli in borsa in corrispondenza di una passata riduzione/aumento del tasso di crescita, per poi annullarsi con la morte degli individui nati nel periodo dello shock. Si osserva quindi che gli effetti sul ciclo economico di una variazione del tasso di crescita “a onda” sono particolarmente complessi ma del tutto prevedibili a priori, e devono essere adeguatamente tenuti in considerazione da governi e banche centrali. Se è vero che un fenomeno della portata del baby-boom del Secondo Dopoguerra sia difficilmente replicabile, si ritiene importante sottolineare come questo tipo di variazione del tasso di crescita della popolazione non sia affatto infrequente. Andamenti di questo tipo si verificano nelle più disparate situazioni, come ad esempio nel caso della vincita dei Campionati del Mondo di calcio da parte del Paese considerato. Se questi eventi non dovrebbero in alcun modo essere prevedibili a priori, le loro conseguenze sull’economia sono invece scritte.

- Variazione di tipo strutturale: si fa riferimento ad un aumento/diminuzione del tasso di crescita di carattere permanente (o meglio di lungo periodo), che porta al raggiungimento di un nuovo equilibrio nell’economia. Gli effetti di questo tipo di variazione si articolano in due fasi. La prima fase è relativa al periodo di transitorio, e ricorda le implicazioni della variazione “a onda” sopra descritte. In particolare, in corrispondenza di un mutamento del tasso di crescita si avrà una iniziale modifica sulla sola fascia dei giovani, per poi toccare, negli anni, anche quella degli adulti e successivamente degli anziani. A differenza dell’onda però, l’effetto sulle fasce più giovani non sia annulla, perché il tasso di crescita non ritorna ai valori iniziali. Inoltre, l’effetto non necessariamente si verificherà: in caso di variazioni molto lente e graduali, l’onda sar{ pressoché nulla. Gli effetti del transitorio saranno allora trascurabili, come assunto dalle simulazioni condotte dalla BCE. La seconda fase è invece relativa alle implicazioni strutturali del cambiamento. L’economia si stabilizzer{ infatti a livelli diversi di equilibrio. Nel caso di una riduzione strutturale del tasso di crescita, la popolazione andrà

CAMBIAMENTI DEMOGRAFICI E IMPLICAZIONI MACROECONOMICHE _

155

riducendosi in numero (considerando fissa la durata media di vita) e si raggiungerà un equilibrio caratterizzato da minori consumi, risparmi e investimenti, in una condizione generale di stagnazione dell’economia. Questo scenario è di particolare attualità, in quanto ricalca le previsioni relative all’andamento demografico dell’area Euro: le prospettive di stagnazione che emergono mostrano chiaramente la necessità di prendere provvedimenti precoci e strutturali che limitino i danni.

Si conclude sottolineando come, nonostante gli effetti delle due tipologie di variazioni del tasso sopra analizzate siano differenti, essi siano in ultima istanza riconducibili alle analisi in precedenza condotte in relazione alla composizione in et{ della popolazione. La caratterizzazione “dinamica” tradizionalmente ed intuitivamente associata al concetto di crescita si riduce ai minimi termini nel caso della demografia, in quanto gli effetti di un aumento/diminuzione delle nascite impiegano decenni a manifestarsi e sono prevedibili con largo anticipo.