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PER LA PRECISAZIONE DELL’ORA NEI TEMPI MODERNI

Nel documento LINGUAGGIO ASTRALE (pagine 82-87)

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Riflessioni e proposte

abbiano influito in misura notevole sull’attuale regolamentazione della materia. L’Algeria e la Tunisia seguono questa regola. Si ha notizia di registrazioni, almeno in tempi recenti, da parte dello stato civile d’alcuni stati federati nordamericani.

B) La misura dell’ora locale

Fino a buona parte del diciannovesimo secolo la misura del tempo coincide ovun-que con l’ora locale. Ma ovun-questa viene determinata in vario modo da luogo a luogo.

Tralasciando i metodi di misura del tempo in uso presso i popoli antichi, in tempi a noi vicini e nei paesi di religione islamica è diffuso un sistema di misura del tempo che fissa l’inizio della giornata al tramonto e la suddivide in intervalli tem-porali di durata normalmente diversa per il giorno e per la notte. La continua varia-zione del numero d’ore (come da noi intese) diurne e notturne, pone il problema dei valori di conversione dell’ora islamica in ora solare alla maniera occidentale, che ri-sulteranno a loro volta variare giorno dopo giorno. Il sistema dell’ora islamica è pre-sente in modo più o meno esclusivo fino al 1890 – 1916 in Arabia Saudita, Libano, Marocco, Giordania, Iran, Iraq, Siria, Turchia, Yemen, ma dimostra una certa diffu-sione anche dopo l’adozione di ore civili standard. In Turchia fino a dopo il 1900 re-siste, inoltre, l’abitudine di misurare l’ora dal momento del sorgere del Sole, osser-vato dalla cattedrale Santa Sofia di Istanbul; tale misura dell’ora sarebbe stata si-gnificativamente presente in tutto lo stato, anche grazie alle informazioni diffuse dalle ferrovie, come si vedrà meglio oltre, ed è quindi un caso particolare di deter-minazione dell’ora locale, poi parzialmente divenuta ora civile.

C) Il passaggio dall’ora locale all’ora civile

L’attuale suddivisione dell’intera superficie terrestre in ventiquattro fusi orari e qualche semifuso affonda le sue radici solo nel diciannovesimo secolo. Innovazione sicuramente semplificatrice per trasporti e comunicazioni, crea all’astrologo ancora oggi qualche rischio di errore, se il calcolo si riferisce ad aree adeguatesi poco uniformemente al nuovo regime orario.

Negli anni dal 1816 (Francia) al 1975 (Qatar) ogni stato del mondo o dominio coloniale inizia ad adottare all’interno del suo territorio, eventualmente suddiviso in zone, un’ora omogenea. Inizialmente questa coincide in genere con l’ora locale mi-surata sul meridiano passante per la capitale (Albania, Belgio, Cecoslovacchia, Gran Bretagna, Etiopia, Finlandia, Francia, Grecia, Irlanda, Islanda, Portogallo, Romania, Svezia), o per la città economicamente più importante (Turchia), o per la capitale e per alcuni capoluoghi provinciali o federali (Italia, Svizzera).

Dal 1893 (Italia) al 1940 (Lussemburgo, Paesi Bassi) si ha una progressiva ado-zione delle ore civili dei meridiani standard 15°, 30°, 45°,. Molti altri stati, però, già in anni successivi al 1848 adottano direttamente l’ora di un meridiano standard (Afghanistan, Austria, Birmania, Bulgaria, Danimarca, Germania, Giordania,

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via, Israele, Libano, Norvegia, Oman, Polonia, Qatar, Siria, Spagna, Ungheria ed altri) o di più meridiani standard (Australia, Brasile, Canada, Cina, Russia, Stati Uniti d’A-merica). L’adozione di ore standard porta all’abolizione delle ore regionali in Italia e Svizzera, ma alla permanenza dell’antica ora della capitale in Corsica, che misurerà il tempo con riferimento a Parigi fino al 1945. Non sempre l’introduzione dell’ora civile è immediata ed uniforme; ogni città si comporta diversamente (specie in America Settentrionale) e l’ora tramandata dalla popolazione, a lungo coincidente con l’ora locale, si contrappone all’ora indicata negli atti pubblici (Francia). Non mancano esempi inversi di introduzione di ore standard, seguite dalla sostituzione con l’ora del meridiano della capitale e dal ritorno ad un’ora standard (Somalia), o di adozione di un’unica ora non standard, diversa da quella della capitale, seguita dalla suddivisione in tre zone, ciascuna con propria ora standard sottoposta a con-tinue variazioni (Messico).

Altro rischio d’errore proviene dal cambio di fuso orario, deliberato da alcuni paesi per varie ragioni, durante il ventesimo secolo. Ad Irlanda, Spagna ed Uruguay, che hanno introdotto modifiche al fuso orario in tempo di pace, si aggiungono tut-te le variazioni impostut-te da vicende belliche, che si esamineranno più avanti.

D) L’influenza dei trasporti nella diffusione e nella determinazione dell’ora civile

L’evidente necessità di evitare la regolazione degli orologi dei passeggeri ad ogni fermata del treno sul quale viaggiavano, ha costituito una potente motivazione ad abbandonare le infinite ore locali a favore di un’unica ora civile. L’attuale suddivi-sione del mondo in ventiquattro fusi orari venne, infatti, ideata da un ingegnere ca-nadese dipendente delle locali ferrovie.

Tale fenomeno viene ricordato per la Gran Bretagna, i Paesi Bassi, la Polonia, gli Stati Uniti d’America, la Turchia. Le città dotate di una stazione ferroviaria risul-tavano essere normalmente le prime nell’introduzione dell’ora civile (Gran Bretagna, Polonia); nei Paesi Bassi dal 1892 al 1909 le ferrovie seguivano l’ora di Amsterdam, i porti quella di Greenwich; in Turchia, le ferrovie pubblicavano anche dopo il 1900 orari in lingue e misure del tempo diverse (la citata ora di Santa Sofia per gli arabi, l’ora standard GMT + 2 per gli occidentali), incidendo sulle abitudini di ciascuno nella misura dell’ora. Per gli Stati Uniti la realtà è molto influenzata anche dalle for-ti competenze municipali in materia; non sembra possibile escludere nella stessa città la compresenza di una misura del tempo introdotta dalle ferrovie e di un’altra, imposta dall’autorità locale.

Sembra che anche l’introduzione e lo sviluppo di servizi di poste e telegrafi ab-bia avuto analogo risultato. Niente di più convincente per un astrologo, che vede in tutto ciò una singolare condensazione tra molte simbologie mercurial-gemellari, ma parlare di questo sarebbe ora fuorviante.

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E) Regimi orari introdotti da eventi bellici e politici

Possono essere suddivisi in: a) cambio di fuso orario, per passaggio dello stato o di parte di esso ad altra sovranità; b) adozione o sospensione di ore estive ad opera di gruppi ribelli verso il potere dominante; c) adozione di ore estive per ragioni econo-miche, poi estese anche ai periodi di pace.

Nella lettera c) rientrano soprattutto gli stati neutrali e si rimanda al successi-vo paragrafo. Nella lettera a) vanno ricordate soprattutto tutte le zone storicamen-te di frontiera (Alsazia e Lorena in Francia; Reno e Saar in Germania), ma anche tut-te le zone sottopostut-te ad invasione bellica nel diciannovesimo e ventut-tesimo secolo (Grecia, Iugoslavia, Lettonia, Lituania). A volte regimi orari diversi coesistevano tra occupati ed invasori: dopo l’invasione della Germania, la Grecia vede nell’aprile 1941 una compresenza di ora propria ed ora tedesca, per poi uniformarsi dal mag-gio 1941 al 1944 all’ora tedesca. L’occupazione della Germania sottopone all’ora te-desca parte della Francia settentrionale dal 1914 al 1918 e dal 1940 al 1945. Sotto la lettera b) possono essere ricordate la Spagna dal 1937 al 1939, dove la lotta tra repubblicani e franchisti produceva anche due regimi orari diversi e l’Italia dall’esta-te 1943 alla primavera 1945, dove la soppressione dell’ora estiva nelle città liberadall’esta-te del settentrione era interpretata come ulteriore vittoria sul governo di Salò, deciso a mantenerla in vita anno dopo anno. Nel meridione, l’Italia mantiene in quegli an-ni l’ora estiva, voluta dal Re e mai sospesa dalle ammian-nistrazioan-ni locali, ma la fonte consultata parla dell’esistenza di un equivoco diffuso, secondo il quale la contrap-posizione tra governo repubblichino e monarchia si sarebbe tradotta in un’analoga contrapposizione tra ora estiva al Nord ed ora solo civile al Sud. Risulta invece sicu-ra e diffusa l’adozione dell’osicu-ra estiva al Sud anche in quegli anni.

F) Le ore estive

Siamo tutti a conoscenza dello spostamento in avanti di un’ora delle lancette dei nostri orologi in periodi estivi decisi dalle autorità, ma non dobbiamo dimenticare che in stati importanti (Canada, Stati Uniti d’America) l’uniformità dell’ora estiva è una conquista recentissima, attuata con successo negli anni della Prima Guerra Mondiale, svanita successivamente e nuovamente tentata negli Stati Uniti nel 1966 ma resa efficace solo negli anni Ottanta del secolo scorso, grazie anche ad altra leg-ge federale in materia del 1986.

La consultazione dei manuali tecnici ci parla di una diffusa autonomia delle città statunitensi nell’adozione dell’ora estiva fino almeno al 1966; fino a tale data in alcuni stati dovrebbero essere addirittura presi in esame l’ospedale nel quale si è verificata la nascita (Carolina del Nord, Carolina del Sud), i vari quartieri cittadini (Ohio, dal 1920 al 1941)e le contee (Nuovo Messico). Altre volte si rileva la presenza di numerosissime eccezioni alla regola dominante (Illinois, Maine, Maryland, Mis-souri, Montana) o di regimi orari esclusivi degli uffici pubblici, contrapposti a quelli

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più diffusi (Mississippi). La Seconda Guerra Mondiale ha portato, per questioni lega-te al risparmio d’energia elettrica, una certa preferenza per l’ora estiva. Per il Cana-da la situazione risulta ancora più incerta, non perché più frammentata, ma perché meno documentata e caratterizzata soprattutto dalla contrapposizione tra grandi città e piccole città, oppure, nelle aree metropolitane, tra capoluogo e sobborghi.

È facile intuire che nell’emisfero australe l’ora estiva venga adottata nei mesi intorno al solstizio d’inverno (Argentina, Australia, Brasile, Cile, Nuova Zelanda, Pa-raguay, Uruguay, Sud Africa). Meno intuitivo è invece pensare che in paesi a latitu-dini diverse essa possa essere costituita da una frazione dei sessanta minuti canoni-ci, diversa da stato a stato (Belize, Bolivia, Ghana, Nuova Zelanda dal 1928 al 1941, Uruguay dal 1933 al 1950), e che in alcuni paesi sfiorati o quasi dall’equatore, ven-ga adottata per soli tre mesi l’anno. È il caso del Ghana, che dal 1932 al 1944 ag-giunge venti minuti all’ora civile nel periodo dall’1 settembre al 31 dicembre (negli anni dal 1945 al 1956 aggiunge un’ora intera dall’1 maggio al 31 dicembre) e del Perù, dove nel 1938 e dal 1941 al 1950 l’ora estiva si applica nei mesi di gennaio, febbraio e marzo (soluzione semestrale analoga a quella dei paesi australi viene adottata tra l’autunno del 1938 e la primavera del 1940).

Ciò può essere sicuramente giustificato dal particolare irraggiamento della lu-ce solare nelle aree tropicali.

G) Altri problemi e soluzioni sperimentate

A tutti questi problemi andrebbero aggiunti anche quelli inerenti la data, qui non considerati. Per i casi più dubbi ed esotici sulla determinazione dell’ora non sono sufficienti le pubblicazioni usualmente adottate in Italia, né si potrebbe pretendere da queste il contrario. Su queste opere si trovano a volte gli indirizzi di colleghi che vivono nel luogo di nostro interesse e disponibili a fornire chiarimenti.

Le pubblicazioni non sempre sono concordi: ad esempio Barth rileva una diffe-renza di metodo di misura del tempo tra Francia continentale e Corsica che la Gau-quelin invece non riporta; quest’ultima è invece molto più puntigliosa, ad esempio, nella descrizione della situazione italiana. Oltre ad opere specifiche (Doane, The

ame-rican atlas; Time Changes in Canada and Mexico; Gabriel, Traité de l’heure dans le monde; Shrank, The international atlas, e molte altre) possono essere consultati

al-meno teoricamente consolati ed ambasciate (la mia esperienza è però priva di risul-tati utili). I siti internet http://claris.net.au e http://www.worldtimeserver.com si sono dimostrati utili per il presente e per il futuro.

FONTI

■ FRANÇOISESCHNEIDERGAUQUELIN, Problèmes de l’heure résolus pour le monde entier, Guy Trédaniel, Paris (F) 1991.

Die Deutsche Ephemeride, Band VIII (2001-2020), Otto Wilhelm Barth Verlag,

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Argomento

Riflessioni e proposte

L.A. 127-512

Immagino Saturno nelle vesti di un Vecchio con lunghi, folti capelli e barba fluente. Ma i capelli e la barba non sono bianchi, bensì lucenti del colore di tutte le esperienze degli uomini.

I suoi occhi sembrano sonnecchiare tra le nebbie del luogo ove si ritrova, quando qualcosa o qualcuno attrae la sua attenzione ed il suo sguardo è severo e ha il riflesso di mille montagne. E’ uno sguardo attento ed insieme profondo, ha in sé una consapevolezza che abbraccia ogni cosa ed ogni persona.

Il suo è lo sguardo del tempo.

Gilbran scrisse ne “IL PROFETA” a proposito del tempo: “Se dovete nella vostra mente scandire il tempo in stagioni, lasciate che ogni stagione cinga tutte le altre”.

Ho meditato molto su questa frase e sull’eventuale significato in relazione al-l’Astrologia e la risposta è venuta spontanea.

Prendiamo il segno dei Pesci: è l’evoluzione che giunge ad un termine e si pre-para a ricominciare il suo ciclo nel segno dell’Ariete.

Come si sa, i Pesci tendenzialmente sono sognatori, oscillanti tra diverse ideo-logie; altruisti e capaci di slancio, spesso però si rinchiudono in una torre d’avorio, che si erge in un mondo d’acque, dove Nettuno regna Signore di tempeste o di pla-cide onde.

L’Ariete è impulsivo, a volte violento ed istintivo, stimolato da ciò che non co-nosce, ha la continua esigenza di mettersi alla prova in una fiducia spesso incrolla-bile nelle proprie possibilità. Il dominio di Marte lo rende aggressivo e capace d’im-prese, ma se si sente tradito nutre forti risentimenti.

Eppure non può esserci Pesci senza Ariete, né Ariete senza Pesci.

L’emotività pescina e l’istintualità arietina sembrano “abbracciarsi” sotto l’in-fluenza di Saturno che col suo rigore trattiene l’impulso e modera l’emozione senza togliere né all’uno né all’altro la spontaneità e la sensibilità.

Parlavo del tempo e ancora vorrei citare Gibran che disse: “Voi vorreste misura-re il tempo, che è smisurato ed ‘immisurabile’ … Vormisura-reste famisura-re del tempo una cor-rente sulle cui rive sedervi a guardarla fluire”.

Dunque la continuità in relazione al divenire, l’esistere in rapporto a ciò che è stato e che sarà. Ed ancora una volta non posso non pensare a Crono-Saturno ed alla sua ambivalenza che, in psicoanalisi, ha il significato di sentimenti

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