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Spazialità ed esperienza corporea

2.1 Corpo e linguaggio

Come abbiamo potuto mostrare il corpo umano si impone quale modello cognitivo e culturale privilegiato, in un gran numero di culture e secondo diverse modalità. Sebbene non costituisca il punto centrale della nostra riflessione la questione che interessa la lessicalizzazione e il linguaggio, a partire dalle metafore corporee, assume un valore importante.

I riferimenti cui attingere, allo scopo di definirne i contorni, sono molteplici. È possibile ad esempio considerare un tratto comune a diverse culture e lingue come la visione antropomorfa degli oggetti, che si manifesta tramite la determinazione lessicale di alcune parti sulla base di parti del corpo; questo avviene soprattutto con oggetti di elevata importanza sociale o culturale, come la casa, i mezzi di trasporto, i recipienti per il cibo o per altre sostanze preziose129. Il fatto che non sia

riscontrabile necessariamente una coerenza rigida all'interno del lessico antropomorfico - possono mancare parti fondamentali del corpo, soprattutto se non hanno equivalenze funzionali - non inficia l'importanza e la produttività di questo genere di corrispondenze, che fondano in molti casi dei veri e propri sistemi conoscitivi. Sull'analogia corporea si basa anche la terminologia grammaticale greca: si pensi al 'piede' metrico, al kolon, al verso akephalos; un'analogia esiste anche tra i termini della sfera metrica relativi alla divisione e a quelli della sfera sacrificale, greca ma anche latina, per quanto riguarda la dissezione (caesura, tomai, komma, diairesis).

Il corpo può costituire un modello cognitivo anche in una modalità più astratta, come emerge dai lavori di G. Lakoff e di M. Johnson, che sviluppano la prospettiva del realismo esperienziale e del cosiddetto embodiment, concetto emerso negli anni '80 in prospettive antropologiche complementari130, secondo la quale il radicamento profondo della mente e dei suoi processi nel

corpo fa sì che questa sia modellata e condizionata in tutti i suoi processi cognitivi, compresa l'astrazione, dal sistema senso-motorio attinente al corpo umano131. Le strutture astratte di cui

l’essere umano si serve sono progettate metaforicamente a partire da strutture più semplici attinenti all'ambito fisico, quindi prevalentemente spaziali, image-schemata che permettono di elaborare concetti anche complessi. Lakoff e Johnson guardano dunque all'estensione fondamentale del corpo come origine dei diversi modelli cognitivi, tra cui le categorie dette ‘classiche’, che vincolano i modi di percepire il corpo strutturando anche l'orientamento spaziale e l'elaborazione concettuale.

129 In lingua huave (Oaxaca, Messico) la casa ha una testa, un piede, delle 'parti basse', un ventre, una bocca, una nuca, un naso, una parte anteriore e una posteriore; la barca ha un naso, una bocca, delle 'parti basse'; in cuna la barca ha testa naso petto, labbra, ombelico, pancia, faccia, tendine di Achille cfr. G.R. Cardona, I sei lati del mondo, cit., p. 58.

130 Cfr. in antropologia medica A . Kleinman, Patients and Healers, cit.; Per le scienze cognitive F. J. Varela, E. Thompson, E. Rosch, The embodied mind, Cambridge MA 1991.

131 G. Lakoff, Women, Fire and Dangerous Things: What Categories Reveal About the Mind, Chicago 1987, p. 284; M. Johnson, The Body in the Mind: the Bodily Basis of Meaning, Imagination and Reason, Chicago 1987.

Our encounter with containment and boundedness is one of the most pervasive features of our bodily experience. We are intimately aware of our bodies as three-dimensional containers into which we put certain things (food, water, air) and out of which things emerge (food and water, wastes, air, blood, etc.) We move in and out of rooms, clothes, vehicles, and numerous kind of bounded spaces. We manipulate objects, placing them in containers (cups, boxes, cans, bags, etc.) In each of these cases there are repeatable spatial and temporal organizations. In other words, there are typical schemata for physical containment.132

Tali image schemata133 differiscono sia dalle immagini concrete sia dalla rappresentazioni mentali,

che organizzano queste ultime ad un livello astratto, condividendo alcuni tratti con gli schemata kantiani, procedure per costruire immagini che connettono concetti e percetti. Esse sono coinvolte nei processi di comprensione, concepiti come modi di costruire l’esperienza del mondo nei suoi molteplici aspetti, nonché la tradizione culturale:

(…)understanding is an evolving process or activity in which image schemata (as organizing structures) partially order and form our experience and are modified by their embodiment in concrete experiences.134

A crucial point here is that understanding is not only a matter of reflection, using finitary propositions, on some pre-existent, already determinate experience. Rather,

understanding is the way we “have a world”, the way we experience our world as a comprehensible reality. Such understanding, therefore, involves our whole being – our

bodily capacities and skills, our values, our moods and attitudes, our entire cultural tradition, the way in which we are bound up with a linguistic community, our aesthetic sensibilities, and so forth. In short, our understanding is our mode of “being in the world”135

In questa prospettiva image schemata e le loro proiezioni metaforiche hanno il ruolo di fondere insieme un complesso di cultura, storia, linguaggio e meccanismi ed esperienze corporee. Come strutture ricorrenti del processo cognitivo stabiliscono infatti dei modelli di comprensione e di

132 M. Johnson, The Body in the Mind, cit., p. 21.

133 Cfr. anche T. Rohrer, Image Schemata in the Brain, in B. Hampe (ed.) From Perception to Meaning: Image

Schemas in Cognitive Linguistics, Berlin 2006.

134 M. Johnson, The Body in the Mind, cit. p. 30 135 Ibid. p. 102.

ragionamento organizzati sulla base di movimenti e metafore spaziali136, che articolano sia la nostra

esperienza dello spazio sia i concetti stessi.

Questi trovano riflesso sul sistema di relazioni che si tessono tra luoghi, ambienti, azioni ed agenti, nell'esperienza di agire sul mondo, adattarsi all'ambiente, appropriarsi di territorio e del contenuto. In tale prospettiva, che mette in evidenza la priorità delle percezioni spaziali dirette dal corpo, poi elaborate e ideologizzate, la lingua non è facoltà cognitiva autonoma ma si relaziona con altre capacità cognitive, quali percezione, memoria e pensiero, riflettendone alcuni tratti specifici137.

Sul versante etnolinguistico Giorgio Raimondo Cardona, rifacendosi in parte all'ipotesi Sapir- Whorf138, ha infatti messo in luce come la visione che un gruppo sociale ha dello spazio si possa

inscrivere in modo più o meno esplicito nelle strutture della sua lingua. I diversi sistemi linguistici lingue variano infatti nella quantità e nella scelta delle informazioni spaziali veicolate; ad esempio in italiano i riferimenti spaziali sono riconducibili a un movimento di allontanamento ed avvicinamento dal punto di vista dell'osservatore, tramite il sistema preposizionale (a, da, per,

attraverso) - che marca comunque una differenza rispetto all'antecedente latino, che nella

preposizione de indica il movimento dall'alto verso il basso, assente in italiano e nelle lingue romanze139.

È evidente che le ragioni del costituirsi nella grammatica di una lingua di un sistema più o meno ricco di riferimenti spaziali non sono, almeno nella maggior parte dei casi, comprensibili in modo deterministico, alla luce delle caratteristiche ambientali dei luoghi in cui la stessa società è ancorata. Un rapporto tra terminologia localistica e configurazione del territorio non è però da escludersi a priori140; la lingua di un gruppo che si sia costituito intorno a un asse geografico e psicologico di

particolare salienza può riflettere, come nella lingua dei mòcheni portata ad esempio da Cardona,

136 Tali metafore sono individuate come source-path-goal, link, part-whole, center-periphery, up-down, front-back. 137 Nei gruppi umani che non si servono della scrittura il riferimento alla presenza fisica del parlante e dell'ascoltatore

è irrinunciabile: tanto più sono piccoli e coesi i gruppi di parlanti tanto più la loro comunicazione è punteggiata da numerose marche di presenza - che dicono il dove, il quando, l'intenzione la direzionalità di ciò che si dice. La particolarità del semitico per cui le preposizioni locative sono derivate da nomi di parti del corpo, proposizioni in cui coesistono ancora il valore corporeo e il valore spaziale, rimane in alcune lingue del gruppo come l'eblaita o l'aramaico; cfr. F.A. Pennacchietti, Indicazioni preliminari sul sistema preposizionale dell'eblaita, in L. Cagni (ed.)

La lingua di Ebla. Atti del convegno internazionale (Napoli 21-23 aprile 1980), Napoli 1981, pp. 291-5 (wašt-wišt

petto e ebl. ašta, ašti);vd. anche G.R. Cardona I sei lati del mondo, cit., p. 24.

138 La cosiddetta ipotesi è stata sintetizzata a partire dai lavori di Edward Sapir e del suo allievo Benjamin Lee Whorf; in realtà le prospettive dei due studiosi, convergenti sul relativismo linguistico, presentano delle differenze: Sapir si concentrò prevalentemente sul lessico, indagandone le correlazioni culturali e linguistiche; per quanto riguarda Whorf egli enfatizza piuttosto la correlazione tra struttura grammaticale della lingua e pensiero, aprendo in questo modo a posizioni deterministiche, successivamente criticate in ambito antropologico.

139 A fronte della preposizione italiana sopra l'inglese usa tre diverse preposizioni, a seconda che vi sia contatto, e breve o grande distanza (on, over, above); lo hopi conosce sette casi spaziali, che mettono ad esempio in evidenza per lo stato in luogo la puntualità, la diffusione, la centralità o l'eccentricità.

nelle strutture che determinano l'orientamento spaziale le caratteristiche dell'habitat141. È quindi

teoricamente possibile che reticoli dettagliati di indicazioni spaziali che si riscontrano in alcune lingue – come l'àvaro, le lingue caucasiche e quelle ugro-finniche, che arrivano a contare decine di casi o di posposizioni spaziali - risponda a una o più esigenze esterne, cioè che l'habitat nel quale si sviluppa una lingua richieda una maggiore specializzazione142. L’analisi e la riflessione linguistica

consentono di individuare, nelle strutture grammaticali, nel lessico e nelle metafore linguistiche l’impronta di un’esperienza spaziale e corporea che pur costituendo una base comune si declina e struttura secondo le specifiche modalità che in un preciso contesto ogni società adotta o sceglie di adottare.