La relazione finale di maggioranza della Commissione parlamentare sulla Loggia P2: resoconto di un documento
2. L'origine della P
L’organizzazione Loggia Propaganda Due trae le proprie origini dalla maggiore tradizione massonica d’Italia: il Grande Oriente d'Italia. Più precisamente, la massoneria italiana si compone di due maggiori famiglie indicate con il riferimento alla sede storicamente occupata; contrasti attinenti l’atteggiamento da assumere rispettivamente alla legislazione concernente l’insegnamento religioso nelle scuole sono alla base della scissione fra le due maggiori 145 Intervento di Silvio Berlusconi sulla recente sentenza dei giudici della seconda Corte d'Assise di Roma
riguardante la Loggia Propaganda Due, L'Unità, 17 aprile 1994. Consultato suhttp://ricerca.repubblica.it , in
famiglie: Palazzo Giustiniani e la meno cospicua Piazza del Gesù. Entrambe le realtà massoniche presentano un assetto gerarchico, modulato per gradi degli iscritti. La scala gerarchica è divisa in due livelli, collegati ma non coincidenti: l'Ordine che comprende i primi tre gradi e il Rito che comprende dal quarto al trentatreesimo grado. Al vertice di questa struttura verticalizzata risiede il Gran Maestro.
I membri sono inoltre raggruppati in logge su base territoriale: statuariamente non è possibile far parte della massoneria senza che la propria richiesta di affiliazione ad una loggia territoriale venga sottoposta alla valutazione della comunità. É l'eccezione tuttavia che conferma la regola, e di tale eccezione parleremo entro breve.
Solidarietà fra gli associati e riservatezza divengono i cardini di queste organizzazioni: la solidarietà potrebbe considerarsi più che naturale in un contesto in cui gli affiliati dichiarano di condividere i medesimi precetti morali ed esistenziali, tuttavia l’ampio ricorso alla copertura desta legittime riserve. I documenti acquisiti dalla Commissione parlamentare hanno rivelato che il fenomeno della copertura, applicato ora ai singoli membri ora all'intera loggia, era più usuale di quanto ipotizzato: la copertura rivolta all'esterno e, in forma più o meno integrale, anche all'interno della comunità massonica, testimoniava un modus operandi improntato sulla salvaguardia delle attività degli iscritti, o di alcuni settori, dall'indiscrezione degli estranei alla istituzione, ma anche dall'interessamento degli stessi affiliati. Pragmaticamente, la riservatezza veniva garantita dal ricorso a pseudonimi, attribuiti ad alcuni degli affiliati, e a false denominazioni:
[..] era prassi consueta intitolare a generici Centri studi i contratti di affitto per i locali necessari all'attività della loggia [..] è dato rilevare come gli statuti di tali organismi non contenessero alcun riferimento [..] alle attività massoniche nel designare l'oggetto dell'attività dell'ente, salvo poi riscontrare una perfetta identità personale tra gli iscritti al Centro studi ed i membri della loggia146.
La Loggia P2, in particolare, si contraddistinse proprio per l’ampio ricorso alla riservatezza che non esitava a ricadere nella segretezza qualora, ad esempio, si ricorresse a schedari in codice e a designazioni fittizie.
La solidarietà, come attestato dalla relazione, difficilmente si limitava alla condivisione ideologica di una determinata concezione di vita; essa era piuttosto correlata a fattori di carattere materiale. La solidarietà nasceva infatti come conseguenza alla propensione di 146 Camera dei deputati e del Senato della Repubblica, IX Legislatura, T. Anselmi, Relazione della Commissione
parlamentare d'inchiesta sulla loggia massonica P2, Legge del 23 settembre 1981, n. 527, Roma 1984, p. 8.
intervento nelle attività mondane, come «estensione al di fuori della comunione del vincolo associativo»; nel momento in cui la solidarietà si traduceva in agevolazioni di successi personali, finiva però per rendersi incompatibile con alcune regole della società civile.
Merita menzione un’ultima tipicità della comunità massonica italiana: l’internazionalità. La congiunzione con altre realtà massoniche europee si esprimeva attraverso due schieramenti che, rispettivamente, univano la comunione di Palazzo Giustiniani con la massoneria britannica e la comunione di Piazza del Gesù con la massoneria francese. Ma è specialmente il legame fra Palazzo Giustiniani e la massoneria statunitense a rivelarsi interessante; Frank Gigliotti, agente della CIA negli anni Quaranta, fu l’artefice del primo riconoscimento del Grande Oriente d'Italia da parte della prestigiosa Circoscrizione del Nord degli Stati Uniti. Era il 1947 e da quel momento i fratelli americani intervennero sistematicamente, attraverso il Gigliotti, nel progetto di unificazione della massoneria italiana. Dunque, l'unificazione della massoneria in Italia non era un progetto di interesse unicamente autoctono: a questo proposito, è senza dubbio rilevante il fatto che Licio Gelli si fosse reso significativamente attivo su questo piano in concomitanza con la scomparsa di Gigliotti. Ma andiamo per ordine. Oltre al più consueto metodo di iniziazione, la massoneria di Palazzo Giustiniani contemplava la possibilità di accedere all'Ordine per iniziativa del Gran Maestro, senza sottostare alla votazione comunitaria:
I fratelli che venivano iniziati sul filo della spada si venivano pertanto a trovare in una posizione particolare (all'orecchio del Gran Maestro) sia per non avere una loggia di appartenenza, sia per il carattere riservato della loro iniziazione, intervenuta al di fuori delle ordinarie forme di pubblicità statuariamente previste147.
Resi ignoti, per volontà del Grande Maestro, alla stessa organizzazione, e privi di una loggia territoriale di appartenenza, gli iscritti designati come coperti venivano inseriti in logge definite Propaganda e contrassegnate da un numero. Da qui la denominazione Loggia Propaganda Due. La P2, nello specifico, nasceva nel '45, a fine ventennio fascista che, contro il mondo massonico, aveva disposto pesanti restrizioni.
Il quadro generale sin ora delineato viene parzialmente contrariato non appena ci si avvicina alla particolare relazione intercorsa fra il Gelli e la realtà massonica. La sua esperienza, infatti, non è priva di eccezioni. Licio Gelli, come afferma la Anselmi, fu un massone del tutto atipico; tutt'altro che votato alla causa dell'associazione, Gelli assunse piuttosto le vesti di un utilizzatore delle strutture e della immagine pubblica della comunità per condurre, al loro 147 Ibidem.
riparo, i propri interessi.
La militanza massonica di Gelli risale a tempi relativamente recenti. In un primo momento, la richiesta di affiliazione del Gelli non incontrò pareri positivi, tant’è che venne lasciata in sospeso per un anno prima di esser messa a votazione. Solamente nel 1965 Gelli entrò ufficialmente in massoneria. La buona parola del Gran Maestro aggiunto Roberto Ascarelli permise a Gelli, ancora fermo allo stato di apprendista (primo grado nella gerarchia massonica) di essere cooptato nella loggia riservata Hod, facente capo allo stesso Ascarelli. Raccomandandolo al Gran Maestro Giordano Gamberini, Ascarelli sancì così l’inizio della scalata di Gelli in ambiente massonico. La cooptazione, ovvero il processo di assunzione di un membro mediante la designazione di un fratello già incaricato, funzionò straordinariamente per Gelli in quanto seguì tempistiche anomale ed evidentemente accelerate. Già nel 1969, infatti, egli venne investito di mansioni determinanti per l’intera comunità massonica nazionale (come l’incarico di agire per l’unificazione delle varie comunità) pur senza ricoprire cariche ufficiali: un ruolo d’eccezione, d’intesa con i vertici dell’istituzione, una posizione di preminenza raggiunta con criteri tutt’altro che ordinari. Poi, nel '71, Gelli conquistò la nomina di segretario organizzativo della Loggia Propaganda, altrimenti chiamata Raggruppamento Gelli-P2.
Terminata la Gran Maestranza di Gamberini, a questi succedeva Lino Salvini148, medico
fiorentino. Gamberini tuttavia manteneva una posizione di personale prestigio: a lui rimaneva l'incarico retribuito di controllo delle pubblicazioni della comunione, la gestione dei rapporti con le massonerie estere e l’esercizio di una forte ingerenza nelle dinamiche interne alla comunità. Fu sempre lui, infatti, a garantire Gelli anche nel '75 provvedendo a redigere una lettera con la quale Salvini elevava Gelli al grado di Maestro Venerabile. In questa cornice, prevaricazione e compromissione divennero i metodi poco ortodossi con cui Gelli dette avvio al processo di appropriazione personale della Loggia Propaganda Due. Dunque nel 1971 Salvini aveva già delegato a Gelli la gestione della Loggia P2, conferendogli anche la facoltà di iniziare nuovi iscritti (solitamente riservata al Gran Maestro e ai Maestri Venerabili) e nel 1975 accettava di insignirlo della carica di Maestro Venerabile: ma perché tanta premura? La ragione deve necessariamente essere ricercata nelle relazioni che egli riuscì ad intrattenere con i vertici della struttura.
Già nei primi anni Settanta, Gelli affermava di poter distruggere Salvini in qualunque 148 Lino Salvini, 1925/1982, medico italiano, docente presso l'Università degli Studi di Firenze, iscritto al Partito
Socialista Italiano. Divenne Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia, succedendo a Giordano Gamberini, dal 1970 al 1978. Per ulteriori approfondimenti consultare: A. Chiarle, Lino Salvini: Gran Maestro del Grande Oriente
momento, facendo riferimento alla moralità personale e alla correttezza, evidentemente non impeccabili, del Gran Maestro. «I rapporti di ricatto che egli instaurò con i Gran Maestri [..], ampiamente documentati presso la Commissione, offrono un quadro di compromissione degli organi centrali [..] della famiglia massonica giustinianea»149 nel quale è lecito ricercare i
motivi della rapida ascesa di Gelli.
É bene sottolineare, comunque, come l'interesse del Gran Maestro Salvini verso i fratelli
coperti non fosse limitato al solo caso Gelli; nello stesso '71, infatti, egli firmò la bolla di
fondazione di un'altra organizzazione ancora più elitaria e segreta, la Loggia P1. Mentre, dunque, si procedeva con lo spossessamento da parte del Grande Oriente della Loggia P2, ora affidata al Gelli, si cercava di istituire una struttura equivalente ed interna alla comunione massonica; l'intento risultava ancor più significativo alla luce di quanto dichiarato dal Gran Maestro in occasione di una seduta della Giunta esecutiva del Grande Oriente: la P2, avrebbe detto Salvini, era preoccupante soprattutto perché, tra le sue fila, Gelli stava portando generali e colonnelli con i quali avrebbe concretizzato un colpo di Stato. La realizzazione della Loggia P1 non è stata accertata dalla documentazione a disposizione della Commissione parlamentare e, d'altra parte, Salvini non fermò (o non riuscì a fermare) l'iniziativa di Gelli, che già pensava alla P2 come a un suo progetto personale.
Lo spossessamento della Loggia P2 da parte del Grande Oriente d'Italia, permise a Licio Gelli di intraprendere un percorso di ristrutturazione della loggia, organizzato al di fuori dell'ortodossia statuaria massonica, ma comunque avallato dai vertici del Grande Oriente: la segretezza per tutelare gli affiliati e la stessa comunità (che assume il titolo di copertura di
Centro studi di storia contemporanea) e la programmazione di incontri frequenti erano alla
base di questo rinnovamento. A questo proposito, Salvini comunicò a Gelli:
Sono lieto di informarti che la P2 è stata adeguatamente ristrutturata in base alle esigenze del momento oltre che per renderla più funzionale, anche, e soprattutto, per rafforzare ancora di più il segreto di copertura indispensabile per proteggere tutti coloro che per determinati motivi particolari, inerenti al loro stato, devono essere occultati. [..] Avremo modo di avere incontri più frequenti, per discutere non solo dei vari problemi di carattere sociale ed economico che interessano i nostri fratelli, ma anche di quelli che riguardano tutta la società150.
149 Camera dei deputati e del Senato della Repubblica, IX Legislatura, T. Anselmi, Relazione della Commissione
parlamentare d'inchiesta sulla loggia massonica P2 cit., p. 26. Consultato suhttp://www.senato.it, in data 23 novembre 2017.
150 Circolare di L. Salvini, 11 dicembre 1971, in Camera dei deputati e del Senato della Repubblica, IX Legislatura, T. Anselmi, Relazione della Commissione parlamentare d'inchiesta sulla loggia massonica P2, cit., p. 16. Consultato su http://www.senato.it, in data 23 novembre 2017.
La Commissione della Anselmi ha potuto esaminare il verbale di uno di questi incontri dove il Gelli asserì:
la filosofia è stata messa al bando [..] riteniamo di dover affrontare solo argomenti solidi e concreti che interessano la vita nazionale come la situazione politica ed economica dell’Italia, la minaccia del Partito comunista italiano, in accordo con il clericalismo [..], la carenza di potere delle forze dell’ordine, il dilagare del malcostume, della sregolatezza151.
Le discussioni affrontate durante gli incontri rivelano una visione di stampo conservatore. Tuttavia, se non fosse per l’affiliazione di numerosi elementi di spicco della gerarchia militare e per la posizione di critica generalizzata nei confronti di tutto il sistema politico (indicato con il termine clerico-comunista), questa posizione non risulterebbe poi così allarmante.
Eppure la preoccupazione non tardò ad arrivare ai vertici della famiglia Giustiniani. I cosiddetti massoni democratici si fecero promotori di una serrata battaglia contro la coppia Gelli-Salvini. Specialmente l'iniziativa di Ermenegildo Benedetti merita menzione anche perché le sue dichiarazioni sono già apparse in questo elaborato152. Egli, lo ricordiamo, accusò
i membri della P2 di costituire una comunione anomala oltre che potenzialmente criminale eppure il suo disappunto, esposto in ambiente massonico, ma palesato in seguito anche alle autorità giudiziarie profane, non trovò i riscontri sperati; anzi, i processi massonici relativi ai democratici si conclusero con l'espulsione dall'Ordine di quei dissidenti.
Comunque, si dà il caso, che quando nel travagliato periodo della strategia della tensione il nome della P2 venne a più riprese affiancato ai tristi eventi di quegli anni, l'istituzione piduista iniziò a pesare gravemente sul Grande Oriente.
In conclusione, possiamo affermare che, quanto dichiarato dalla relazione a proposito della fase natale della P2 conferma che la loggia si mosse, inizialmente, nell'ambito della tradizione massonica conservando legami strutturali ed operativi con l'istituzione dalla quale nacque. Il ruolo ancora centrale del Gran Maestro, seppur esercitato in collaborazione con il personaggio emergente ed intraprendente Gelli, ne è la riprova. A distinguerla dalla tradizione massonica è invece l'approccio politico che fece proprio: dedita alla gestione e all'intervento nelle attività profane, completamente esente dai rituali esoterici, pragmatica ed ostile alla filosofia, la P2 rivolgeva la propria attenzione alle vicende politiche del Paese, privilegiando, lo abbiamo detto, una posizione conservatrice di per sé lecita e limitatamente allarmante, se non fosse 151 Intervento di L. Gelli, in Camera dei deputati e del Senato della Repubblica, IX Legislatura, T. Anselmi, Relazione
della Commissione parlamentare d'inchiesta sulla loggia massonica P2, c i t . , p . 1 7 . Consultato su
http://www.senato.it , in data 23 novembre 2017.
stata supportata da elementi della gerarchia militare.