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Conclusione: un approccio critico

Dove il sommo potere è occulto, tende ad essere occulto anche il contro-potere. Potere invisibile e contro-potere invisibile sono due facce della stessa medaglia.. Dove c'è il potere segreto c'è quasi come suo prodotto naturale l'anti-potere altrettanto segreto sotto forma di congiure, complotti, cospirazioni, colpi di Stato, tramati negli ambulacri del Palazzo imperiale, oppure di sedizioni o rivolte o ribellioni, preparate in luoghi impervi e inaccessibili, lontani dagli sguardi degli abitanti del Palazzo, così come il principe (leggi oggi il partito) agisce il più possibile lontano dagli sguardi del volgo. Accanto alla storia degli arcana dominationis si potrebbe scrivere, con la stessa abbondanza di particolari, la storia degli arcana seditionis264.

Il capitolo che abbiamo appena concluso ha avuto l'obiettivo di riferire le ragioni di dissenso formulate in conclusione dei lavori della Commissione parlamentare sulla Loggia P2. In quest'ultima sezione, cercheremo di esporre alcune considerazioni, proponendo una prospettiva di insieme delle precedenti relazioni. Seppur distinte nei concetti esplicati e nelle metodiche comunicative utilizzate, abbiamo infatti notato che tali relazioni presentano alcune interessanti affinità, che costituiranno lo spunto per la formulazione delle riflessioni a venire. I partiti di provenienza degli uomini politici che hanno formulato le tesi alternative a quella proposta da Anselmi sono vari (PLI, PSD, MSI e PRI) e rappresentano espressioni minoritarie dell'elettorato italiano: i rappresentanti della DC, del PCI e del PSI (i partiti che negli anni dei lavori della Commissione traevano maggiore riscontro politico), presenti nel comitato, di fatto, accettarono quanto affermato dalla relazione di maggioranza.

Nonostante la varietà delle realtà politiche di cui le tesi di minoranza furono espressione, certe questioni si presentano contemporaneamente in più relazioni, come a confermare alcuni sentori comuni all'interno del comitato; innanzitutto la P2, concordavano Bastianini, Ghinami, Matteoli, Pisanò e Teodori, differentemente da quanto intuibile dalla relazione di maggioranza, non aveva operato fuori dal potere, né si era presentata come la spina nel fianco di un sistema integro; la P2 non era stata un potere occulto alternativo, bensì aveva costituito un potere abbinato a quello ufficiale: essa aveva agito contiguamente alle istituzioni che, ormai contaminate dalla corruzione dilagante e dai favoritismi, non avevano opposto resistenza, o comunque non lo avevano fatto mai abbastanza da ostacolare il corso dell'istituzione. Secondo questi politici, fu proprio il contesto socio-politico del compromesso storico e della democrazia consociativa, a costituire il fertile terreno di propagazione della P2. Istituzioni sane e robuste avrebbero rigettato il germe piduista; se questo non avvenne fu 264 N. Bobbio, La democrazia e il potere invisibile, in Rivista italiana di Scienza Politica, agosto 1980.

perché lo Stato liberale italiano era debole e suscettibile, condizione di cui la P2 non poté che approfittare: la sua natura connettiva fece intrecciare gli ambienti più alti prossimi alla vita dello Stato (politica, finanza, massoneria..) e la sua natura opportunistica fece sì che la P2 strumentalizzasse questi stessi ambienti, in linea con il proprio profitto. È soprattutto per questo che, concordavano i suddetti esponenti politici, alla P2 non poteva essere attribuito esclusivamente l'obiettivo del sovvertimento politico. Da questo assetto, l'istituzione non traeva che benefici; dunque, perché mai pianificare colpi di Stato che avrebbero messo a repentaglio l'esistenza di quel sistema politico? Gli uomini della P2, affiliati o vicini per volontà ed obiettivi, non erano in minoranza: la minoranza era bensì costituita da quegli uomini che, negli anni della sua propagazione, tentarono di ostacolarla incontrando, non raramente, una sorte triste.

Per questi motivi una dissoluzione legislativa della P2 non avrebbe migliorato le condizioni generali in cui verteva il Bel Paese: la natura tentacolare della P2, propagatasi in modo da inglobare l'ambiente circostante, non avrebbe sofferto a causa di tale provvedimento. Una siffatta disposizione legislativa avrebbe mostrato esiti positivi solamente nel caso in cui il fenomeno fosse stato determinato e potesse, dunque, essere circoscritto; ma certamente questo non era il caso della P2. Tentacolare, eterogenea, ma anche trasversale: sì, perché la P2, a lungo accostata agli ambienti di destra (spesso eversiva), si era in realtà intrecciata a gran parte delle espressioni partitiche. Il fatto poi che coloro, che avevano ricoperto ruoli rilevanti nelle istituzioni negli anni dell'espansione piduista, dichiarassero completa estraneità a certe vicende (che difficilmente potevano passare inosservate), non faceva altro che confermare la collusione degli ambienti politici. Questi leader, negando di essere a conoscenza della P2, evitarono di dover dichiarare l'indichiarabile: ovvero che la collusione degli ambienti politici con quelli piduisti non solo era reale, ma era anche eclatante.

La Commissione, lamentavano le relazioni di minoranza, negando di affrontare i settori affaristici relativi al caso P2 e bloccando quelle richieste istruttorie che avrebbero allargato l'indagine ai retroscena finanziari, aveva finito per fare lo stesso gioco dei partiti di cui, del resto era diretta espressione. Quella piramide rovesciata, corrispondente alla struttura piramidale piduista, si diceva dovesse riempirsi di figure ignote interessate a chissà quali piani eversivi; e invece, gli abitanti di quella piramide, i cui nominativi vennero progressivamente depennati fino a costituire solo sporadiche note nella relazione finale, si identificavano con un sistema di più basso profilo, con una organizzazione non gerarchica ed organica, bensì generata da una più materiale ragione: il profitto personale, fatto di corruzione, favoritismi e

protezioni. Il tutto incentrato su un meccanismo di do ut des, tutt'altro che innocente.

E il Paese? «Quale avvenire può avere la Patria in queste condizioni? Può solo aspettare la continuazione o la nascita di altre P2»265.

E bene, l'analisi comparata delle relazioni di minoranza della quale abbiamo riferito, ci ha suggerito una chiave interpretativa dell'attività investigativa della Commissione e del suo oggetto d'indagine (la P2, appunto) che, in alcuni aspetti, diverge nettamente da quanto dichiarato dalle espressioni di dissenso di cui sopra. Pur senza rinnegare il manifestarsi di alcune lacune nella conduzione dell'inchiesta parlamentare, abbiamo avuto modo di individuare, in certe pungenti considerazioni che descrivevano la Commissione parlamentare come un fallimentare esperimento investigativo, frenato dagli interessi dei partiti dominanti in Parlamento, un mirato gioco politico. É infatti alquanto plausibile che il lavoro investigativo della Commissione fosse stato considerato (da parte di quei partiti minoritari i cui esponenti, non a caso, formularono le relazioni di minoranza) uno degli oggetti prediletti di un processo di sminuimento della classe politica dominante. Ricordiamo, infatti, quanto interesse avesse ottenuto il lavoro della Commissione presso l'opinione pubblica. Strumentalizzata dal dibattito politico, l'inchiesta parlamentare fu sottoposta a pressioni che rischiarono di mettere a repentaglio il raggiungimento degli obiettivi preposti; l'approccio critico e spesso poco propositivo dell'opposizione corrispondeva, con ampie probabilità, anche all'esigenza di

politicizzazione dell'esperienza della Commissione. Per questo motivo, si finì per generalizzare, attribuendo a tutte le massime espressioni partitiche e a grandissima parte dei

loro rappresentanti, gli appellativi di corrotti e mafiosi.

Personalmente, non vogliamo arrenderci ad una visione giustizialista della vicenda. Una delle massime accuse mosse contro la relazione di maggioranza sottendeva l'approccio aprioristico di certe dichiarazioni. Nelle relazioni minoritarie, non si era mancato di sottolineare come alcune espressioni presenti nella pre-relazione, dalle quali emergeva la natura esclusivamente ipotetica e dunque non suffragata da elementi certi di riscontro di alcune affermazioni, fossero state, nel documento conclusivo, omesse. I relatori avevano accusato la relazione di maggioranza di aver fatto proprio un assetto meramente teorico, non accertato, lontano da quell'umiltà dei fatti che ne avrebbe garantito una prospettiva storica; inoltre, gli stessi si erano lamentati del fatto che la Commissione, incaricata di indagare sulla natura della Loggia P2, anticipando la conclusione dei lavori, avesse già espresso la sua condanna morale nei 265 Commissione parlamentare sulla Loggia massonica P2, IX Legislatura, A. Matteoli, Relazione di minoranza, cit., p.

confronti del fenomeno: un comportamento giustizialista e per questo criticabile, non v'è dubbio; motivo in più per assicurarsi di non commettere il medesimo errore.

Il fatto che la relazione di maggioranza mostrasse alcune mancanze, non deve indurci a considerarla un flop totale: al Bel Paese non fu consegnata una visione esaustiva e completa del fenomeno P2, ma è pur vero che le molteplici ramificazioni dell'argomento avrebbero richiesto una ulteriore proroga dei lavori della Commissione; avrebbero richiesto più tempo ed impegno, ma questo come ricorderemo, non corrispondeva più alle esigenze del nuovo Governo. Tanto meno, l'indiscutibile presenza di alcuni esponenti politici negli ambienti piduisti deve lasciarci intendere una totale implicazione del mondo politico italiano, più volte tacciato di mafiosità nelle relazioni di minoranza; altrettanto, non abbiamo motivo di dubitare della buona fede di Tina Anselmi, Presidente della Commissione, che sempre agì nel rispetto della propria passione politica.

Questo per dire che, nonostante concordiamo con la parzialità della relazione Anselmi, non possiamo negare la pregnanza di certe riflessioni in essa contenute. Concluderemo dicendo che i lavori della Commissione, condensati poi nella relazione di maggioranza, indipendentemente dalle lecite critiche contenutistiche o metodologiche, costituirono un importante nucleo di riflessione per la comprensione del fenomeno P2, del quale ancora molto c'è da dire e ancora molto c'è da capire.

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• Commissione parlamentare sulla Loggia massonica Propaganda Due, Attilio Bastianini,

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• Commissione parlamentare sulla Loggia massonica Propaganda Due, Altero Matteoli,

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• Commissione parlamentare sulla Loggia massonica Propaganda Due, Giorgio Pisanò,

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• Tribunale di Palermo, Ufficio Istruzione Processi Penali, Ordinanza – Sentenza emessa nel procedimento penale contro Michele Greco e altri per gli omicidi Reina, Mattarella, La Torre, Di Salvo, N. 3162/89 A-PM.

• Commissione parlamentare sulla Loggia massonica Propaganda Due, Resoconti

stenografici, IX Legislatura, Legge del 23 settembre 1981, n. 527, Roma 1984.

• Intervista di Maurizio Costanzo a Licio Gelli, in Domenica del Corriere, 5 ottobre 1980. • Commissione parlamentare sulla Loggia massonica Propaganda Due, Documentazione

raccolta dalla Commissione, Allegati alla relazione, IX Legislatura, Legge del 23 settembre 1981, n. 527, Roma 1984 di cui:

• Memorandum sulla situazione politica ed economica in Italia; • Piano di rinascita democratica

• Sintesi delle norme di affiliazione alla Loggia massonica P2

Sitografia: http://www.fontitaliarepubblicana.it http://www.laprivatarepubblica.it http://www.senato.it http://www.archiviolastampa.it http://www.archiviopiolatorre.camera.it http://www.legislature.camera.it