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CONFERENZA MAGISTRALE PER IL CARTER MEMORIAL

Nel documento LINGUAGGIO ASTRALE (pagine 22-38)

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Lezioni magistrali

è molto spesso soltanto una manifestazione superficiale di un problema molto più serio che ha bisogno di essere inquadrato.

Per me l’astrologia è diventata lo strumento che uso per lavorare con la gente, a livello individuale e a livello di gruppo. Non la vedo come fine a se stessa ma come un mezzo per raggiungere un fine, che è quello di aiutare l’individuo a con-seguire una maggiore autocoscienza. Ciò gli fornirebbe l’opportunità di fare cambiamenti creativi nella propria vita. Tuttavia, mi sono accorto che il modo ‘tra-dizionale’ di interpretare un tema, così come lo avevo inizialmente appreso, in realtà non funzionava per me, ed ero sul punto di smettere quando Pam Tyler, che qualcuno di voi ricorderà, mi presentò a Bruno e Louise Huber presso il loro centro in Svizzera,

Fu per me una svolta vitale perché, a parte ogni altra considerazione, mi sem-brava che il loro approccio avesse uno scopo pratico, e che questo consistesse nel-l’aiutare l’individuo a crearsi la sua “totalità”. Intendo dire che la maggior parte di noi cresce come un insieme di parti disparate, spesso in condizioni conflittuali dif-ferenziate sia all’interno sia con il mondo esterno. Questa visione di “interezza” ven-ne ispirata da Roberto Assagioli e assorbita da Bruno e Louise ven-negli anni in cui lavo-rarono per lui nell’Istituto di Psicosintesi a Firenze, proprio lo stesso periodo in cui essi stavano sviluppando il loro approccio psicologico all’astrologia e all’interpreta-zione dei temi natali.

Forse quelli di noi che hanno scelto di insegnare astrologia potrebbero inco-raggiare i nuovi studenti a porsi alcune domande, come:

1) Perché studio astrologia?

2) Cosa penso di fare con l’astrologia dopo averla imparata?

3) Se penso che l’astrologia abbia delle risposte, quali sono le mie domande? E co-sì via.

Per svariate ragioni, l’astrologia sembra possedere per molti un particolare fa-scino; per alcuni vi è il genuino desiderio di comprendere meglio se stesssi, e proba-bilmente essi percepiscono l’astrologia come un sentiero da seguire per riceverne aiuto. Ma cosa significa realmente “comprendere meglio se stessi”, e come possiamo utilizzare questa “comprensione” se riusciamo ad ottenerla?

C’è una deliziosa storiella che forse qualcuno di voi conosce e che può essere in qualche modo illuminante. Non ne conosco l’origine ma l’ho letta per la prima volta, una decina d’anni fa, sul bollettino “Pegasus” del Wreking Trust. Era intitolata

Autobiografia di un ricercatore, e dice così:

Sto camminando per la strada: c’è una buca profonda sul marciapiede. Vi ca-sco dentro. Mi sento perduto. impotente. Non è colpa mia: impiego un’eternità per uscirne.

Cammino per la stessa strada: c’è una buca profonda sul marciapiede. Faccio finta di non vederla. Precipito dentro… di nuovo. Non posso credere di essere anco-ra nello stesso luogo. Impiego nuovamente un sacco di tempo per venirne fuori.

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Cammino lungo la stessa strada: c’è una buca profonda sul marciapiede. La vedo. Vi cado… è un’abitudine… ma i miei occhi sono aperti. So dove sono. È colpa mia. Ne vengo fuori immediatamente.

Cammino per la stessa strada: c’è una buca profonda nel marciapiede. Ci giro intorno.

Alla fine, m’incammino per una strada diversa.

Soltanto mediante la consapevolezza siamo in grado di cambiare il pensiero e, con minore facilità, i modelli ereditati di comportamento così da condurre una vita più appagante e gioiosa. Ma c’è qualcosa di più!

Sembra che in ognuno di noi ci sia un assillante desiderio di cercare qualcosa che non comprendiamo perché non rientra nella nostra coscienza. Jung ha sottoli-neato che qualsiasi cosa non sia presente nella nostra mente consapevole potrebbe tranquillamente non esistere. Tuttavia, di quando in quando, questo “assillo” viene a galla e noi, diventandone consapevoli, possiamo scegliere o meno di fare qualcosa in proposito. Lo psichiatra italiano Roberto Assagioli sosteneva che in tutti gli esseri umani è innato il diritto di cercare e scoprire un legame con il divino, o con la fonte di tutte le cose. Forse “l’assillo” potrebbe essere rapportato al granello di sabbia nel-l’ostrica - che alla fine può diventare una perla.

Se la dimensione spirituale della vita risulta un concetto sconosciuto ciò pone, ovviamente, un’altra domanda, del tipo “Di che cosa mai sta parlando?” Bene, penso che questa conversazione rappresenti il mio tentativo di chiarire alcuni pensieri che mi mulinavano in testa quando mi chiedevo “Qual è lo scopo dell’astrologia?” Ma prima di continuare vi prego, ricordate che niente di quello che dico in questa con-ferenza può definirsi “La Verità”.

Ciò che questa sera condivido con voi è la mia verità - almeno per ora.

Tutti siamo in dovere di cercare e trovare la nostra verità, la quale è soggetta a continui cambiamenti dato che Giove ci aiuta ad ampliare i limiti della nostra con-sapevolezza cosciente. Sembra quasi che certe esperienze di apprendimento arrivi-no al momento giusto proprio quando, per qualsiasi ragione, siamo in grado di rice-verle - sebbene si possa scegliere di ignorarle.

Avete mai provato a leggere un libro ed essere del tutto incapaci di entrare in sintonia con l’argomento? E tuttavia, dopo un anno vi ritrovate lo stesso libro tra le mani, gli date un’altra scorsa - ed improvvisamente assume un significato per voi. Qualcosa è successo, nel frattempo, che ha dilatato la vostra coscienza così che, adesso, state esaminando il libro da un punto di vista del tutto diverso.

Incominciamo con il cercare un motivo valido per imparare l’astrologia e vede-re come la carta natale si inserisca in questo processo. Ho già spiegato che ho scel-to di lavorare con l’astrologia applicata, usandola cioè come uno strumenscel-to per creare una maggiore autoconsapevolezza e, si spera, per aiutare qualcuno a rag-giungere l’esperienza della “totalità” (diagramma 1).

Questo diagramma conferma ciò che probabilmente già sapete, ossia che ognu-no di ognu-noi è il prodotto di molteplici e diversi condizionamenti rintracciabili, si spera,

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Argomento

in qualche parte del tema natale. Se mi consentite una piccola digressione, è inte-ressante esaminare breve-mente un argomento di at-tualità - la clonazione. Nel farlo, sto scegliendo di met-tere da parte i più vasti pro-blemi di ordine morale per considerare il soggetto sol-tanto dal punto di vista del-l’astrologo. Mi sembra che la struttura genetica di un cor-po sia soltanto una frazione di ciò che costituisce un es-sere umano. Se credo nell’a-strologia, allora devo credere che un clone avrà il suo te-ma di nascita e sarà influen-zato dal cosmo nella stessa maniera di qualsiasi altro neonato. Questi sarà anche

il prodotto dell’educazione e del condizionamento ambientale, perciò, cosa importa se il bambino assomiglierà o meno ad uno dei genitori?

Ad ogni modo, ritornando a ciò di cui si parlava, non mi sorprende che non sia sempre facile vedere in una carta natale l’essere umano nella sua realtà. L’esperien-za mi dice che essa non contiene tutte le risposte. Per esempio, analizL’esperien-zandola, pos-so avere un’idea circa l’origine familiare e il condizionamento dell’ambiente, ma troppo spesso la carta non è in grado di raccontarmi le pene e l’infelicità dovute al-l’abuso emotivo, mentale e persino fisico da parte di un genitore o qualche altra persona coinvolta nella vita di un bambino. Posso solo fare delle ipotesi intelligenti sul come quella carta si sia originata e quali distorsioni contenga. Le scoperte ulte-riori riesco a farle soltanto se guadagno la fiducia del cliente, e ritorno gradual-mente indietro nel tempo sfogliando le pagine della sua storia finché non arrivo al primo capitolo.

In seguito, è sperabile che io riesca a comprendere che cosa ha plasmato l’a-dulto e come si può usare la carta per distinguere il condizionamento dalle poten-zialità. La qual cosa mi induce a chiedere se possiamo raggiungere questo stadio soltanto come astrologi, o se è consigliabile, e persino essenziale, aggiungere qual-che altra corda al nostro arco. Per esempio, l’astrologia non mi dice come regolarmi con un cliente cresciuto in una famiglia di arrabbiati, che associa la rabbia con il potere, e che è riuscito a reprimere entrambi in modo da proiettare queste due

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emozioni sugli altri; e a chiedersi, a questo punto, perché finisce sempre con l’essere una vittima, di solito della violenza. O un cliente che ha superato un’infanzia piena di privazioni per diventare un dentista di successo, ma che era così depresso la pri-ma volta che si rivolse a me da contemplare l’idea del suicidio. O la giurista famosa, cresciuta in una famiglia dove non le veniva imposto alcun limite, che si trova ora sposata ad un uomo insicuro e privo di autostima, che è succube dei suoceri i quali tentano di controllarla fino al punto da farle perdere la percezione di se stessa e portarla ad uno stato di continuo stress.

Ci sono altri esempi ma quello che sto tentando di puntualizzare è quanto spesso i clienti abbiano bisogno di aiuto per sbrogliare la loro vita. Di solito, queste crisi raggiungono la coscienza quando i transiti planetari maggiori o gli aspetti del Punto di Età mettono a fuoco un determinato settore vitale - ma rimane la doman-da “A quale scopo?”

Immaginate che sia possibile scoprire tutto su una persona attraverso il tema natale, e che io riesca a desumere tutte le informazioni in modo da ottenere tutte le risposte; sorge la questione ‘Quali sono le domande cui queste risposte si riferi-scono?’ In altre parole, perché ho bisogno di sapere chi è questa persona e quali so-no i motivi che la spingoso-no ad agire in questo particolare modo?

Supponiamo che abbiate pagato un astrologo per farvi interpretare il vostro tema, avete imparato qualcosa su voi stessi che, in certa misura, ancora non sape-vate? E se è così, cosa ne avete fatto di tali rivelazioni? Non c’è dubbio che un tema natale possa dare precise informazioni su noi stessi, e che la consapevolezza di ciò che scopriamo possa non essere stata completamente percepita dalla nostra mente; così, forse, andare da un astrologo può portare in piena luce ciò che prima si na-scondeva nel nostro inconscio personale. Ma come potremmo usare queste infor-mazioni?

In mano ad un consulente astrologo il tema può divenire uno strumento per dirci tutto ciò che si riferisce al nostro patrimonio genetico, qualcosa circa le moti-vazioni interiori che ci guidano ad essere ciò che desideriamo essere, e infine, qual-cosa sul modo in cui venne influenzato il nostro processo evolutivo naturale dalle persone che ebbero il maggior peso nei nostri primi anni. In determinate circostan-ze, quest’ultimo fattore assume un’enorme portata nella creazione di comporta-menti ben lontani da ciò che era nei fini dell’universo. Quello che l’astrologia non dice è come possiamo usufruire delle informazioni ottenute.

Nel caso dei miei clienti, non mi dice come far tornare indietro le lancette del-l’orologio, facilitare la guarigione delle ferite dell’infanzia, aiutarli a sviluppare una maggiore autoconsapevolezza, come pure il senso di finalità circa il presente e, for-se ancora più importante, circa il futuro.

Che cosa intendo quando parlo del “processo naturale di sviluppo?” Suppongo che tutti i presenti siano interessati non soltanto all’astrologia ma anche ad altri ar-gomenti esoterici ad essa correlati. E e siano in qualche misura convinti, a livello conscio o inconscio, che non esistiamo isolati su questo pianeta; che ci sono altri

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‘esseri’ su altri livelli di co-scienza in grado di influen-zare il nostro progresso sul piano terrestre. Se dovessi esprimermi in termini meno vaghi direi che, secondo me, c’è una divina, transperso-nale fonte di Amore e Volere emanante dall’Origine di tutte le cose - che mi piace chiamare Dio. E ci sono en-tità su altri livelli di consa-pevolezza che possono assi-sterci per fissare sulla terra questa energia transperso-nale. Ad ogni modo, se prendessimo in considera-zione l’idea che non siamo la sola specie intelligente nell’universo, ciò

aggiunge-rebbe ancora un’altra dimensione al nostro tema astrologico. Allora il nostro model-lo di personalità diventerebbe il seguente (diagramma 2).

Se ci fosse davvero una “origine di tutte le cose”, una divina energia transper-sonale che si manifesta in noi, allora forse dovremmo porci un’altra domanda: “Per-ché? A quale scopo?” A questo punto, vorrei passare ad un altro modello di perso-nalità. All’inizio ho citato lo psichiatra italiano Roberto Assagioli. Egli era contem-poraneo di Jung, con il quale aveva collaborato per un certo periodo. Tuttavia c’era-no alcune differenze di opinione in Assagioli che aveva ideato un diverso approccio al suo lavoro terapeutico, la psicosintesi; qui viene enfatizzato il termine “sintesi” in contrapposizione ad altri approcci terapeutici maggiormente basati sull’analisi, o su orientamenti parziali. Assagioli sentiva che abbiamo tutte le potenzialità per essere in grado di creare l’integrazione o l’unità con la Fonte divina. Anch’egli aveva un modello di personalità che aveva chiamato “Uovo” (diagramma 3).

Potrebbe essere illuminante se riuscissimo a mettere insieme il modello astro-logico e quello psicoastro-logico? Potrebbe questo nuovo modello offrirci un’altra, forse più profonda, comprensione di tutto ciò che la carta natale rappresenta? (diagram-ma 4).

Cosa hanno da spartire questi modelli con la realtà della carta e quella della vita umana sotto forma di cliente? Perché qualcuno decide di andare da un astrolo-go? L’esperienza mi suggerisce che ci sono due importanti motivi: uno è rappresen-tato dalla situazione di crisi, e l’altro dal momento in cui il granello di sabbia nell’o-strica focalizza l’attenzione su di sé. Ciò crea la sensazione di qualcosa che ha

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genza di cambiare per en-trare nella coscienza e, co-me voi probabilco-mente con-corderete, queste due cose sono in rapporto.

Ho lavorato con Astro Livelink da quando è inizia-to, in febbraio, ed è stato un vero privilegio visionare così tante carte ed avere sull’un-ghia i profili di così tante vi-te. Questo mi ha dimostrato il legame sempre più stretto tra l’universo parlante e i ri-chiedenti divenuti consape-voli di aver raggiunto lo stadio in cui bisogna cam-biare qualcosa. Per “univer-so parlante” intendo, ovvia-mente, i transiti e le pro-gressioni del Punto di Età di Huber.

Troppo spesso viviamo nel nostro ‘’Angolino confortevole” tollerandone ogni aspetto, per quanto orribile, solo perché lo co-nosciamo e lo comprendia-mo. Ci vuole coraggio per uscire da questo recinto che ci siamo costruiti da soli, e per avventurarci verso l’i-gnoto. Tuttavia, ciò si rende necessario per poter conti-nuare il nostro “processo di crescita”. Pensate alle foglie di un albero - in autunno muoiono e cadono dall’al-bero in modo che, quando l’inverno va via e ritorna la primavera, nascono le foglie nuove e l’albero può

conti-Diagramma 3

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nuare a crescere. Questo processo di morte e rinascita è fondamentale per il nostro sviluppo come per quello dell’albero.

Molti anni fa, se qualcuno mi avesse detto qualcosa sulla “Consapevolezza del-la coscienza” o suldel-la “Crescita personale” ciò non avrebbe avuto alcun significato per me. Io presumevo di essere “Coscientemente consapevole” e di non aver biso-gno che qualcuno mi parlasse della mia “crescita personale”. La mia vita procedeva BENE. E questo è il punto da cui spesso partono i clienti ma, come era successo a me, c’è quel piccolo assillo dentro che suggerisce l’idea di qualcosa che vuole spun-tare per venire alla luce del sole.

Senza la consapevolezza cosciente noi non possiamo cambiare - tendiamo ad andare avanti con la nostra vita come se fossimo svegli a metà. OK, potremmo ave-re un grande successo, faave-re un sacco di soldi e così via, ma la vita risulteave-rebbe abbastanza bidimensionale Lavoro e Divertimento. Per alcuni la vita può essere così -come trovarsi in un lungo corridoio. Alla fine del corridoio c’è “la coppa aurea”, rap-presentata da qualsiasi cosa. Potrebbe essere una vincita alla lotteria, una casa da sogno sotto il sole, il trovare un partner perfetto, ecc. Qualunque cosa rappresenti, si crede sia l’unica in grado di darci la felicità. Tuttavia, anche se riusciamo a rag-giungerlo, probabilmente ci accorgiamo in seguito che il vaso d’oro non è in realtà quello che cercavamo, così, forse, incominciamo tutto daccapo. Il punto è che sia-mo talmente impegnati nella ricerca della felicità da non concederci un sia-momento di pausa per capire che questa si trova all’interno di noi stessi.

Per chiarire il concetto, ho leggermente adattato una storia orientale che Piero Ferrucci, uno studente di Assagioli, cita nel suo libro sulla psicosintesi - Ciò che

po-tremmo essere. Eccola:

Un giorno gli dei decisero di creare l’Universo. Crearono le stelle, il sole, la lu-na. Crearono il mare, le montagne, i fiori e le nuvole. Poi crearono gli esseri umani. Alla fine crearono il concetto di felicità. A questo punto sorse un problema: dove avrebbero potuto nascondere la Felicità in modo che gli esseri umani non la tro-vassero subito? Essi volevano prolungare l’avventura della ricerca. Mettiamo la Fe-licità sulla cima della montagna più alta, disse uno degli dei. Certamente sarebbe stato difficile trovarla. Mettiamola sulla stella più remota, disse un altro. Nascon-diamola negli abissi più scuri e profondi. NasconNascon-diamola nella zona più lontana della luna.

Alla fine, il dio più saggio ed anziano disse: No, nasconderemo la Felicità nel profondo del cuore degli uomini. In questo modo essi la cercheranno in tutto l’uni-verso, senza essere consapevoli di averla sempre avuta dentro di sé.

La parola che ho cambiata in questa storia è “Felicità”. Originariamente era “Verità” ma sono convinto che i due termini non siano slegati tra di loro.

È sperabile che, nel mezzo delle incertezze in cui annaspiamo in determinati pe-riodi della vita, l’universo ci offra delle opportunità per uscire dal nostro guscio e chiederci: “Qual è il significato di tuttto - perché sono qui?” E naturalmente, questo è il momento in cui incomincia la ricerca del qualcos’altro. Spesso, può essere il

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mento in cui ci rivolgiamo all’astrologo. Il quale, mi permetto di suggerire, dovrebbe essere consapevole delle motivazioni nascoste che spingono il cliente a venire da noi. E se facciamo consulenza, forse dovremmo chiederci di quali altri strumenti siamo forniti, oltre quelli astrologici, per gestire al meglio problemi più grandi come la crescita della personalità.

Comunque, immaginiamo delle persone ingabbiate in un lungo corridoio che si sforzano di raggiungere il vaso d’oro, o qualsiasi altra cosa si trovi alla fine, quale dispensatore di felicità. È possibile che siano così intensamente concentrate da non riuscire a fermarsi abbastanza a lungo per accorgersi che ai lati del corridoio vi sono delle porte? Per me, uno degli obiettivi da raggiungere è quello di aiutare i clienti a vedere le porte, a sostare abbastanza per aprirne una, e forse avere una rapida vi-sione di come potrebbe essere la loro vita se avessero la volontà di liberarsi dei le-gami che vivono come sicurezza.

Se vi trovaste in un corridoio simile ad una prigione, come vi sentireste se qualcuno vi mostrasse una porta da aprire dietro la quale fosse possibile scorgere per un attimo un meraviglioso paesaggio con verdi colline e foreste, fiori e forse, in

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