• Non ci sono risultati.

PHILIP K. DICK

Nel documento LINGUAGGIO ASTRALE (pagine 59-64)

suo romanzo CACCIATORE DI ANDROIDI, facesse la sua comparsa nelle sale. Fece in tempo a vedere le prime proiezioni private, in fase di montaggio, e se ne dichiarò entusiasta. È diventato un autore di culto in tutto il mondo, anche aldilà della fan-tascienza, per il suo tono messianico e per aver ispirato temi che precorrono i tem-pi. Molti altri film gli sono parzialmente debitori, anche se larvatamente, da TREDI-CESIMO PIANO a MATRIX, da DARK CITY ad EXISTENZ, oltre a SCREAMERS, tratto dal suo racconto MODELLO DUE, e ATTO DI FORZA, derivato da RICORDI IN VENDITA, che ha anche ispirato una serie televisiva, e soprattutto APRI GLI OCCHI, dello spa-gnolo Amenabàr, un compendio degli incubi del nostro autore.

In Blade Runner si condensano gli interrogativi fondamentali di Dick: che cos’è la realtà e che cos’è autenticamente umano. Deckard, il cacciatore d’androidi inter-pretato da Harrison Ford, nel film si disumanizza sempre più, nella misura in cui in-vece si umanizzano gli androidi. Questi “replicanti” s’interrogano sul proprio passato e sui falsi ricordi che sono stati innestati loro. Ignorano d’essere artificiali, e quando lo scoprono ne sono traumatizzati. Così Deckard si deve chiedere che senso abbia uccidere qualcosa che forse non è né peggiore né diverso da lui. Quanto queste idee abbiano colpito l’immaginario collettivo, lo dimostra il fatto che dopo la morte di Dick siano sorti come funghi associazioni, club, siti web, dedicati al culto del nostro autore, e che, senza logica apparente, tutti si siano chiesti se Deckard stesso non sia in realtà anch’egli un androide che non sa di esserlo.

Come tutti gli scrittori che si rispettino, Dick fa vari mestieri, tra cui commesso in un negozio di dischi, disk jockey, commerciante di gemme. Scrive il suo primo ro-manzo nel 1954.

FULVIO MOCCO

60 I personaggi

Dick presenta caratteristiche uraniane: Luna in Acquario e Urano all’Ascenden-te. Giove e Nettuno formano un grande trigono col MC, spiegando il carisma mes-sianico. L’autore era sempre stato ateo, ma ad un certo punto si era convertito alla chiesa episcopale, dichiarandosi poi uno gnostico eretico, di quelli che l’Inquisizione avrebbe bruciato volentieri. Sole, Mercurio, Saturno sono culminanti in Sagittario, IX casa, quindi c’era in lui molto tradizionalismo, in contrasto col temperamento uraniano. I tre astri sono opposti a Marte in Cancro in IV, con Plutone. Quest’ultima situazione spiega le varie traversie familiari e sentimentali molto più di Luna e Ve-nere complessivamente più che buone. Tutta l’energia marziana si ripiega su se stessa, si sfoga nell’intimità, o ancora prende le strade dell’isteria o della medianità. Si tratta, in fondo, di un buco nero familiare che nasce prestissimo: la sua gemella muore dopo poche settimane di vita, i genitori divorziano quando ha quattro anni, la madre cambia più volte città di residenza, lui soffre d’agorafobia e asma nervosa durante l’adolescenza.

Sole-Marte-Urano in quadratura reciproca aumentano l’ansia e le tendenze pranoidi, mentre l’opposizione di Marte a Sole-Saturno indurisce il carattere ren-dendolo meno duttile e capace di compromessi.

Dal 1948, anno del primo matrimonio, al 1975, quando lo lascia l’ultima mo-glie, Dick mostra le proprie inquietudini sentimentali: numerosi matrimoni naufra-gati, infinite convivenze forzate, perché non riesce a restare solo nemmeno un mi-nuto, senza farsi prendere dall’ansia, da pensieri paranoici o suicidi, dal bisogno d’imbottirsi di tranquillanti. Ad esempio: la sua seconda moglie è vedova, e Dick viene colto dall’idea delirante che possa aver ammazzato il marito e voglia fare lo stesso con lui.

Nella sua vita, malate, schizofreniche, tossicomani, gente di cui credeva di amare le piaghe, ma che non vedevano l’ora di scaricare quell’omone barbuto e pa-ranoide, troppo desideroso d’affetto.

Luna e Venere in Acquario inseguono un ideale non di questo mondo, in una mescolanza di ingenuità e pretese, ed uno sperimentale bisogno di cambiare le ma-schere e i volti sotto cui continua a risplendere inviolabilmente l’archetipo femmini-le. La congiunzione Luna-Venere, amplificata dalla quadratura di Giove, aumenta il narcisismo fino a vette iperboliche. Come curiosità, molti asteroidi si accumulano attorno a questo nodo uraniano: Pallade, Iris, Flora, Hygeia…

Questa Luna Acquario (nel cosmopolitico 15° grado), la Luna di H.G. Wells, di George Lucas, di Sartre e Huysmans, rifiuta qualunque stabilità, perché solo l’espe-rienza conta, e la disponibilità ad andare oltre, cambiando. Forse però Dick non vuole ammetterlo con se stesso, e continua a cercare il rapporto duraturo, eterno.

Dopo aver attraversato la California come un cercatore d’oro, Dick pianterà le tende vicino a Disneyland, patria della finzione fantastica. Come spesso accade alle Lune acquariane, Dick è preoccupato dell’ecosistema, pensa ai barili di scorie gettati

61

I personaggi

in mare e nell’aria, mentre noi giochiamo con cellulari e computer facendo finta di niente. Così nasce la megalopoli di Blade Runner. Una Los Angeles del 2019, avvolta nella notte perenne dell’inquinamento, flagellata da un’incessante pioggia avvele-nata, sormontata da barocchi schermi giganti che inondano di pubblicità il bruli-chio multirazziale sottostante. Gli animali sono spariti, sostituiti da imitazioni robo-tiche. Lo scenario di notte perenne sarà ripreso nel Batman di Tim Burton (1989) e nei due film di Proyas, Il corvo (1994) e Dark City (1999).

Il 17 novembre 1971 qualcuno fa irruzione nella casa dello scrittore, incen-diandola e distruggendone gli archivi. Dick accusa la CIA, ma in seguito si chiederà se non sia stato lui stesso a compiere quell’atto vandalico, costringendosi poi a di-menticarsene. Quando durante il Watergate fu rivelato che Nixon aveva l’abitudine di registrare tutte le proprie conversazioni, Dick non si era stupito: Nixon, come lui, spiava se stesso più che i suoi interlocutori.

Come avrebbe voluto avere in casa telecamere nascoste per scoprire se davve-ro, come sosteneva la polizia di San Rafael, era stato lui stesso a svaligiare la propria casa, facendo saltare con l’esplosivo la cassaforte e a rubare i suoi mano-scritti, per poi dimenticarsene e poter accusare paranoicamente “gli altri”. Quel giorno, Sole, Luna, Mercurio, Venere, Giove e Nettuno si ammassavano bizzarra-mente fra l’ottava e la nona casa di Dick, casa già molto occupata di nascita. In ogni caso, il talento emerge nei sani di mente come nei paranoici, anzi: i deliri e le patologie a volte sono il talento di qualcuno, che come un re Mida li trasforma in oro letterario.

Tre mesi dopo la morte dello scrittore, due coniugi prenderanno in ostaggio un autobus dichiarando alla Tv che lo scrittore era il nuovo Messia, quindi si uccideran-no, sicuri di resuscitare, ma purtroppo non rivivranno. Sorgeranno sette e congre-ghe in tutto il mondo che si richiameranno, a proposito o a sproposito, al nostro autore (Giove e Nettuno trigono al MC).

Nel 1980 Dick si era dichiarato posseduto da un’entità aliena che “poteva an-che essere Dio”. Nella sua vita gli erano capitati eventi an-che aveva descritto nei suoi romanzi anni prima. Precognizione? Medianità? Le lattine di birra si muovono da sole vicino a lui durante un’intervista con Paul Williams, ma lui non sembra farci molto caso (Nettuno ha tre bei trigoni).

La IX casa è zeppa, e le idee religiose sono particolari. Dick immagina un Dio schizoide che si è dimenticato chi è, ma dovrà ricordarsene alla fine dei tempi: me-tafora del risveglio della coscienza umana, in quanto l’umanità sarà l’utero in cui Dio nascerà. Non è tanto l’uomo ad essere alienato da Dio quanto Dio da se stesso. Egli non si ricorda più perché si è inflitto quest’oblio, vittima del suo stesso artefat-to. Siamo dentro ad un sogno divino. Ci uniremo a Dio quando questi si renderà conto d’aver sognato. Scrive tutto, narrativa a parte, in 8000 pagine di “esegesi”, dove anfibi con chele di granchio e con tre occhi escono dal buco nero di Sirio per ammaestrare i Dogon e l’umanità.

62 I personaggi

Malgrado le eresie, Saturno in nona appoggiato da Giove, lascia allo scrittore un desiderio di ortodossia: pur vivendo in California non diventerà mai un vero al-ternativo, un hippie o un radicale, e l’unica volta che aveva provato l’LSD, forse nel-l’illusione di farne una blasfema ostia consacrata, aveva descritto quell’esperienza come la cosa più infernale della sua vita e da non ripetere mai. Diventerà poi un paladino dei movimenti contro le droghe. La sensazione di “eterno presente” speri-mentato, lo lascia con la folle idea d’essere sempre ed ancora all’interno di quell’e-sperienza, e d’aver solo immaginato la vita precedente e quella successiva: la cosid-detta realtà.

I tentativi dello scrittore polacco Stanislaw Lem (Solaris) di far tradurre le ope-re di Dick, vengono interpope-retati da quest’ultimo come una congiura comunista per attirarlo oltre cortina, per poi fargli il lavaggio del cervello. D’altra parte, l’autore americano diagnostica con stupefacente precisione una malformazione congenita del figlio, così i medici sono in grado di operarlo e di salvarlo. Opera di Valis, entità extraterrestre o sorta di moderno Spirito Santo, dentro di lui. Schizofrenia o profe-zia? Forse Dick risponde attraverso un personaggio del suo ultimo romanzo: “E’ pos-sibile essere illuminati senza saperlo”. I grandi trigoni, specialmente quello Sole – Giove – Nettuno, sono come archi tesi, ed in mezzo le opposizioni a Marte sono co-me le frecce pronte a partire verso il lontano stellium in IX. Tutto ciò fa di lui un profeta del nuovo millennio, sempre però pieno di dubbi sia morali che filosofici, contrariamente ad altri molto più pronti a sfruttare il momento di popolarità “pro-fetica”(Ron Hubbard e Timothy Leary).

Invitato in Francia, paese che lo aveva sempre osannato, per una conferenza oceanica, Dick delude tutti parlando come un profeta apocalittico. Si lamenterà poi che tutti si fossero chiesti se faceva sul serio o fingeva, invece di domandarsi se erano vere le parole pronunciate. Per sua ammissione, si diverte a costruire lettera-riamente “universi che cadano in pezzi”, realtà che si corrodono rapidamente la-sciando i protagonisti spaesati. Nel romanzo “Un oscuro scrutare” un agente del-l’antidroga s’immedesima talmente nel suo ruolo di copertura da dimenticarsi di es-sere un agente.

Il problema di cosa sia “autenticamente umano”, a cui accennavamo all’inizio, viene sollevato in BLADE RUNNER da Harrison Ford (attore “sensibile” per un novi-lunio in Cancro e un Nettuno in XII), quando dice degli androidi Nexus 6: “Tutto ciò

che volevano erano le stesse risposte che noi tutti vogliamo: da dove vengo… dove vado… quanto mi resta ancora”.

Roy, il “replicante” assassino che, come un Edipo non pentito, acceca e uccide lo scienziato che gli ha dato vita, ma risparmia il “cacciatore d’androidi”, dice alla fi-ne del film, per bocca di Rutger Hauer: “Io ho visto cose che voi umani non potreste

immaginare. Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni d’Orione, e ho visto i raggi-B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser; e tutti quei mo-menti andranno perduti nel tempo, come lacrime nella pioggia”. Terminando con

63

I personaggi

Contemporaneamente trovano lo scrittore esanime sul pavimento. Portato in ospedale ha ancora diversi infarti, finché non entra in coma irreversibile. Resta in quel limbo per tre giorni, con l’encefalogramma piatto, poi, il due marzo 1982, mentre Nettuno culmina sulla congiunzione Sole – Mercurio (ovvero: che cosa sono veramente percezione e realtà?) i medici staccano la spina in una precisa ricapitola-zione dei temi preferiti dallo scrittore: il viaggio nel tempo e le droghe che non tra-sformano la coscienza, ma la realtà stessa, gli stati crepuscolari in cui vita e morte si annullano, la realtà che non è mai ultima ma penultima.

Il corpo di Philip K. Dick finisce in Colorado, nella stessa tomba della sorella Ja-ne, morta subito dopo la nascita. Essa gli lasciava sempre il dubbio su quale dei due gemelli fosse veramente sopravvissuto. Sentiva la sua voce dirgli, attraverso i pernaggi dei suoi romanzi: “Io sono viva, Phil. Sei tu il morto, come tutti quelli che so-gnano quest’illusione chiamata vita”.

64 I personaggi

L.A. 127-317 L’importanza delle stelle fisse nel tema di Verdi,

esposto da una sua concittadina

Giuseppe Verdi, Sole in Bilancia e Ascendente in Gemelli, nasce già piuttosto avvan-taggiato a livello intellettivo, grazie ad un brillante Mercurio in Bilancia trigono a Marte al Medio Cielo. Se poi il Sole viene illuminato da una Stella fissa come SEGI-NUS, di natura Mercurio-Saturno, che dona intelligenza acutissima, non si può par-lare di successo dovuto solo a fortuna. Questa Stella comporta, tuttavia, problemi di invidie e gelosie, da cui Verdi non fu certo immune.

La passione per la musica ed il teatro e l’impegno ad essi profuso sono testi-moniati, oltre che dal segno solare di nascita in V Casa, da Nettuno in Sagittario al Discendente, in aspetto a Saturno e Marte al Medio Cielo. Ma ciò che può aver dato una marcia in più per emergere si può attribuire alla congiunzione ( piuttosto stret-ta) di un Nettuno angolare con la Stella super-gigante rossa RAS-ALGETHI, a 13°32’ Sagittario.

Questa Stella di natura Marte-Venere, accentua la voglia di affermazione ed aiuta a realizzare i desideri personali, in questo caso di tipo nettuniano. Saturno, che troviamo nel suo domicilio in Capricorno, è stato essenziale per infondere quel-la tenacia necessaria ad arrivare alquel-la meta. La valenza saturnina viene esaltata dalquel-la Stella fissa MANUBRIUM a 13° Capricorno, di natura Sole-Marte, che ha la peculia-rità di infondere coraggio e grandi risorse fisiche basate soprattutto sulla resistenza nervosa. Questo ci ricorda “gli anni di galera” di cui Verdi stesso parlava, riferendosi agli inizi della carriera, quando componeva senza tregua, dopo quel primo eclatante successo del “Nabucco”.

Oltre alla prima dominante, che è Nettuno, ne individuiamo una seconda rap-presentata da Marte che svetta al Medio Cielo, in posizione da manuale! Marte, in-fatti, forma aspetti con Nettuno, Sole e Mercurio; è quindi sempre presente nell’e-voluzione creativa di Verdi. La X Casa, dove è collocato, conferisce una bella ambi-zione, il segno dell’Acquario arricchisce la musica di un ampia gamma di sfumature. Ed è proprio questo Marte ( supportato anche dalla Luna in Ariete) a dare quell’im-pronta inconfondibile alla musica di Verdi: quel colore vivo, pieno d’entusiasmo, e quella tonalità da marcia militare, che è poi il leit-motiv di tutta la produzione

Nel documento LINGUAGGIO ASTRALE (pagine 59-64)