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La relazione tra mafia e massoneria

Altre precisazioni: peculiarità di una massoneria anomala 200 e del suo

2. La relazione tra mafia e massoneria

In uno dei paragrafi precedenti, abbiamo parlato della P2 in relazione alla nascita di gruppi neofascisti, nello specifico La Rosa dei Venti. Già allora si era parlato della necessità di mantenere distinti certi ambienti, di non confondere quelli prettamente eversivi con quelli piduisti. Eversione e P2, nonostante i contatti, non coincisero.

Alla stessa maniera, le relazioni intercorse fra i personaggi di cui abbiamo riferito relativamente al suddetto finto rapimento di Sindona lascerebbero pensare ad uno stabile e continuativo scambio fra ambienti massonici e ambienti mafiosi; in realtà, però, questa considerazione necessita di alcune precisazioni.

Le lunghe indagini concentratesi sui rapporti tra criminalità eversiva, sia essa mafiosa o comune, e centri occulti di potere come la Loggia massonica Propaganda Due non hanno evidenziato un collegamento perpetuo e duraturo fra i due ambienti, fra cui è sempre bene mantenere una certa distinzione.

Possiamo senz'altro attestare che ambienti eversivi di destra, ambienti piduisti e settori deviati dei Servizi segreti, avendo talvolta coltivato i medesimi interessi, si siano trovati nella necessità di prestarsi vicendevolmente ausilio anche con attività illecite, senza tuttavia far parte di un sodalizio criminoso dotato di una comune strategia. Perciò, ipotizzare una alleanza organica che unisse massoneria e mafia (P2 e Cosa Nostra più specificatamente) è azzardato e non pienamente corretto. Il motivo per il quale un'alleanza di questo tipo non si è mai stabilita risiede nell'irriducibile vocazione di Cosa Nostra a salvaguardare la propria assoluta indipendenza da qualunque altro centro di potere, per quanto occulto. Su questa prerogativa, del resto, Cosa Nostra ha formato la sua forza: una prima testimonianza di ciò ci viene fornita dall'episodio del golpe Borghese, di cui avremo modo di parlare nel dettaglio. Per il momento, ci basti di riferire che Tommaso Buscetta, pentito di mafia, in un interrogatorio reso ai Giudici istruttori di Palermo nel dicembre 1984 affermava:

[..] appresi che il principe Junio Valerio Borghese stava organizzando un colpo di Stato in chiave anticomunista, avvalendosi dell'appoggio di settori politici [..] Attraverso Cosa Nostra il principe Borghese intendeva ottenere un appoggio armato in Sicilia, nell'ipotesi che occorresse usare le armi per troncare eventuali opposizioni; secondo i programmi le armi sarebbero state tempestivamente procurate dallo stesso Borghese. Il colpo di Stato era chiaramente di marca fascista [..] inoltre alcuni settori di partiti governativi e di altre istituzioni erano pronti a fornire il loro appoggio. Quale contropartita, si prometteva un'amnistia a favore dei mafiosi e altri benefici processuali. [..] Apprendemmo che il Borghese avrebbe voluto che i mafiosi, al momento dell'intervento, portassero una fascia verde o comunque un segno distintivo ben visibile ma ciò, per ovvi motivi, aveva creato

perplessità. Ancora più irricevibile ci parve la proposta di consegnare un elenco di mafiosi, essendo evidente che nessun capo famiglia avrebbe acconsentito a consegnare un elenco dei propri adepti. [..] Ho appreso in seguito [del] nostro rifiuto208.

È evidente che, nel 1970, il progetto di alleanza venne respinto da Cosa Nostra che giudicò come irricevibile la volontà di Borghese di venire a conoscenza della identità degli uomini d'onore, violando la storica segretezza dell'organizzazione.

Quanto appena affermato non deve però indurci a sottovalutare i contatti perseguiti a titolo personale. A confermarcelo, un'altra dichiarazione del pentito di mafia Antonino Calderone: [..] Nel 1977 Bontate Stefano [cognato di Giacomo Vitale, aderente alla massoneria] informò [..] che erano in corso avanzate trattative per far entrare nella massoneria gli elementi di maggior spicco della mafia, per creare un collegamento tra mafia e massoneria. I mafiosi sarebbero stati iscritti in un'apposita sezione riservata. [..] Si trattava di nominare uno o due mafiosi – tra i più rappresentativi – nell'ambito di ciascuna provincia209.

In definitiva, così come in occasione del golpe Borghese, anche nel 1977 era stata la massoneria ad avere bisogno della mafia e non viceversa.

Il collegamento massoneria-mafia non è mai stato, per così dire, istituzionale: è possibile, tuttavia, che vi siano state alcune affiliazioni di esponenti mafiosi a titolo personale. Sarebbe alquanto riduttivo, in questo contesto, limitare i rapporti fra Loggia P2 e Cosa Nostra, in quanto i contatti, plausibilmente, si verificarono anche fra ambienti massoni diversi da quelli piduisti e ambienti mafiosi diversi da quelli di Cosa Nostra.

A tal riguardo, è utile richiamare la vicenda del sequestro Sindona (figura trait d'union fra massoni, piduisti e mafiosi) a dimostrazione che la collaborazione fra questi ambienti, qualora l'interesse fosse ugualmente condiviso, si verificava eccome. Le indagini condotte sul viaggio in Sicilia del faccendiere nell'estate 1979, hanno dimostrato che Michele Sindona, negli spostamenti che da New York lo condussero a Palermo, venne aiutato da vari personaggi appartenenti alla massoneria: il citato Vitale, il medico Miceli Crimi, Francesca Paola Longo, anch'essa massone amica del Miceli Crimi. Una collaborazione significativa, Sindona, riuscì ad ottenerla anche dal vertice della Loggia P2, Licio Gelli: fu lo stesso Miceli a trasmettergli le richieste di aiuto di Sindona. Non mancò, infine, il rilevante supporto della famigerata famiglia dei Gambino, mafiosi italo-americani già ampiamente menzionati.

208 Tribunale di Palermo, Sentenza emessa nel procedimento penale contro Greco Michele per gli omicidi Reina –

M a t t a r e l l a – L a T o r r e – D i S a l v o, 1984, vol ume X I, pp. 1425- 1426. C onsul t at o su

http://www.archiviopiolatorre.camera.it, in data 29 novembre 2017.

Questa breve sezione si inserisce a pieno titolo nella nostra indagine in quanto, affinché la realtà piduista venga pienamente compresa nelle sue proprie tipicità, è necessario separarla da altri attori che con lei condivisero il palcoscenico dell'Italia negli ultimi decenni del Novecento. In conclusione, possiamo affermare che sebbene la P2 abbia spesso condiviso scopi e intenzioni con movimenti eversivi e criminalità organizzata, non vi stabilì mai contatti perduranti e istituzionali: non si verificò mai, insomma, quel processo di osmosi che, alcune interpretazioni oscurantiste lasciano intendere.