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La P2 nella sua documentazione

Altre precisazioni: peculiarità di una massoneria anomala 200 e del suo

1. La P2 nella sua documentazione

Nella seconda metà degli anni Settanta, l'istituzione P2 si dotò di una documentazione significativa perché volta a stabilire le sue stesse finalità. Del resto, lo abbiamo visto, la prima strategia della tensione era risultata inefficace tanto da determinare un mutamento del condizionamento del sistema socio-politico e così, nell'agosto del 1975, la P2 elaborò il cosiddetto Schema R (Schema di massima per un risanamento generale del Paese), un documento sintetico di stampo politico che attualizzava scopi e obiettivi della Loggia segreta alla luce dei mutamenti dei secondi anni Settanta.

Lo Schema R prevedeva un aumento dell'attivismo rivoluzionario sulle piazze, nelle fabbriche e nelle scuole, dei gruppi della sinistra extraparlamentare con annessa intensificazione dei fenomeni di guerriglia urbana; insomma, una accentuazione della lotta rivoluzionaria dei gruppi del terrorismo appartenente alla sinistra extraparlamentare (come le BR), con aumento dei sequestri politici, degli attentati individuali e dei sabotaggi. Secondo il testo, il Presidente della Repubblica avrebbe dovuto, di tutta risposta, emanare opportune misure per ovviare ad un più pesante aggravamento della già ostica situazione socio-politica: dalla revisione della Costituzione per tramutare l'Italia in una Repubblica presidenziale, alla proclamazione dello stato di armistizio sociale per un lasso di tempo non inferiore ai due anni fino alla costituzione di un Comitato di coordinamento, composto da undici membri e deterrente del potere di procedere al riesame di tutta la legislazione in vigore. A tutto questo avrebbe dovuto aggiungersi:

ripristino delle autorità e dei poteri del Prefetto [..], revisione e restrizione dei poteri della Corte costituzionale [..], ripristino della XI Brigata Motorizzata Carabinieri, [..] aumento dei poteri delle Forze dell'ordine [..], ripristino della pena di morte [..], impiego dell'Esercito in operazioni di ordine pubblico [..], inasprimento delle pene per reato di vilipendio alla Chiesa, 200 G. Galli, M. della Campana, La massoneria in Italia. Grande Oriente: più luce: due opinioni a confronto, Angeli,

Milano 1998.

201 Resoconto stenografico, seduta del 9 gennaio 1986, in Commissione parlamentare sulla Loggia massonica P2, Atti

alle Forze armate e alle autorità in carica [..], limitazione generalizzata del diritto di sciopero con divieto totale per i dipendenti pubblici, magistrati, studenti[..], riduzione del numero dei quotidiani, settimanali, riviste e altre pubblicazioni di carattere frivolo e scandalistico [..], divieto assoluto di indire manifestazioni e tenere congressi a carattere politico per tutto il periodo proclamato armistizio sociale202.

L o Schema R, secondo quanto testimoniò Gelli in persona, venne sottoposto all'attenzione dell'allora Presidente della Repubblica Giovanni Leone. Gelli riferì di esser stato calorosamente accolto, assieme al Gran Maestro Lino Salvini, da Leone il quale, li rassicurò, avrebbe preso visione del progetto. Tale incontro fu tuttavia rinnegato nel novembre 1982 da Leone in persona. Interrogato dall'Ufficio di presidenza della Commissione parlamentare, l'ex Presidente della Repubblica confermò di non aver mai parlato con Gelli di questioni politiche o istituzionali e di avergli concesso un unico incontro, annotato nel registro del cerimoniale, il 10 aprile 1972.

Tra l'autunno 1975 e l'inverno del 1976, vennero elaborati due nuovi documenti: il

Memorandum sulla situazione politica italiana e il Piano di rinascita democratica. Si trattava

di due documenti correlati che, insieme allo Schema R, costituivano un piano di strategie e tattiche politiche. Con la corruzione come strumento basilare, la P2 si prefiggeva l'intento di infiltrarsi nei partiti politici, nelle organizzazioni sindacali, nei vari apparati statali, nei mass- media, così da assumere l'occulto controllo delle istituzioni arrivando poi a una revisione della Costituzione in senso autoritario.

Secondo l'analisi del Memorandum, la situazione politica italiana era caratterizzata da un alto livello di instabilità per il concomitante effetto di tre cause. La prima causa era la gravissima crisi economica scaturita dall'eccesso delle pretese salariali, dallo scarso rendimento sul lavoro, dal basso rapporto tra popolazione presente e forza lavoro, dall'aumento dei costi delle fonti di energia e dalla fuga di capitali all'estero per timore del futuro (ovvero accesso della Sinistra al governo). La seconda causa risiedeva nella profonda crisi morale dovuta all'errore, compiuto dalle componenti radicali e laiche della società civile, nel ritenere maturo un Paese come l'Italia, con il suo retaggio storico, ed elevarlo improvvisamente al livello degli altri paesi nordeuropei. L'ultima ragione, causa del declino italiano, era infine la crisi politica, interna ai partiti, incapaci di adeguarsi al cambiamento verificatosi nel corpo sociale che tendeva ad identificarsi con un grande ceto medio e con una non ristretta fascia inferiore di sottoproletariato, specialmente meridionale. In seguito alle cause, il documento precisava:

Come conseguenza evidente dell'instabilità è la forte tendenza di ogni cittadino a una partecipazione più attiva alla vita pubblica, non per assumervi posizioni di responsabilità, bensì per desumere fette maggiori di potere o di utile personale. Tale fenomeno è particolarmente visibile sulla scena sindacale203.

I l Memorandum, inoltre, teneva ad indicare il PCI quale nemico giurato, ostacolo concreto della realizzazione del piano:

Il PCI nasconde il suo vero volto ungherese e cecoslovacco con una maschera di perbenismo e neo-illuminismo liberale molto simile alla NEP di leniniana memoria, ma del quale è ormai evidente il gioco delle parti nella manovra dei cosiddetti gruppuscoli [..]. D'altra parte va tenuto conto che lo sfaldamento delle altre forze politiche (prima fra tutte la DC) rischia di lasciare in bando alcuni milioni di voti conservatori e moderati [determinando] una progressiva degradazione della società civile verso un caos anarcoide di sommosse quotidiane. A questo punto la soluzione di una militaricrazia all'italiana potrebbe non apparire del tutto impensabile quale unica alternativa al governo comunista. Si deve infatti tenere presente che il quadro internazionale in cui si inserisce la situazione italiana non sembra consentire deroghe alle logiche di Yalta204.

L'analisi condotta nel Memorandum induceva la Loggia ad individuare nella DC il solo realistico baluardo contro la minacciosa avanzata elettorale del partito comunista. Eppure, la DC del 1976 era ormai un partito in crisi che rischiava di perdere la propria centralità. La leadership di Moro, mirata alla coalizione con il PCI, doveva essere radicalmente rifondata in chiave piduista.

Una rifondazione andava applicata anche al settore sindacale; è sempre nel Memorandum che l'unità sindacale veniva descritta come somma nemica della democrazia che si intendeva instaurare. É per questo che l'ipotesi di acquistare partito e confederazione sindacale era considerata una mossa di necessaria attuazione. Del resto, alla Loggia non mancavano i mezzi finanziari: oltre ai sostegni internazionali, la P2 disponeva di affiliati collocati al vertice di importanti istituti bancari, ma anche di gestori dei fondi riservati fino al traffico di armi e petrolio.

Ed infine, il Piano di rinascita democratica, di cui abbiamo già riferito in merito un testo notevolmente rilevante che, tuttavia, presenta alcune frettolosità stilistiche dovute, probabilmente alla sua natura di appunto a circolazione interna. Refusi, sviste grammaticali, 203 Memorandum sulla situazione politica in Italia,in Commissione parlamentare d'inchiesta sulla Loggia P2, Allegati

alla relazione, volume III, tomo VII-bis, pp. 611-615. Consultato suhttp://www.archivioantimafia.org , in data 28

novembre 2017. 204 Ibidem.

ipercorrettismi semi-colti (clubs per club, plurale invariabile nella lingua italiana), indicativi a favore dei congiuntivi («[..] valutare se le attuali forme politiche sono in grado» anziché

siano), sintassi mal costruita ed espressioni difficilmente comprensibili ai nuovi iniziati non

devono tuttavia indurci a sottovalutare il documento. Infatti, esaminando il lessico peculiare del Piano di rinascita democratica, si denota una certa non occasionalità nella scelta della terminologia, efficiente nel veicolate il disegno politico dei promotori del Piano.

Il testo inizia così: «L'aggettivo democratico sta a significare che sono esclusi dal presente Piano ogni movente o intenzione anche occulta di rovesciamento del sistema». La premessa conferma quel cambiamento nella strategia del condizionamento dell'ordinamento politico; ad una iniziale intenzione, come scrive Galli, di:

creare difficoltà alla Sinistra, in specie al PCI, ormai alle soglie del governo, determinando nel Paese un quadro di destabilizzazione, che in realtà era il presupposto di una stabilizzazione la quale avrebbe portato alla restaurazione degli equilibri moderati messi in crisi dall'ondata di sinistra205

la loggia pareva preferire un'azione eversiva più sommessa. In realtà, il testo propone modifiche costituzionali tali da limitare le libertà garantite dalla Costituzione e un'azione di infiltrazione, corruzione e controllo di tutti i gangli statali tutt'altro che lievi: se non si può parlare di vero e proprio rovesciamento, si trattava comunque di uno stravolgimento del sistema repubblicano. Del resto, la premessa può considerarsi un sottile gioco difensivo dello scrivente che, prima ancora di parlare, ci tiene porre una precisa chiave di comprensione così, denunciando la plausibilità di un suo intento violento e insieme negandolo, egli si sottrae alla responsabilità di quello che sta per dire.

Per ciascun settore, il Piano considerava l'attuazione di interventi eufemisticamente detti di

sollecitazione:

Partiti politici, stampa e sindacati costituiscono oggetto di sollecitazioni possibili sul piano della manovra di tipo economico-finanziario. La disponibilità di cifre non superiori a trenta o quaranta miliardi sembra sufficiente a permettere a uomini di buona fede di e ben selezionati di conquistare le posizioni chiave necessarie al loro controllo. Governo, Magistratura e Parlamento rappresentano invece obiettivi successivi, accedibili soltanto dopo il buon esito della prima operazione.

Inoltre, un obiettivo centrale era la costituzione di un club dove fossero rappresentati, ai 205 G. Galli, Il partito armato, Kaos edizioni, 1993, pp.7-8.

migliori livelli, operatori imprenditoriali e finanziari, esponenti delle professioni liberali, pubblici amministratori e magistrati, nonché pochissimi e selezionatissimi uomini politici, per un totale di trenta o quaranta unità.

Nelle intenzioni dello scrivente, il club era una oligarchia occulta, una Super-loggia, un vero e proprio comitato di garanti dei politici che avrebbero assunto l'onere di concretizzare il Piano. La partecipazione democratica alla costruzione dell'Italia (ne è prova il fatto che i politici, selezionati e indirizzati, perdono la propria autonomia) non è considerata: poiché il Piano vuole cooptare persone che amministrino il potere eseguendo perentoriamente i dettami dei migliori (inseriti nel club), è evidente che la scelta elettorale cui il testo accenna è pensata solo come partecipazione irrisoria. Similmente, il documento non parla delle forme di elevazione, culturale e civile, che permetterebbero alle persone comuni di partecipare con sempre maggiore consapevolezza alla vita nazionale. Quanto alla magistratura, il Piano dichiara la volontà di stabilire una «intesa diretta a concreti aiuti materiali». Non è difficile leggere, nella dicitura «aiuti materiali», l'attività corruttiva realizzabile, nel progetto piduista, attraverso sussidi finanziari da destinare a singoli magistrati. Con la magistratura, asserisce il documento, si può procedere celermente: qualche aiuto materiale basterà per raggiungere un accordo anche sul piano morale e programmatico.

Il Piano inoltre attribuiva notevole rilievo al settore della stampa e della TV, tanto che veniva programmata l'infiltrazione di giornalisti piduisti in tutti i principali quotidiani e periodici nazionali:

Nei confronti della stampa [..], l'impegno degli strumenti finanziari non può essere previsto [..] Occorrerà redigere un elenco di almeno due o tre elementi per ciascun quotidiano o periodico in modo tale che nessuno sappia dell'altro. L'azione dovrà essere condotta a macchia d'olio, o meglio, a catena da non più di tre o quattro elementi che conoscano l'ambiente. Ai giornalisti acquisiti dovrà essere affidato il compito di simpatizzare per gli esponenti politici come sopra prescelti. [..] In un secondo tempo occorrerà acquisire alcuni settimanali di battaglia [e] coordinare tutta la stampa provinciale e locale attraverso una agenzia centralizzata.

Quanto alla programmazione televisiva, il Piano prevedeva di abolire il monopolio RAI così da «controllare la pubblica opinione media nel vivo del Paese».

In contemporanea con la messa a punto del Piano di rinascita democratica, il Venerabile Gelli predisponeva una Sintesi delle norme di comportamento per gli affiliati. Attenersi rigorosamente alle norme avrebbe garantito l'esistenza dell'istituzione piduista, altrimenti minata da seri pericoli:

[esser parte della P2] può diventare estremamente difficile perché si rende necessario il superamento ed il soffocamento di certe tentazioni acuite dal trovarsi coinvolti in avvenimenti ed in circostanze che possono spingere ad infrangere (anche se involontariamente) la dura regola del silenzio quando, invece, sarebbe necessario porre la massima attenzione. Risulterà evidente quindi che gli iscritti dovranno sempre contenersi, in ogni circostanza, con la massima naturalezza, tuttavia nessuno di essi dovrà accennare o far comprendere ad altri (anche se dovesse avere la più assoluta certezza della loro appartenenza all'istituzione) di farne parte egli stesso, a meno che non sia avvenuta la necessaria presentazione [..]. Può anche accadere di sentirsi dire che corrono voci sulla sua appartenenza all'istituzione: in questo caso dovrà replicare (con la massima disinvoltura e con tutta indifferenza) che effettivamente egli stesso era a conoscenza di queste dicerie, ma che, proprio perché le apprezzava nel suo giusto valore, non si era mai preso il disturbo di smentirle, non soltanto per la loro palese infondatezza, ma soprattutto perché erano da considerarsi puri e semplici pettegolezzi impregnati della più crassa assurdità [..]. Per una maggiore più assoluta sicurezza non sarà mai indicato il numero degli iscritti che prestino servizio nello stesso ente, organismo o amministrazione, e questo per ragioni così evidenti che non hanno necessità di commento; tutt'al più l'elemento preposto a quel determinato ente potrà venire a conoscere i nominativi di circa un cinque per cento degli iscritti a lui sottoposti; al contrario, gli inferiori non dovranno mai conoscere l'identità del loro superiore, a meno che questi (infrangendo le regole di sicurezza a suo rischio e pericolo, e rendendosi in tal modo passibile di ogni eventuale conseguenza) non si manifesti spontaneamente [..]. Qualora un iscritto venga a conoscenza dell'identità di persone che svolgono attività per conto di pseudo-organizzazioni dovrà darne notizia alla sede centrale206.

L'atteggiamento comportamentale preteso dal Venerabile e opportunamente sottolineato nel testo, riguarda dunque l'osservanza della massima segretezza: la regola del silenzio, di cui non si è mancato di riferire nel corso del nostro elaborato, è tassativa sia internamente che esternamente all'istituzione. Se gli affiliati hanno l'obbligo di non palesarsi fra loro come nel mondo profano, finalità e articolazione della loggia possono essere condivise dai soli affiliati eletti, collaboratori scelti del Venerabile:

Lungi dall'essere un prescelto per meriti personali, chi si affilia segretamente alla P2 appare invece manovrato per difendere un potere altrui, irretito dalla medesima comunicazione manipolatoria con cui dovrebbe rivolgersi agli altri, Trasformati in puri strumenti di trasmissione cieca di una catena piramidale di ordini, gli associati alla P2 non possono rivolgersi agli altri come persone libere verso persone libere, ma sono invitati ad avvelenare ogni occasione di socialità, [..] ogni forma d'interazione umana [..]207.

206 Sintesi delle norme, in Commissione parlamentare d'inchiesta sulla Loggia P2, Allegati alla relazione, volume VI, tomo XV, p. 26. Consultato su http://archivioantimafia.org , in data 5 dicembre 2017.