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IL KITAB ‘ARD MIFTAH AN-NUJUM

Nel documento LINGUAGGIO ASTRALE (pagine 108-117)

chia-ve delle stelle” – è la traduzione dal greco in arabo di un misterioso trattato di astrologia attribuito ad Hermes Trismegisto

Alcuni lo ritengono il primo testo tradotto dal greco in arabo. Approfondisce vari argomenti, fra cui il signore dell’anno,i ritmi quaternari ,ecc.

«…… il più nobile su tutti i sapienti, il quale – come si legge nel proemio –

operò tre volte più di loro…».1 Nella parte del trattato che ci è pervenuta, l’ignoto autore insegna come prevedere gli eventi di un anno in base all’oroscopo eretto al-l’equinozio di primavera.2 Del manoscritto esiste un esemplare, forse un unicum, presso la Biblioteca Ambrosiana di Milano. Il testo porta la data del 125 H (743 d.C.), ma tale datazione è controversa. C.A. Nallino accetta la data riportata sul mano-scritto e non esita a definire il Kitab ard miftah an nujum il primo libro di astrologia tradotto dal greco in arabo.3

Alessandro Bausani, autore di un pregevole saggio sull’opera pubblicato nel 1983 dall’Accademia Nazionale dei Lincei, ritiene invece che il manoscritto sia stato in parte composto e in parte tradotto tra il 9° e il 10° secolo nell’area persiana, e ciò a causa delle peculiari caratteristiche lessicali del testo e per la grande scioltezza e padronanza della materia dimostrata dal traduttore, impensabile in un’epoca (125 Hegira.) in cui gli Arabi non disponevano ancora di approfondite conoscenze di astrologia.4Anche se più tardo del 125 H il trattato è una testimonianza dell’astro-logia erudita dell’alto medioevo, preziosa non soltanto per il notevole contenuto dottrinario, ma anche per i numerosi temi oroscopici minuziosamente commentati a scopo didattico dei quali è corredata ogni parte del manoscritto: caratteristica questa che rende l’opera attuale e di grande utilità pratica, differenziandola dalla maggior parte delle opere più antiche e coeve nelle quali i redattori prescindono dall’illustrazione di casi pratici limitandosi ad elencare regole ed aforismi, come To-lomeo nella sua pur fondamentale opera quadripartita.

Non menzionato dai grandi trattatisti medievali e sconosciuto alla maggior parte degli autori moderni, il “Kitab Ard Miftah An-nujum” merita di essere divulga-to e valorizzadivulga-to per i suoi utili insegnamenti in quella materia che oggi viene comu-nemente definita “astrologia mondiale”.

In tale ambito il Kitab Ard Miftah An-Nujum, uno dei primi trattati specifici

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Astrologia classica

che si conoscano, offre un metodo completo di predizione degli eventi annuali (tut-tora praticabile) pur restando saldamente ancorato all’esoterismo tradizionale.

* * *

Nel proemio, l’ignoto autore così esordice: «La rivoluzione degli anni del mon-do si conoscerà quanmon-do il Sole sarà entrato nel primo minuto dell’Ariete. In quel momento tu devi erigere l’Ascendente nei suoi gradi e minuti in modo che non ti sfugga nulla di questo; poi devi erigere anche i quattro cardini nei loro gradi e mi-nuti onde tu conosca ogni cardine e quel che c’è prima e dopo di essi; poi devi por-re i sette astri in quell’ora nei loro segni nei loro gradi e minuti.

Conosci dunque fra essi quello che è veloce e quello che è lento, il retrogrado e il diretto : infatti il retrogrado non ha forza in azioni di bene finché non divenga di-retto. Devi anche conoscere i loro limiti e il loro decani, i signori delle loro case, i si-gnori dei loro limiti e i sisi-gnori dei loro decani.»5Sulla scelta dell’equinozio di prima-vera come momento ciclico di rinnovazione del tempo dal quale trarre gli auspici e sull’importanza attribuita all’Ascendente e ai cardini della figura oroscopica, non è il caso di dilungarsi; giova piuttosto rilevare la totale mancanza di utilizzo delle sigi-zie e, segnatamente, della luna nuova che precede l’equinozio (contrariamente al dettato di Tolomeo) e soprattutto l’esplicita adozione delle “CASE”. In un recente saggio sulla domificazione antica Robert Hand sostiene che in origine furono gli stessi segni dello Zodiaco ad essere usati come “case”: «… in questo sistema – scrive Hand – il grado AS dello Zodiaco definisce come prima casa il segno in cui esso è collocato. Lo stesso segno dell’AS perciò diventa la prima casa, come noi la defini-remmo, dal suo inizio reale fino alla fine, senza preoccuparci dove possa cadere il grado AS nel segno. Il segno che sorge dopo il segno AS diventa la 2ª casa, quello seguente la 3ª e così via…».6

Il Kitab ‘Ard Miftah An Nujum convalida dunque gli studi di Hand : e non può essere sottaciuto al riguardo che le numerose carte del cielo che corredano il ma-noscritto e che sono tutte imperniate sul sistema domificatorio dei c.d. “SEGNI-CA-SE”, portano a risultati non meno validi di qualsivoglia domificazione attuale.

Ma proseguiamo nella nostra analisi. Dopo le istruzioni sulla erezione della carta del cielo, l’autore avverte: «Prima d’ogni cosa devi conoscere l’Ascendente al momento della rivoluzione dell’anno; poi devi conoscere chi è il signore dell’ascen-dente, chi è il signore del limite dell’ascendell’ascen-dente, chi è il signore del decano dell’a-scendente, chi è il signore del trigono (dell’AS) e chi è il signore del limite della Lu-na; guarda poi dove si trova Giove in quale grado e in quale limite, se è favorevole o contrario, se è più forte o più debole del Sole. E devi sapere quale pianeta è nella sua exaltatio o nell’exaltatio di un altro, e questo è più degno di spiegarti la situa-zione dell’anno, se Dio vuole, cioè ti dirà il vero e non menzogna. E quando hai sa-puto tutto questo, devi guardare qual’è il pianeta più forte e di maggiore aiuto e il più brillante nella luce: e sarà l’orientale che appare di sotto i raggi. Devi anche considerare la latitudine dei pianeti e la loro declinazione».

L’avvertimento di «… CONOSCERE PRIMA DI OGNI COSA…» i “signori” dell’A.S. e della Luna, rivela l’importante ruolo che tali significatori ebbero nelle antiche

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che predittive.7La signoria di un certo astro su una zona o punto del cielo ben defi-niti deve intendersi secondo gli astrologi antichi come “assoluta proprietà” di quel luogo : tutto ciò che venga a trovarsi in questo spazio (altro pianeta, parte, punto fittizio, ecc.) subisce un’alterazione della qualità e dinamismi propri e deve adattarsi al regime ivi imposto dall’ “oikodespòtes” recependone in qualche modo i connotati e le virtù. La fonte occulta alla quale ha attinto la primitiva dottrina allorché ha elevato i pianeti al rango di SIGNORI DEL CIELO probabilmente dev’essere ricercata nell’esoterismo della GEOGRAFIA SACRA.8Nelle antiche culture ad assetto tradizio-nale il dominio su un territorio è un privilegio aristocratico-sacrale accordato sol-tanto al re e ai patrizi, a soggetti cioè dotati di una particolare qualificazione. Tale potestas è sancita da una specie di “diritto divino”, cioè da norme che promanano da un ordine superiore. Nel quadro di queste leggi i limiti del territorio allo stesso tempo appaiono sacri, fatidici e inviolabili, tanto da essere protetti da dei uranici dell’ordine come il dio “TERMINUS”, massima divinità dei Sabini: «così profonda-mente venerato – dice H.M.R. Leopold – da essere l’unico a non venire espulso dal tempio capitolino quando, più tardi, gli altri dei dovettero far largo al nuovo altissi-mo dio Giove».7Alla base di queste dottrine vi è un elemento fondamentale : la vi-sione duale della realtà per cui ciò che esiste nel mondo fisico è un prolungamento di un equivalente modello perfetto del mondo invisibile dal quale tutto trae origine, causa e forma.

Ciò vale anche per lo spazio percepito dai sensi e per la natura nel suo insieme. Nell’antica prassi magico-sacrale il rituale di insediamento di un re o di un ca-po in un territorio determina la liberazione dello spazio occupato dalle forze ctonie e numinose del caos e il suo assoggettamento all’ordine-cosmos.

L’occulto e indissolubile legame che allora si stabilisce tra il dominus e la terra delimitata santifica, garantisce e preserva quel luogo dall’interferenza delle forze disgregatrici sempre in agguato, ma allo stesso tempo contribuisce a garantire il mantenimento dell’ordine cosmico perché nell’universo tutto è collegato e ogni sin-gola parte interagisce con l’intera manifestazione del creato.

Poiché “ciò che è in alto è come ciò che è in basso”, anche il cielo venne deli-mitato da confini inviolabili e sacri, ed al governo di ogni parte di esso (segno-de-cano-limite-ecc.) fu posto un signore – un “oikodespòtes” che ne garantisse la sta-bilità perpetua.

I signori del cielo nelle diverse tradizioni furono geni, angeli, spiriti e nella fase più tarda i pianeti dell’astrologia tolemaica.

IL SIGNORE DELL’ANNO1

Una parte fondamentale del Kitab ‘Ard Miftah an Nujum riguarda certamente il “SI-GNORE DELL’ANNO”.

Al riguardo l’autore così si esprime: «Ti insegnerò se Dio vuole come conoscere i pianeti che sono il signore dell’anno. Guarda dunque quale pianeta sta, come ti ho detto, nell’Ascendente, chè allora è il più forte; poi nel medio cielo, poi nell’occaso

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Astrologia classica

(discendente), poi nell’imo cielo: quello sarà il signore dell’anno. Se non c’è nulla nei punti che ti ho detto e descritto guarda all’undicesimo segno dall’ascendente; se sta lì, sarà il signore dell’anno, ed è giusto che sia così perché quel luogo è il luogo della fortuna, si trova dopo il medio cielo ed è fra i luoghi di Giove, se Dio vuole; al-trimenti guarda al quinto (segno dall’ascendente), se si trova lì, come t’ho accenna-to, sarà il signore dell’anno; altrimenti guarda al nono (segno) dall’ascendente, an-che se è debole perché è prima di un cardine, ma è uno dei trigoni : comunque, se c’è un pianeta lì, sarà il signore dell’anno, altrimenti guarda ai pianeti quale di loro è più veloce di corso e di uscita da un segno e quello sarà il signore dell’anno e da esso ti sarà chiaro il comportamento dell’anno, se Dio vorrà. Se poi ce ne sono due o più nella situazione che ti ho detto, guarda qual è il più vicino e il più <<numero-so>> (sottinteso di aspetti) nei segni e quello sarà il più potente in questo e il si-gnore dell’anno, e da esso saprai quel che avverrà nell’anno, se Dio vuole, come ti spiegherò meglio più in là in questo mio libro: non v’è forza se non in Dio!».

Il significato che oggi attribuiamo al tempo è ben diverso da quello primitivo. Per noi il tempo è un’astrazione. Lo concepiamo generalmente come un conti-nuum di punti che si snodano linearmente all’infinito in una sequenza unidirezio-nale irreversibile.

Il prodursi degli eventi non dipende dal tempo e gli accadimenti, proprio per-ché avulsi da esso, possiamo datarli in modo differente applicando i più svariati cri-teri.

Passato e futuro, prima e poi sono fasi distinte e parimente irreversibili, divise da un elemento fittizio e instabile, il presente, proteso anch’esso verso un infinito rettilineo.

Nella primitiva “Scienza Sacra del Calendario” affidata ai collegi sacerdotali, il tempo è un ente trascendentale, una POTENZA REALE che agisce nell’universo atti-vando dinamismi che determinano gli avvenimenti: dunque una REALTA’ SATURA DI DESTINO, secondo una felice espressione di René Guenon.

Il tempo della Tradizione è multidimensionale. Vi è un tempo comunemente percepito nel quale si evolvono i fenomeni naturali e le azioni compiute nel quoti-diano, e vi è un tempo ontologicamente superiore che trascende la quotidianità e la storia: è il tempo delle “ORIGINI”, delle ierofanie, dello jus strictum, generalmente concepito come tempo del mito, della cosmogonia e di tutto ciò che travalica l’u-mano.

Questo tempo è eterno, ma è anche evocabile e ripetibile al verificarsi di certe condizioni: in esso – dice M. Eliade – l’individuo deve periodicamente immergersi per risanare le piaghe che il tempo comune gli provoca.

Il tempo storico e metastorico nel suo insieme è articolato in fasi qualitativa-mente differenti, concatenate in cicli che si ripetono secondo modelli archetipici. La palingenesi e “l’eterno ritorno” sono i punti essenziali di questa dinamica ciclica.

Sui “SIGNORI DEL TEMPO” delle dottrine antiche, alle quali pare faccia riferi-mento il SIGNORE DELL’ANNO del Kitab Ard Miftah An-Nujum, è utile ricordare che, così come la primitiva scienza dello Spazio aveva correlato ai luoghi celesti specifici

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“SIGNORI” anche la scienza del tempo legò i cicli temporali o particolari momenti di essi a reggitori sovrannaturali.

Una tarda reminescenza cabalistica di queste dottrine si rinviene nell’interes-sante “TRATTATO DELLE SETTE CAUSE SECONDE” o “DELLE INTELLIGENZE CELESTI” dell’occultista rinascimentale Abbate Tritemio.

L’opera di apre con la seguente prolusione: «Saggissimo Cesare, il mondo infe-riore creato ed organizzato da un’intelligenza prima – che è Dio – è governato da intelligenze seconde. Ciò secondo la scienza dei Magi che dice che all’argine del cie-lo e della terra sette spiriti furono preposti ai sette pianeti. Ciascuno degli Spiriti regge a turno e a rotazione l’universo per un periodo di 354 anni e quattro mesi».

Dopo tale premessa sono indicate le potenze angeliche e i periodi da esse ret-te, ma su ciò non ci dilungheremo essendo più utile ricordare che esattamenret-te, nel-la renel-lazione sui “SIGNORI DEL TEMPO” presentata nel 1997 a Venezia, Slovan Slo-bodnjek notava come i sistemi predittivi degli antichi poggiassero quasi esclusiva-mente sull’idea di PERIODI TEMPORALI qualificati da significatori planetari.

Grazie alla recente fioritura di studi sui testi antichi, tra i quali l’importante opera antologica di Vettio Valente, Slobodnjek ha potuto classificare i SIGNORI DEL TEMPO in tre gruppi.

SIGNORI UNIVERSALI DEL TEMPO (_) SIGNORI GENERALI DEL TEMPO (_) SI-GNORI SPECIALI DEL TEMPO. Sono questi i pianeti che all’inizio prestabilito di un certo ciclo temporale primeggiano in cielo per dignità e potenza, imprimendo per-ciò il loro governo agli eventi del ciclo stesso.

Il “SIGNORE DELL’ANNO” di cui tratta il Kitab ‘ard miftah an-nujum, si può in-cludere nel terzo gruppo della classificazione di Slobodniek.

Tra le regole esposte nel trattato per individuare questa figura fondamentale di “pianeta dominante” del cielo equinoziale sono degne di nota:

– la diversa forza dei 4 cardini della mappa (nell’ordine AS MC DS IC);

– l’importanza dell’11^ casa – definita “LUOGO DELLA FORTUNA” anziché “DOMUS AMICORUM”;

– la signoria di GIOVE sull’11° campo: relazione questa che non è frutto di errore, come d’impulso saremmo portati a credere

I pianeti infatti ebbero in origine una signoria fissa su 7 case della configura-zione celeste indipendentemente dai segni zodiacali da esse intercettate, e precisa-mente: CASA 1ª = MERCURIO CASA 3ª = LUNA CASA 5ª = VENERE CASA 6ª = MARTE CASA 9ª = SOLE CASA 11ª = GIOVE CASA 12ª = SATURNO

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La 2ª, 4ª, 7ª, 8ª, 10ª casa, stranamente non ebbero signori planetari fissi : e sa-rebbe utile un più approfondito studio delle fonti per capire se almeno a questi set-tori fossero correlati i pianeti signori dei segni intercettati dalle case.(_)

I QUARTI d’ANNO

A corollario dei canoni appena esposti, l’ignoto traduttore arabo detta regole ulte-riori sui “QUARTI D’ANNO”

Adesso ti spiegherò la nascita dei quarti dell’anno perché in essi si mutano i tempi. L’Ariete, segno mutevole, è il primo dei segni, è il tempo primo dei tempi (stagioni) ed è come la primavera; per questo cominciamo da esso. L’anno del mon-do si cambia quanmon-do il sole entra in questo segno perché esso è un segno mutevole ed è l’inizio dei segni ed esaltazione del Sole. Poi c’è il Cancro, quarto da lui. In esso si cambia il tempo (stagione) e il Sole è alto su tutte le cose e brucia ogni raccolto. In questo momento il tempo si cambia. Tu devi osservare (perciò) quando il Sole en-tra nel primo minuto del Cancro, quale segno sta sorgendo in quel momento, quale limite e quale decano, e chi è il signore di quel limite e dove si trova il signore di quel Limite e di quel Segno; sappi poi il grado dell’ascendente e i quattro cardini: se qualche pianeta si trova in uno dei cardini, quello è il signore del Quarto (del Qua-drante, o della Stagione) e non v’è da cercarne altri poiché non v’è altra speciale di-gnità. Se poi nei cardini non c’è nessun pianeta, considera il signore di quel segno che sorge per tredici notti, poi il pianeta che sorge tredici notti (dopo) e così via per sette volte fino a 91 giorni, cioè _ di anno. Poi devi osservare quando entra il Sole nel primo minuto della Bilancia e quale segno ascende in quel momento e devi sa-pere i gradi dei quattro cardini (in quel momento): se c’è in essi un qualche pianeta quello sarà il signore del quarto d’anno. Altrimenti considera il pianeta signore del segno che sorge tredici notti, poi ancora avanti fino a esaurire i sette pianeti, cioè fino a 91 notti, se Dio vuole. Poi devi anche osservare l’entrata del Sole nel primo minuto del Capricorno; quale è l’ascendente e quali i cardini (in quel momento): se c’è in essi un pianeta, quello è il signore del quarto (d’anno), se non c’è considera il signore del segno che sorge tredici notti e così via finché il Sole si leverà ancora nell’Ariete e fa come ti ho spiegato.

Il Kitab ‘Ard Miftah an Nujum, fedele all’antica dottrina, a differenza della no-stra attuale rappresentazione rettilinea e unidimensionale del tempo, coglie in que-sto elemento la struttura CICLICA, perchè nell’universo tutto si compie secondo il moto circolare.

Così, come i corpi celesti orbitando tornano nelle loro originarie positure e ini-ziano nuovi cicli, allo stesso modo il tempo nel suo insieme si evolve ciclicamente in un processo di continua palingenesi. Esso si rinnoverà radicalmente allorchè il “GRANDE ANNO” si sarà compiuto ultimando il suo ciclo.In scala minore il tempo si rinnova ogni anno all’equinozio di primavera allorchè il Sole ritorna all’inizio del suo circuito. Tale processo ciclico si articola in quattro fasi trimestrali ben definite, governate ognuna da un proprio “SIGNORE”.

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La suddivisione di un ciclo temporale in quarti è un modello fisso che si ritrova non soltanto nella rivoluzione annuale del Sole ma anche nel ciclo diurno solare (suddiviso nelle quattro fasi dell’alba, del mezzogiorno, del tramonto e della mezza-notte) e nel ciclo mensile lunare (anch’esso suddiviso in quattro settimane).

E se i principali cicli che si manifestano nella natura sono contrassegnati dal RITMO QUATERNARIO, possiamo esser d’accordo con Renè Guenon quando questi afferma che il vero simbolismo, lungi dall’essere un prodotto artificiale dell’uomo, si trova nella natura stessa o, meglio ancora, che LA NATURA STESSA NON E’ ALTRO CHE UN SIMBOLO DI REALTA’ TRASCENDENTI.

In tale contesto le quattro mutazioni stagionali che instaurano i “quarti d’an-no” dell’astrologia antica disvelano l’azione occulta di un archetipo ciclico meta-temporale implicante quattro fasi di sviluppo qualitativamente diverse, ma struttu-ralmente concatenate, che si succedono sempre nello stesso ordine delimitate dai quattro momenti critici fondamentali della “nascita”, corrispondente all’alba, della “culminazione”, corrispondente a Mezzogiorno, del “declino”, corrispondente al tra-monto e della “dissoluzione”, corrispondente alla mezzanotte. Anche la manifesta-zione universale nel suo insieme non sfugge a questa legge di palingenesi ciclica del tempo : basterà ricordare la dottrina indù dei 4 YUGA e la corrispondente tradi-zione classica greco-romana delle età dell’Oro, dell’Argento, del Bronzo e del Ferro, ma su ciò non è il caso di insistere. Dobbiamo, piuttosto, evidenziare che anche lo SPAZIO al pari del TEMPO è regolato da una quadruplice partitura interna di dire-zioni e luoghi qualitativamente differenti, originati dai 4 punti cardinali. L’esotesmo di questi punti, racchiuso nella figura della croce bidimensionale, fa spesso ri-ferimento agli equinozi e ai solstizi, cioè ai quattro momenti critici del percorso an-nuale del Sole nei quali muta l’onda luminosa dell’astro dispensatore della vita.

Così l’EST, luogo dove il Sole sorge, è il punto ideale dell’equinozio di primavera

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