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4. Responsabilità Sociale d’Impresa: primi passi verso una normativa

4.3. Collegamento tra Reati Ambientali e Strumenti di Responsabilità

4.5.3. Le iniziative delle Regioni e degli Enti locali italiani

Proseguiamo il nostro percorso d’analisi soffermandoci sulle iniziative realizzate dalle Regioni e dagli Enti Locali a sostegno della RSI. Alle Regioni viene attribuita, a seguito della riforma del Titolo V della Costituzione del 2001., la possibilità di usufruire degli strumenti di politica industriale gestiti precedentemente a livello centrale dal Ministero dell’industria e di utilizzare le relative quote di risorse, ora confluite nel Fondo unico per le attività produttive260. L’Emilia-

Romagna, per esempio, è stata tra le prime regioni italiane a reimpostare le strategie regionali per il sostegno allo sviluppo delle imprese e del sistema produttivo (Legge regionale 3/99). Passaggi chiave di questa ridefinizione di competenze sono stati la costituzione

258 Ad aprile 2005 gli sportelli Csr-Sc attivati presso le camere di commercio

erano 24 e dopo il 2016 più della metà delle Camere di Commercio. Ogni sportello ha il compito di fornire informazioni sul tema e assistere le imprese nella fase di implementazione del Social Statement, in www.unioncamere.it.

259 La legge finanziaria 2005, art. 1, comma 160, ha previsto la costituzione della

fondazione per la diffusione della Csr, stanziando un contributo pari a un milione di euro per le attività istituzionali del 2005.

260 All’interno del Fondo unico confluiscono le risorse statali di cui al comma 5

dell’art. 19 del d.lgs. 112/98 e tutte le risorse regionali destinate ad interventi di sostegno alle attività produttive industriali. Si veda in merito: DI SANTO P., VILLANTE C., Genere e Responsabilità sociale di impresa, cit., p.56.

del Fondo unico regionale e la realizzazione del Programma regionale triennale per le attività produttive 2000-2002. Tra gli interventi previsti vi è stato anche il Piano Qualità Regionale, una misura finalizzata a sostenere gli investimenti delle imprese per l’adozione di sistemi di qualità, attraverso la concessione di mutui a tasso agevolato, e a promuovere la tutela dei consumatori, la sicurezza sul lavoro, la tutela dell’ambiente e il controllo dei rapporti di subfornitura. Nel maggio 2001 la giunta della Regione Emilia-Romagna ha, poi, varato le “Linee regionali d’intervento per la promozione della sicurezza, della regolarità e della qualità sociale delle condizioni di lavoro in Emilia-Romagna”, proponendo uno studio di fattibilità e sperimentazione per un marchio di «qualità sociale» del lavoro e delle produzioni. Il 10 novembre 2004 la giunta regionale ha approvato il progetto di legge “Norme per la promozione dell’occupazione, della qualità, sicurezza e regolarità del lavoro”, in cui si conferma l’intervento promozionale a favore della Csr (artt. 41-46)261.

Anche la Toscana è stata tra le prime regioni italiane ad adottare politiche a sostegno della RSI: risale, infatti, al giugno 2000 (un anno prima della presentazione del Libro Verde) il Documento unico di programmazione (Docup) con cui si è deciso di investire per una diffusione della certificazione Sa 8000262 fra le imprese toscane. Da

allora sono stati molteplici gli interventi operati su questo fronte: dal servizio tutoraggio e-mail per una ricognizione della situazione italiana sulla RSI (novembre 2001) al Convegno internazionale Fabrica ethica

261 BIFULCO R., Le Regioni, cit., p.109.

262 SA 8000 sta per Social Accountability e identifica uno standard

internazionale di certificazione redatto dal CEPAA (Council of Economical

Priorities Accreditation Agency) volto a certificare alcuni aspetti della gestione

aziendale attinenti alla responsabilità sociale d'impresa : • il rispetto dei diritti umani,

• il rispetto dei diritti dei lavoratori,

• la tutela contro lo sfruttamento dei minori,

• le garanzie di sicurezza e salubrità sul posto di lavoro.

La norma internazionale ha quindi lo scopo di migliorare le condizioni lavorative a livello mondiale e soprattutto permette di definire uno standard verificabile da Enti di Certificazione.

(marzo 2002), all’introduzione del criterio certificativo nelle gare d’appalto (maggio 2002), dai bandi per l’acquisizione agevolata della certificazione Sa 8000 da parte delle Piccole e Medie Imprese (settembre 2002) fino alla costituzione di una commissione etica regionale multi-stakeholder finalizzata al monitoraggio e al miglioramento delle diverse iniziative inerenti la RSI (maggio 2003). Da ultimo, la giunta regionale ha deciso di avviare un progetto per un sistema integrato di certificazione che comprenda l’acquisizione di Sa 8000, Iso 9001, Vision 2000 ed Emas.

Ricordiamo come analoghi interventi siano stati attuati anche dall’Umbria, con l’Albo regionale delle imprese certificate Sa 8000 (L.R. 20/02) e con i contributi a fondo perduto, pari al 50% delle spese di consulenza e certificazione, per le imprese che implementano sistemi di gestione aziendali certificabili (L.R. 21/02), nonché dalla Campania, dalla Lombardia e dal Veneto.

Numerose sono, inoltre, le regioni che hanno inserito lo sviluppo della RSI all’interno dei propri obiettivi politici: dalla Valle D’Aosta (L.R. 15/11/04), al Piemonte (L.R. 22/11/04), alle Marche (L.R. 19/1/05). Come abbiamo visto, fra gli strumenti utilizzati dalle regioni al fine di promuovere lo sviluppo delle buone pratiche e delle certificazioni tra le imprese figurano, spesso, gli appalti pubblici. A tal proposito è importante riflettere su come si distribuisce la relativa competenza tra gli enti pubblici territoriali, per capire a chi spetta il potere di piegare lo strumento in esame agli obiettivi della RSI, pur nel rispetto dei principi comunitari e dei vincoli stringenti imposti dalle direttive sopraccitate. Sul punto si è pronunciata la Corte costituzionale, secondo cui la mancata inclusione di tale materia nella elencazione contenuta nell’art. 117 Cost. non implica che essa sia necessariamente oggetto di potestà residuale delle regioni, trattandosi di un ambito trasversale, che si qualifica a seconda dell’oggetto e che pertanto può rientrare tanto nelle potestà legislative esclusive dello Stato quanto nelle potestà legislative concorrenti, restando, in tal caso, soggetto al principio di

sussidiarietà verticale263. Le regioni infatti, per incentivare la RSI,

possono utilizzare come criterio di scelta per affidare un appalto ad un’impresa anche la applicazione di pratiche di responsabilità sociale all’interno della stessa.

Infine, anche comuni e province hanno adottato politiche promozionali a sostegno della RSI. La Provincia di Lecce, per esempio, è stata la prima amministrazione locale del Mezzogiorno a promuovere un progetto di sostegno e sviluppo delle certificazioni etico-sociali delle aziende: in una prima fase, completamente gratuita, le imprese potranno avviare un’attività di autovalutazione, usufruendo di consulenti accreditati messi a disposizione dalla Provincia; in seguito, potranno decidere se intraprendere l’iter di certificazione Sa 8000, beneficiando, in questo caso, di alcune forme d’incentivazione, e ottenere così un marchio distintivo che l’amministrazione si impegnerà a pubblicizzare. Nelle Provincie di Reggio Calabria e Roma, laddove queste ricorrano solo a sponsorizzazioni di tipo etico, il Comune dovrà favorire, nei rapporti con l’amministrazione comunale, gli istituti di credito etici264.