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Relazione di minoranza: parla Attilio Bastianin

Le relazioni di minoranza: motivazioni di un dissenso

1. Relazione di minoranza: parla Attilio Bastianin

Nella sezione relativa alla relazione di maggioranza, si concludeva accennando all'intento del capitolo che segue: ovvero esporre le posizioni di dissenso che si verificarono in merito alle considerazioni di Tina Anselmi. Per iniziare quel percorso, abbiamo deciso di esaminare le tesi proposte dal senatore Bastianini. Il politico, esponente del Partito liberale italiano, formulò una relazione esprimendo, con grande capacità di sintesi, le ragioni alla base della sua non approvazione della relazione Anselmi: il voto contrario che aveva espresso, dichiarò, non arrecava un giudizio negativo su tutte le parti del documento approvato a maggioranza nella seduta conclusiva del 10 luglio 1984; esso piuttosto trovava la sua maggiore motivazione nelle lacune di conoscenza sul fenomeno P2 che, a suo parere, la Commissione aveva lasciato al Bel Paese. Secondo Bastianini, allora non esistevano elementi tali da ricostruire con esatta sicurezza la vicenda relativa a Gelli e alla P2: piuttosto, alcuni elementi comprovavano la possibilità che la P2 non fosse solamente ciò la relazione Anselmi aveva proposto, ma anche qualcosa di più. Le strade che potevano essere seguite per far luce sulle connivenze e sulle coperture che consentirono alla loggia tanto potere e che del potere della loggia si erano serviti non erano state sufficientemente battute: perciò la relazione consegnata al Parlamento, seppur corretta in alcuni suoi aspetti, si era rivelata incompleta, per niente esaustiva e dunque non meritevole di un voto favorevole. L'intento di Bastianini, dunque, non fu certo quello di sminuire il fenomeno P2 o di consegnarne una prospettiva meno gravosa: la P2, ammetteva Bastianini nella sua relazione, fu un fatto grave; tutti i più inquietanti scandali dell'Italia contemporanea erano stati segnati, in qualche modo, dalla presenza di uomini della P2. Questi avevano avuto il controllo dei Servizi segreti, erano stati influenti esponenti delle forze armate, avevano operato ai vertici di numerose amministrazioni statali ed avevano 210 Commissione parlamentare sulla Loggia massonica P2, IX Legislatura, G. Pisanò, Relazione di minoranza, Legge

del 23 settembre 1981, n. 527, Roma 1984. Consultato su http://www.laprivatarepubblica.it, in data 30 novembre 2017.

svolto attività eversive; questi non avevano costituito uno tra gli scandali dell'Italia degli anni di piombo, ma una presenza costante, il filo conduttore che aveva unito e accomunato tutti quegli scandali. La complessità di questa azione ed il grado di penetrazione nella società lasciavano intuire sostanziose coperture, connivenze e ispirazioni maggiori di quanto attestato nella relazione di maggioranza: l'immagine della doppia piramide, formulata dalla Anselmi, esprimeva efficacemente il senso del problema che sottendeva alla P2 eppure, dichiarava Bastianini:

La Commissione, nei suoi lavori, poco ha cercato oltre e sopra a Gelli e la relazione, su questa materia ancora più tace. Si tratta quindi di una relazione incompleta. A conclusione di una indagine incompiuta, che arresta le proprie valutazioni proprio dove comincia la P2 più vera211.

Uno dei primi aspetti sviluppati da Bastianini riguarda il grado di coinvolgimento della massoneria in ambiti piduisti; innanzitutto, affermava il senatore, il nodo dei rapporti tra P2 e massoneria aveva occupato un tempo di indagine eccessivamente lungo. Secondo Bastianini, la Commissione aveva troppo a lungo indugiato sui caratteri e sui rapporti tra le diverse obbedienze massoniche; tempo sprecato che si sarebbe dovuto, più proficuamente, spendere in altre direzioni. L'orientamento suggerito dalle conclusioni della Commissione a proposito del ruolo della massoneria mirava a valutare una diretta responsabilità delle tradizioni massoniche nella nascita e nell'affermarsi della P2: ora, se anche i legami tra massoneria e P2 non potevano essere negati, né per la struttura organizzativa né per le relazioni personali, è pur vero che la Loggia P2 si servì dei caratteri dell'organizzazione massonica per fini del tutto estranei, e per molti aspetti contrapposti, alla massoneria stessa. L'orientamento proposto dalla relazione di maggioranza, affermava Bastianini, servì a dare soddisfazione emotiva all'opinione pubblica e a mettere sotto accusa la massoneria nel suo insieme per fatti esclusivamente riferibili agli ambienti piduisti. A contribuire, la pubblicazione dei nominativi degli oltre ventimila massoni italiani212: la promulgazione degli schedari, infatti, non fece altro

che provocare curiosità morbose e, per l'accostamento costante alla P2, resuscitare un clima anti-massonico, per la verità non giustificabile anche perché «la massoneria, indipendentemente dalla valutazione su quanto di attuale oggi rappresenti, è parte della libertà 211 Commissione parlamentare sulla Loggia massonica P2, IX Legislatura, A. Bastianini, Relazione di minoranza,

Legge del 23 settembre 1981, n. 527, Roma 1984, p. 8. Consultato su http://www.laprivatarepubblica.it, in data 30

novembre 2017.

212 Bastianini aveva affermato il suo dissenso per questo atteggiamento accusatore nei confronti della massoneria nelle dichiarazioni del 22 settembre, 6 ottobre e 10 ottobre 1983 cui si aggiungeva la lettera inviata alla Presidentessa della Commissione Anselmi, nell'ottobre '83.

del Paese e, [come tale], deve essere accettata con le sue tradizioni e i suoi riti213», fossero

anche di parziale riservatezza (e non segretezza) rispetto al mondo profano.

Per quanto concerneva invece l'attendibilità delle liste, Bastianini si era espresso in maniera positiva già prima della stesura della relazione, accogliendo le conclusioni di Anselmi: gli elementi di riscontro avevano assicurato, dichiarava il senatore, che i nominativi apparsi sugli elenchi corrispondevano a chi, effettivamente, era stato membro della P2; tuttavia, anche in relazione alle decisioni politiche che ne erano derivate e alle conseguenze personali che l'apparizione su tali liste avevano comportato, la natura di questi elenchi andava ulteriormente specificata. Seguono dunque, nella relazione, quattro importanti considerazioni:

– l'incompletezza degli elenchi [..] è fatto grave, che getta un'ombra di inquietudine sull'intero lavoro svolto. Ruolo e responsabilità dei nomi mancanti porterebbero a conoscere la reale organizzazione piduista; i documenti dell'archivio uruguaiano di Gelli, solo parzialmente trasmessi in Italia, consentono [..] di intuire uno spessore dell'organizzazione piduista che, se conosciuta nella sua interezza, sposterebbe inevitabilmente molte delle responsabilità oggi concentrare sui nominativi di Castiglion Fibocchi;

– è convinzione unanime che negli elenchi di Castiglion Fibocchi i nominativi riportati sono confluiti a vario titolo e in tempi successivi; i diversi riscontri [..] hanno indicato posizioni molto diversificate. Si è accertata per alcuni una piena e consapevole appartenenza alla P2 [..]; per altri un'adesione formale priva di seguito; per altri un'adesione, spesso non formalizzata, per trasferimento da altre logge; per alcuni infine, l'inserimento nelle liste non è accompagnato da alcuna altra forma di riscontro. Quanto sopra assume tanto maggior significato se si considera che [..] le attività piduiste intrecciate con fatti eversivi, criminosi [..] hanno interessato un ristretto numero di iscritti e che non vi sono prove che di tali attività potesse esservi informazione per la restante grande maggioranza degli iscritti.

– Le responsabilità dei singoli non possono essere riportate al solo fatto di essere o non essere presenti negli elenchi, ma devono essere commisurate alla partecipazione dei singoli nei fatti di cui la P2 si è resa responsabile e al grado di conoscenza che i singoli avevano del disegno complessivo [..];

– l'essere nelle liste di Castiglion Fibocchi non può essere considerato motivo automatico e sufficiente per discriminazioni nelle carriere e nelle responsabilità [..]214.

Un altro aspetto, apparentemente coincidente con la tesi Anselmi, riguarda l'interpretazione della P2 come sistema di controllo. La teoria dei due stadi (pre e post 1976) riportati nella relazione Anselmi, è fondamentalmente corretta, dichiarava Bastianini: gli equilibri modificati dal voto e l'affermarsi di una democrazia consociativa, priva dell'opposizione, 213 Ibidem, p. 9.

214 Commissione parlamentare sulla Loggia massonica P2, IX Legislatura, A. Bastianini, Relazione di minoranza, cit., pp. 10-11. Consultato su http://www.laprivatarepubblica.it, in data 30 novembre 2017.

avrebbero realmente indotto la P2 a mutare strategia, prediligendo il controllo dall'interno dei centri nevralgici di decisione dello Stato. Bastianini supportò la tesi secondo la quale, a partire dalla seconda metà degli anni Settanta, l'aggressione alle istituzioni non fosse più considerata una strada percorribile da parte dei vertici piduisti o che comunque, se pure si verificarono tracce di attività eversive esse fossero secondarie e in ogni caso compromesse nella loro efficacia. Dunque:

La P2 non operava fuori dal potere, ma era nel potere e proprio dal potere [..] trovava alimento per accrescere peso e capacità di condizionamento; [tuttavia] non riconoscere alla P2 una finalità direttamente eversiva non porta affatto a dare del fenomeno un'interpretazione riduttiva [..]. L'inquinamento delle istituzioni è di per se stesso eversione, specie quando si spinge a livelli che la P2 aveva raggiunto, operando in organismi indeboliti215.

É proprio sulla battuta finale di questo estratto, ovvero «operando in organismi indeboliti», che la posizione di Bastianini differisce da quella di Anselmi. Nella sua relazione, il senatore affermava come la P2 (che cresceva e si sviluppava negli anni della solidarietà nazionale, caratterizzati dall'intesa tra i maggiori partiti politici) fosse, in più passaggi della relazione Anselmi, considerata un elemento di inquinamento in una fase positiva di trasformazione dei rapporti politici. In realtà, secondo Bastianini, furono proprio l'affermarsi di una democrazia consociativa e lo sbiadirsi del confronto fra maggioranza e opposizione a creare le condizioni per il radicamento della P2. In quegli anni, si attesta nella relazione in esame, si assistette ad una crescita della P2 su due livelli paralleli: l'acquisizione di posti di grande potere nei diversi rami dell'amministrazione dello Stato e dell'economia pubblica e privata per il controllo del sistema, e l'appropriazione quasi totale dei Servizi segreti come strumento di garanzia per il sistema di controllo che si andava stabilendo: tutto questo fu possibile perché la P2 non fu un «germe estraneo che corrode una società sana, ma [..] la conseguenza di una democrazia malata, nel suo modo di funzionare prima ancora che nelle sue componenti216».

Le considerazioni sin ora esposte sono tuttavia secondarie ai fini del voto contrario espresso da Bastianini in quel 10 luglio '84; a determinare maggiormente la disapprovazione, lo abbiamo detto, fu la mancanza nella relazione Anselmi di elementi che riempissero la piramide superiore. Per farlo si sono proposte due linee interpretative: la prima tendeva ad individuare nei legami internazionali della massoneria e dei Servizi segreti, il centro di potere occulto che ispirava l'azione piduista; la seconda mirava invece agli intrecci politici intessuti 215 Ivi, pp. 12-13.

da Gelli ed emersi dalla documentazione in possesso della Commissione. Se, a supporto della prima ipotesi, anche le tracce di rapporti con ambienti internazionali avevano trovato riscontro nella documentazione esaminata, è altrettanto vero che esse non sembravano costituire una spiegazione sufficiente: secondo Bastianini, era più logico ritenere che quegli ambienti internazionali, più che fonti ispiratrici delle attività piduiste, fossero stati interpellati da Gelli quando fossero necessari per il conseguimento dei fini preventivati o per la protezione degli uomini piduisti. Per quanto riguarda la seconda teoria, invece, dichiarava Bastianini: «si sbaglierebbe se si cercasse una organizzazione gerarchica di responsabilità»217.

La piramide sarebbe stata costituita, più che da un organico disegno di comando e copertura, da un sistema di profilo più basso, da un intreccio di complicità, ricatti e connivenze che attorno al profilo di Gelli aveva fatto ruotare affari, ambizioni e disegni politici. I tre indirizzi che meglio descrivono le aree delle responsabilità superiori, secondo Bastianini, risiedevano nei Servizi segreti, nei casi Sindona e Calvi e nei finanziamenti dell'Ambrosiano e di Rizzoli ai partiti politici; la scelta di questi episodi rispetto ad altri era giustificata dal sistematico intervento dei settori politici, assicurato tra l'altro dalle indagini della magistratura, in queste vicende.

I Servizi segreti, ad esempio, avevano accompagnato la formazione della P2 garantendo interventi di protezione per i membri appartenenti alla loggia; avevano sviato e inquinato ogni accertamento sulle iniziative della P2, essendo agevolati dalle nomine, al vertice dell'istituzione, di uomini affiliati: da Miceli, eletto a capo del SISMI, al generale Santovito cui si affiancava un'altra personalità di spicco nelle manovre piduiste, il colonnello Masumeci, fino al generale Grassini, nominato alla dirigenza del SISDE e al prefetto Pelosi, designato a capo del SEGRECIS.

Anche nei casi relativi al finanziere Sindona e, seppur in maniera minore, al banchiere Calvi, l'influenza politica non mancò di manifestarsi. A favore di queste due personalità legate agli ambienti P2 si tentò un piano di salvataggio che mirava, tra le altre cose, alla nomina di persone fidate che potessero svolgere operazioni di sostegno, così da annullare le resistenze che provenivano dagli ambienti finanziari più tradizionali contigui alla Banca d'Italia.

Infine, i ruoli svolti dall'Ambrosiano e dal gruppo Rizzoli nel finanziamento di alcuni partiti218;

a riprova di quanto dichiarato, Bastianini citava la scheda relativa ai finanziamenti concessi 217 Commissione parlamentare sulla Loggia massonica P2, IX Legislatura, A. Bastianini, Relazione di minoranza, cit.,

p 14. Consultato su http://www.laprivatarepubblica.it, in data 29 novembre 2017.

218 I finanziamenti di Rizzoli, asserisce il senatore Bastianini, toccarono grandissima parte delle espressioni partitiche: DC, PSI, PCI e PSDI rimasero implicati. «Tali rapporti videro esclusi il PRI (salvo relazioni marginali) e, in modo totale, il solo PLI». (Camera dei deputati e del Senato della Repubblica, IX Legislatura, A. Bastianini, Relazione di

dal Banco Ambrosiano negli anni Settanta e trasmessa alla Commissione dal Nuovo Banco Ambrosiano, in data 23 dicembre 1982. Inoltre, aggiungeva il senatore, i movimenti del gruppo Rizzoli non lasciavano sfuggire la stranezza di questo anomalo canale finanziario che legava un'azienda ad alcuni partiti politici dai quali dipendevano molte delle decisioni che avrebbero toccato il futuro della società e dell'azienda stessa.