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Politica ed economia negli anni Settanta

Nei decenni Sessanta e Settanta, la Democrazia cristiana aveva mantenuto intorno al 40% l'ammontare dei voti elettorali; nella prima metà degli anni Settanta, tuttavia, il largo consenso fu minato da due scandali.

Nel 1974, un magistrato genovese rese nota la pratica attuata da alcune compagnie petrolifere: esse offrivano compensi ai politici (prevalentemente democristiani), in cambio di misure governative favorevoli. Preso atto dello scandalo, che mostrava una classe politica tutt'altro che integerrima, bensì corrotta e corruttibile, il parlamento si affrettò ad approvare la legge sul finanziamento pubblico dei partiti: questi ultimi avrebbero ricevuto denaro proporzionalmente ai loro seggi, ma il provvedimento non bastò a risollevare la bassa opinione che gli Italiani si erano ormai fatti sulla classe dirigente.

Altrettanto scalpore scaturì dalle rivelate attività dei Servizi segreti: la compromissione dei Servizi era stata palesata dall'inchiesta di un giovane magistrato padovano, Giovanni Tamburino dalla quale emerse l'esistenza di un'organizzazione neofascista con mire terroristiche, denominata Rosa dei Venti. Quest'ultima, attestò Tamburino, pianificava un colpo di Stato realizzabile tramite l'azione dei numerosi esponenti delle forze armate e dei Servizi segreti, che annoverava fra i suoi affiliati; inoltre, non era da escludere che la stessa organizzazione intrattenesse rapporti con la NATO. La Rosa dei Venti, vedremo in seguito, non mancherà di apparire nelle cronache sulla P2. Lo stesso anno, Tamburino ordinò l'arresto 52 Alla versione che implica la sinistra extraparlamentare nell'omicidio Calabresi, bisogna affiancare l'interpretazione

secondo la quale la ragione dell'assassinio andrebbe ricercata nei carteggi (mai più rinvenuti) dell'inchiesta condotta dal commissario fino al momento della morte. Secondo questa seconda versione, l'ultima inchiesta di Calabresi verteva sull'implicazione di Gladio in un presunto traffico di armi tra la Svizzera e il Veneto.

53 Lotta Continua, Un'amnistia per Calabresi?, 6 giugno 1970, in A. Sofri, La notte che Pinelli, Sellerio, Palermo 2009.

del Miceli, allora capo del SID, ma l'indagine fu prontamente assegnata alla magistratura di Roma che si dimostrò, come per il caso di Piazza Fontana, meno caparbia. Nel giugno dello stesso anno, Giulio Andreotti, in qualità di ministro della Difesa, destinò ad altro incarico Miceli (la cui finalità delle sue attività rimase irrisolta) e sciolse l'Ufficio d'affari riservati, allora presieduto da Federico Umberto d'Amato.

All'ambigua situazione che andava definendosi attorno alla DC, si aggiunse il referendum sul divorzio: una decisione che non era più possibile rimandare. DC e MSI rifiutavano il divorzio e per le strade i loro manifesti inneggiavano alla tutela del nucleo familiare54. L'uomo di punta

di una siffatta campagna fu Fanfani: da sempre considerato l'uomo del riformismo e della prima apertura a sinistra, Fanfani cercava, in questo modo, di riavvicinarsi ai valori del tradizionalismo cattolico e di convincerne anche gli italiani. La nazione però sembrò comprendere, nel bene e nel male, i passi avanti fatti verso la modernità dei rapporti sociali: nel maggio 1974, il 59,1% degli Italiani tradì Fanfani, negando l'abrogazione della legge sul divorzio.

A partire dal '73, l'Italia e gli altri Paesi capitalisti si trovarono coinvolti in una grave crisi economica: in autunno, i Paesi dell'OPEC decisero di aumentare del 70% il prezzo del petrolio e, contemporaneamente, di diminuirne l'esportazione del 10%. I prezzi salirono alle stelle. È innegabile che il cosiddetto shock petrolifero ebbe un ruolo significativo nella recessione economica; tuttavia le avvisaglie della crisi erano precedenti alla decisione restrittiva dei Paesi esportatori di oro nero.

Austerità fu la prima risposta che il governo italiano dette alla recessione. Il Presidente del Consiglio Mariano Rumor, attraverso i teleschermi, si rivolse agli Italiani dicendo:

L'epoca dell'energia abbondante e a basso costo è tramontata. [..] Stiamo entrando in un inverno difficile e ognuno dovrà fare la sua parte. Avremo meno petrolio (il che significa meno benzina per le automobili, meno gasolio per il riscaldamento, meno olio combustibile per le centrali elettriche e le industrie) e lo avremo a prezzo più caro. [..] Alcune misure prese, come il divieto di circolazione la domenica e nei giorni festivi, seppure eccezionali e, mi auguro, temporanee sono certamente impopolari e sgradite e comportano per alcune categorie indubbi sacrifici. Altre modificano improvvisamente radicate abitudini di vita [..]. Se mi rivolgo al paese è perché sono convinto della maturità e del senso di responsabilità degli Italiani55.

54 G. Crainz, L'Italia repubblicana, Giunti, 2007, p. 85. L'autore riporta un eloquente manifesto in cui si rivolge un appello alle donne: «Donna italiana, medita! PSI e PCI hanno voluto il divorzio, rovina e minaccia della tua famiglia. Non votarli. Vota Democrazia cristiana».

55 L. Bianchi, Appello di Rumor al Paese, Corriere della sera, 24 novembre 1973. Consultato su A. Varni (a cura di),

L'economia italiana seguì un andamento altalenante; fra alti e bassi, a rimanere costanti furono un elevato tasso di inflazione, una crescita del settore nero dell'economia e una parziale diminuzione della produzione.

Se il quadro economico dell'Italia era caratterizzato dalla difficile stagflazione, il quadro politico, invece, si apprestava a presentare l'iniziativa di un onesto uomo di politica: Enrico Berlinguer56. Risoluto, ma socievole, avverso ad ogni culto della personalità e disprezzante

della retorica, nel '72, Berlinguer venne eletto segretario del PCI, ormai cinquantenne: durante il XIII Congresso di partito, il segretario presentò una nuova prospettiva politica realizzabile solamente tramite la collaborazione delle grandi correnti popolari. Egli affermò:

La gravità dei problemi del Paese, le minacce sempre incombenti di avventure reazionarie e la necessità di aprire finalmente alla nazione una sicura via di sviluppo economico, di rinnovamento sociale e di progresso democratico rendono sempre più urgente e maturo che si giunga a quello che può essere definito il nuovo grande compromesso storico tra le forze che raccolgono e rappresentano la grande maggioranza del popolo italiano57.

I l compromesso, ovvero una solida sinergia d'intenti tra le fazioni politiche più popolari (comunisti, socialisti e democristiani), avrebbe consentito l'abbandono dell'immobilismo tipico degli anni precedenti; l'incoraggiante operatività dello Stato avrebbe impedito il verificarsi di svolte reazionarie, antidemocratiche e violente. La strategia della tensione, la mobilitazione dell'estrema destra, il deterioramento della situazione economica non dovevano permettere che, in Italia, si verificasse ciò che era capitato in Cile58. Nella strategia politica di

Berlinguer, comunisti e cattolici avrebbero formulato un comune codice etico e morale, su cui porre le basi per la salvezza democratica dell'Italia: la solidarietà di predicazione cattolica, ad esempio, avrebbe potuto combinarsi alla lotta collettiva di stampo comunista, così da costituire un nuovo ordinamento politico, volto innanzitutto alle esigenze della collettività. Purtroppo però l'iniziativa aveva dei difetti: Berlinguer non aveva valutato la natura conservatrice e capitalista della DC, la vaghezza del suo stesso programma e la parziale incoerenza di quest'ultimo con le trasformazioni della società moderna, sempre più individualista.

Nello stesso '72, si tennero le prime elezioni politiche anticipate nella storia dell'Italia 56 Enrico Berlinguer, (1922-1984), si iscrisse al PCI nel 1943 e fu eletto segretario del partito nel 1972. Berlinguer

incarnò il processo di distanziamento dal comunismo sovietico e propose l'elaborazione di un modello alternativo e moderato di comunismo.

57 E. Berlinguer, Riflessioni sull'Italia dopo i fatti in Cile, in Rinascita, 28 settembre 5 e 9 ottobre 1973; consultabile in A. Tatò (a cura di), La «Questione comunista» 1969-1975, Editori riuniti, Roma 1975, vol. II, pp. 638-639.

58 L'11 settembre 1973, un colpo di Stato costrinse il governo socialista di Salvador Allende alle dimissioni. Il governo democratico venne sovvertito dalla forze armate di Augusto Pinochet.

repubblicana. La naturale scadenza della V Legislatura si sarebbe infatti verificata nel successivo '73, ma le diffidenze scaturitesi fra PSI e DC, indussero il Presidente della Repubblica Leone a sciogliere le camere prima del tempo. Le consultazioni si risolsero con la riconferma della DC, ma soprattutto lasciarono emergere un sempre più consolidato PCI, da pochi mesi rappresentato dalla figura rassicurante di Berlinguer. Giulio Andreotti, riconfermato Presidente del Consiglio, considerate le contrarietà espresse dal PSI quali causa del tracollo del precedente governo, optò per una composizione centrista (DC, PLI e PSDI) mentre, all'opposizione, si consolidarono PCI e PSI. Gli anni a venire collezionarono una cospicua rotazione di governi: poi, con le elezioni amministrative del '75, la possibilità che il Partito comunista si inserisse nei processi decisionali del governo si fece sempre più concreta. Pasolini si espresse in questi termini:

La presenza di un grande partito dell'opposizione come il Partito comunista italiano è la salvezza dell'Italia e delle sue povere istituzioni democratiche. Il Partito comunista italiano è un Paese pulito in un Paese sporco, un Paese onesto in un Paese disonesto, un Paese intelligente in un Paese idiota, un Paese colto in un Paese ignorante, un Paese umanistico in un Paese consumistico59.

Ma anche i suoi avversari individuarono, nel PCI, la salvaguardia delle istituzioni.

Durante il XIII Congresso della DC, la fazione rinnovatrice (che faceva capo a Moro) e la fazione moderata di Andreotti e Fanfani, si scontrarono. La questione verteva sulla posizione del PCI, la cui avanzata era invisa agli Americani. In effetti, l'anno precedente, l'ambasciatore americano John Volpe aveva rilasciato un'intervista in cui comunicava l'opposizione statunitense all'ingresso del PCI nel governo, in quanto esso avrebbe generato una contraddizione nel cuore della NATO.

Nel giugno del 1976, le elezioni anticipate riconsegnarono la maggioranza alla DC; il sorpasso era stato scongiurato, ma il PCI era in notevole crescita, a dimostrazione che gli Italiani stavano polarizzandosi sui due maggiori partiti italiani. Berlinguer, tuttavia, non sottovalutò il parere degli Americani: una dirigenza delle sinistre sarebbe stata eccessivamente rischiosa mentre la collaborazione si dimostrava, sempre più, l'unica strada percorribile. La posizione di Moro non era poi così antitetica: il grande tessitore che già negli anni Sessanta aveva tentato il connubio con i socialisti, auspicava adesso nella collaborazione con i comunisti.

59 P.P. Pasolini, Cos'è questo golpe?, Corriere della sera, 14 novembre 1974. Consultato su http://www.corriere.it in

L'iniziativa di Berlinguer esprimeva l'esigenza di evitare violenza ed eversione, ma paradossalmente all'insoddisfazione che essa generò in alcuni settori della sinistra, conseguirono episodi di disappunto tutt'altro che pacifici. Specialmente fra i giovani, il PCI non era più considerato una valida alternativa politica, così si finì per concretizzare il proprio disagio in atti illegali come l'occupazione di edifici e la loro trasformazione in centri sociali cui si aggiungevano i più gravi episodi di violenza, fino all'indiscriminata lotta armata. Le più varie personalità del mondo politico, economico ed intellettuale subirono aggressioni da quei giovani estremisti che, in aperto contrasto con le scelte del PCI, comunicavano brutalmente il proprio disagio.