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Parte seconda: Lo spazio rituale nel Mediterraneo antico

La prospettiva articolata finora, nei diversi elementi che sono stati analizzati, ha confermato e ampliato i criteri di indagine, che impongono di prendere in analisi non esperienze del 'sacro' intese in senso assoluto, bensì le ragioni che intrecciano luoghi, esperienze e concetti nel quadro dell'articolazione religiosa dell'esperienza spaziale.

Ne deriva che è illusorio pensare di poter comprendere in modo globale la percezione e costruzione dello spazio religioso limitandosi ad analizzare e studiare i luoghi di culto. Tuttavia, pur allargando lo sguardo al di là del concetto di luogo, è necessario soffermarsi su questo come un elemento irrinunciabile di un'analisi volta al mondo antico e che deve attingere in modo sostanziale alla ricerca archeologica.

In questo modo è necessario isolare degli interrogativi sul carattere religioso e rituale che alcuni luoghi assumono, in risposta ad esigenze anch’esse da interrogare, cogliendo l'invito ad osservare simultaneamente su diversi piani espressivi- lessicale, rituale, architettonico e iconografico - i modi in cui determinati spazi sono identificati, circoscritti, messi in relazione tra loro.

D'altro canto il riconoscimento della complessità dei piani, delle loro intersezioni, dell'interferenza e del peso di elementi difficilmente circoscrivibili - o nel più sfortunato dei casi irrimediabilmente perduti, quali la componente gestuale, sonora, mitica/ideologica - ci mette di fronte all'estrema difficoltà di rendere conto in modo lineare e completo dell'insieme di queste rappresentazioni. Nonostante ciò, nella piena consapevolezza dei limiti oggettivi di tale approccio per quanto riguarda la precisione analitica, si è ritenuto di dover percorrere questa seconda strada, per mettere in rilievo quegli elementi che negli studi tradizionali sugli spazi cultuali sono più frequentemente trascurati o del tutto ignorati.

È in questa prospettiva che nell'ambito di questa ricerca si possono individuare dei piani di analisi, autonomi per quanto interdipendenti, che procedano in modo allargato, dalla dimensione più circoscritta e concreta a quella più ampia.

Il primo piano di analisi si rivolge al processo di identificazione, circoscrizione e organizzazione di spazi singoli, indipendenti, che si strutturano nel modello del 'luogo di culto': in questo spazio specifico emerge infatti un'attribuzione di valori simbolici peculiari, attraverso riti di definizione, di significazione o trasformazione simbolica, qualificazione dello spazio tramite divieti e interdizioni, espliciti o meno.

Se edifici e monumenti religiosi costituiscono determinanti fondamentali nella loro visibilità esterna in quanto segni o marchi spaziali impressi da un potere religioso, anche l'articolazione spaziale interna è governata da logiche simboliche o rituali e da rappresentazioni; queste possono essere analizzate grazie alle fonti scritte, alla presenza di oggetti rituali o, in assenza di essi, con l'aiuto di principi teorici come quelli semiotici183, che possono costituire un aiuto nel tentativo di interpretare

il discorso dello spazio184.

In quest'ottica si prendono in considerazione non solo la struttura architettonica in senso stretto ma l'insieme di dati rituali suscettibili di investire di senso quelle strutture, i rinvenimenti epigrafici (di cui vanno considerati insieme contenuto e localizzazione), archeologici (quali statue di culto, ex voto, materiali sacrificali etc.). Nei casi più fortunati alcune informazioni possono essere veicolate da fonti scritte. È in questa prospettiva che il luogo di culto può essere analizzato come spazio semiotico.

Il secondo piano di analisi si rivolge all'inserimento dei luoghi di culto nello spazio più ampio del territorio. Si è visto infatti come lo studio di quello cui si fa sovente riferimento come “paesaggio religioso”, o topografia religiosa, possa essere intrapreso interpretando lo spazio cultuale come luogo di ancrage, ossia di radicamento di un ordine simbolico più complessivo, in cui templi, santuari, o specifici riferimenti topografici con valore religioso possono essere interconnessi dallo svolgimento periodico di riti e di feste.

In questa prospettiva emerge come i luoghi salienti dal punto di vista religioso non siano inseriti nello spazio in modo arbitrario, almeno secondo un punto di vista 'interno', ma corrispondano a delle rappresentazioni specifiche185. Queste rappresentazioni costituiscono esiti religiosi di

configurazioni topografiche, in cui si riconoscono significati che modellano lo spazio.

Il Mediterraneo Antico, lungi dal poter essere concepito quale realtà omogenea o monolitica, è stato teatro di una molteplicità di esperienze culturali e religiose, in contatto e contrasto tra loro, dal punto di vista sincronico, ma anche diacronico. Una trattazione che colga a titolo esemplificativo solo alcune istanze ed esperienze va incontro a una inevitabile generalizzazione, per evitare la quale si presenta la necessità di scendere nello specifico dei casi di studio, invito che sarà colto nella terza parte di questo lavoro.

183 Le letture puramente semiotiche dello spazio si fondano spesso, più o meno implicitamente, su una prospettiva cognitivista, derivata da Piaget, come emerge nei lavori di M. Hammad che sono peraltro qui citati. È opportuno sottolineare tuttavia che una tale prospettiva non può essere accettata in toto in un ricerca che voglia mantenere un solido radicamento sul piano storico.

184 Si terrà presente che di converso anche il discorso può essere concepito come un percorso cfr. P. Ricoeur, Temps et

récit II. La configuration du temps dans le récit de fiction Paris 1984, p. 100: “La sémiotique (…) fait apparaitre le

récit lui-meme comme parcours. Mais, ce parcours, elle le tient pour le strict homologue des opérations impliquées par la structure élémentaire de significationau plan de la grammaire fondamentale”.

185 Cfr. J. Scheid, F. de Polignac (eds.) Qu'est ce-qu'un “paysage religieux”?, cit.; J. Scheid, Comment identifier un

È allo scopo di riflettere sulla validità di queste rappresentazioni, che si dovrà prender in considerazione la presenza di divinità specifiche in determinati contesti topografici o più generalmente spaziali, per comprendere se la topografia, che influenza il posizionamento dei santuari, associ certi tipi di spazio con particolari divinità, e se ciò sia connesso ad una necessità o volontà di protezione del territorio o delle comunità.

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Processi ed esigenze di sacralizzazione degli spazi: