• Non ci sono risultati.

6. La Responsabilità Sociale all’interno del Terzo Settore

1.3. La Sostenibilità Ambientale e Lo Sviluppo Sostenibile

1.3.4. Conferenza di Rio de Janeiro su Ambiente e Sviluppo

Nel giugno del 1992 i Capi di Governo di tutto il Mondo si incontrano all’”Earth Summit” di Rio de Janeiro organizzato dalla Conference on Evironment and Development delle Nazioni Unite, per siglare accordi e convenzioni sulla base dei Principi dettati dal Rapporto Burtland, in

126 BAGNOLI L., Quale responsabilità sociale per l’impresa?, cit. p. 167,

CAFAGNO M., Principi e strumenti di tutela dell’ambiente come sistema complesso,

adattivo, comune, cit. p. 47, D’INCOGNITO V., Guida allo sviluppo dei sistemi di gestione ambientale – Norma ISO 14001, Franco Angeli, Milano, 2007, p. 23, LA

TORRE M.A., La Questione Ambientale – tra sostenibilità, responsabilità e crescita

economica, cit., p.60, LAFRATTA P., Strumenti innovativi per lo sviluppo sostenibile, cit. p. 56.

merito ai cambiamenti climatici, desertificazione e deforestazione. I documenti che ne sono scaturiti sono quattro e hanno tracciato una strategia d’ampio respiro per un piano di lavoro sull’ambiente e sullo sviluppo economico del secolo a venire127:

1. “Dichiarazione su Ambiente e Sviluppo”: è un documento composto da 27 Principi, non giuridicamente vincolanti, che, partendo da un’ammissione di responsabilità, realizza un elenco di doveri per i Paesi ricchi riguardo l’uso delle risorse ambientali ed esprime la necessità di eliminare i sistemi di produzione e di consumo non sostenibili. Contiene anche l’obbligo di informazione e partecipazione del pubblico ai processi decisionali nazionali sull’ambiente, l’obbligo di prevenire o scoraggiare la dislocazione o movimento trasfrontaliero di attività o sostanze pericolose per l’ambiente e l’obbligo di preventiva valutazione d’impatto ambientale delle principali attività nazionali che rischiano di avere effetti nocivi significativi sull’ambiente. Tra i principi si segnala, invece, il Principio di Precauzione 128, secondo cui in caso di rischio di

danni gravi o irreversibili, l’assenza di certezza scientifica assoluta non deve servire da pretesto per rinviare l’adozione di misure efficaci per la prevenzione del degrado ambientale: un’azione di tutela ambientale esclusivamente ex post, rispetto al verificarsi dei danni, non può esser considerata efficace, soprattutto a causa della sovente impossibilità di ripristinare

127LANZA A., Lo sviluppo sostenibile, cit., p. 42, LAVITOLA V., Conferenza di Rio su ambiente e sviluppo, Colombo, Roma, 1992, p. 56.

128Principio 15 Dichiarazione di Rio de Janeiro su ambiente e Sviluppo 1992

UNCED:

“al fine di proteggere l’ambiente, gli Stati applicheranno largamente, secondo le loro

capacità, il metodo precauzionale. In caso di rischio di danno grave o irreversibile, l’assenza di certezza scientifica assoluta non deve servire da pretesto per differire l’adozione di misure adeguate ed effettive, anche in rapporto ai costi, diretti a prevenire il degrado ambientale.”

adeguatamente i beni ambientali deteriorati o distrutti129. Altro

principio essenziale sancito nella Dichiarazione di Rio è il Principio “Chi inquina paga”130, secondo cui è l’inquinatore a

dover sostenere il costo dell’inquinamento e delle attività necessarie al ripristino dell’ecosistema.

2. “L’Agenda 21: si delinea in esso un programma d’azione volto ad individuare le migliori strategie da seguire nelle principali aree di contatto tra tutela dell’ambiente e sviluppo economico. L’obiettivo principale è quello di sollecitare la cooperazione internazionale, la responsabilità dei Governi ed un’ampia partecipazione del pubblico, proponendo altresì un programma dinamico di obiettivi, attività e mezzi di attuazione da conformare alle differenti necessità di Stati e regioni. Tale documento si articola in 4 sezioni. La prima riguarda la dimensione sociale ed economica, ovvero si tratta di un programma volto a realizzare nei Paesi poveri una crescita economica non distruttiva dell’ambiente naturale e a modificare nei Paesi ricchi le modalità di produzione e consumo delle risorse naturali. La seconda sezione, più tecnica, riguarda, invece, la conservazione e la gestione delle risorse al fine dello sviluppo. La terza parte esplica il ruolo di alcuni specifici gruppi sociali nel perseguimento dello sviluppo. Infine, l’ultima parte contiene i mezzi di esecuzione dell’Agenda 21, cioè l’analisi degli strumenti necessari a implementare le azioni

129 In merito: www.un.org, CAFAGNO M., Principi e strumenti di tutela dell’ambiente come sistema complesso, adattivo, comune, cit. 47, LAFRATTA P., Strumenti innovativi per lo sviluppo sostenibile, cit. p. 56. LA TORRE M.A., La Questione Ambientale – tra sostenibilità, responsabilità e crescita economica, cit.,

p.62, BUTTI L. Principio di precauzione, ambiente e salute: aspetti generali e

applicazione nel settore delle nanotecnologie, in www.diritto.it.

130 Principio 16 Dichiarazione di Rio de Janeiro su ambiente e Sviluppo 1992

UNCED:

“Le autorità nazionali dovranno adoperarsi a promuovere l’internalizzazione dei costi

per la tutela ambientale e l’uso di strumenti economici, considerando che è in principio l’inquinatore a dover sostenere il costo dell’inquinamento, tenendo nel debito conto l’interesse pubblico e senza distorcere il commercio internazionale e gli investimenti”.

individuate nelle parti precedenti del documento, strumenti scientifici, informazione, cooperazione internazionale, strumenti finanziari e giuridici131. Agenda 21 rappresenta,

quindi, una sorta di codice delle politiche che ogni Paese si è impegnato a mettere in atto nel ventunesimo secolo in materia di sviluppo sostenibile, coinvolgendo settori economici e sociali. In particolare, si riconosce il ruolo decisivo che le Comunità Locali devono svolgere nell’attuazione delle Politiche di Sviluppo Sostenibile, avviando processi di consultazione e scambi di informazioni utili a formulare strategie e obiettivi condivisi. La scala locale è, infatti, considerata quella più idonea a promuovere iniziative mirate e perciò più efficaci: la Pubblica Amministrazione è sufficientemente a contatto con i problemi per comprenderne la specificità e urgenza, ma, al contempo, gli attori sociali, come associazioni, imprese e cittadini, possono e devono giocare un ruolo di partner attivo.

3. Dichiarazione sullo Sviluppo sostenibile delle Foreste: Tale dichiarazione delinea misure di gestione, conservazione e sviluppo sostenibile in materia di foreste, riconosciute come risorsa ambientale fondamentale per l’umanità, esauribile e scarsamente rinnovabile, quindi meritevole di esser sfruttata, ma sulla base di criteri sostenibili. La Dichiarazione non è giuridicamente vincolante, per cui gli Stati dell’emisfero settentrionale e alcuni Paesi in via di sviluppo, come India e Indonesia, hanno trovato un accordo internazionale

131 In merito: www.agenda21.it, BAGNOLI L., Quale responsabilità sociale per l’impresa?, cit. p. 168, LAFRATTA P., Strumenti innovativi per lo sviluppo sostenibile, cit. p. 58. LA TORRE M.A., La Questione Ambientale – tra sostenibilità, responsabilità e crescita economica, cit., p.63. LUCCI S., POLETTI S., Lo sviluppo sostenibile, Alpha Test, Milano,2004, p.20.

giuridicamente vincolante al fine di evitare l’abbattimento delle foreste tropicali132.

4. “Convenzione sulla diversità biologica” e la “Convenzione sulle modificazioni climatiche”: L’obiettivo della prima è la tutela della biodiversità animale e vegetale, attraverso la conservazione in situ, ovvero nell’ambito dei propri habitat ed ecosistemi, ed ex situ. Si sollecita anche l’adozione di adeguate procedure di valutazione preventiva dell’impatto che le attività umane hanno sull’ecosistema. La Convenzione sulle modificazioni climatiche, invece, viene adottata in qualità di accordo quadro ed enuncia una serie di obiettivi e obblighi a carattere generale, consistenti essenzialmente nel contenimento e nella stabilizzazione della produzione dei gas responsabili dell’effetto serra133. In questo ambito un passo in avanti

ulteriore nella promozione dello sviluppo sostenibile è stato compiuto con il protocollo di Kyoto del 1997, con il quale le 118 Nazioni partecipanti si sono impegnate a ridurre le emissioni di gas serra per arginare il fenomeno dei cambiamenti climatici in atto. Con il protocollo di Kyoto sono stati determinati standard e obiettivi legalmente vincolanti per gli Stati contraenti in relazione alla riduzione complessiva dei gas inquinanti tra il 6% e l’8% da realizzare entro il 2012134.

132 LAFRATTA P., Strumenti innovativi per lo sviluppo sostenibile, cit. p. 59,

TOFFANIN G., La gestione forestale sostenibile nel quadro dei vigenti accordi

internazionali, in www.accademiaitalianadiscienze.it, 2013.

133LAFRATTA P., Strumenti innovativi per lo sviluppo sostenibile, cit. p. 60. LA

TORRE M.A., La Questione Ambientale – tra sostenibilità, responsabilità e crescita

economica, cit., p.65. LUCCI S., POLETTI S., Lo sviluppo sostenibile, Alpha Test,

Milano,2004, p.23.

134 LA Comunità Europea ha firmato il Protocollo di Kyoto il 29 aprile 1998,

mentre in Italia la ratifica è avvenuta con Legge 1 giugno 2002 n°120. Per raggiungere gli obiettivi concordati e garantire un’attuazione flessibile del Protocollo, la Commissione Europea si è impegnata ad indicare una serie di mezzi di azioni locali che interessano tutti i settori produttivi e non dei vari Paesi, come la produzione di energia elettrica e quella industriale, la gestione dei rifiuti, l’agricoltura e alcuni meccanismi di flessibilità: come il