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La Commissione parlamentare sulla Loggia Propaganda Due: quando, chi, come e perché

4. La longa manus di Licio Gell

La Loggia P2 era una cricca di affaristi [..] condotta da un uomo che, evidentemente, come intrallazzatore doveva essere geniale. Era un pataccaro, indiscutibilmente era un pataccaro, ma che a tutto pensavo fuorché a un golpe. Non ci pensava nemmeno. Lui procurava affari e soprattutto fomentava carriere. Lui aveva capito qual'è la struttura del potere in Italia [..]: è una struttura mafiosa. Bisogna far parte di una cricca, di una conventicola in cui ognuno aiuta l'altro, e questo era la P2. [..] Gelli era un farabolano ma non doveva essere del tutto sprovveduto, doveva sapere che l'Italia non era terra da golpe136.

E forse è proprio la capacità di non distrarsi, di avere un solo pensiero dominante, che ha fatto di Gelli il protagonista indiscusso della sua vicenda. Un comportamento, il suo, che se non fosse alla base di un enorme potere, potrebbe essere ricondotto a una personalità disturbata. Quante volte, noi commissari, ci siamo interrogati su di lui, persona non di grande fascino, neanche di straripante intelligenza, un uomo insignificante, in fondo. Le mie conclusioni sono che proprio la monomania unita alla totale amoralità lo ha posto al di sopra della sua stessa mediocrità (la storia è sempre stata attraversata da grandi uomini piccoli). E gli ha trasmesso quella grande energia e quella capacità di scartare tutto ciò che impediva la realizzazione del suo progetto. Ancora una volta si riconferma la verità della frase di Hannah Arendt: la

banalità del male137.

Considero Gelli una persona abilissima e intraprendente. Ha infiniti amici tra i politici, fra cui Andreotti [..] la sua casa è frequentata da numerosi generali e comunque da alte personalità138.

Dire chi è Licio Gelli non è una cosa semplice. É indubbiamente una personalità molto abile, molto furba. La sua intelligenza non è che sia trascendentale. Ha delle doti di organizzatore [..] Io ho fatto una lotta a Licio Gelli esclusivamente di natura massonica [..] motivata dalla considerazione che la Loggia P2 era una loggia anomala, atipica rispetto a quelle che erano le normali logge del Grande Oriente d'Italia. [..] Aveva una segretezza che non si concilia all'interno della massoneria, [..] sfuggiva ad ogni controllo e ad ogni vigilanza, [..] si occupava di politica in maniera piuttosto sostanziale, [..] avevamo la sensazione che venissero immessi nella Loggia P2 personaggi appartenenti a qualunque ideologia [..] (fascisti e cattolici)139.

Per comprendere un personaggio ed il ruolo da esso ricoperto nella società, non c'è niente di 136 M. Cervi (a cura di), regia di E. Zampini, La Storia d'Italia in Indro Montanelli, Cecchi Gori, Firenze 1998. 137 T. Anselmi, A. Vinci (a cura di), Storia di una passione politica, cit., p. 121.

138 P. L. Vigna riferisce l'opinione di L. Salvini in E. Biagi, C'era una volta Licio Gelli, cit.

139 E. Benedetti, ibidem. Ermenegildo Benedetti, eletto nel 1970 Grand'Oratore del Grand'Oriente d'Italia, denunciò Licio Gelli prima all'interno della Libera Muratoria e poi alla giustizia profana. Alle autorità bolognesi che investigavano sul caso Italicus, inviò un dossier fornitissimo in cui si accusava la P2 di avere ambizioni golpiste. Fu infine espulso, nel 1976, dalla massoneria per lesa maestà. Nell'intervista rilasciata a Biagi, Benedetti aggiunge che i cattolici non possono far parte della massoneria perché mentre il massone non possiede la verità, ma la ricerca continuamente in un percorso culturale, i cattolici possiedono una verità rivelata per cui l'adesione alla massoneria li metterebbe in contraddizione con se stessi. I fascisti invece non vi possono aderire perché i massoni,a differenza loro, «vivono di libertà».

più esplicativo delle considerazioni che ne dettero i suoi contemporanei: nello specifico, quelle appena citate sono solo alcune delle opinioni che vennero fatte su Licio Gelli e sulla P2. Esse lasciano trapelare il profilo composito di un uomo strettamente unito alla sua creazione (la P2, appunto) al punto che l'uno senza l'altra non avrebbero avuto ragione di esistere: «l'organizzazione e la consistenza di questa seguono di pari passo la storia personale del suo Venerabile Maestro e le vicende che lo vedono protagonista, al di dentro come al di fuori dell'istituzione». Dunque, furono proprio le circostanze nate attorno all'esperienza della loggia a determinare gli atteggiamenti di Gelli, anche in seguito al sequestro di Castiglion Fibocchi. Con la loggia venuta allo scoperto, le avventure di Gelli non subirono un arresto, bensì furono oggetto di una intensificazione tale da meritare specifico approfondimento. Il sequestro, lo sappiamo, avvenne nei luoghi prediletti di Gelli, dove il Venerabile aveva insediato il suo centro per la gestione amministrativa e contabile della loggia. Villa Wanda, situata nella provincia di Arezzo, era divenuta il crocevia delle personalità più influenti dell'Italia dell'epoca. Oltre alla sontuosa residenza aretina, per lungo tempo Gelli aveva trovato in una delle eleganti suite dell'Hotel Excelsior di Roma il suo laboratorio operativo: qui, testimoniò la sua ex segretaria, gli appuntamenti si susseguivano dalla mattina alla sera: la classe dirigente, i militari e molti altri si mettevano in fila per fare richieste e domandare favori. Arrivismo e affari, carrierismo e successo parevano essere le maggiori volontà di chi si interfacciava col Gelli in quegli anni: non è certo difficile supporre quante carriere Gelli avesse sostenuto e favorito; ma la P2 e il suo creatore, una volta venuti allo scoperto, non cessavano di mostrare atteggiamenti controversi, troppo ambigui per una semplice cricca di affaristi.

Il 22 maggio 1981, per Gelli scattò il primo ordine di cattura; il Venerabile però non si fece trovare. Il 12 settembre, all'aeroporto di Ginevra, Gelli atterrava indisturbato. Quella notte alloggiò all'Hotel Hilton e il pomeriggio seguente, accompagnato da un distinto signore che, in Italia, faceva il professore di diritto internazionale e che rispondeva al nome di Augusto Sinagra140, si presentò nella sede dell'Unione Banche Svizzere dove intendeva prelevare i

140 «Augusto Sinagra, questo il nome del portaborse del capo P2, risulta essere stato ordinario di diritto internazionale dell'Università di Genova, ma né in veste di dovente né in quella di avvocato sembra aver avuto molto da dire in questi ultimi anni. Conobbe invece l'onore delle cronache cinque anni fa [1977] quando insegnava organizzazione internazionale alla Facoltà di Scienze politiche di Trieste. Accanto al suo si fece già allora un nome che oggi acquista un rilievo tutto particolare, quello di Andrea Carboni, docente di Scienza dell'amministrazione alla stessa facoltà dell'ateneo triestino, ma più noto come fratello di Flavio, il faccendiere sardo in carcere a Lugano, vera e propria ombra di Roberto Calvi nelle sue ultime ore londinesi e nelle precedenti settimane in Italia. [..] Nell'autunno del '77 [..] l'allora Preside prof. Pettoello Mantovani aveva osato opporsi al rinnovo dell'incarico ad Andrea Carboni [..] un gruppo di docenti [..] iniziò una guerra spietata al Preside; a capeggiarli era Augusto Sinagra. [..] Tra i tesserati [P2] puntualmente, figura Augusto Sinagra, con il numero 2234, piduista di Genova, dipendente pubblico come Temeardo, il Presidente socialista della Regione. [..] Sinagra era con Gelli, e pochi mesi da il suo compare Carboni veniva fermato con il fratello Flavio a Lugano. [..] Ancora: Calvi partì proprio da Trieste per Londra, sua

fondi a lui intestati che vi erano depositati. Consegnati i documenti necessari al prelievo, il passaporto risultò falso: i gendarmi gli contestarono i reati di falso documentale e violazione della legge sul soggiorno degli stranieri, i fondi (circa cento miliardi di lire) rimasero dov'erano e Gelli fu trasferito nella prigione ginevrina di Champ Dollon141. Il 10 agosto del

1983, in circostanze bizzarre, Gelli evase:

Nel letto un manichino fabbricato con il pigiama dello scomparso imbottito di carta igienica, sul pavimento una siringa ipodermica e un tampone di ovatta imbevuto di etere. E poi scoprono un buco nella rete metallica della recinzione esterna, e una scarpa, una chiave e un arpione ai piedi di uno degli alti muri di cinta. Eppure la porta della cella risulta regolarmente chiusa e i guardiani si chiedono: che roba è? Un'evasione, un rapimento vero o un rapimento simulato?142

Memore dell'esperienza di Sindona, Gelli era riuscito a inscenare un falso rapimento. In realtà, si trattò di un'evasione: alle tre della notte, nascosto nel furgone di un agente di custodia, debitamente ripagato in franchi svizzeri, Gelli riuscì ad oltrepassare il vicino confine francese. Preso in custodia dai familiari, il Venerabile raggiunse Montecarlo in elicottero e poi sparì, di nuovo.

I successivi anni di latitanza di Gelli tra la Costa Azzurra, la Svizzera ed il Sudafrica confermano, se mai ci fossero dubbi a riguardo, l'abilità del Venerabile nel procurarsi appoggi. Nel settembre 1987, Gelli accettò la resa; lo Stato italiano pretese l'estradizione e nel febbraio 1988, il Venerabile tornò in territorio italiano. Ad attenderlo gli arresti domiciliari: Gelli si stabilizzò definitivamente presso Villa Wanda dove si dilettò in esercizi di scrittura e poesia143:

ultima destinazione. É inopportuno sospettare un nesso tra i fatti accademici di cinque anni fa, che sulla stampa nazionale apparvero come poco più che [questioni] di periferia, e gli ultimi sviluppi di questo giallo internazionale?» G. Mersilli, Ecco chi è Sinagra, l'uomo che accompagnava Gelli, L'Unità, 15 settembre 1982. Consultato su http://ladigacivile.eu , in data 9 dicembre 2017.

141 Il servizio televisivo RAI che informava sull'arresto di Licio Gelli a Ginevra è attualmente disponibile su

http://www.rainews.it. Visionato il 9 dicembre 2017.

142 G. Flamini, L'ombra della piramide, cit., p. 98.

143 Elenco delle poesie di Licio Gelli: Poesia: Luce di stelle alpine (1959-71), Poesie del silenzio (1990), L'albero delle

poesie (1992), Il mulino delle poesie (1992), A Wanda.. Poesie (1992), Il cassetto delle poesie (1993), Pensieri poetici (1993), Incontri all'alba (1993), Conchiglie (1994), Canzone per Wanda (1994), Raggi di luce (1994), Gocce di rugiada (1995), Farfalle (1995), Perle del cielo (1996), Come bionde sirene (1996), Trucioli di sogno

(1996), Frammenti di stelle (1996), Miti nella poesia (II vol. - 1997), Miti nella poesia (III vol. - 1997), Il tempo

felice di quando soffrivo (1997), Il tempo dell'amore (1997), Cantici (1998), Rose e spine (2000), Luna a colori

(2000), Al nome di donna.. una poesia (2000), Poesie - 1959/1999 (2001), Petali di margherita (2002), Stelle filanti (2002), Rimembranze di primavere perdute (2003), Ricordi lontani (2003), Opera omnia (2004), Ho finito

l'inchiostro (2004). Elenco delle opere narrative: Fuoco! Cronache legionarie - Spagna (1939), E la morte a paro.. a paro (1940), Anno del gran perdono e ritorno (1950), Nozioni Commerciali - Settore vendita (1952), La verità

(1989), Come arrivare al successo (1990), Fuoco! Cronache legionarie di Spagna (Ristampa - 1991), Racconti e

storie (1991), Banco Ambrosiano - Una favola triste all'italiana (1991), Il ritorno di Gesù (1992), Uomini dal cielo

(1994), Lo strizzacervelli ( 1994), Bagliori d'immagini (1994), Dossier Spagna (1995), C'era una volta messer

nel 1996, «candidato da una qualche oscura accademia russa144» rasentò addirittura il premio

Nobel. Licio Gelli morì il 15 dicembre 2015, all'età di novantasei anni, nella tranquillità delle colline aretine.

(1999), Il falco (1999), Lacrime d'oro (2000), La verità dei giudici sulla loggia P2 (2001). Il libro Canzone per

Wanda è stato tradotto in Bulgaro, Svedese, Georgiano, Rumeno, Croato, Russo e Inglese.

144 L. Giuva, S. Vitali, I. Zanni, Il potere degli archivi: usi del passato e difesa dei diritti nella società contemporanea, Bruno Mondadori, Milano 2007, p. 85.

La relazione finale di maggioranza della Commissione parlamentare